Anna Arendt e lo stato d'Israele

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Testo

Gerusalemme 1961: lo Stato di Israele processa Eichmann
Nel reportage sul processo al criminale nazista Eichmann (La banalità del male), la Arendt raffigura l’imputato come un fallito, incapace di giudicare, che aveva trovato nel nazismo una sua identità forte che gli aveva permesso di sfogare le sue frustrazioni. La Arendt vuole evitare di mistificare la figura di Eichmann, di renderla demoniaca ed eccezionalmente malvagia, rischiando così di farne un eroe negativo. Lungi dal sollevarlo dalle sue responsabilità, Hannah Arendt ritrova nella sua personalità un’atroce normalità, un’inquietante banalità, superficialità e bassezza, una totale mancanza di responsabilità e partecipazione civile attiva, tutte tendenze queste che si ritrovano dice la Arendt, - nelle moderne società di massa (intendendo con società di massa la tipologia tipica della società moderna). È piuttosto la tesi – presentata dall’accusa – del sadico perverso che viveva nelle sue demoniache pulsioni che finisce per affossare il vero problema, come se una volta punito Eichmann il male fosse esorcizzato per sempre. Non si è mai immuni da un tale pericolo – ecco l’inquietante messaggio lanciato dalla Arendt; il suo intento è appunto denunciare un pericolo, non certo assolvere un simile criminale. Il risultato di questa indagine è l’idea della banalità del male, nel senso che “il male non è mai banalizzabile, ma può essere fatto da uomini dall’apparenza banale. All’attrazione per il demoniaco, per il male, che riscontra in alcuni intellettuali occidentali dell’Ottocento e del Novecento, è opposta l’argomentazione secondo cui il male è quasi sempre banale, frutto di stupidità e frustrazioni. […] fu Jaspers a mettere in guardia la Arendt contro la possibilità di demonizzare criminali nazisti e di farne degli eroi negativi, sottolineando in una sua lettera proprio quella banalità del male che divenne poi il titolo del libro sul processo di Eichmann. Tale titolo è in risonanza con il tema della Resistibile ascesa di Arturo Ui, in cui Bertolt Brecht descrive l’ascesa di un uomo mediocre sostenuto da mediocri. Per una certa cultura tedesca il male presentava gli aspetti della banalità e, non a caso, Nietzsche aveva sottolineato che dovunque c’erano masse uniformi sarebbe stato generato un dittatore simile a coloro che lo avevano richiesto, mediocre e banale. Il male perdeva i tratti dei personaggi demoniaci di Shakespeare e di Dostoevskij per diventare prerogativa di una vita priva di valori e di pensiero” (M.Cedronio, La democrazia in pericolo, Il Mulino, Bologna 1994, pp. 142-143). Hanna Arendt riconosceva ad Eichmann l’imputazione di crimini contro l’umanità, e chiedeva per lui la pena di morte.

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