Materie: | Appunti |
Categoria: | Ricerche |
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Data: | 29.01.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Alunno: Giulio Colla
Classe: 1 AG
Il fenomeno del gioco d’azzardo legalizzato
Ho recentemente letto un articolo su un diffusissimo settimanale che descriveva un fatto, a mio avviso, molto sconcertante. Ma non lo è certamente per tutti quei giocatori che, ogni settimana, sono disposti ad investire (o sarebbe meglio dire sperperare?) cinque, cinquanta, cento, trecento mila lire al Gratta e Vinci, al Lotto, al Totocalcio, e al Super Enalotto.
L’articolo raccontava la storia di una giovane ragazza che aveva puntato tutte le sue speranze in una vincita al gioco per cambiare radicalmente la sua vita, fatta di rinunce, d’abiti non firmati e di un lavoro poco remunerativo.
Sceglie il Super Enalotto: inizia a giocare piccole somme, per poi passare a sistemi sempre più costosi.
Un bel giorno, arriva la fortuna tanto attesa: una vincita di duecento milioni. È un momento di grande eccitazione, ma anche di grande rabbia: la vincita è troppo modesta per lei. Infatti solo sette, otto miliardi le sembravano adeguati per appagare la sua voglia di metamorfosi.
Allora continua a fantasticare su lussi e nuova vita. Decide di continuare a giocare. In meno di un anno i suoi duecento milioni erano già svaniti.
Questo articolo mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto riflettere sulla pericolosità del gioco, che in molti casi si rivela come una delle tante droghe con annesse dipendenza, tolleranza e assuefazione.
È una sorta d’antidepressivo, ma con la particolarità che è il più costoso che esista.
Entro il ’98, gli italiani spenderanno, fra Lotto, Totocalcio, Super Enalotto, ippica, scommesse e casinò, la ragguardevole cifra di ventinove mila miliardi. Una cifra astronomica che giustifica premi spropositati.
Così, astronomica è stata la vincita di sessantaquattro miliardi che si è registrata qualche settimana fa al Super Enalotto, un record europeo.
Il Super Enalotto è il gioco più difficile mai creato: la probabilità di azzeccare la combinazione vincente è solamente una su oltre seicento milioni.
Per il Lotto la probabilità di realizzare la massima vincita è una su ottanta milioni circa. Questo ci fa capire che per giocare al Super Enalotto non serve la speranza ma un vero e proprio atto di fede.
Eppure, nonostante la difficoltà di vincere, le puntate a questo gioco sono sempre più numerose. Il Lotto e il Totocalcio hanno subito un calo spaventoso nell’ultimo periodo, che ha indotto lo Stato a fare una campagna pubblicitaria in loro favore.
La comunità dei giocatori ha trovato una buona soluzione, derivata dalla massima “meglio a tanti pochi soldi che a uno tanti soldi”. Infatti sono sempre più numerose le giocate collettive, fatte da centinaia di persone, con super sistemi. In questo modo si cerca di aumentare le probabilità seppur con una puntata individuale piuttosto bassa..
Ma cosa è che attrae la gente a giocare, a spender soldi su questi giochi e in particolare sull’ultimo arrivato? Sicuramente l’altissimo montepremi, sempre in aumento, conseguenza dell’accumulo progressivo delle centinaia di milioni di puntate settimanali.
Le persone vorrebbero realizzare i loro sogni, vorrebbero dare una svolta alla loro vita. E non è bello sognare?
Poi la situazione economica generale. Quando in un Paese aumentano le tasse, la disoccupazione, il numero dei nuovi poveri e diminuisce il potere d’acquisto dei salari è logico attendersi un’impennata delle puntate alle lotterie. Tantopiù che viviamo in una società che enfatizza il “dio denaro”. Si vale per quanto si possiede.
Però, secondo me, e mi scuso per la grossa parola, è immorale guadagnare del denaro solo per un colpo di fortuna. Sono soldi immeritati, piovuti dal cielo inaspettatamente grazie alla dea bendata. A me è sempre stato insegnato che, per avere qualcosa nella vita, bisogna guadagnarsela.
E mi sembra anche immorale che lo Stato sia complice in tutto ciò, che legalizzi - oltre all’alcool, al tabacco - il gioco d’azzardo, pur di aumentare le entrate nelle sue casse, che nonostante l’elevatissima pressione fiscale, sono in permanente deficit. Bisogna sapere che circa il quaranta per cento delle puntate vanno direttamente a finire nelle casse di dello Stato, senza contare il prelievo indiretto che deriva dall’impiego della vincita.
Né mi consola il sapere che anche in altre nazioni più progredite – come gli Stati Uniti e l’Inghilterra -, che noi ammiriamo e invidiamo per altri versi, vi sono Lotti e Lotterie di Stato, ancora più ricchi.
Se dovessi però scegliere il male minore, piuttosto di una grossa vincita a una o poche persone, preferirei che il premio fosse diviso tra molti. Infatti le vincite modeste non sconvolgono le vite delle persone, mentre le indagini condotte sui super fortunati hanno dimostrato che fra essi dilagano le separazioni, i fallimenti e gli sperperi. Fino ad arrivare al caso-limite di quella signora meridionale che ha confessato di avere avuto la vita rovinata a causa dei parenti, dei ricatti e delle minacce di rapimento. Ed è costretta ad abbandonare il suo paese.
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