Materie: | Appunti |
Categoria: | Ricerche |
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Data: | 10.01.2001 |
Numero di pagine: | 2 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Dissenzienti per caso
Di Alessandro Nardone
Il vecchio dissenso ideologico è morto. Si è sciolto e frammentato in mille comportamenti giovanili.
Che cosa significa oggi essere “dissenzienti”, all’indomani di anni che hanno stabilito con brutalità il trionfo culturale e psicologico della pacificata adesione al mondo così come è? Esiste ancora uno spazio per chi dissente? E quali sono i nuovi soggetti che esercitano il diritto a dissentire? Ciò che appare certa è la fine del dissenso ideologico, che si nutriva di argomenti razionali, filosofici, politici. Nel mondo post-industriale e post-ideologico in cui viviamo è probabilmente necessario chiudere il discorso del dissenso nutrito di filosofia hegeliana ed economia marxista. E riaprirlo con una maggiore attenzione e sensibilità ai microsegnali ed ai frammenti che provengono dalla realtà. La fine del dissenso ideologico apre la strada al dissenso diffuso, frammentato e forse inconsapevole. I protagonisti di questo nuova stagione del dissenso post-ideologico sono probabilmente nella nostra fascia di età. Privi di ideologie totalizzanti, di verità forti ma con grumi di resistenza più o meno oscuri che impediscono una totale ed ebete adesione alla realtà data. Sono un esercito di potenziali dissenzienti portatori di particelle di dissenso diffuso più o meno cosciente che dovremo imparare a conoscere. Si esprimono in nuove distanze dal mondo in nuove lontananze che non necessariamente sono cariche di un’acuta sofferenza, ma che rimandano comunque a una irriducibilità rispetto alla realtà così come è data. Scrivere poesie, farsi uno spinello, dormire tutto il giorno, soffrire di anoressia, rifiutarsi di votare…. Comportamenti così dissimili e così diffusi devono significare qualcosa. Danno l’idea di un universo sulfureo che ribolle sotto la superficie apparentemente levigata della vita normale . Su questi comportamenti dobbiamo interrogarci, soprattutto per far comprendere una cosa fondamentale. Quale significato assumono quei comportamenti microeversivi? Conservano il significato anche simbolico di una sfida allo stato delle cose o si riducono a semplice e neutro passatempo e a travaglio personale? In altri termini si esauriscono nel cerchio tutto privato della vita individuale o coinvolgono più o meno consapevolmente il rapporto con il mondo? Noi giovani dovremmo dirlo a noi stessi e urlarlo agli altri. Anche per staccarsi di dosso quell’immagine incolore da bravi ragazzi!