Federico II: un grande uomo

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FEDERICO II: UN GRANDE UOMO

Il 26 dicembre del 1194 nasce a Jesi, nelle Marche, Federico Ruggero così chiamato in onore dei due nonni, materno e paterno, poi rinominato lo stupor mundi “meraviglia delle genti”.
Federico II è ricordato come un monarca severo ma anche giusto a cui piaceva vivere nello sfarzo, circondato da belle donne -con le quali non aveva difficoltà a crearsi delle avventure nonostante il suo aspetto- con un amore per la caccia con il falcone ma anche per le arti e la cultura in generale, un intellettuale, un razionalista, un libero pensatore.
L’epiteto che gli è stato attribuito “stupur mundi” è dovuto alla sua gloriosa fama, sia sulle sue terre che nel resto del mondo. Federico II eletto imperatore nel 1220, si trovò a dover governare i due regni tramandatigli dai genitori: l’impero germanico e la monarchia normanna del Mediterraneo.
Fu proprio a quest’ultima che volse la maggior parte delle sue attenzioni e alla quale sin da ragazzo aprì il suo cuore. Proprio nel regno di Sicilia infatti nacquero per volere di Federico illustri istituzioni di cui forse la più importante e celebrata la così detta “scuola poetica siciliana” che vantava poeti come Giacomo da Lentini e Pier delle Vigne.
Un'altra importante opera fu la fondazione dell’Università di Napoli che fu il primo caso di università né libera, né spontanea, né sostenuta dalla Chiesa, ma voluta e protetta dallo Stato.
Come già anticipato Federico fu un monarca severo, egli ridusse fortemente i privilegi della nobiltà e del clero e accentrò tutti i poteri nelle mani dello Stato che poi si identificava con lui. Alla base del suo successo vi era un apparato burocratico alle dipendenze della corona i cui componenti venivano selezionati in base ai meriti e alle capacità a prescindere dalla razza o dalla religione.
Ma l’aspetto più interessante della vita e della storia di Federico II rimane comunque quello umanistico, secondo il mio parere, o per lo meno quello che mi ha colpito di più di questo magnifico sovrano, anzi di questo magnifico uomo, è stato il suo amore per la vita. Penso infatti che circondarsi di allegria, bellezza, sfarzo voglia dire essere innamorati della vita cosa che al contrario di quanto sembra avrebbe dovuto essere piuttosto difficile per lui se consideriamo che Federico non era -e non è- certo famoso per la sua bellezza. Basso di statura, dai capelli rossi per quelli che aveva, visto che a poco più di trent’anni era già un po’ calvo e miope per giunta, difetto che gli causò dei problemi nel praticare il suo sport preferito, la caccia con il falcone. Invece tutte queste “spiacevolezze” non gli hanno impedito a quanto pare di diventare un grande, anzi grandissimo sovrano e di vivere come ogni uomo vorrebbe vivere.
Per fare sentire ai suoi sudditi la sua presenza utilizzava lo stesso stile sfarzoso quasi teatrale che tanto amava avere attorno a sè: organizzava feste, spettacoli, cerimonie e soprattutto cortei particolarmente scenografici durante i quali al suo seguito sfilavano animali feroci, animali da caccia o esotici come pantere o elefanti, custoditi da saraceni o etiopi, e ancora dromedari, cammelli, pavoni bianchi e naturalmente falchi. A quanto pare il colore prediletto da Federico era il verde, di cui vestiva spesso, che a quel tempo era considerato il colore dell’amore, molto noto a Federico visto che è stato sposato tre volte e aveva attorno a sé decine di donne stupende, ma il verde ricordava anche il colore dei boschi e delle foreste in cui egli passava così tanto tempo con i suoi falconi.
Il suo amore per la vita era rispecchiato anche dalla sua curiosità; egli infatti una volta appreso qualcosa non era soddisfatto di sapere che quella cosa era così e basta, voleva vedere con i suoi occhi, sperimentarla egli stesso. Alcune dicerie sul suo conto, un po’ dubbie a dire il vero, raccontano che una volta fece rinchiudere un condannato a morte in un barile fino a farlo soffocare per verificare se fosse possibile vedere la sua anima mentre abbandonava il corpo per salire al cielo. Questo esempio comunque rimane una diceria. Un esempio sicuramente concreto è rappresentato dalle ricerche ornitologiche effettuate da Federico, con l’aiuto di Michele Scoto uno dei massimi scienziati della sua corte. Federico nel suo approccio alla falconeria si avvalse di una versione di Aristotele e frutto di questo approccio è il celebre trattato sulla caccia col falcone. C’è da sottolineare che Federico, pur traendo ispirazione dallo scritto di Aristotele, non si riservò dal raffinare alcune tecniche che gli sembravano descritte in modo impreciso e nel correggere alcuni passaggi che riteneva errati.
Oltre alla caccia comunque Federico aveva moltissimi altri interessi culturali alcuni già nominati come la passione per la poesia, che nel suo regno non rappresentava solo un ornamento ma mirava a proclamarne la magnificenza, e poi l’amore per le scienze, matematiche e anche occulte.
Insomma Federico “grande e brutto”, come viene descritto da qualcuno, era tutto questo: saggio sovrano, uomo, intellettuale, amante della vita soprattutto che tanto gli aveva dato quasi quanto gli aveva chiesto. Morì a Castel Ferentino il 13 dicembre del 1250 mentre con lo sguardo seguiva dei falchi che volavano nel cielo.

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