I vulcani

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Vulcano

INTRODUZIONE
Apertura della crosta terrestre attraverso la quale, dall'interno della Terra, può fuoriuscire in superficie materiale roccioso fuso (magma), unitamente a gas. I processi che conducono alla formazione dei vulcani e in generale delle strutture vulcaniche rientrano complessivamente sotto il nome di vulcanismo.

TIPI DI VULCANI E LORO FORMAZIONE
Gli edifici vulcanici costituiscono il prodotto dell’accumulo stratificato di materiali fusi (lave) e/o solidi depositati in episodi successivi, anche molto distanti nel tempo.
Vulcani conici
La maggior parte dei vulcani su terraferma presenta forma conica: sono questi i classici stratovulcani, o vulcani-strato, costituiti da strati di lava solidificata e di piroclasti. Lava è il termine con cui si indica il magma degassato: il magma cioè che, giungendo in superficie, ha perduto per effetto della decompressione i gas in esso disciolti. Con il termine generico di piroclasti si indicano tutti i frammenti solidi espulsi in fase di eruzione esplosiva: a seconda delle loro dimensioni (in ordine crescente) si parla di polveri, ceneri, lapilli e bombe. Il materiale, scagliato in aria da eruzioni esplosive, tende a ricadere nelle immediate vicinanze del cratere, lo sbocco esterno del condotto vulcanico. Esempio ben conosciuto di questo tipo di vulcano è il Paricutín, in Messico, che iniziò a eruttare improvvisamente in mezzo a un campo il 20 febbraio 1943, innalzando in sei giorni un cono di ceneri alto 150 m e raggiungendo, alla fine di quell'anno, quasi 440 m di altezza. Sono stratovulcani alcuni dei più celebri edifici vulcanici nel mondo, come il Popocatépetl in Messico, il Cotopaxi in Ecuador, il Kilimangiaro in Tanzania, il Fuji in Giappone e il Vesuvio in Italia. Un vulcano conico presenta sempre un cratere centrale, ma talvolta la lava e i iroclasti possono essere emessi anche da aperture secondarie, spesso temporanee, situate lungo i fianchi dell’edificio vulcanico.

Vulcani a scudo
Un vulcano a scudo ha una appiattita di quella dello stratovulcano: la sua base può avere un diametro di parecchie decine di chilometri e i suoi versanti un'inclinazione molto dolce, di solito inferiore ai 12°. Generalmente i vulcani di questa tipologia si formano per effusioni tranquille, cioè non esplosive, di lave fluide, di composizione basaltica (lava pahoehoe). I vulcani a scudo hanno spesso più di uno sbocco e presentano anche fessure lungo i fianchi. L’esempio più tipico di vulcanismo basaltico è dato dalle isole Hawaii. Queste sono costituite da un complesso di vulcani a scudo che si innalza dal fondo dell'oceano; il Mauna Loa, sull'isola di Hawaii,si eleva per oltre10.000 m dal fondo oceanico.

TIPI DI ERUZIONE
Un vulcano, in diverse fasi della sua esistenza, può modificare il proprio tipo di attività; tuttavia a ogni vulcano è perlopiù associato un comportamento caratteristico. Le modalità di eruzione vengono così catalogate in riferimento a nomi di particolari vulcani o di specifiche aree vulcaniche. Ad esempio, le eruzioni tipiche dei vulcani a scudo sono dette di tipo hawaiano. Le eruzioni esplosive sono classificate, in base a una scala di viscosità crescente del magma, come stromboliane (da Stromboli), vulcaniane (da Vulcano, nelle isole Eoile), vesuviane, pliniane e peléeane (da Pelée, nella Martinica). Le eruzioni vesuviane, pliniane e peléeane hanno il carattere più esagerato; comportano l'espulsione di grandi quantità di ceneri e anche di grandi blocchi semisolidi di lava. Le eruzioni peléeane sono inoltre caratterizzate dalle cosiddette nubi ardenti, miscugli incandescenti di gas e piroclasti che rotolano precipitosamente lungo i fianchi del vulcano distruggendo inesorabilmente tutto ciò che incontrano lungo il loro percorso. L'8 maggio 1902, l'eruzione del Pelée, vulcano della Martinica, distrusse la città di Saint-Pierre e provocò la morte di circa 30.000 persone, la maggior parte delle quali proprio per gli effetti della nube ardente.
CALDERE
Talvolta la sommità del vulcano collassa sprofondando nel condotto vulcanico. La depressione che si forma in questo modo, detta caldera, può avere un diametro di molti chilometri. Le caldere possono formarsi anche in seguito a esplosioni così violente da scoperchiare completamente la sommità dell’edificio vulcanico. È quanto è accaduto, ad esempio, al vulcano Krakatoa, in Indonesia, nel 1883. In quell’occasione, il boato dell’esplosione fu tale da essere avvertito fino a 5000 km di distanza, mentre milioni di tonnellate di ceneri vulcaniche venivano scagliate fino ad alta quota. La cavità attraverso cui il materiale vulcanico viene emesso, detto cratere, nei vulcani inattivi si presenta come una depressione. In qualche caso la depressione può essere occupata da acque superficiali, e divenire così un lago vulcanico. Nel mondo, il più noto e tipico di questi laghi è il Crater Lake, nell'Oregon (Stati Uniti), del diametro di circa 8 km. In Italia, numerosi sono i laghi di questo tipo: nel Lazio si trovano i laghi di Bolsena, Bracciano, Albano, Vico e Nemi; in Basilicata quelli di Monticchio.
VULCANI SPENTI
Per un lungo periodo, dopo avere cessato di eruttare lava o materiali piroclastici, un vulcano continua a emettere vapore e gas acidi, in quella che viene definita fase fumarolica: al termine di tale fase, dall'apparato vulcanico possono nascere sorgenti calde. Esempi di attività simili sono i geyser della Nuova Zelanda e del parco nazionale di Yellowstone (negli Stati Uniti).
Quando gli ultimi residui di calore vulcanico si esauriscono, dal vulcano, o dalle sue vicinanze, sgorgano sorgenti di acque fredde.

Una volta divenuto inattivo, un vulcano viene progressivamente disgregato dai fenomeni di alterazione ed erosione del suolo. Ultimo ad essere completamente cancellato è il cono; resta allora solo il condotto di alimentazione del vulcano, un camino riempito di lava solidificata o di sedimenti piroclastici che va dalla superficie fino a quello che era in origine il serbatoio magmatico.
Rappresentazione del Geyser

Esempio