Charles Darwin

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CHARLES DARWIN

(1809-1882) Nacque nel 1809 a Shrewsbury, dove frequentò Shrewsbury School dai nove ai sedici anni, quindi si recò ad Edimburgo ed infine a Cambridge, con l'intenzione di prendere gli ordini sacri. Il vantaggio principale che egli trasse nei tre anni a Cambridge fu l'amicizia con scienziati più anziani, come J.S. Henslon e Adam Sedgwick. Nel 1831, poco dopo essersi laureato concorse al posto di naturalista per il viaggio di ricerche scientifiche che la nave Beagle doveva fare intorno al mondo.
I più profondi risultati della sua mente si ebbero nel campo della biologia. Dal 1854 in poi egli si dedicò allo studio dell'evoluzione.
Benchè svolgesse privatamente la sua attività scientifica , fu sempre in stretto contatto con i più eminenti naturalisti del suo tempo. Nel 1859 compose il saggio On the Origin of Species by Means of Natural Selection (Sull'origine delle specie attraverso la selezione naturale), che influenzò fortemente il pensiero scientifico. Le molte polemiche provocate da questo scritto non lo distolsero da un intenso lavoro: nel 1868 pubblicò The Variations of Animals and Plants under Domestication e nel 1871 The descent of Man, and Selection in Relation to Sex (L'origine dell'uomo). Il Viaggio naturalista intorno il mondo contiene un resoconto affascinante delle esperienze che per la prima volta lo convinsero del fatto dell'evoluzione.
La violenta opposizione degli ambienti ecclesiastici e di quelli scientifici non impedirono che alla sua morte egli fosse considerato uno dei maggiori scienziati moderni.
LOTTA PER LA VITA E SELEZIONE NATURALE
Darwin teorizzò che, analogamente alla selezione artificiale operata dall'uomo, anche in natura dovesse agire un meccanismo simile per effetto di un fattore selettivo che doveva essere individuato nella lotta incessante per la sopravvivenza all'interno di un dato ambiente.
Osservando piante e animali Darwin rilevò che due individui di una popolazione sono perfettamente identici: gli organismi differiscono per dimensioni, colori e molti altri caratteri. Lo scienziato iniziò ad intuire che sono in realtà le variazioni, piuttosto che i caratteri acquisiti, a essere trasmesse alla discendenza. Erano le basi della sua teoria della "selezione naturale": un meccanismo, responsabile dei cambiamenti riscontrabili nelle popolazioni, che interviene quando gli individui con le variazioni più favorevoli per un determinato ambiente sopravvivono e trasmettono questi caratteri alla progenie.
Darwin concluse che gli organismi che non hanno successo nella competizione per le risorse hanno minori probabilità di sopravvivere in quell'ambiente. Solo gli organismi che sopravvivono possono trasmettere i propri caratteri alla generazione successiva, e dunque in ogni nuova generazione i figli degli individui più adatti saranno più numerosi.
LOTTA PER LA VITA E "DARWINISMO SOCIALE"
Darwin rivoluzionò la concezione tradizionale dell'origine delle specie viventi e diede un aspetto organico e definitivo alla concezione deterministica. Egli sosteneva che il numero degli organismi viventi che nasce è superiore a quello che può sopravvivere con le risorse disponibili. Quindi esiste tra i vari individui una lotta continua per sopravvivere. In questa lotta prevalgono i più adatti alle condizioni di vita in cui si trovano e trasmettono i loro caratteri ai discendenti.
Questa sopravvivenza del più adatto è la «selezione naturale»: come l'uomo seleziona artificialmente le specie animali e vegetali più utili ai suoi bisogni, modificandone le caratteristiche, così opera la natura, scegliendo per la riproduzione degli individui che nella lotta per l'esistenza hanno dei vantaggi sopra i concorrenti.
La dottrina darwiniana ebbe un'influenza enorme su tutto lo sviluppo scientifico e filosofico del secondo Ottocento, ed ebbe peso notevole anche nelle scienze sociali, dando origine a quel filone del pensiero sociologico che si definisce appunto "darwinismo sociale".
Tale dottrina tende a vedere la società umana regolata dalle stesse leggi del mondo animale e naturale, quindi dominata anch'essa dalla lotta per la vita, che assicura la sopravvivenza e il dominio al più forte. In effetti la società umana nella sua storia millenaria è sempre stata caratterizzata da conflitti tra le varie classi sociali. Tuttavia il darwinismo sociale non analizza la lotta per la vita come un dato legato a forme specifiche, storicamente definite di società, ma la pone come legge assoluta di ogni forma di società possibile.
Le tendenze di pensiero più reazionarie ne ricavano la conclusione che l'assetto sociale vigente fondato sul dominio di una classe sulle altre, corrisponde alle leggi stesse di natura e non potrà mai essere modificato, o addirittura affermano la legittimità e la necessità del predominio del più forte sui più deboli, respingendo le nozioni di uguaglianza e di democrazia maturate nel corso moderno della storia borghese, dall'Illuminismo alla Rivoluzione francese in poi.
Queste teorie sono la manifestazione della profonda crisi attraversata dalla coscienza borghese nella seconda metà dell'Ottocento: viene meno la sicurezza di poter dominare concettualmente e praticamente tutta la realtà, la serena certezza in futuro di pace, di equilibrio, di giustizia e di benessere illimitato, che erano i punti fondamentali della concezione della borghesia nel periodo eroico della sua ascesa.

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