Copernico

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Testo

-IL PENSIERO SCIENTIFICO DEL SEICENTO-
INTRODUZIONE
Il sec. XVII sembra segnare una battuta d’arresto in quel processo di sviluppo e di fiducia nelle possibilità umane, innestatosi a partire dal sec. XV, caratterizzato com’è dalla disparità delle classi sociali, dai laceranti conflitti religiosi e dinastici, dalla politica autoritaria della Chiesa romana. Tutto questo non impedisce la nascita della scienza “moderna”. L’interesse crescente verso le attività scientifiche era infatti a lungo coesistito con componimenti irrazionali che affiancavano matematica o chimica all’alchimia e alla “magia naturale”; particolare interesse era stato rivolto anche a fisica e astronomia. A partire dal ‘600 la scienza acquisisce consapevolezza della sua autonomia e originalità. Ne deriva l’affermazione delle conquiste scientifiche che assume un respiro sovranazionale e che non potrà essere soffocata o negata dalla opposizione religiosa. In questo florido secolo assume particolare importanza Galileo Galilei che si realizza in svariati campi come numerosi altri personaggi del suo tempo quali: Cavalieri e Keplero nell’astronomia; Fermat, Leibniz, Nepero, Cartesio, Pascal, Stevino e Briggs nel campo della matematica e infine nel campo della fisica: Copernico e Newton.
NICCOLO’ COPERNICO
LA VITA

Niccolò Copernico (nome italianizzato di Nikolaj Kopernik) nasce il 9 febbraio 1473 a Thorn (Pomerania, nell’odierna Polonia) in una famiglia di commercianti e funzionari amministrativi originaria della Slesia e di lingua tedesca. Rimasto orfano a 10 anni, si occupa di lui uno zio, il vescovo Lukasz Watzenrode, che gli fa intraprendere la carriera artistica.
Tra il 1491 e il 1495 studia lettere e matematica all’Università di Cracovia (Polonia) e, appena laureato, viene per la prima volta in Italia dove si trattiene otto anni e frequenta le Università di Bologna, Roma, Padova e Ferrara; inoltre insegna a Roma all’età di 26 anni.
Nel 1501 viene nominato canonico di Frauenburg, ma si trattiene ancora in Italia dove segue i corsi di medicina e diritto a Padova e si laurea in diritto canonico a Ferrara.
Dopo un ritorno in Polonia, nel 1503 Copernico si dirige prima a Roma, dove conosce l’astronomo Regiomontano e poi a Bologna, dove incontra il professore di astronomia Domenico Maria Novara, il quale era uno dei primi critici della veridicità della Geografia dell’astronomo del II secolo d.C. Tolomeo.
Dal 1503 al 1510 Copernico visse nel palazzo vescovile dello zio a Lidzbark Warminski, collaborando all’amministrazione della diocesi e alla lotta contro i cavalieri dell’ordine teutonico, ma proseguendo contemporaneamente le osservazioni astronomiche
Nel 1507 esce il primo opuscolo sulla sua teoria eliocentrica. Il trattato, intitolato De hypothesibus motuum coelestium a se constitutis commentariolus, apparve esclusivamente in forma manoscritta e venne pubblicato solo nel XIX secolo.
Nel 1515 viene interpellato dal concilio lateranense per la riforma del calendario, ma rifiuta la proposta in quanto non era sicuro dell’esattezza delle posizioni del sole e della luna così come venivano considerate dal sistema tolemaico; nel 1517 scrive un trattato sulla moneta.
Nel 1530 termina la sua opera principale: “De revolutionibus Orbium Coelestium”, nella quale afferma che la Terra non è al centro dell’universo ma l’universo è molto più vasto e la Terra gira attorno al Sole;
L’opera venne pubblicata a Norimberga da uno stampatore luterano solo poco tempo prima della morte di Copernico, il 24 maggio 1943 a Frauenburg (Prussia).
Il nome di Niccolò Copernico è legato all’introduzione, nella scienza moderna, della concezione eliocentrica per cui il Sole è al centro dell’universo. Copernico è anche ricordato come l’antagonista del sistema tolemaico, nel quale la descrizione del moto dei corpi celesti era basata sull’ipotesi che fosse la Terra a occupare questo centro.

L’INGANNEVOLE MOTO DELLA VOLTA CELESTE
Quando si osserva il cielo, gli occhi (unico strumento ottico a disposizione degli astronomi antichi) non permettono di distinguere a quali distanze dalla Terra si trovano gli astri: così la volta celeste appare come una cupola sulla quale sono fissate le stelle. Se si prolunga l’osservazione della volta celeste per alcune ore, si nota che essa ruota e gli astri successivamente sorgono a Est e tramontano a Ovest.
Pertanto fin dalla più remota antichità, gli uomini hanno creduto che la Terra fosse la platea immobile attorno alla quale uno scenario a forma di sfera ruotasse trascinando con sé le stelle.
PRIMA DI COPERNICO
La teoria cosmologica universalmente accettata prima dell’ipotesi copernicana concepiva l’esistenza di un universo geocentrico nel quale la Terra era fissa e immobile, al centro di diverse sfere concentriche rotanti. Queste sfere sorreggevano – a partire dalla Terra e procedendo verso l’esterno – i seguenti corpi celesti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; infine, vi erano le sfere infinite più esterne, che sostenevano le cosiddette “stelle fisse” (l’ultima sfera si pensava oscillasse lentamente, dando conseguentemente origine alla precessione degli equinozi. Sia Eratostene sia Tolomeo sostennero questa teoria.

IL SOLE AL CENTRO DEL SISTEMA PLANETARIO

L’opera di Copernico, confutò la teoria di Tolomeo, secondo cui l’universo è finito, a forma di sfera, avente al proprio centro la Terra, segnato dalla rotazione dei cieli e dei pianeti intorno alla Terra immobile.
Copernico aveva compreso che, per studiare il “sistema del mondo” non era sufficiente prendere in considerazione la sola apparenza del moto delle stelle sulla volta celeste, ma anche quella del moto dei pianeti. L’ipotesi di Tolomeo era macchinosa; l’ipotesi più semplice (lui stesso usa il termine “ipotesi” nel parlare della sua teoria), era che i pianeti e, tra essi la Terra, ruotassero attorno al Sole a una maggiore o minore distanza da esso e con una maggiore o minore velocità.
Egli, attuando quella che poi venne chiamata dal suo nome la “rivoluzione copernicana”, sostenne per contro che la cosmologia tolemaica, avente le sue radici in quella aristotelica e divenuta parte integrale della dottrina della Chiesa, era errata; e sostenne:
1) La Terra non poteva essere il centro dell’universo.
2) La Terra compiva un triplice movimento:
a) diurno intorno al proprio asse;
b) annuale intorno al Sole;
c) annuale rispetto al piano dell’ellittica.
Un’altra importante caratteristica della teoria eliocentrica è che essa consentiva una nuova disposizione dei pianeti in base ai loro periodi di rivoluzione. Nell’universo di Copernico – diversamente da quanto accadeva in quello di Tolomeo – maggiore è il raggio dell’orbita in un pianeta, maggiore è il tempo impiegato dal pianeta per compiere un giro intorno al Sole.

L’INDIFFERENZA, LA CONDANNA, IL TRIONFO
In un primo tempo l’ipotesi eliocentrica di Copernico incontrò l’indifferenza della scienza ufficiale anche se alcuni pensatori, come Giordano Bruno e Galileo Galilei, la fecero subito loro e la divulgarono. Nel 1615, a causa delle questioni sorte con Galileo Galilei, la teoria venne ufficialmente condannata e il libro messo all’indice. Nonostante Copernico avesse dedicato la propria grande opera al papa Paolo III, le sue dottrine astronomiche vennero condannate dalla teologia non soltanto cattolica ma anche protestante, poiché esse cozzavano contro l’idea che Dio avesse posto la Terra al centro dell’universo.
Tra il 1543 e il 1600 esistevano solo dieci copernicani. La maggior parte di essi era estranea all'ambiente accademico e operava presso le corti di principi, nobili o sovrani.
Anche se trascurata e successivamente avversata, l’ipotesi eliocentrica di Copernico venne portata al trionfo della sua stessa semplicità e attendibilità.
Copernico non aveva potuto arrivare a rilevare che le orbite dei pianeti erano ellittiche.
Egli le aveva descritte circolari e solo Tycho Brahe (astronomo danese nato a Knudstrup nel 1546 e morto a Praga nel 1601) e Keplero (astronomo tedesco nato a Weil Wuerttemberg nel 1571 e morto a Ratisbona nel 1630) scoprirono che l’ipotesi copernicana sulla forma di tali orbite, andava, sia pur di poco, perfezionata; le orbite dei pianeti, infatti, non sono circolari, ma ellittiche.
L’accettazione definitiva della teoria, dopo il valido sostegno che le portò Galileo Galilei, si ebbe quando si cercò di calcolare teoricamente le orbite dei pianeti e il loro moto: solo l’ipotesi copernicana fu in grado di permettere la previsione perfetta del moto dei pianeti nelle loro orbite così come li osserviamo dalla Terra. Possiamo quindi affermare che fu l’opera di questo scienziato (che solo sul letto di morte vide l’edizione della sua opera) a fondare l’astronomia moderna.
Nel tardo XVII secolo, con l’avvento del sistema della meccanica celeste proposto da Isaac Newton, i maggiori pensatori inglesi, francesi, olandesi e danesi divennero copernicani.

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