Psicoanalisi freudiana e postfreudiana

Materie:Altro
Categoria:Psicologia

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Testo

La psicoanalisi è una parte della psicologia generale, nata alla fine del 1800. E’ legata al nome di Sigmund Freud. La data ufficiale di nascita è il 1899, quando fu pubblicato il libro freudiano “L’interpretazione dei sogni”.
All’interno della psicoanalisi troviamo:
1. Una parte psicoanalitica: E’ costituita da un insieme di ipotesi che riguardano il funzionamento mentale sia normale, sia patologico. Le ipotesi sono state ricavate dallo studio dei casi clinici.
2. Una pratica psicoanalitica: Riguarda l’insieme dei trattamenti e delle terapie che cercano di curare i disturbi mentali. In genere i pazienti di Freud erano isterici e nevrotici.
Freud nacque a Freiberg in Moravia, una regione che allora faceva parte dell’impero austro-ungarico. Freud si laureò in medicina e si specializzò in psichiatria nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si recò a Parigi dove seguì li studi condotti da un medico allora molto conosciuto, Charcot. Quest’ultimo stava conducendo una serie di ricerche sull’isteria e per la prima volta aveva usato l’ipnosi. Un tempo gli isterici venivano considerati dei simulatori, infatti, quando tali soggetti venivano esaminati, non si trovava su di loro alcun tipo di danno organico. Pertanto, poiché ci si trovava ancora in un clima positivistico, l’assenza di elementi oggettivi portava i medici a concludere che non c’era alcuna malattia.
Rientrato a Vienna, Freud inizia a collaborare con un alto medico, Breuer. Insieme a Breuer, Freud perviene all’elaborazione della teoria psicoanalitica. Nel 1910 a Norimberga, Freud fonda la prima scuola psicoanalitica di cui il primo presidente fu il suo alievo e collaboratore Charles Gustav Jung. La teoria psicoanalitica si fonda su due ipotesi fondamentali:
1. Determinismo psichico: Per determinismo psichico si intende che ogni fenomeno psichico è collegato con quello che lo precede, e determina quello che lo segue. In altre parole, esiste secondo Freud una connessione precisa tra un fenomeno psichico e l’altro, nulla si verifica per caso.
2. Scoperta dell’inconscio: Secondo Freud la psicologia si identifica esclusivamente con la coscienza. Quest’ultima è un attributo eccezionale e non regolare dei fenomeni psichici. Esistono pertanto le motivazioni inconsce.
Freud elaborò due teorie:
1. Psicodinamica: Prende questo nome perché secondo Freud nella nostra mente si agitano e si combattono due tipi di forze psichiche
Pulsioni Contropulsioni
Pulsioni: Istinti primordiali fondamentali, si suddividono in:
• Pulsioni sessuali, eros
• Pulsione aggressiva o distruttiva, thanatos (morte)
Le due pulsioni sono sempre legate tra di loro, nelle pulsioni sessuali è presente una parte di pulsioni di morte e viceversa.
Contropulsioni: Forze di natura morale e sociale: non sono innate, ma si sviluppano progressivamente a partire dai primi anni di vita, grazie all’interazione con la famiglia e con la società.
2. Teoria economica: Secondo Freud la nostra mente è carica di un’energia psichica chiamata libido. Questa energia è di origine sessuale a da luogo alle due pulsioni. Qualunque attività l’uomo svolga consuma una parte di energia libidica. Freud definisce economica questa teoria perché se l’uomo vuole raggiungere l’equilibrio psichico deve consumare e gestire razionalmente l’energia mentale. L’uso economico della libido è quindi un uso razionale, cioè un uso che segue il “principio di realtà”.
Freud introduce inoltre due diversi approcci:
A. Approccio topografico;
B. Approccio strutturale.

Approccio topografico: Secondo freud la psiche è suddivisa in tre zone, conscio, preconscio e inconscio. Abbiamo a questo proposito la famosa metafora dell’iceberg.
CONSCIO: Insieme dei contenuti mentali di cui il soggetto è cosciente.
PRECONSCIO: Insieme dei contenuti mentali che al momento non sono consapevoli ma che possono riemergere facilmente mediante uno sforzo di attenzione o di memoria.
INCONSCIO: Insieme dei contenuti rimossi, cioè inaccessibili alla coscienza perché censurati. Tali contenuti possono riemergere solamente attraverso la tecnica psicoanalitica.
Approccio strutturale: Secondo Freud all’interno delle tre zone in precedenza indicate noi possiamo trovare tre strutture che, tuttavia, non coincidono perfettamente con le tre zone. Le tre strutture o istanze psichiche sono: ES, IO e SUPERIO.
ES (ID): È l’unica struttura che coincide totalmente con una delle tre zone,l’inconscio. È la sede delle pulsioni ed è la zona più primitiva della psiche, sede del principio del piacere, cioè quel principio che spinge gli individui a gratificare nel più breve tempo possibile i suoi impulsi e desideri. La mente del bambino è quasi totalmente dominato dall’es.
IO: Rientra sia nella zona inconscia sia in quella inconscia (ad esempio i meccanismi di difesa rientrano nella parte inconscia). L’Io garantisce l’equilibrio psichico del soggetto. Segue il principio di realtà e media tra le richieste dell’Es e le proibizioni del Superio. È una sorta di ago della bilancia. L’equilibrio dell’io permette la salute psichica.
SUPERIO: Anche il Superio rientra nella zona conscia e inconscia. È la coscienza morale, si forma intorno ai tre anni grazie all’interiorizzazione delle figure genitoriali. Ha il compito di censurare quei contenuti mentali considerati inaccettabili e pericolosi per la salute psichica. I comandi del Superio vengono eseguiti dall’Io attraverso i meccanismi di difesa.
FREUD: I MECCANISMI DI DIFESA
Sono delle modalità specifiche utilizzate dall’Io per “proteggere” la nostra mente dalle angosce prodotte dall’Es, dal Superio e dalla realtà esterna. Le angosce che possono turbare il nostro equilibrio sono di tre tipi:
* Angoscia nevrotica proveniente dall’Es: Consiste nella paura di non riuscire a controllare e a gestire le pulsioni sessuali e aggressive. Il soggetto si sente debole di fronte ai suoi istinti.
* Angoscia morale proveniente dal Superio: deriva dalle proibizioni del Superio, quando è eccessiva, il comportamento del soggetto diventa rigido, intollerante, inflessibile, fin quasi al fanatismo.
* Angoscia reale proveniente dalla realtà esterna: deriva dalle richieste della realtà esterna, il soggetto teme di non poter soddisfare adeguatamente le aspettative altrui.
I meccanismi di difesa più importanti sono:
A. Rimozione; Rimuovere vuol dire allontanare dalla coscienza i contenuti mentali che il Superio ritiene pericolosi per il nostro equilibrio mentale: Ad esempio un individuo che ha subito un trauma può averlo rimosso senza rendersene conto. I contenuti rimossi tuttavia non scompaiono ma si depositano nella parte inconscia della psiche. Possono riemergere attraverso sogni, lapsus o attraverso l’ipnosi (nel caso in cui siano profondi).
B. Spostamento o sublimazione: Lo spostamento consiste nel trasferimento di energia psichica inizialmente indirizzata su certi oggetti o attività, verso altri oggetti o attività che simbolicamente gli rappresentano, ad esempio io posso spostare la mia pulsione aggressiva coltivando uno sport quale ad esempio il pugilato. Una forma di spostamento è la sublimazione, secondo Freud ad esempio, l’attività artistica è una delle forme più apprezzate di sublimazione, del desiderio istintuale. Chi disegna madonne ad esempio sublima il desiderio edipico.
C. Proiezione: questo meccanismo consiste nel produrre un sentimento esattamente opposto a quello che proviamo inconsciamente e che ci turba profondamente, ad esempio una figlia che inconsciamente odia la madre potrà sviluppare a livello cosciente un grande amore verso di lei. Il sentimento d’amore serve a controbilanciare l’odio inconscio censurato dal Superio.
D. Formazione reattiva: S i sviluppa soprattutto nell’adolescenza, quando si verifica una riattivazione del processo edipico. Per controbilanciare l’attrazione che il ragazzo prova nei confronti dei genitori, all’interno del giovane si forma un sentimento di odio e di rivalsa. Secondo Freud lo spiega l’atteggiamento ambivalente (amore/odio) che gli adolescenti provano per i genitori.
E. Razionalizzazione: Per razionalizzazione si intende la costruzione di una ragione falsa ma plausibile per giustificare dinnanzi agli altri e dinnanzi a noi stessi un comportamento che, inconsciamente, riteniamo inaccettabile. Ad esempio un padre che picchia il figlio e che ,a livello inconscio, si sente incolpa per questo suo comportamento può convincersi consciamente perchè il figlio è indisciplinato e quindi lo fa per il suo bene. La razionalizzazione può essere dovuta anche al fatto che il soggetto non riesce a comprendere le vere motivazioni che lo spingono a realizzare un certo comportamento. A questo proposito Freud realizzo un esperimento tramite l’ipnosi. Dopo aver ipnotizzato un certo soggetto gli disse, , il soggetto una volta svegliatosi dall’ipnosi andò effettivamente ad aprire la finestra, alla domanda il soggetto rispose .
F. Regressione: Regredire significa assumere forme di comportamento che avevano caratterizzato fasi precedenti di quella in cui ci si trova. Ad esempio, un bambino di 10 anni ritorna nuovamente a succhiarsi il pollice. La regressione è dovuta in genere ad un trauma, oppure ad una serie di esperienze negative, stressanti o frustranti. Il soggetto è insoddisfatto della propria vita e pertanto ritorna ad assumere quel comportamento che in passato lo aveva gratificato.
Ad esempio il bambino può succhiarsi il pollice perché è stato profondamente turbato dalla separazione dei propri genitori.

LO SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ SECONDO FREUD
La personalità, secondo Freud è costituita dall’insieme delle modalità che il soggetto utilizza per “canalizzare” e quindi scaricare la libido
La personalità si sviluppa seguendo delle fasi che Freud definisce “psicosessuali”. In ognuna di queste fasi la libido si fissa su una zona del corpo chiamata “zona erogena”. Il nome delle fasi deriva proprio dalla specifica zona erogena nella quale la libido si è fissata.
Le fasi sono cinque:
• Fase orale;
• Fase anale;
• Fase fallica;
• Fase di latenza;
• Fase genitale;

La bocca è la fonte del piacere per il bambino, egli si diverte a succhiare, leccare, mordere tutti gli oggetti che si trovano attorno a lui. Una fissazione in questa fase può determinare una personalità costituita da un comportamento che simbolicamente riconduce all’attività orale. Ad esempio il soggetto può ricercare gratificazioni orali quali mangiare troppo, fumare eccessivamente, masticare continuamente gomme, bere troppo… Contemporaneamente il soggetto può manifestare eccessiva avidità e desiderio di possesso. Può anche svilupparsi una personalità autoritaria che pretende molto dagli altri e che si aspetta di essere obbedita.
Questa zona è fonte di conflitto tra il genitore e il bambino, il bambino vorrebbe eliminare i suoi bisogni senza alcuna restrizione, al contrario i genitori, attraverso l’educazione agli sfinteri, vorrebbero imporre al bambino una serie di regole. Quando la libido si fissa nella fase anale si sviluppa la personalità anale. Quest’ultima è caratterizzata da comportamenti diversi e opposti, poiché riguardano le due attività dell’espletare e del trattenere.
Comportamenti che a livello simbolico rappresentano il trattenere sono:
* Avarizia;
* Rigidità eccessiva;
* Inflessibilità;
* Intolleranza;
* Eccessivo amore per l’ordine.
I comportamenti che, viceversa, ricordano l’espellere sono:
* Generosità;
* Disordine;
* Creatività;
* Licenziosità.
Lo stesso individuo può manifestare comportamenti in settori diversi della sua esistenza, ad esempio può essere rigoroso e inflessibile sul lavoro e, contemporaneamente, licenzioso in campo morale.

Secondo Freud intorno ai 3 anni, si sviluppa la cosiddetta “fase fallica”. Questa fase è caratterizzata da un sentimento d’attrazione nei confronti del genitore dell’altro sesso e da un senso di odio/rivalità nei confronti del genitore dello stesso sesso. In altre parole questa è la fase del “complesso di Edipo”, chiamata così perché Freud si ispirò ad una tragedia greca “L’Edipo re di Sofocle”, che parla di un uomo (Edipo) che uccise il padre e sposò la madre.
Per le bambine si parla di “complesso di Electra” sempre in riferimento ad un’antica tragedia greca. Il complesso edipico, come tutti i complessi, crea tensione, pertanto deve essere supportato e risolto. La risoluzione del complesso edipico avviene tramite il meccanismo dell’identificazione. Il bambino si identifica con il genitore del proprio sesso (ad esempio un bambino con il padre) assumendone gli atteggiamenti e riproducendone i comportamenti. Secondo Freud, l’identificazione risolve due problemi:
1. Il bambino non teme più la “castrazione” da parte del padre;
2. Il bambino soddisfa simbolicamente il suo desiderio di unione con la madre
Angoscia di castrazione: L’angoscia che si origina nel bambino durante la fase edipica consiste nella paura inconscia di essere evirato e pertanto ha paura di perdere quell’organo che lo caratterizza. L’angoscia di castrazione è legata al senso di colpa prodotta nel bambino a causa del processo di Edipo, il bambino teme inconsciamente che il padre lo possa punire castrandolo.
Invidia del pene: Corrispondente femminile dell’angoscia di castrazione. La bambina si sente deprivata da quell’organo che attira la sua curiosità e, inconsciamente, incolpa la madre che l’ha generata “priva” di qualcosa che i maschi possiedono.
La fissazione della libido in questa fase secondo Freud produce la personalità fallica che presenta caratteristiche diverse nell’uomo e nella donna
PERSONALITÀ FALLICA FEMMINILE
Può dar luogo a diverse modalità comportamentali, che simbolicamente riconducono all’invidia del pene:
1. Senso di inferiorità nei confronti del maschio e conseguente tendenza a ricercarne la protezione;
2. Attrazione nei confronti di uomini più grandi che simbolicamente rappresentano la figura paterna;
3. Atteggiamenti di seduzione, intesi come forma di dominio sull’uomo (rivalsa del sentimento d’inferiorità.
PERSONALITÀ FALLICA MASCHILE
L’elemento che contraddistingue la personalità maschile è il cosiddetto macismo, l’uomo tende ad estremizzare gli aspetti più virili e a nascondere quelli “femminili” e “inferiori”. Secondo Freud, inoltre, l’individuo con personalità fallica può manifestare una grave disinibizione a livello sessuale, ha in realtà una paura inconscia della sessualità, collegata inconsciamente all’idea dell’incesto.
Dai 5/6 anni ai 11/12 anni. La fase di latenza è caratterizzata da una forte rimozione delle pulsioni. Queste ultime, infatti, vengono sublimate attraverso varie attività quali lo sport, gli hobby, le nuove amicizie, l’apprendimento scolastico. Al termine della terza infanzia e quindi, con l’inizio della pubertà, le pulsioni si risvegliano, determinando una nuova forma di sessualità. Siamo, pertanto, all’inizio della fase genitale che durerà per tutta la vita.
In questa fase la sessualità assume un nuovo valore: non è concentrata su una parte del nostro corpo ma è orientata verso altre persone. Inoltre, secondo Freud, la sessualità deve essere simbolicamente intesa come attività creatrice o generatrice che può essere utilizzata in vari settori, come l’innamoramento, il matrimonio, l’allevamento dei figli e più in generale, il prendersi cura delle altre persone. Secondo Freud l’individuo sano è colui è colui che trae piacere dall’amore e dal lavoro, le due attività che consentono di creare qualcosa di nuovo.
Il modo in qui l’individuo affronterà i compiti di questa nuova fase, dipenderà molto da come ha superato le fasi precedenti , se infatti una quantità eccessiva di libido è rimasta imprigionata nelle fasi precedenti, il soggetto ne avrà troppa poca per affrontare i propri compiti. Ad esempio, secondo Freud, il nevrotico è colui che non riesce ad amare e a lavorare in modo soddisfacente, proprio perché buona parte della sua energia psichica è bloccata da paure e desideri infantili.
La terapia di Freud si fonda su tre elementi essenziali:
1. Ipnosi;
2. Libera associazione;
3. Interpretazione dei sogni.
1)IPNOSI:
L’ipnosi è una pratica psicoanalitica che conduce ad uno stato particolare definito “stato ipnotico”. Lo stato ipnotico è una condizione psichica temporanea, eteroindotta (provocata dallo psicoterapeuta) o autoindotta (provocata spontaneamente dallo stesso soggetto). Lo stato ipnotico è caratterizzato da una situazione intermediata tra la veglia e il sonno, chiamata “trance”. La trance è uno stato dinamico, nel senso che può essere più o meno profonda a seconda del tipo di disturbo da curare. Nel corso della trance si verificano alcuni fenomeni:
1. Modificazione dei processi di pensiero;
2. Transfert ipnotico.
Modificazione dei processi di pensiero:
I pensieri e le idee si trasformano in immagini, in stimoli visivi o acustici. È possibile indurre una forte suggestione e condurre il soggetto ad eseguire una serie di azioni su comando.
Transfert ipnotico:
Il soggetto ipnotizzato dipende psicologicamente dal suo ipnotizzatore: l’attenzione diventa selettiva, il paziente riesce a cogliere soltanto le parole del suo ipnotizzatore (tutti gli altri stimoli decadono), l’ipnotizzatore può spingere il soggetto a regredire, cioè a rivivere periodi precedenti della sua vita. È anche possibile che il paziente imiti la voce o gli atteggiamenti di persone che per lui sono state particolarmente significative.
È da ricordare che per Freud l’ipnosi non è curativa, è uno strumento che permette di fare riemergere esperienze infantili traumatiche. Se i conflitti derivanti da tali esperienze non vengono risolti i sintomi tendono a ricomparire.
2) LIBERE ASSOCIAZIONI:
La libera associazione è una tecnica frequentemente utilizzata dagli psicologi, non soltanto nell’ambito della psicoanalisi. Il procedimento è il seguente: dato uno stimolo (immagine, suono, parola…) il soggetto risponde con la prima idea che gli viene in mente, senza pensarci troppo. La risposta deve essere quanto più possibile immediata, proprio per evitare che la nostra parte razionale e cosciente possa “intervenire” e “censurare” aspetti importanti del nostro inconscio, Freud utilizza la libera associazione anche in riferimento a particolari elementi che emergono durante il sonno del paziente. Anche la libera associazione, nella terapia di Freud è uno strumento finalizzato all’emergere dei contenuti inconsci
3) INTERPRETAZIONE DEI SOGNI:
Secondo Freud il sogno è la via d’accesso più importante per arrivare all’inconscio. Egli lo definisce infatti come “l’appagamento camuffato di un desiderio rimosso”. Freud arrivò all’interpretazione dei sogni attraverso l’analisi di un sogno fatto da lui stesso, il famoso sogno di Irma (Irma era una paziente di Freud). L’interpretazione di questo sogno è riportata nell’opera freudiana “L’interpretazione dei sogni”.
Freud individuò all’interno dei sogni tre aspetti fondamentali:
1. Contenuto manifesto: Il contenuto manifesto è la “scena onirica” (l’immagine globale del sogno) così come viene vissuta dal soggetto. Essa è il prodotto finale di tutto un processo di trasformazione e simbolizzazione;
2. Contenuto latente: Il contenuto latente è dato dall’insieme degli elementi che contribuiscono alla nascita e alla formazione della scena onirica. Secondo Freud all’interno del contenuto latente, si possono distinguere tre elementi:
• Stimoli provenienti dall’ambiente esterno (ad esempio rumore della pioggia, ticchettio dell’orologio…) o dall’interno del soggetto (sensazione di fame, di sete, di freddo…);
• Ricordi di esperienze o avvenimenti verificatasi nel corso della giornata o dei giorni precedenti al sogno;
• Contenuti rimossi e sbarrati dalla coscienza dai meccanismi di difesa;
3. Lavoro onirico: Il lavoro onirico è l’attività di trasformazione simbolica che partendo dal contenuto latente perviene al contenuto manifesto. L’interpretazione del sogno consiste pertanto nel ripercorrere a ritroso quei meccanismi che sono stati utilizzati dall’attività onirica. Il lavoro onirico si avvale di due meccanismi fondamentali:
• Condensazione: La condensazione avviene quando un personaggio sognato è la sovrapposizione di più individui aventi una serie di caratteristiche comuni. Ad esempio un personaggio femminile sognato può essere la sovrapposizione o “fusione” di più figure femminili significative per il soggetto, ad esempio la madre, la sorella, l’insegnante…
• Spostamento: si parla di spostamento quando l’intensità dei contenuti rimossi viene spostata su elementi che nel sogno sembrano poco significativi. È in un oscuro particolare, che secondo Freud, bisogna cercare la chiave d’interpretazione del sogno.
Resistenza, transfert e controtransfert
Si parla di “resistenza” quando il paziente si oppone al tentativo dello psicoanalista di far emergere i suoi conflitti inconsci. La resistenza si può manifestare in vari modi:
1. Il paziente può rifiutarsi di affrontare certi argomenti;
2. Può dimenticarsi di recarsi alle sedute di psicoterapia;
3. Può opporre un continuo contraddittorio che devia il processo terapeutico in altre direzioni;
4. Può rifiutare di accettare le interpretazioni del psicoterapeuta sull’origine del disturbo;
Secondo Freud la resistenza è un prodotto dei meccanismi di difesa, pertanto, quando essa insorge, indica che la terapia sta procedendo nella giusta direzione. Tuttavia quando è molto forte può bloccare il processo terapeutico, per questo motivo, è preferibile che il terapeuta comunichi al paziente le sue interpretazioni quando quest’ultimo è in grado di accettarle.
Transfert: Nel corso della terapia, il paziente manifesta nei confronti del terapeuta sentimenti molto forti, di amore, rabbia, odio. In realtà l’oggetto di questi sentimenti non è il terapeuta ma un’altra persona di cui il terapeuta diventa il simbolo. In altre parole, il paziente “trasferisce” sulla figura del terapeuta sentimenti, pensieri rivolti ad un’altra persona significativa (il padre, la madre…). Il transfert è importante perché il paziente diventa consapevole degli stati d’animo inconsci che egli prova nei confronti di queste persone.
Il controtransfert può essere inteso in due modi diversi. Abbiamo infatti un significato più generale, più esteso e uno più specifico. Nella sua accezione più estesa per controtransfert si intende il vissuto emotivo del terapeuta nei confronti del suo paziente, cioè l’insieme dei pensieri, delle sensazioni, degli stati d’animo… che il terapeuta sperimenta quando entra in contatto con il suo paziente. Questo vissuto emotivo è importante perché orienta in modo positivo o negativo la terapia.
Nella sua accezione più specifica il controtransfert è la reazione del terapeuta al transfert del suo paziente (il terapeuta può essere infastidito o inorgoglito dalle reazioni del paziente. Secondo Freud, inteso in questo senso il controtranfert ha un valore negativo in quanto invalida quell’atteggiamento che il terapeuta dovrebbe mantenere nei confronti del paziente. A questo proposito Freud ha introdotto la “regola dello specchio”.
La regola dello specchio è la seguente. Secondo Freud lo psicoanalista deve essere “opaco” cioè non deve far emergere alcun aspetto della sua personalità, inoltre deve essere come una “lastra di specchio” cioè deve mostrare al suo paziente soltanto ciò che gli viene mostrato. In caso contrario infatti, verrebbero fuori i sentimenti e i conflitti interiori dello psicoanalista, i quali andrebbero a turbare il rapporto terapeutico. Ad esempio lo psicoanalista potrebbe sviluppare sentimenti di ostilità nei confronti del paziente che non progredisce nonostante la terapia, oppure lo psicoanalista potrebbe sentirsi inadeguato o in colpa e, pertanto, essere troppo permissivo nei confronti del paziente o, ancora, indurlo a continuare una terapia anche quando questa si è rivelata inefficace.
I teorici più importanti che, dopo Freud, hanno proposto teorie psico-dinamiche sono:
• Carl Gustav Jung;
• Alfred Adler;
• Erik Erikson;
• Margaret Mahler;
• Melanine Klein.
Elementi ripresi da Freud:
I post-freudiani hanno ripreso da Freud i seguenti elementi:
A. Esistono le motivazioni inconsce;
B. Le forze mentali inconsce sono fondamentali per determinare i comportamenti coscenti;
C. I conflitti inconsci creano una serie di angosce, per affrontare tali angosce i soggetti utilizzano modalità di pensiero e di azione che costituiscono lo stile della loro personalità;
D. Le esperienze infantili sono fondamentali per un corretto sviluppo della personalità.
Elementi che differenziano i post-freudiani da Freud:
A. Freud dà molta importanza alle pulsioni dell’Es in particolare alle pulsioni sessuali;
B. I teorici post-freudiani attribuiscono viceversa più importanza ai bisogni dell’Io chiamati “bisogni egoici” o “bisogni dell’ego”;
C. Secondo i post-freudiani i bisogni egoici sono i seguenti:
* Bisogno di sicurezza;
* Bisogno di autonomia;
* Bisogno di sentirsi utili;
* Bisogno di completezza psicologica;
D. Secondo Freud, al contrario, gli esseri umani sono fondamentalmente asociali, se interagiscono con gli altri lo fanno solamente per gratificare in forma più o meno diretta o indiretta le proprie pulsioni.
Psichiatra e psicologo svizzero, divenne il fondatore della psicologia analitica. Nel 1907 Jung si recò a Vienna dove conobbe Freud e ne divenne uno dei collaboratori più brillanti.
Nel 1910, quando Freud fondò la scuola internazionale di psicoanalisi, Jung ne divenne il primo presidente. Tuttavia, iniziarono i primi dissensi con Freud per motivi organizzativi e teorici, dopo qualche anno Jung e Adler abbandonarono la scuola. Essi sono infatti noti come “gli scissionisti”.
Critiche di Jung nei confronti di Freud:
1. Jung critica innanzitutto il “pansessualismo” freudiano, cioè la tendenza di Freud a ricondurre ogni cosa alla pulsione sessuale. In particolare secondo Jung, la libido, non è un’energia a carattere prevalentemente sessuale ma è un energia psichica globale, la definisce “il motore di ogni manifestazione culturale e spirituale dell’uomo”, la libido sessuale è soltanto una delle possibili manifestazioni della libido generale. La libido, inoltre, può dirigersi sia verso l’esterno sia verso l’interno del soggetto dando luogo a diversi atteggiamenti verso se stessi, verso il mondo, verso le cose, cioè l’introversione e l’estroversione.
2. Jung propone un diverso concetto di nevrosi. Infatti mentre secondo Freud l’origine della nevrosi era da ricondurre a motivazioni di natura sessuale (il complesso edipico non risolto), secondo Jung la nevrosi nasce dalla “frustrazione del bisogno di completezza psicologica, presente in ogni uomo”. In altre parole, in ognuno di noi si agitano forze e tendenze contrapposte. Queste tendenze si compensano e si equilibrano. Quando, viceversa, alcune tendenze prevalgono a scapito delle altre, si determina uno squilibrio che sfocia in nevrosi.
3. Jung propone anche una visione più ampia dell’inconscio. Egli infatti introduce il concetto di “inconscio collettivo” e di “archetipi” o figure “archetipiche. ”
Secondo Jung, gli archetipi sono delle figure globali, primitive, uguali per tutti gli uomini e in tutte le epoche. Tali figure inconsce provengono dall’accumularsi delle esperienze umane nel corso dell’evoluzione. Alcuni esempi di archetipi sono: il padre, la madre, la nascita, la morte, il giorno, la notte, il bene, il male, Dio… Jung notò che tali figure sono presenti nelle favole e nei miti delle varie civiltà e culture e si presentano in modo quasi sempre uguale. Favole e miti sono, infatti, costituiti da materiale psichico primitivo. L’architipo rappresenta il punto di congiunzione tra l’inconscio del singolo individuo e l’inconscio di tutto il genere umano.
La scomposizione della personalità secondo Jung
Secondo Jung, la personalità globale è rappresentata dal sé. Il sé è, a sua volta, composto da una serie di elementi consci, inconsci o parzialmente consci. Il sé pertanto non è interamente afferrabile o conoscibile. Gli elementi che compongono il sé sono:
1. Io: È il centro della parte cosciente. È, in altri termini, l’identità cosciente dell’individuo;
2. Persona: Dal latino persona, cioè le maschere che attori latini e greci indossavano durane le commedie o le tragedie per rappresentare i veri personaggi. Rappresenta la nostra immagine esteriore, quella che noi mostriamo agli altri e che spesso non coincide con il nostro vero Io;
3. Ombra: L’ombra è la parte più oscura della nostra personalità, è inconscia ed è capace di fare del male;
4. Animus: È l’aspetto maschile della nostra personalità, nell’uomo è conscio, nella donna inconscio, l’animus contribuisce nella donna ad elaborare il modello d’uomo che, nella fase dell’innamoramento, viene proiettato sul proprio partner.
5. Anima: L’anima è l’aspetto femminile della nostra personalità, nella donna è conscio, nell’uomo è inconscio. L’anima contribuisce nell’uomo ad elaborare il modello di donna che, nella fase dell’innamoramento, viene proiettato sulla propria partner.
6. Introversione: È la tendenza dell’individuo a ripiegarsi sul proprio mondo interiore. L’introverso, pertanto, è predisposto all’introspezione, cioè all’analisi dei propri stati interiori e, spesso, sviluppa un atteggiamento critico e distaccato nei confronti del mondo esterno a livello inconscio tuttavia, per il processo di compensazione si concentra sulle aspettative della realtà esterna e ciò determina ad esempio, una certa suscettibilità dei giudizi altrui.
7. Estroversione: È la tendenza cosciente dell’individuo a rivolgere la sua attenzione nei confronti del mondo esterno. L’estroverso si dimostra maggiormente socievole, flessibile e manifesta un atteggiamento di sostanziale accettazione nei confronti della realtà esterna. Tuttavia, a livello inconscio, a causa del processo di compensazione, l’estroverso tende a concentrarsi su sé stesso e ciò determina ad esempio una certa propensione verso la creatività e l’originalità.
Secondo Jung è fondamentale che tutti gli aspetti della nostra personalità si integrino e si compensino. In caso contrario, infatti la nostra personalità verrebbe esposta al rischio di nevrosi. Un corretto equilibrio conduce invece a quello che Jung definisce “processo di individuazione”. Tale principio si esplica nell’autonomia personale e nella capacità di affermare la nostra vera essenza senza farsi “schiacciare” dalle pressioni e dalle richieste sociali.
Psichiatra e psicologo austriaco, conobbe Freud nel 1902, divenne suo allievo e collaboratore ma nel 1911 a causa di varie divergenze ideologiche, lasciò l’associazione internazionale di psicoanalisi. Successivamente, fondò una nuova scuola psicoanalitica, conosciuta con il nome di “psicologia individuale”. Adler diverge da Freud su varie questioni. Innanzi tutto Adler nega che il comportamento dell’uomo sia essenzialmente guidato dalle pulsioni dell’Es. egli sostiene che alla base delle azioni umane vi siano due istanze innate:
1. Volontà di potenza (Istanza egocentrica, concetto ripreso dal filosofo Nietzche): Inteso come bisogno innato di sopravvivenza e affermazione;
2. Sentimento sociale (istanza sociale): Inteso come bisogno di compartecipazione emotiva dell’uomo con i suoi simili.
Per affermare la volontà di potenza l’uomo deve tuttavia, affrontare e superare un sentimento fisiologico di inferiorità che nasce nei primi anni di vita del bambino. Il sentimento di inferiorità si origina nel bambino perché egli si rende conto di essere dipendente dagli altri e di non saper fare ciò che i grandi sanno fare.
Tutta l’esistenza dell’uomo è una lotta finalizzata al superamento di questo sentimento d’inferiorità, che, nella sua deviazione patologica può diventare complesso d’inferiorità aprendo la strada alla nevrosi. Per superare il proprio sentimento d’inferiorità e per affermare se stesso, l’uomo individua una serie di progetti.
Lo stile di vita
Per stile di vita Adler intende l’insieme dei progetti, degli obiettivi, delle mete, delle aspirazioni che ogni individuo si pone e cerca di realizzare nel corso della sua esistenza. Attraverso lo stile di vita ogni uomo tenta di superare il sentimento di inferiorità che ha caratterizzato la sua esistenza fin dai primi anni di vita. Lo stile di vita secondo Adler influenza anche i contenuti inconsci. Adler ritiene infatti, che l’inconscio non possa essere interpretato utilizzando degli schemi e dei significati uguali a tutti gli uomini, ma che, al contrario, debba essere letto sulla base della concreta esperienza del soggetto e dei valori o dei modelli che hanno contribuito ad ispirarla.
Secondo Adler nel momento in cui i valori e i modelli che contraddistinguono lo stile di vita dell’individuo non sono adeguati alle sue capacità o comunque, sono distorti e disattivi (non favoriscono l’adattamento) essi possono condurre l’individuo al complesso d’inferiorità e quindi alla nevrosi. La nevrosi produce nel soggetto delle “finzioni” cioè delle false interpretazioni di se stesso e della realtà circostontante che spingono il soggetto ad allontanarsi dai suoi simili e, quindi, a negare la sua istanza sociale. Le finzioni create dal soggetto nevrotico hanno lo scopo di “mascherare” il suo complesso d’inferiorità. Alla formazione della nevrosi contribuiscono secondo Adler, le cosiddette “inferiorità d’organo”, cioè eventuali difetti fisici, estetici e le dinamiche familiari, in particolare i rapporti con i fratelli, in questo caso ad esempio, si crea una rivalità o una forte competitività, tra fratelli però può determinare uno stile di vita fondato su valori errati, in quanto il soggetto vorrà dimostrare di essere sempre e comunque migliore dei fratelli a cui è stato sempre confrontato.
La psicoanalisi adleriana
Anche sul piano psicoterapeutico Adler si differenzia da Freud. Innanzitutto , egli da maggior importanzaalle motivazioni coscienti, che spingono l’individo ad attuare un certo comportamento. In secondo luogo, Adler considera fondamentali le istanze socilali. Il sentimento viene definito da Adler il “bambino della normalità”, nel senso che l’individuo mentalmente sanoha bisogno di instaurare un corretto rapporto con i propri simili. In terzo luogo, cambia l’atteggiamento dello psicoterapeuta nei confronti del paziente. Mentre, per Freud il terapeuta doveva essere distaccato e “imperturbabile”, secondo Adler, al contrario, il terapeuta è anche un educatore, nel senso che deve intervenire attivamente per modificare i valori e i modelli errati e devianti dello stile di vita del paziente.
Lo psicologo ha pertanto, il compito di proporre al paziente uno stile di vita più realistico e più gratificante dal punto di vista esistenziale.
Conclusioni:
La psicologia individuale di Adler ebbe molto successo nell’ambito della pedagogia contemporanea, ciò avvenne per una serie di ragioni:
1. Per la centralità che attribuisce all’individuo e al suo stile di vita;
2. Per la prevalenza che da agli aspetti coscienti, i quali spesso sono il frutto di un apprendimento sociale errato e distorto;
3. Per l’importanza attribuita alle dinamiche familiari;
4. Per l’importanza che attribuisce al sentimento sociale e alle dinamiche relazionali.
Psicoanalista statunitense di origine tedesca, si formò alla scuola di Anna Freud e nel 1933 si trasferì negli Stati Uniti, dove condusse i suoi studi, rimanendovi fino alla morte. Ebbe una lunga e brillante carriera, anche nell’ambito della psicoanalisi infantile, in questo specifico settore egli è molto vicino alle concezioni della Klein. Infatti, Erikson, come la Klein utilizzò il gioco come strumento di interpretazione dell’inconscio infantile. Erikson attribuì notevole importanza ai fattori sociali nello sviluppo della personalità. Ogni essere umano, in ogni fase della sua vita, possiede una serie di bisogni di carattere sociale che devono essere soddisfatti. I bisogni più significativi sono i seguenti:
Prima infanzia: Bisogno di sicurezza;
Infanzia: Bisogno di essere sostenuto per diventare autonomo;
Adolescenza: Bisogno di modelli che contribuiscano alla formazione dell’identità;
Giovinezza: Bisogno di profondità e intimità nelle relazioni;
Età adulta: Bisogno di sentirsi utili;
Anzianità: Bisogno di integrità e di completezza;
Elementi che Erikson riprende da Freud:
Erikson riprende:
1. Il concetto di pulsioni innate;
2. Il concetto di “conflitto interiore.
Fattori che distinguono Erikson da Freud:
1. Le pulsioni di cui parla Erikson non sono quelle sessuali, ma piuttosto, delle pulsioni sociali che spingono istintivamente l’uomo a ricercare dei legami sociali con i propri simili;
2. Secondo Freud la personalità si sviluppa soprattutto nei primi anni di vita, secondo Erikson è sempre possibile nel corso dell’arco vitale modificare alcuni aspetti della nostra personalità;
3. Freud parla di fasi psicosessuali, Erikson di fasi psicosociali.
Erikson propone otto fasi psicosociali all’interno di ognuna abbiamo due poli opposti. Il polo positivo rappresenta un rafforzamento della personalità, il polo negativo costituisce al contrario un indebolimento della personalità. Ogni stadio inoltre implica una crisi, cioè un momento di svolta, una problematica che deve essere affrontata e superata. Se la crisi non viene affrontata in modo adeguato lo sviluppo della personalità ne sarà condizionato negativamente.
Stadi dello sviluppo psico-sociale:
1. Fase della fiducia/sfiducia ( 1 anno di vita);
2. Fase dell’autonomia/vergogna e dubbio (1/3 anni);
3. Fase dell’iniziativa/colpa (3/6 anni);
4. Fase dell’industriosità/inferiorità (6/12 anni, età scolare);
5. Fase dell’identità/confusione (12/20 anni, adolescenza);
6. Fase dell’intimità/isolamento (20/30 anni, età giovanile);
7. Fase della produttività/stagnazione (inizio dell’età adulta, dai 30 anni in poi);
8. Fase dell’integrità/disperazione (età anziana);
FASE DELLA FIDUCIA/SFIDUCIA
Quando nasce il bambino è totalmente dipendente dagli altri, in particolare dalla figura materna. Se la madre si dimostrerà affidabile e capace di soddisfare il bisogno del bambino, egli svilupperà nei suoi confronti un sentimento di fiducia che per generalizzazione estenderà anche a se stesso e agli altri. In caso contrario, se cioè, la madre si dimostrerà assente e inadeguata, il bambino svilupperà un senso di sfiducia nei suoi confronti. Tale sentimento di sfiducia accompagnerà il bambino per tutta la vita e potrà condizionare i suoi rapporti futuri.
FASE DELL’AUTONOMIA/VERGOGNA O DUBBIO
Iniziando a camminare, a parlare e a mangiare da solo, il bambino sviluppa la propria autonomia. Queste capacità lo mettono, a volte, in conflitto con i genitori. Quest’ultimi, infatti, pretendono d’imporre la propria volontà al bambino. Si determina pertanto uno primo scontro di volontà (bambino/genitori). Da tale scontro il bambino uscirà con un senso di autonomia se si renderà conto di riuscire a gestire da solo le proprie attività, viceversa ne uscirà con un senso di vergogna e di dubbio se i genitori lo porteranno a pensare che tutto ciò che fa è inadeguato o sbagliato. È fondamentale che i genitori non rimproverino il bimbo in modo eccessivo ed umiliante.
FASE DELL’INIZIATIVA/SENSO DI COLPA
Il bambino comincia a programmare e organizzare le proprie attività. In questa fase, dunque, il bambino dovrà affrontare problematiche riguardanti la capacità o abilità di programmazione. Se il bambino risolverà positivamente tale problema, anche grazie al sostegno e all’ incoraggiamento dei genitori, egli svilupperà il senso della propria iniziativa, altrimenti svilupperà un senso di colpa perché non si considera all’altezza delle sue aspettative e di quelle dei genitori.
FASE DELL’INDUSTRIOSITÀ/INFERIORITÀ
Il bambino comincia a frequentare la scuola e pertanto, non è più il piccolo di casa, deve quindi iniziare a confrontare le proprie capacità con quelle dei coetanei. Il bambino deve inoltre imparare a collaborare con i compagni e con l’insegnante in vista di un obiettivo comune. Erikson a questo proposito, definisce l’industriosità come il piacere di portare a termine un lavoro applicandosi con impegno e diligenza cotanti. Perché il bambino possa sviluppare l’industriosità è molto importante la figura dell’insegnante. Quest’ultima infatti deve valorizzare le capacità del bambino, senza mortificarlo quando non riesce bene in confronto ai coetanei.
FASE DELL’IDENTITÀ/CONFUSIONE
Questa fase è fondamentale per l’adolescente. Formarsi un identità significativa, capire chi siamo e che direzione intendiamo dare alla nostra vita. Perché l’adolescente possa elaborare un corretto processo identitario è necessario che gli vengano forniti principi, valori e modelli di riferimento con cui possa identificarsi. A questo proposito Erikson parla di “moratoria psicosociale”, cioè di un periodo di tempo, più o meno lungo, di cui l’adolescente può avvalersi per cercare quei modelli e quelli stili di vita che egli considera più rappresentativi del proprio modo di essere, questa fase dovrebbe concludersi con la formazione di un’identità stabile e sicura. In caso contrario, l’adolescente andrà in contro ad un periodo di grande confusione e disorientamento e potrà sviluppare un’identità negativa caratterizzata da comportamenti devianti.

FASE DELL’INTIMITÀ/ISOLAMENTO
Questa è la fase nella quale l’individuo dovrebbe sviluppare la capacità di stabilire dei legami affettivi durevoli e, di conseguenza, anche il rigore etico necessario per portare avanti tali legami anche quando ciò richiede sacrifici e compromessi notevoli. Se il soggetto riuscirà a sviluppare tali capacità, proverà un senso di intimità, in caso contrario, andrà incontro ad un senso di isolamento anche quando si troverà in compagnia di altre persone.
FASE DELLA MATURITÀ/PRODUTTIVITÀ, STAGNAZIONE
Secondo Erikson, il giovane adulto (1° maturità) dovrebbe essere capace di svolgere un’attività utile alla società nel complesso, in modo da contribuire allo sviluppo delle nuove generazioni se il soggetto riuscirà a manifestare questa sua capacità allora, svilupperà un senso di produttività, in caso contrario, andrà incontro ad un senso di “stagnazione”, in quanto la sua vita gli apparirà vuota, ansiosa e priva di significato.
FASE DELL’INTEGRITÀ/DISPERAZIONE
L’ultima fase, secondo Erikson, rispecchia l’andamento delle fasi precedenti. Se, infatti, l’individuo è riuscito a relazionare le proprie potenzialità e i propri bisogni, allora, svilupperà nell’ultima tappa della sua vita, un senso di completezza e di integrità che gli permetterà di guardare la sua esistenza in un modo obiettivo cogliendone le verità fondamentali. In caso contrario, invece, il soggetto svilupperà un senso di disperazione; egli infatti, capirà che la sua vita è stata inutile e incompleta e che non ha più il tempo di recuperare.
Conclusione:
Secondo Erikson, un individuo sano ed equilibrato dovrebbe essere, complessivamente, in grado di:
1. Considerare in modo obiettivo e realistico il mondo stesso;
2. Manifestare una certa “unità di personalità”;
3. Dominare “attivamente” il proprio ambiente, vale a dire essere in grado di resistere alle pressioni esterne.
Psicoanalista ungherese, studiò psichiatria a Vienna. Dopo un primo periodo di collaborazione con Anna Freud, intorno agli anni ’30 si trasferì negli Stati Uniti dove rimase fino alla morte. La Mahler concentrò i suoi studi sul comportamento patologico infantile, in particolare analizzò il rapporto madre/bambino. Fondamentale per l’osservazione del comportamento infantile, per la Mahler, è il gioco.
La Mahler diede una visione dell’infanzia totalmente diversa da quella di Freud. Il bambino, secondo la Mahler, non è un essere dominato dalle pulsioni dell’es, ma un individuo che ricerca un equilibrio tra due opposte tendenze:
1. Il bisogno di essere indipendente e autonomo;
2. L’aspirazione a ritornare alla fusione simbiotica con la figura materna.
Secondo la Mahler, il bambino, nel suo sviluppo psichico, attraverso tre tappe:
1. Fase autistica normale (1 mese): Il bambino è totalmente concentrato sulla soddisfazione dei suoi bisogni fisiologici interni. L’investimento emotivo nei confronti del mondo esterno è scarsissimo.
2. Fase simbiotica normale (2/5 mese): Il bambino si sente ancora fuso con la figura materna, anche se inizia ad avere una prima vaga percezione dell’oggetto materno.
3. Fase di separazione/individuazione (5/36 mese):Il bambino inizia progressivamente ad acquisire la consapevolezza di essere individuo autonomo rispetto alla figura materna. La terza fase si può ulteriormente scomporre in quattro sottofasi.
1. Differenziazione (5/10 mesi): Comincia a svilupparsi il sistema percettivo. Il bambino orienta pertanto la sua attenzione verso la realtà esterna.
2. Sperimentazione (10/15 mesi): ai sviluppa il sistema senso-motorio. Il bambino comincia a sperimentare cioè ad eseguire una serie di azioni sia sul suo corpo, sia sull’ambiente circostante.
3. Riavvicinamento (15/24 mesi): Grazie alle azioni compiute nelle fasi precedenti il bambino è adesso totalmente consapevole di essere un individuo a se stante, diverso dalla madre. Nasce pertanto “l’angoscia di separazione” vale a dire, la paura di perdere l’oggetto materno. Comincia a svilupparsi anche l’identità sessuale, percui diventano importanti anche i rapporti con il padre e i coetanei.
4. Costanza dell’oggetto e consolidamento dell’identità (14/36 mesi): Il bambino adesso riesce a tollerare meglio l’assenza della madre, perché ne ha introiettato (interiorizzato) la figura. L’oggetto materno è divenuto “stabile”. Abbiamo pertanto un consolidamento o rafforzamento dell’identità e dell’autonomia, grazie anche allo sviluppo del sistema linguistico e all’uso della fantasia e dell’immaginazione.
Secondo la Mahler, quando il bambino si fissa o regredisce alla prima o alla seconda fase si sviluppa:
A. Psicosi autistica (prima fase);
B. Psicosi simbiotica (seconda fase): In tal caso si evidenzia frequentemente una difficoltà di comunicazione tra madre e figlio, o, nei casi peggiori, la presenza di una patologia psichiatrica nella madre.
Psicoanalista ungherese di origine austriaca, venne introdotta allo studio della psicoanalisi nel 1912 da Ferenczi, allievo di Freud e fondatore della scuola psicoanalitica ungherese. Successivamente si trasferì a Berlino dove iniziò ad occuparsi di psicoanalisi infantile. Quando in Germania si diffuse il nazismo, fu costretta ad emigrare in Inghilterra, dove applicò il suo metodo anche nella cura degli adulti e dove fondò anche una scuola che prende il suo nome.
La Klein era convinta che il metodo delle libere associazioni non andasse bene per i bambini. Questi ultimi infatti sono più predisposti ad agire e non a dire. Per questo motivo lei elaborò un nuovo metodo chiamato “tecnica del gioco libero”, secondo la Klein infatti, i bambini ,attraverso il gioco, manifestavano le proprie fantasie e le proprie angosce. Analizzare le modalità di gioco dei bambini equivale pertanto, sottoporli ad una psicoterapia. La Klein divergeva da Freud su varie questioni:
1. Sostituì la teoria delle pulsioni di Freud con la teoria dell’oggetto parziale;
2. Diede molta più importanza al ruolo della fantasia del bambino rispetto a Freud;
3. Attribuì maggior valore alla pulsione distruttiva nel bambino rispetto a Freud. Secondo la Klein infatti, alla nascita, il bambino possiede una carica aggressiva che prevale su quella libidica.
4. Secondo la Klein l’Io infantile non si sviluppa attraverso una serie di fasi, ma si sviluppa attraverso un processo continuo di introiezione e proiezione di oggetti parziali buoni e cattivi;
5. I concetti più importanti nella teoria della Klein sono quelli di oggetto e di posizione;
6. Le posizioni che attraversa il bambino sono “posizione schizoparanoidea” e “posizione depressiva”. Queste posizioni, naturali nello sviluppo del bambino, se non superate e, protratte nella vita, danno luogo a patologie.
TEORIA DELL’OGGETTO PARZIALE:
Secondo la Klein, l’oggetto primario e fondamentale per il bambino è il “seno materno”.
Ricollegandosi alle pulsioni, la Klein afferma che il bambino proietta l’amore e l’odio per il seno materno che, pertanto, si suddivide in “seno buono” e “seno cattivo”.
Il seno buono è il modello o prototipo degli oggetti gratificanti ed è il seno che nutre, il seno cattivo è il prototipo degli oggetti cattivi ed è il seno che si rifiuta di nutrire.
Secondo la Klein, il bambino, non soltanto proietta la sua pulsione di vita e la sua pulsione di morte sugli oggetti, ma, anche intrometta l’amore dell’oggetto buono e l’aggressività dell’oggetto cattivo.
I due meccanismi fondamentali sono, pertanto, la proiezione e l’introiezione.
Se lo sviluppo del bambino procede regolarmente, con il passare dei mesi, aumenteranno gli oggetti buoni pertanto, attraverso l’introiezione, il bambino aumenterà la sua capacità d’amare e nello stesso tempo, riuscirà ad inibire la propria aggressività.
Secondo la Klein, questa visione parziale o univoca dei fatti o delle situazioni non si riscontra soltanto nel bambino, ma si protrae anche nella vita adulta. Ad esempio, spesso capita di considerare determinate persone e situazioni o totalmente buone o totalmente cattive, inoltre quest’atteggiamento si può ritrovare in modo esasperato in alcune patologie, come ad esempio la sindrome marginale o borderline.
IL CONCETTO DI POSIZIONE:
La Klein parla di posizione, non di fase o di stadio, come faceva Freud. Pertanto, le angosce e i meccanismi di difesa tipici di ogni posizione, si possono ritrovare anche in altri periodi della vita, oppure si possono “cristallizzare”, dando luogo a particolari patologie psichiatriche.
Le posizioni di cui parla la Klein sono:
* Posizione schizoparanoidea:La cui cristallizzazione si può riscontrare nella schizofrenia e nella paranoia. È tipica dei primi 4 mesi di vita, prende questo nome da schizo (io divido) + paranoia (persecuzione).
In altri termini, nei primi 4 mesi di vita, il bambino, non soltanto divide gli oggetti in buoni e cattivi, ma si sente perseguitato anche dall’oggetto cattivo, sviluppando una vera e propria angoscia paranoica.
* Posizione depressiva: La cui cristallizzazione da luogo alla depressione. Si sviluppa dal 4 mese al 1 anno.
Il bambino comincia a capire che l’oggetto buono e quello cattivo sono la stessa cosa, gli oggetti per tanto, non sono più parziali o scissi ma sono “oggetti globali”.
Anche la madre non è più buona e cattiva ma viene percepita nella sua interezza o integrità.
Da questo fenomeno poi, il bambino sviluppa un atteggiamento depressivo, perché teme di “distruggere” la madre con la sua pulsione aggressiva.
Si determina per tanto un senso di colpa e un desiderio di riparazione.
Per riparazione si intende un meccanismo psicologico, grazie al quale il bambino inibisce i propri fantasmi aggressivi e ricostruisce la figura della madre nella sua integrità.
Tutto ciò è possibile grazie allo sviluppo di un senso di onnipotenza.
Il superamento della fase depressiva è fondamentale perché permette al bambino di distinguere la propria realtà interiore dalla realtà oggettiva (vedi approfondimento “l’infant observation).
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