Deserto dei Tartari

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Testo

TEMA

Il “Deserto dei Tartari” и uno dei libri piщ importanti e piщ emblematici della narrativa del 900, scritto da Dino Buzzati, nato nel 1906 e morto nel 1972, riflette la condizione psicologica dell’uomo vissuto in un periodo storico-politico piuttosto difficile. Le due guerre mondiali, la nomina a cancelliere della Repubblica Tedesca e il conferimento dei pieni poteri ad Adolf Hitler hanno lasciato un segno indelebile nell’animo dello scrittore. Non solo il senso di oppressione degli ultimi anni del fascismo ma anche il lavoro pesante e monotono di redattore hanno influito nella stesura del “Deserto dei Tartari”. Dino Buzzati, lavorando alla redazione del “Corriere della sera” si rendeva conto che i mesi passavano, passavano gli anni e lui temeva che la sua vita sarebbe trascorsa cosм, sempre uguale, nella paura che le speranze, i sogni inevitabili della gioventщ si sarebbero atrofizzati a poco a poco, senza che “la grande occasione” potesse mai arrivare e che la sua vita scorresse come un lento fiume lasciando dietro di se soltanto un pallido ricordo che sarebbe destinato presto a svanire. E’ proprio infatti la continua incombenza della guerra, la difficoltа di comunicazione, propria di quel contesto storico, la fine della giovinezza e il trascorrere sempre piщ incalzante e veloce del tempo che hanno permesso a Buzzati di creare il personaggio di Giovanni Drogo la cui angoscia si riflette nel luogo metafisico del Deserto. Nel romanzo и ben presente la vita come attesa e come rinuncia, il silenzio interiore dell’uomo contro il gran frastuono che lo assedia, lo scorrere inesorabile del tempo infine il sopraggiungere della morte che la dignitа del vecchio soldato trasforma in una solitaria vittoria. Quindi la storia di Giovanni Drogo, della Fortezza e del Deserto rispecchia non solo la vita di Buzzati ma anche quella di tutta la gente vissuta in quel particolare contesto storico-sociale. E’ questo il romanzo della crisi e dell’inettitudine che consiste nell’incapacitа di adattarsi al mondo, nella nevrosi che porta l’uomo a rifugiarsi in un altra propria dimensione, fuggendo dalla cittа e dal mondo borghese a lui estraneo per rifugiarsi in un luogo antitetico quale la Fortezza Bastiani. Il nostro personaggio si estranea da ogni cosa e persona, non si riconosce piщ e perciт si allontana progressivamente da se stesso e dai fini e dai mezzi della civiltа industriale. Non solo Drogo fugge dalla cittа, dalla vita e dai valori borghesi, ma anche altri personaggi del romanzo, come Angustina e Mentana si sentono estranei da se stessi e dagli altri, si allontanano sempre piщ da ogni cosa, chiudendosi come in una campana di vetro, in quanto si rendono conto di essere notati dagli altri solo per il loro aspetto esteriore e per i beni materiali che possiedono. Per esempio i soldati si accorgono della presenza di Mentana soltanto a causa dell’enorme diamante che porta al dito e della sua bravura nel gioco degli scacchi (...”se non avesse un anello con un grosso diamante e non giocasse bene a scacchi nessuno si renderebbe conto della sua esistenza...”). Il senso di alienazione che Drogo prova lo rende talmente estraneo alla cittа che quando vi torna, per una licenza, si sente cosм a disagio che anticipa il rientro alla Fortezza l’unico mondo ormai a sua misura. (..”in una bellissima mattina di settembre, ancora una volta, il capitano Drogo, risale a cavallo la ripida strada. Ha avuto un mese di licenza ma dopo venti giorni giа ritorna; la cittа gli и ormai diventata completamente estranea....”).
Egli spera in un futuro eroico ma il suo totale senso di alienazione e la paura di non essere compreso dai suoi colleghi gli impediscono di condividere con gli altri le sue speranze. Infatti a pag. 208 afferma che....”doveva covare tutti questi suoi pensieri in segreto, perchй Simeoni, pauroso dei fastidi, non voleva piщ saperne, gli altri compagni lo avrebbero preso in giro e i superiori disapprovavano fantasie di quel genere”...
Da ciт si puт dedurre che un altro problema di Drogo e dell’uomo del 900 in generale, и l’incomunicabilitа, che consiste nell’incapacitа o impossibilitа da parte di un individuo di stabilire un rapporto intimo e sincero con il prossimo. Anche al giorno d’oggi, infatti, sono poche le persone con cui si puт parlare a cuore aperto, capaci di ascoltarti e di comprenderti, poichй tutti vorrebbero parlare e far valere le proprie ragioni senza perт ascoltare gli altri. Ognuno di noi ha in mente un proprio principio, una propria opinione o convinzione e pretende che tutti lo approvino senza riserva, senza essere in grado di ascoltarne un altra, paragonandola con la propria e valutandola oggettivamente e razionalmente. Tutto ciт accade perchй spesso abbiamo paura di metterci in discussione e magari scoprire di non essere nel giusto. L’incomunicabilitа и uno dei temi piщ ricorrenti nel romanzo, la difficoltа ad esprimersi, stabilire un’intesa, ad esternare i propri sentimenti, a comunicare i propri dubbi e le proprie speranze, impedisce all’uomo di vivere appieno le proprie emozioni. Questo concetto и espresso in una frase di pag. 82 in cui Drogo afferma ...”il diverso suono delle pietre percosse ne faceva una voce umana la quale parlava parlava: parole della nostra vita, che si era sempre a un filo dal capire e invece mai...”
I personaggi del romanzo non riescono a parlare sinceramente: Drogo non se la sente, quando scrive a sua madre, di raccontarle quanto si sente solo alla Fortezza, solitudine che diventa oltremodo pesante quando и dovuta alla difficoltа di avere dei rapporti intimi con le persone vicine. Anche la ferrea vita militare con le sue regole e la sua rigida disciplina plasma il carattere del nostro protagonista, persona priva di autonomia psicologica, abituandolo a dare un’immagine di sй austera ed insensibile, ed impedendogli di esternare i propri sentimenti. I regolamenti della caserma sono tali che, pur vivendo fianco a fianco, i soldati stabiliscono fra loro soltanto rapporti di lavoro e questo appare chiaramente quando Drogo, pur trovandosi a montare di guardia insieme a Tronk, si rende conto che, nonostante la vicinanza fisica, tra loro c’и un abisso. La misteriosa Fortezza, con il suo aspetto sinistro, collocata in una landa solitaria e desolata, ai confini con il deserto, и l’emblema stesso dell’incomunicabilitа. Tuttavia essa rappresenta per Drogo, oramai alienato, un’accogliente rifugio, l’unico posto dove riesce ad attingere sicurezza e fiducia in se stesso. La vita solitaria rende Drogo sempre piщ chiuso a tal punto da non riuscire piщ a comunicare anche con la propria madre, l’unica persona presente nei pensieri di Drogo. E’ per lei infatti che Giovanni si commuove, и per lei che si illude di poter conservare intatta una felicitа per sempre scomparsa, di “trattenere la fuga del tempo”. L’apice massimo della rigiditа mentale dei soldati e della loro incapacitа di comunicare sia verbalmente che sentimentalmente и l’episodio in cui una sentinella consapevolmente uccide l’amico. La paura di trasgredire le regole della Fortezza impediscono infatti a Moretto di rifiutarsi di sparare a Lazzeri. Drogo, riflette a lungo, sull’incapacitа degli uomini di condividere gioie e dolori. Infatti a pag. 208 egli si sofferma a pensare “....come gli uomini, per quanto si vogliono bene rimangono sempre lontani, che se uno soffre il dolore и completamente suo, nessun altro puт prendere su di se una minima parte, se uno soffre gli altri per questo non sentono male e questo provoca la solitudine....” Non finisce qui: l’incomunicabilitа del romanzo fa si che i personaggi non si pongono neppure il problema di completare la propria personalitа con un legame amoroso. La donna и vista come momentaneo oggetto di piacere oppure come vaga nostalgia del focolare, non una precisa donna, ma un elemento femminile abbastanza generico ed impreciso, simbolo al massimo, di un fascino che altri esercitano. L’amore appare infatti come cosa ridicola e senza senso ...”E se a un davanzale ci fosse una bella ragazza e quando ci si passa sotto lei salutasse amichevolmente con un bel sorriso? Tutte cose in fondo ridicole, sciocchezze da collegiale. Ma che ridicole cose, sono mai ammissibili per un ufficiale cosм stupidi pensieri?”.... Anche durante l’incontro con Maria, alla prima licenza, si evidenzia la difficoltа dei due personaggi ad aprirsi, a confidarsi, ad esternare i propri sentimenti, cosa che impedisce ai due di iniziare una storia sentimentale che avrebbe potuto cambiare radicalmente la vita di Drogo.
L’autore per rendere questi concetti adotta tre tipologie di dialogo: il dialogo interrotto, il dialogo non partecipato ed il dialogo non compreso. Il primo consiste nel fatto che ad un certo punto il discorso si interrompe come per esempio pag. 111 ...”Perdoni, signor maggiore stavo...” pag. 146 ...”Bisognerebbe domani”...e dopo piщ nulla. Il secondo tipo di dialogo avviene tra due persone di cui una si mostra disinteressata e non ascolta come a pag. 72 ...”Drogo ascoltava senza interesse, intento come era a guardare dalla finestra”...Oppure pag. 74 ...”Morel!” - Drogo non poteva evitare di rispondere, per far vedere che l’ascoltava. “Morel ammalato?” chiese non avendo affermato che le ultime parole”... Il terzo infine consiste nell’incomprensione da parte di un personaggio nei confronti di un altro, spesso per egoismo o comoditа. Significativo in tal senso и il dialogo che avviene tra Drogo e Simeoni alla fine del romanzo, quando quest’ultimo non curante d dei desideri e della malattia del compagno, decide di liberarsi di lui per puro egoismo. Invano Drogo, superando la sua difficoltа ad esternare i propri sentimenti, cerca di far comprendere al compagno le sue aspirazioni. Pag. 236 ...”Tu lo sai che qui alla Fortezza si и rimasti tutti per la speranza...и difficile dire, ma anche tu lo sai bene”....(Non riusciva proprio a spiegarsi: come far intendere certe cose a un uomo simile?) “se non fosse stato per questa possibilitа. “Non capisco” disse Simeoni con evidente fastidio. Conseguenza logica dell’incomunicabilitа e dell’alienazione и senza dubbio, la solitudine: estraniandosi dal resto del mondo e non comunicando con gli altri ci si ritrova soli. Anche questa caratteristica puт essere ben riconducibile all’uomo moderno che usa dire di essere “solo in mezzo a tanti”. Ed и proprio cosм: capita di trovarci in luoghi affollati e pieni di persone e nello stesso tempo sentirci profondamente soli e tristi. Cosм Drogo, nel suo soggiorno alla Fortezza si rende conto che la solitudine lo avvolge sempre di piщ, perchй, oltre a vivere nell’ambiente ostile del caposaldo militare, perde i contatti con il mondo esterno, con gli amici e perfino con la madre. La solitudine и tale che il nostro protagonista, come parecchi uomini del 900, si distacca anche da se stesso e non comprende piщ neanche i propri comportamenti. Questa desolazione di non avere accanto nessuno и tale da far perdere ogni speranza di vita migliore a Drogo. Infatti il protagonista, raggiunta l’etа matura asserisce che “A poco a poco la fiducia si affievolisce, и difficile infatti “credere in una cosa quando si и soli e non se ne puт parlare con nessuno”.
Il romanzo ci fa capire che la solitudine и la piщ brutta malattia dell’uomo perchй lo priva del proprio spirito vitale e dell’unica cosa che lo puт far continuare a combattere: la fiducia in se stesso e in un futuro migliore. Nelle sue riflessioni Giovanni si rende infatti conto che affrontare la solitudine и piщ eroico che combattere qualsiasi battaglia contro temibili nemici perchй in questa situazione per sopravvivere bisogna avere un carattere forte e deciso. Affrontare un problema, come la malattia del protagonista, и molto piщ facile se si hanno accanto persone che ci assistono e ci circondano di affetto, mentre se siamo soli l’unico nostro alleato puт essere la forza d’animo che abbiamo dentro di noi: Cosм Drogo, malato, e solo nel .letto della taverna si prepara ad affrontare questo nemico ma non si lascia abbattere, sfida se stesso e sorride perchй si rende conto che il vero eroe и lui, lui и l’unico che ha avuto il coraggio di affrontare al solitudine e finalmente ciт che ha aspettato и arrivato: una fine degna di un eroe. Un altro tema ricorrente nel corso del romanzo и l’autoinganno: i personaggi si autosuggestionano per eliminare i particolari sgradevoli della realtа e vi sostituiscono una visione confortante anche se falsa. Infatti tutti sono coscienti che le loro speranze di gesta eroiche e l’arrivo dei tartari sono impossibili ma cercano di autoilludersi per rendere piacevole o almeno sopportabile il soggiorno forzato alla Fortezza. Come abbiamo appena detto la speranza и l’unica che puт far sopravvivere un uomo in una situazione difficile, cosм i personaggi del romanzo e in prima persona Drogo, si rifugiano nella fantasia e nell’irrealtа per dimostrare a se stessi che i loro sacrifici e cioи la loro permanenza alla Fortezza non и del tutto inutile e che anzi, prima o poi, verranno premiati. Anche l’uomo del 900 tenta continuamente di sostituire ad una realtа negativa la fiducia che qualche cosa finalmente cambierа e fa questo non tanto per convincere gli altri ma per suggestionare e confortare se stesso. L’alienazione, l’incomunicabilitа, la solitudine partono come conseguenza: l’angoscia e l’insicurezza ed и per questo che il nostro protagonista si ammala prima nell’anima e poi nel corpo. La sua non accettazione fisica traspare fin dal primo capitolo quando, osservandosi allo specchio, Giovanni afferma di vedere uno stentato sorriso nel proprio volto “che invano aveva cercato di amare”.
E’ questa la manifestazione di quella crisi interiore che lo accompagna per tutto il romanzo e che si dissolverа soltanto alla fine, quando in punto di morte, riuscirа ad accettarsi dimostrando di aver finalmente raggiunto l’equilibrio. Non soltanto in questo romanzo ma in tutta la letteratura del 900 il protagonista и brutto e non esiste il vero eroe, ma questa bruttezza esteriore, in realtа, non esiste и solo l’espressione del disagio psicologico dell’uomo che non sentendosi in pace con se stesso non riesce ad apprezzare neppure il proprio aspetto fisico. Nel “Deserto dei Tartari” appare chiara, non soltanto analizzando la figura di Drogo, la contrapposizione tra sani e malati. Questo contrasto и tipico infatti della narrativa di quel periodo e si attua mediante il confronto di una coppia di personaggi di cui uno sano e l’altro malato; intendendo per sano un individuo completamente inserito nel mondo, che ha una vita frenetica ad ha sempre successo, e per malato, una persona alienata che vive ai confine della societа. Tuttavia il romanzo di Dino Buzzati affronta questo tema in modo diverso dagli altri scrittori del 900, in quanto la persona non integrata, nel nostro caso Drogo, assume un valore negativo mentre negli altri romanzi chi si estranea dalla societа viene visto positivamente in quanto non impantanato nei disvalori e nelle falsitа del mondo borghese. Un esempio preciso di questo contrasto lo troviamo nel “Deserto dei Tartari” nel dialogo tra Angustina e Max Lagorio. Il primo, malato, estraneo alla cittа e ormai talmente abituato alla vita della Fortezza da non desiderare piщ tornare nel borgo, il secondo, vitale, attaccato agli agi del mondo borghese e impaziente di godere appieno la propria vita. Una morte coraggiosa, anche se non in una vera battaglia, riscatta alla fine Angustina la cui figura diventa, in questo momento estremo sana. Egli viene infatti invidiato da tutti perchй и l’unico che sia riuscito ad avere il destino eroico che ogni soldato vorrebbe. Ma alla fine quando Drogo si trova ad affrontare la morte, solo ed esiliato, si rende conto che, al paragone, quella di Angustina и molto meno eroica della sua in quanto soltanto lui и l’unico che ha preso coscienza del fatto che la vita и una continua ricerca e che la condizione umana и ben misera e ciт conferisce al romanzo un senso di oppressione e di angoscia. Un’ultima e importante caratteristica dell’uomo del 900 и l’essere vittima di una falsa percezione del tempo e dello spazio. Per quanto riguarda il tempo possiamo dividerlo in due grandi blocchi: tempo dell’abitudine e tempo della coscienza. Il tempo dell’abitudine consiste nella distruzione della distinzione tra presente - passato - futuro: i personaggi compiendo quotidianamente le stesse azioni perdono la concezione del tempo e non si rendono piщ conto se un particolare fatto и accaduto il giorno precedente o un mese prima. Per quanto riguarda invece il tempo della coscienza il discorso и piщ lungo e piщ complicato: con esso si intende infatti il mondo in cui i personaggi percepiscono la giovinezza e la vecchiaia. Per Drogo la giovinezza и il periodo della speranza, momento in cui tende a realizzarsi sopportando fatiche e disagi con la certezza che tutto finirа al piщ presto e si potrа godere il frutto della propria pazienza: Le giornate sono lunghe, luminose, tranquille e pare che la vita non dovrа mai finire ma che. al contrario, sarа interminabile e piena di gioie. Ma ad un certo punto, che corrisponde con il raggiungimento della piena maturitа, ci si volta indietro e si vede che un cancello и stato sprangato alle nostre spalle, chiudendo la via del ritorno e facendo un bilancio si capisce che la strada un giorno dovrа pur finire e che tutti i nostri desideri non si sono realizzati. Comincia cosм la violenta fuga del tempo che scorre veloce ed inesorabile, divorando ogni giorno e ogni speranza. Si comincia a rimpiangere il tempo magico in cui non si pensava alla morte e ci si rende conto che tutti quei giorni che ci sono sembrati odiosi, si sono consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si ripeteranno piщ. Solo al momento della morte pare che il tempo si sia fermato e ci si rende conto che la vita и ormai finita. In tutto il romanzo и presente questa percezione metafisica del tempo che scorre e della vita che puт essere paragonata ad una foglia che va volteggiando libera nell’aria, trasportata dal vento, quindi priva di certezze ed и per questo che bisogna viverla senza lasciarsela scappare, anzi afferrandola, dal momento che ce n’и una sola e fugge via. Anche lo spazio contribuisce a questo senso di oppressione e alienazione dell’uomo del 900 e in particolare del nostro protagonista. Nel “Deserto dei Tartari”, vengono presi in considerazione principalmente due ambienti in contrapposizione tra loro: la Fortezza, con un architettura regolare e geometrica, di colore giallastro, collocata tra le montagne ed il deserto e del tutto separata dal mondo, che rappresenta lo scorrere della vita monotona, lenta ed inesorabile e la cittа dove la gente vive in modo frenetico, godendo dei lussi sfrenati della borghesia. L’ultimo ambiente descritto и una stanza di una locanda, dove, in squallida solitudine, Drogo affronta la morte con grande dignitа.
Per concludere posso dire che Dino Buzzati, nel suo romanzo, attraverso le vicende di Giovanni Drogo, a reso mirabilmente le problematiche che affliggono l’uomo del 900.

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