Materie: | Appunti |
Categoria: | Ricerche |
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Data: | 06.02.2001 |
Numero di pagine: | 4 |
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Testo
Titolo
Non tutti coloro che sono ritornati dai lager sono stati capaci di testimoniare. A trattenerli sono stati il desiderio di rimuovere il ricordo di una esperienza terribile, la difficoltà di descrivere adeguatamente esperienze disumane, ma soprattutto il timore di non essere creduti. Tu ritieni che la testimonianza, anche di sofferenza, sia doverosa in quanto ha un valore per l’umanità?
Svolgimento
Il tema ci riporta ad alcune delle pagine più cupe della storia contemporanea, cioè ai campi di sterminio in cui si sono consumate atrocità indescrivibili, delle quali esistono ancora testimoni oculari che hanno incontrato grandi difficoltà nel raccontare le terribili esperienze da loro vissute.
E’ vero che ciò può essere dovuto al desiderio di rimuoverle e alla difficoltà di descriverle compiutamente ma non credo che, come sostiene il titolo, essi temano di non essere creduti. Infatti alla luce di quello che è accaduto successivamente (gulag russi) e che sta accadendo in questi giorni (i lager in Yugoslavia) e di quello che ho letto (per esempio ‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi che parla delle atrocità dei campi di sterminio, ‘Arcipelago gulag’ di Aleksandr Solgenitsyn, lucida denuncia dei metodi terroristici impiegati dalla polizia segreta russa per eliminare gli oppositori), l’affermazione sembra difficilmente sostenibile.
Il motivo dell’incapacità di testimoniare, secondo me, è il voler dimenticare, ma chi ha accettato di parlare (ascoltando anche interviste fatte agli ex deportati) ammetteva di farlo perché credeva di insegnare qualcosa alle nuove generazioni.
E’ quindi giusto che si racconti per far sapere alla gente in quali abissi può scendere l’uomo, che arriva a comportarsi peggio di una bestia la quale non ha mai dato prova di raggiungere livelli così bassi: in questi contesti storici l’intelligenza umana è stata usata in modo negativo dando il peggio di sé.
Sono servite a poco le testimonianze, le documentazioni ritrovate e le argomentazioni degli storici che hanno sottolineato come i campi di sterminio siano crimini contro l’umanità, non giustificati da nessuna ragion di stato.
In questo periodo il problema si sta ripresentando: sono state scoperte fosse comuni che documentavano stermini di interi villaggi in Yugoslavia; bisogna dire che a distanza di decine di anni si ripresentano circostanze simili a quelle passate per cui l’uomo sembra non aver fatto tesoro delle esperienze vissute.
Si auspicava che queste atrocità non dovessero ripetersi ma stanno accadendo di nuovo. Pur essendo la memoria storica ancora viva, l’uomo non ha mai dato prova di averne tratto alcun insegnamento: siamo sconsolati e proviamo un senso di profonda impotenza assistendo a ‘delitti’ di questo genere dove viene rimessa in discussione la dignità umana: si parla tanto di infrangere le barriere tra gli uomini per quanto riguarda le differenze di razza e religione, ma a causa degli avvenimenti di questi ultimi anni esse stanno diventando più solide invece di sgretolarsi: attualmente in Yugoslavia si autorizzano queste differenze oltrepassando ogni limite fino a calpestare i più elementari principi di umanità.
I sopravvissuti ai campi di sterminio, che hanno avuto il coraggio di rivivere con le loro testimonianze il passato, lo hanno fatto ad un prezzo grandissimo che ha comportato sofferenze indicibili. Anche coloro che hanno accettato di ritornare nei lager per fornire precise testimonianze sulle infinite sofferenze che là hanno sopportato non sono sempre riusciti a riferire dettagliatamente le mostruosità che là venivano perpetrate, quasi ci fosse un rifiuto di farle riaffiorare alla coscienza e di comunicarle. Potrebbe sembrare strano ma, tale atteggiamento, a parere mio, è giustificato se si tiene conto che costoro sono stati segnati da tali terribili esperienze in modo indelebile e che hanno cercato con ogni mezzo di dimenticarle.
Questi uomini erano considerati degli oggetti, inferiori perfino agli animali, tormentati dal pensiero di venire sterminati da un momento all’altro; venivano spogliati, sulla loro pelle veniva impresso un marchio, veniva dato loro solo il poco cibo necessario per tenerli in vita: quindi essi hanno sperimentato ciò che significa l’annullamento della dignità umana.
Tali esperienze sono state così sconvolgenti che sembra impossibile che esse si ripresentino a pochi decenni di distanza. Benché gli eventi attuali mi facciano fortemente riflettere sul comportamento dell’uomo, sono fiducioso in un mondo migliore: quello che ha fatto l’uomo in passato è sicuramente negativo e riprovevole, ma noi giovani crediamo sia possibile la realizzazione di un mondo più giusto, proprio facendo leva su quei valori che accomunano tutti gli uomini al di là delle differenze di razza, religione e lingua.
Questi fatti non possono essere adeguatamente descritti alle giovani generazioni che non hanno vissuto in quel periodo storico; difatti, quando li raccontano ai giovani, essi rimangono terrorizzati e la testimonianza assume spesso un valore al limite del credibile.
E’ doveroso che si tragga un insegnamento da tutto questo, dimenticare non giova: solo attraverso la commemorazione, infatti, si può evitare il ripetersi degli errori. E’ giusto che la scuola ci insegni il concetto di uguaglianza e di rispetto degli altri, perché l’uomo conta più di tutto. Finché non comprenderemo questo concetto non riusciremo mai a capire che arrivare a queste atrocità significa un degradamento dell’uomo in quanto tale.
Tutto questo però potrebbe sembrare utopia quando una certa realtà lo smentisce. E’ importante comunque non arrendersi, anzi bisogna insistere affinché le nuove generazioni acquistino consapevolezza dei valori che stanno alla base del concetto di uomo.