La concezione estetica del Medioevo

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La concezione estetica del Medioevo: prova a spiegare, secondo te, qual era per l’uomo medievale il rapporto tra arte e vita.

La società medievale è stata piu’ di altre una società di contrapposizioni, dove il chierico si contrapponeva al laico e il ricco al povero. Quindi esisteva all’interno della comunità una distinzione tra classi, che portava l’artista a occupare uno dei gradini piu’ bassi per ordine di importanza; il dovere dell’uomo medievale era di restare dove Dio lo aveva collocato, elevarsi era segno d’orgoglio, abbassarsi peccato vergognoso. Bisognava rispettare l’organizzazione della società voluta da Dio e questa rispondeva al principio di gerarchia.
L’uomo del Medioevo è un personaggio complesso: è ossessionato dal peccato, che commette abbandonandosi al Diavolo, dichiarandosi vinto di fronte ai vizi; per lui, l’eternità è a due passi; anche se crede sempre meno alla vicinanza del giudizio finale, si tratta di un’eventualità che non esclude; l’inferno o il paradiso può essere domani. Sul piano politico e sociale, l’uomo medievale deve obbedire ai suoi superiori, ai prelati, se è chierico, al re, al signore, ai capi comunali, se è laico. Sul piano intellettuale e mentale deve ancora di piu’ essere fedele alle autorità, alla principale, la Bibbia, e poi a quelle che il cristianesimo storico ha imposto. La grande virtu’ intellettuale e sociale richiesta all’uomo medievale fu, su basi religiose, l’obbedienza.
Molti uomini del periodo sono analfabeti: fino al secolo XIII è il caso della maggior parte dei laici, ma il grande veicolo di comunicazione è la parola.
L’uomo medievale vive in una foresta di simboli: Sant’ Agostino ha detto “il mondo si compone di signa e di res, di segni, ossia di simboli, e di cose; le res, che sono la vera realtà restano nascoste, l’uomo afferra solo dei segni. L’analfabetismo che restringe l’azione dello scritto conferisce alle immagini un potere tanto piu’ grande sui sensi e sullo spirito dell’uomo medievale. La Chiesa, consapevolmente, fa uso dell’immagine per informarlo, per formarlo. La carica didattica ed ideologica dell’immagine dipinta o scolpita prevale a lungo sul valore propriamente estetico.
L’artista dell’Alto Medioevo si muove tra il disdegno della società per un personaggio vicino al complesso dei lavoratori manuali e il suo desiderio orgoglioso di affermare la sua gloria, la sua notorietà per lo meno entro una cerchia ristretta di committenti e amatori. Ma la dedizione, la modestia, le virtu’ dell’artefice medievale, non desideroso di altra ricompensa se non di quella divina, alieno dall’esaltare il proprio nome, umile e contento dell’anonimato,desideroso solo di partecipare al grande sforzo collettivo di esaltazione della fede poco corrisponde alla realtà. Molte testimonianze ci fanno intendere come la situazione fosse diversa da quanto spesso è stato descritta, come all’umiltà si frapponesse l’orgoglio, come la fama, la notorietà si opponessero all’anonimato.
La crisi del mondo antico comportò rivolgimenti clamorosi nella struttura del campo artistico e nella posizione dei suoi componenti “mescolando le carte”, trasformando e mutando ruoli ed atteggiamenti. Scomparvero i ricchi e raffinati collezionisti, la produzione diminuì fino a cessare in quelli che erano stati importanti centri artistici, continuò in altri su scala assai ridotta. Variarono committenti e tipologie, si modificarono profondamente funzioni e concezioni dell’opera d’arte. Le immagini potettero suscitare gravi sospetti e ostilità in quanto tradizionalmente legate al mondo e alla cultura dei veicoli di idolatria. Sempre piu’ esse vennero messe al servizio della Chiesa, della sua missione, dei suoi programmi di redenzione e di salvezza, potettero addirittura venire considerate come sostituto della lettura degli illetterati.
In linea generale il marchio di inferiorità che segnava chi praticava lavori manuali piuttosto che attività intellettuali, che era esistito nel mondo classico, continuò ad essere un elemento discriminante durante i molti secoli del Medioevo, anche se la maggior parte degli artisti del XI secolo furono ecclesiastici.

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