Materie: | Appunti |
Categoria: | Religione |
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RELIGIONE DEGLI EGIZI
Elementi per una sintesi:
1) COORDINATE SPAZIO-TEMPORALI
5) MORTE E ALDILÀ
2) “CREDO”: COSMO-
TEO- GONIE / LOGIE
ANTROPO-
6) LUOGHI SACRI: MASTABE
PIRAMIDI
TEMPLI
3) TESTI SACRI
7) PREGHIERE
4) ETICA
1) COORDINATE SPAZIO-TEMPORALI
LUOGHI : “Egitto” = “dono del Nilo” (per i Greci);
Aegyptos = “Tempio del ka del dio Ptah” (etimologia originaria egiziana).
TEMPI : TAVOLA CRONOLOGICA DELL'EGITTO ANTICO
Preistoria
Neolitico Periodo eneolitico Predinastico
PERIODO DINASTICO:
ANTICO REGNO dalla I alla X dinastia dal 2.850 al 2.052
MEDIO REGNO dalla XI alla XVII dinastia dal 2.052 al 1.570
NUOVO REGNO (Impero) dalla XVIII alla XX dinastia dal 1.570 al 1.085
BASSI TEMPI dalla XXI alla XXX dinastia dal 1.085 al 341
signoria Persiana dal 341 al 332
Dominazioni signoria Greca dal 332 al 30
signoria Romana dal 30 a.C. al 395 d.C.
2) “CREDO”: Contenuto generale; Elementi fondamentali circa
L’UNIVERSO, LE DIVINITÀ, L’UOMO
COSMOGONIE :
ELIOPOLI = Atum → Shu-Tefnut → Geb-Nut → Osiride-Iside / Seth-Nefti (Enneade solare).
MENFI = Ptah, dio artigiano, pensa il mondo con il cuore e lo crea con la parola.
ESNA = Khnum, l'ariete vasaio, modella con la creta gli esseri viventi sulla sua ruota.
ERMOPOLI = il primo sole scaturisce dal calice di un Loto cresciuto sulla prima collinetta emersa dall'oceano primordiale (Ogdoade: prime otto divinità).
DIVINITÀ :
Ptah: dio di Menfi, demiurgo, patrono degli artisti e degli artigiani.
Api (= colui che ha fretta): toro sacro, incarnazione di Ptah, poi anche di Osiride.
Ra: dio solare; possiede la forza creatrice della sapienza e della volontà (parola); dalla V dinastia è al vertice di tutte le divinità, diventa il padre dei faraoni.
Atum: antico dio di Eliopoli, associato fin dalla IV din. a Ra (come sole calante), è "il tutto"; suoi simboli sono il leone e la serpe.
Shu (dio dell'aria secca), Tefnut (dea dell’aria umida): primi gemelli creati da Atum.
Geb (dio della terra), Nut (dea del cielo): figli di Shu e Tefnut; il loro abbraccio da origine al mondo; Nut accoglie e rigenera ogni giorno il sole.
Osiride ("sede dell'occhio"): dio della fertilità, diventa poi giudice dei morti e signore del loro regno, e ancora manifestazione notturna del sole; è il dio-re, figlio maggiore di Nut e Geb, fratello e sposo di Iside, ucciso dal fratello Seth.
Iside: dea del cielo, madre e regina, concepisce Horus posandosi sotto forma di sparviero sul cadavere ricomposto di Osiride; il suo culto si diffonde in quasi tutte le province dell'impero Romano.
Seth: dio del deserto, della siccità, delle tempeste e del cattivo tempo, governa nelle zone poste ai margini del mondo ordinato, protegge i forestieri; il suo culto era diffuso nell'Alto Egitto; il mito riflette le lotte tra Alto e Basso Egitto.
Nefti: dea della casa, sorella di Osiride e Iside, sorella e sposa di Seth.
Horus ("il lontano"), con aspetto di falco; protettore dei re in quanto, vendicando il padre Osiride ucciso da Seth, unisce e conquista l'intero Egitto; i suoi occhi sono il sole e la luna; è manifestazione del sole nascente.
Hathor: dea delle donne, signora dell'amore e della danza, moglie di Horus.
Mut ("madre"), divinità del cielo venerata a Tebe, sposa di Amon.
Neith ("la tremenda"), dea della guerra e delle tombe, "colei che ha generato Ra".
Bastet, con aspetto di gatto, è dea della pace; grande festa annuale in suo onore.
Amon, "il misterioso", dio della creazione e della fecondità, il più importante di Tebe, si fuse con Ra divenendo dio del regno e re di tutti gli dei.
Thot, con testa di montone, è un divinità lunare. Dato che il tempo veniva misurato seguendo le fasi lunari, divenne, per estensione, il dio dei conti, della saggezza, della scrittura, delle scienze. Dà il nome al primo mese egizio.
Khonsu, "passeggero del cielo", con testa di falco, è pure una divinità lunare; venerato a Tebe come dio-bambino, dà il nome al nono mese egizio.
Anubi, con testa di sciacallo, è divinità dei morti e delle necropoli; affianca Horus nel giudicare le anime dei defunti.
Khnum, con testa di montone, è il signore dell'acqua fredda e regola gli straripamenti del Nilo. E' anche il creatore degli uomini, di cui plasma il corpo su un tornio prima che esso nasca dal ventre materno.
Aton ("disco solare"): è il nome che originariamente gli Egiziani davano al sole. Passò poi ad indicare una divinità solare venerata in forma monoteistica da Amenofi IV. I suoi raggi diventano mani che consegnano al faraone la croce a nastro, ankh, simbolo della vita.
Serapide: è una divinità della fecondità, il cui culto viene introdotto dal macedone Tolomeo I. Dal "serapeo" di Alessandria il suo culto si diffonderà in tutto l'impero Romano.
ANTROPOLOGIA L'uomo, secondo la concezione egizia, risulta costituito da un corpo e da tre forze spirituali: ka, ba, akh. La principale è ka (“forza vitale e creatrice, carattere”), la cui presenza distingue gli esseri viventi da quelli non viventi.
Ka è la forza creatrice degli dei e degli uomini, il nucleo centrale dell'anima che gli deriva dai suoi antenati e viene da lui trasmesso ai suoi discendenti. Inoltre ka, che è anche matrice del carattere e della personalità di un individuo, sopravvive all'individuo stesso, in quanto rimane nelle statue e nelle immagini dei morti. Di un defunto si dice che va dal suo ka, cioè che si ricongiunge a esso nell'altro mondo e per ka sono i cibi che vengono posti nelle tombe (= le case di ka).
Ba, la forza, spesso rappresentata in forma di uccello dalla testa umana, è il principio primordiale dell'anima ed è il fattore che assicura l'individualità di un dio, di un re e di qualunque essere umano in genere. Dopo la morte abbandona temporaneamente il corpo del defunto, per ritornarvi in seguito.
Akh, anch'essa raffigurata per lo più come un uccello, è la terza componente dell'anima, che raggiunge la pienezza solo dopo la morte. Il concetto di akh è talmente connesso con l'esistenza nell'aldilà da condurre nel tempo ad una totale identificazione del defunto con questa forza.
3) TESTI SACRI
I MISTERI DELLA MORTE Anticamente riservati solo al re in quanto divinità, con il tempo si estendono alla classe più alta e in seguito, per principio, a ciascun essere umano.
Le preghiere legate a tali misteri nel periodo più alto - quando essi erano prerogativa dei re - sono contenute nei cosiddetti Testi delle piramidi, riportati sulle pareti dei principali sepolcri, e nei Libri dei Morti. Queste orazioni, trascritte su rotoli di papiro, vengono anche poste nei sarcofaghi o addirittura avvolte tra le bende della mummia.
Secondo tali testi ogni uomo, dopo la morte, diventa tutt'uno con Osiride, quando sale in cielo ed entra in unione con la divinità del sole per potersi fondere, infine, con la divinità assoluta e primaria: Ba. A questo punto il morto può pronunciare queste parole: "Io sono il più antico tra gli dei primordiali. O mio Ba, questi sono gli dei: quelli della tua eternità”.
I misteri della morte diventano accessibili all'uomo comune solo dopo che questi sia stato sottoposto al cosiddetto “giudizio dei morti”, nel quale si verifica se la sua vita si sia sempre attenuta al maat (ordine universale). Giudice dei morti è anticamente il capo degli dei, identificato più tardi con il dio del sole e, in epoca ancora successiva (a partire dalla XI dinastia), con Osiride: visto che, a suo tempo, questo dio ha dovuto giustificare se stesso al momento della morte, egli assurge a giudice di tutti i defunti che, a loro volta, devono giustificarsi davanti a lui.
Nel giudizio Osiride è assistito da 42 giudici, in rappresentanza delle 42 province egiziane. Il capitolo 125 del Libro dei Morti illustra le modalità del giudizio: ogni uomo è tenuto a fare una sorta di dichiarazione di innocenza, nella quale si dimostri che non ha commesso alcuno dei 42 peccati elencati nel Libro stesso. Nelle illustrazioni del testo si può inoltre vedere la scena del giudizio: il dio della luna Thot, grande dignitario del dio del sole, sistema una bilancia sulla quale una raffigurazione del divino Maat fa da contrappeso al cuore del defunto, posto sull'altro piatto. Thot annota quindi con uno stilo il risultato dell'operazione, mentre accanto a lui siede un mostro, "il divoratore", pronto a mangiare il morto se risultasse colpevole.
Se il defunto si rivelasse invece buono, passerebbe nel regno di Osiride. Questo regno è un luogo luminoso, che rappresenta la diretta continuazione della vita terrena. Vi si trovano anche campi irrigati dal Nilo che devono essere coltivati: per questo al morto vengono dati alcuni aiutanti (usciabti: "coloro che rispondono": piccole statuette collocate, in numeri simbolici, nei sarcofaghi) in grado di sostituirlo in questa incombenza.
I cattivi, esclusi dal luminoso regno dei morti, giacciono invece affamati e assetati, nel buio del regno sotterraneo (duat), che viene illuminato solo nell'ora in cui il sole, durante il suo viaggio notturno, attraversa lo spazio che sta sotto la terra.
Testimonianza della fede egizia nel mondo ultraterreno è la cura estrema riservata alla imbalsamazione del cadavere e alla preparazione della tomba: lo scopo primario di questi rituali è, da un lato, quello di evitare la corruzione del corpo, dall'altro quello di accompagnare i morti nell'aldilà.
Concetto fondamentale della religione dell'antico Egitto è il già citato Maat, termine con cui si indica l’ordine universale di Ra, che annovera aspetti cosmici, etici e rituali e si traduce in una regola di vita alla quale tutti gli esseri devono attenersi. Maat, infatti, presiede alle norme di culto così come alle leggi dello stato e del re e ai princìpi morali dell'uomo comune. È quindi una legge etica pubblica e privata, del cui rispetto bisogna rendere conto davanti a Ra.
Nel corso del Nuovo Regno il concetto di Maat si estende ulteriormente e, da ordine universale che era, passa ad indicare l'idea stessa della verità e il principio della conoscenza. Un comportamento di assoluto rispetto del Maat rappresenta l'ideale della religiosità egiziana.
In epoca tarda la concezione di Maat viene personificata nella figlia del dio sole e rappresentata con una penna di struzzo sul capo. In numerosi bassorilievi dei templi egizi il re viene raffigurato mentre offre Maat agli dei: questa immagine sta a significare che l'ordine universale del mondo è inviolabile e immutabile.
4) ETICA Fondamento dell'antica etica egiziana è l'assioma:
“Buono è ciò che dio ama, cattivo è ciò che dio odia”,
che si articola in tre comandamenti capitali: - onorare la divinità;
- operare secondo giustizia;
- fare del bene al prossimo.
Il capitolo 125 del Libro dei Morti, che contiene la confessione di un defunto davanti al giudice, porta il titolo: "Ciò che si dice quando si arriva nella sala della doppia verità (= giustizia + verità) dopo essere stati purificati da ogni male commesso, per poi vedere la luce degli dei che è in essa”.
Segue quindi un esempio di confessione “in negativo”,nella quale emerge il rispetto dell'ordine etico, il quale regola tutti i doveri umani ed in particolare quelli nei confronti del prossimo, e viene evidenziato il profondo impegno che deve presiedere ad ogni comportamento umano:
"Non ho agito ingiustamente contro i miei simili...
Non ho fatto cose che il dio disprezza.
Non ho detto male del servitore davanti al suo padrone. Non ho fatto piangere.
Non ho ucciso. Non ho ordinato di uccidere. Non ho agito male contro nessuno.
Non ho rubato i pani offerti agli dei e quelli offerti ai defunti.
Non ho commesso adulterio e non ho fornicato.
Non ho né ingrandito né rimpicciolito la misura del grano.
Non ho tolto il latte dalla bocca di un bambino...".
Tutte le norme espresse dal defunto nella confessione “in negativo” hanno avuto, nella sua vita, il valore di ordini. La dichiarazione: “non ho ucciso” equivale al precetto per i vivi: “non uccidere”.
La principale testimonianza scritta di questa evoluta etica religiosa egiziana è il Trattato di teologia di Menfi, che risale probabilmente all'Antico Regno e che venne ritrovato dal re Schabaka (700 a.C.) in un papiro nel tempio di Ptah. Fatto incidere su stele litica, questo testo viene comunemente indicato come Pietra di Schabaka.
5) MORTE E ALDILÀ
In nessuna religione la morte ha un ruolo tanto centrale, sia a livello di dottrina che di culto, come in quella dell'antico Egitto.
Espressioni evidenti di questa centralità sono per esempio le divinità dei morti, il giudizio finale, i riti dell'imbalsamazione, gli oggetti funerari, le offerte riservate ai defunti, le necropoli con le piramidi, i templi e i Libri dei Morti.
Poiché il destino del defunto è strettamente legato a quello del suo corpo, la massima cura viene riservata alla conservazione e sistemazione della salma. Così come testimoniato dal culto di Osiride, simbolo della continuazione della vita dopo il trapasso, ogni uomo defunto spera infatti in una rinascita. E questa speranza si consolida in forme rituali nelle epoche più antiche della civiltà egiziana, in particolare per quanto riguarda i re, nelle pratiche della sepoltura, che coincide con la cerimonia di incoronazione per l'aldilà.
Poiché il soffio vitale, ka, resta unito al1’uomo finché il suo corpo non scompare, la conservazione del cadavere intero è predisposta con la massima attenzione. Secondo un rigido cerimoniale, il cuore e le viscere vengono asportati e il corpo avvolto in bende di lino disposte ad arte (al punto che alcune mummie si sono conservate intatte fino ai giorni nostri).
Le mummie sono quindi chiuse in una bara di legno o di pietra, sopra il cui coperchio vengono dipinti una porta e degli occhi, in modo che il morto possa uscire e vedere il sole. Nella bara, che è la casa dell'eternità, è inoltre collocato tutto ciò di cui egli ha bisogno per la sua esistenza ulteriore nel cosiddetto “paese dell' ovest”.
Nel cadavere il cuore umano, spesso cattivo, è sostituito con uno scarabeo di pietra (egiz. chepre, "il grande") che sia d'aiuto al defunto in sede di giudizio. Talvolta tale scarabeo porta incise queste parole: “O cuore, che sei parte del mio corpo, non prendere posizione contro di me”.
Lo scarabeo viene considerato un essere misterioso e primordiale a causa della sua inusuale origine: esso nasce infatti dentro i rifiuti organici che la femmina espelle e nei quali depone le proprie uova. Viene dunque venerato alla stregua del disco solare e del dio del sole e, in epoche relativamente tarde, la sua effige in pietra, argilla, vetro o metallo è sovente utilizzata come sigillo.
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