Educazione nell'antica grecia

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Testo

L’EDUCAZIONE NELL’ANTICA GRECIA
La Grecia è la culla della nostra stessa civiltà, vi è sorto il pensiero filosofico con le strutture che sono proprie ancora della nostra cultura e nelle quali ci riconosciamo.
I greci per primi hanno formulato un concetto dell’uomo ideale come incontro tra prestanza fisica e bellezza spirituale: ideale armonico al quale si sono ispirate la poesia, le opere di storia e soprattutto la politica e l’educazione.
Per ricostruire la storia della pratica educativa e della psicologia nell’Occidente, dovremo attingere alle sue origini che sono fondamentalmente greche.
Il metodo spartano (pag. 12)
Il metodo ateniese (pag. 13)
L’educazione ateniese presentava le caratteristiche proprie dell’educazione classica, che si preoccupa di sviluppare le qualità fisiche, morali e intellettuali dell’uomo (educazione umanistica).
L’educazione ateniese aveva il difettosi essere riservata a una classe privilegiata e di trascurare i valori dell’infanzia, non adeguando i suoi metodi alle esigenze dell’età.
SOCRATE (469 a.C. – 399 a.C.)
La vita
Socrate, un uomo di modesta origine, ma di eccezionale grandezza d’animo.
Praticò l’arte ostetricia, ma la esercitava in un modo tutto spirituale, aiutando i discepoli a far nascere da loro stessi la verità.
Era un uomo che aveva più a cuor le sorti della verità che gli interessi della famiglia.
Partecipò alla vita pubblica solo quando chiamato e spinto dalle circostanza, ma in ogni occasione, diede prova di fermezza e grande onestà.
Diceva di avere dentro di se la voce di un Dio che lo spingeva continuamente a filosofare, a insegnare interrogando, secondo il metodo suo proprio.
Profondamente convinto che esistono dei valori costanti, delle verità immutabili, spese la vita nella ricerca di tali valori, testimoniando, in un epoca di corruzione e di crisi, che cosa possa un uomo spiritualmente grande, coerente con se stesso fino alla morte.
Socrate venne accusato di non prestare ossequio agli dei patri, di voler introdurre il culto di nuove divinità e di corrompere i giovani.
Ambedue le accuse erano infondate, ma il malvolere dei giudici e lo stesso atteggiamento poco conciliante dell’accusato, condussero alla condanna a morte. La pena era commutabile nell’esilio, ma Socrate preferì morire perché (Apologia) se non era gradito ai suoi concittadini, non poteva sperare sorte migliore in una città straniere.
Morì bevendo cicuta (un veleno che provoca la progressiva paralisi) nel 399 a.C.
Socrate rimase sereno a conversare con loro sino all’ultimo, trattando un argomento sublime, l’immortalità dell’anima.
È nota la confessione di ignoranza che Socrate faceva di se stesso, egli era il più saggio perché sapeva di non sapere (principio della sapienza)
Metodo Socratico
Metodo di insegnare interrogando.
Menone tema della virtù e della sua insegnabilità (Socrate chiede a Menone il concetto di virtù, egli gli propone solo esempi di virtuosità)
Vi sono due momenti successivi : quello dell’ironia e quello della maieutica.
- L’ironia consiste nel far accorgere l’interlocutore che ha solo delle opinioni approssimative, dalle quali conviene liberarsi prima di procedere a ricercare la verità (momento negativo)
- La maieutica, l’arte di far nascere la verità (momento positivo)
Socrate è convinto che la verità si trova dentro di noi, bisogna solo cercarla per trarla alla luce.
La funzione del maestro è aiutare il discepolo a pervenire da solo la verità, dopo averne stimolato la curiosità e la ricerca.
Certe volte l’ironia socratica è più sottile, altre è più pesante.
Socrate è chi si pone al servizio dell’allievo per farlo maturare, per renderlo migliore e più capace di essere uomo.
Il concetto
I sofisti (“sapienti” solo in apparenza) insegnavano la tecnica del successo.
Socrate insegna a cercare in profondità, nella propria anima, la risposta agli interrogativi morali fondamentali e la vera scienza.
Egli ha intuito che la conoscenza vera sta nel possesso di concetti universali e che, quando li possediamo con chiarezza, siamo anche in grado di esprimere la definizione.
Quindi il concetto è il termine mentale che corrisponde all’essenza della realtà; la definizione ne è l’espressione verbale.
PLATONE (428-7 a.C – 347-6 a.C)
La vita
Grande figura di filosofo allievo di Socrate.
Ebbe sempre un grande interesse per la vita politica , ma fu distolto dal prendervi parte dalle travagliate vicende della città.
Platone pensava che uno stato migliore si sarebbe potuto avere soltanto quando i governanti fossero diventati filosofi o i filosofi stessi si fossero posti a governare.
*(Siracusa)
Fondò ad Atene l’accademia.
Dopo un ultimo viaggio a Siracusa dove sfuggì alla morte solo grazie all’aiuto dell’amico Archita, ritornò definitivamente ad Atene, dove rimase alla direzione dell’Accademia sino alla sua morte.
L’Accademia
Platone istituì la scuola avendo presente il modello pitagorico, ma l’accademia ebbe un carattere più aperto sia alla partecipazione di persone estranee alla scuola sia a i più diversi temi di discussione.
Ebbe anch’essa aspetto religioso, di associazione devota al culto delle Muse, ma le pratiche di questo culto avevano un carattere pubblico, cittadino, non misterico.
L’accademia è il primo esempio nell’antichità, di lavoro di ricerca svolto secondo diverse specializzazioni.
L’intento dell’accademia era quello di formare una nuova generazione di politici-filosofi, che sapessero con buone leggi, riformare la realtà politica del tempo seguendo un modello ideale.
I dialoghi
L’apologia, monologo in prima persona, tenuto da Socrate davanti ai giudici, in luogo di difesa.
Dialoghi Giovanili (cioè quelli più direttamente influenzati dalla figura di Socrate maestro)
- Critone, sull’obbedienza alle leggi, non giudicare secondo le opinioni comuni degli uomini, ma soltanto servendosi della ragione, regolandosi secondo coscienza.
- Eutifrone, dove, ironia e maieutica hanno il loro più evidente dispiegamento.
- Protagora e Gorgia, dove si evidenzia il contrasto tra i sofisti (che mirano al pratico e insegnano tante cose) e Socrate (al quale non interessa l’aspetto tecnico dell’insegnamento, bensì la sapienza, che è l’equivalente di virtù).
- Menone, nel quale viene trattato il tema della virtù e della sua insegnabilità(già si manifesta il punto di vista di Platone).
Dialoghi della Maturità (dalla fondazione dell’Accademia in poi)
- Simposio, sulla definizione dell’amore.
- Fedone, sull’immortalità dell’anima(con la descrizione degli ultimi istanti di Socrate).
- Repubblica, grande sintesi del pensiero di Platone e soprattutto del suo disegno politico-pedagogico.
Dialoghi Dialettici (quando Platone è sulla cinquantina ☺)
Fedro, Parmenide e Teeteto, chiamati “dialettici” perché Platone sottopone la propria dottrina alle obbiezioni più forti che i suoi avversari potrebbero rivolgerle e lascia incerta la conclusione della disputa.
Dialoghi della Vecchiaia
- Sofista, prosecuzione del Teeteto sul tema della scienza.
- Timeo, in cui si trova la cosmologia di Platone.
- Leggi, in cui apporta modifiche all’ideal politico della Repubblica, per adattarlo alla realtà umana.
Il Conoscere Come Ricordare
Socrate aveva esortato ciascuno a ricercare dentro di sé la verità (“conosci te stesso”).
Nel Menone Platone ripropone il problema della verità, sostenendo che sarebbe impensabile che noi cercassimo qualcosa se già in qualche modo non la conoscessimo e qualora la trovassimo,non saremmo neppure in grado di riconoscerla. Quindi noi abbiamo già un presentimento di ciò che cerchiamo, solo che ci rimane confuso finché non lo liberiamo dalle opinioni che ce lo nascondono.
Il conoscere non è altro che ricordare quella verità che in altra vita la nostra anima ha già contemplato in un mondo superiore,quello delle “realtà in se”, il mondo delle idee.
Per Platone è impossibile che i concetti o idee universali, immutabili, eterne vengano ricavate dalla conoscenza sensibile, che è individuale, particolare e mutevole.

“La conoscenza delle essenze immutabili ed eterne ci proviene dalla realtà superiore delle idee, modello di tutte le cose sensibili”
Di fatti nel Fedone, uno degli argomenti in appoggio all’immoralità dell’anima è appunto quello della sua somiglianza con le idee eterne e immutabili.
Nel Simposio il filosofo è presentato come colui che aspira a superare la realtà corporea per raggiungere la visione delle idee. Esistono quindi due mondi contrapposti : il mondo materiale e sensibile e il mondo delle Idee.
Anche nell’uomo esiste un contrasto tra la sua realtà fisica, che limita gli slanci dell’anima, e il suo spirito che è di origine superiore.
La Condizione dell’Anima
Nella Repubblica la condizione dell’anima prigioniera nel corpo è rappresentata con il mito della caverna:
essa è come uno schiavo incatenato alla nascita in una caverna e che volta le spalle all’imboccatura della stessa; sul fondo della caverna si disegnano le ombre della realtà che sta di fuori e che l’uomo scambia per la vera realtà. Così l’anima, unita al corpo scambia per reali le immagini sensibili; ma se l’uomo della caverna, riesce a guardare una sola volta l’esterno, e se l’anima prigioniera riesce a sollevarsi sopra le apparenze, allora si renderà manifesta la verità e non potrà esservi più inganno.
Nel Fedro Platone risponde alla domanda, come mai l’anima si trova in una situazione di svantaggio, come mai sia “caduta in basso”. Lo spiega con il mito della Biga alata:
l’anima è come un cocchio alato guidato dall’auriga(la ragione), condotto da due cavalli, uno bianco e generoso, l’altro nero, ribelle alla guida. Le anime-cocchio vanno per i cieli(iperuranio) contemplando la realtà ideale, finché il cavallo nero non prende la mano all’auriga e trascina il cocchio verso il basso, facendogli perdere le ali. Così l’anima si incarna in un corpo e passa per vari corpi fino a rendersi degna d’essere reintegrata nella primitiva posizione. Il riscatto è operato dall’amore della sapienza, ossia dalla filosofia.
“Chi è sapiente chi si sforza di conoscere la verità, è anche virtuoso;il malvagio è semplicemente ignorante, non conosce il vero bene.”
Platine suggerisce una vita ascetica ovvero il superamento di tutto ciò che è materiale e sensibile per vivere soltanto secondo ragione.
Nella Repubblica e nel Fedro viene rivelato che ci sono tre tendenze nell’uomo:
1. Anima Concupiscibile, il richiamo verso il possesso di beni concreti e materiali (il cavallo nero che trascina verso la terra).
2. Anima Irascibile, come dire l’aggressività (in senso buono), la tendenza ad affermarsi.
3. Anima Razionale, l’aspirazione a conoscere la verità e a vivere secondo i valori eterni, dominando le passioni.
L’uomo è veramente degno quando l’anima razionale prevale sulle altre, le controlla e le guida.
La concupiscenza è tenuta a freno, e si realizza la virtù della temperanza; l’anima irascibile serve l’uomo, realizzando la virtù della fortezza e l’anima razionale è libera di sollevarsi dal mondo sensibile e di realizzare la virtù della sapienza.
Giustizia
Se le varie tendenze dell’uomo armonizzano, ben dirette dalla ragione, si consegue quella che secondo Platone, è la somma di tutte le virtù: la giustizia.
Essere giusti significa non solo dare a ciascuno ciò che gli è dovuto, ma attribuire a ogni cosa il suo giusto valore: la giustizia si realizza praticando qualunque virtù.
Ordinamento dello Stato
Nella repubblica vengono distinte tre classi di cittadini.
- Classe inferiore, perché più sollecita dei beni materiali, commercianti, artigiani contadini, il cui compito è provvedere al sostentamento economico dello stato;
- Classe intermedia, guerrieri, provvedono alla difesa (la direzione della Repubblica spetta ai sapienti o filosofi);
- Filosofi, più si sono applicati alla conoscenza della realtà ideale, possono quindi governare con giustizia;
Utopia&Aristocrazia
La concezione politica di Platone è utopistica(irrealizzabile concretamente) sebbene si ispiri ad un disegno di perfetta razionalità.
Eliminazione della proprietà privata (per le classi più elevate), sostituita dalla comunione di tutti i beni (comunismo), abolizione della famiglia (lo stato dovrebbe consigliare unioni più adatte per procreare una specie eletta). Nelle affermazioni più estreme, la politica di Platone appare ispirata al modello spartano, un disegno aristocratico, dove però l’aristocrazia di sangue è sostituita con l’aristocrazia dell’intelligenza e del merito.

Linee Generali dell’Educazione
La funzione principale dello stato è di educare i cittadini,
“l’educazione consiste nel formare l’uomo alla virtù sin dalla prima giovinezza, ispirandogli il desiderio di divenire cittadino perfetto, tale da saper comandare e obbedire secondo giustizia.”
Nelle Leggi rifiuta, per la sua unilateralità, l’educazione spartana, che si preoccupa soltanto di irrobustire il corpo e di indurire l’animo, facendogli rifiutare anche i piaceri più leciti.
L’educazione alla musica, riguarda lo spirito, il fine dell’insegnamento musicale è di
“educare l’anima ad amare il bello e il buono”.
Secondo Platone, non tutta la poesia è accettabile, non certo quella di Omero, in quanto presenta un’immagine della divinità e degli eroi falsa e distorta. Non è concepibile che gli Dei covino rancori e vendette, o che un eroe come Achille pianga e si lamenti senza dignità, non è accettabile una presentazione dell’Ade come luogo tenebroso e di pena, nel quale i morti vagano come larve immemori. Platone conclude dicendo che i poeti bisognerebbe “costringerli a intessere nelle loro poesie immagini di un onesto comune”.
La ginnastica, a Platone non interessa l’aspetto atletico o agonistico della disciplina, anche in essa deve prevalere l’aspetto educativo dello spirito su quello puramente fisico.
L’educazione fisica comincia nel grembo materno: durante la gestazione è bene che si faccia molto movimento, e il bambino appena nato deve potersi muovere liberamente e non essere costretto in fasce.
Fa inoltre parte dell’educazione fisica, l’abitudine a cibi semplici e sani e alla moderazione nel bere.
“La semplicità della musica genera nelle anime temperanza, così la semplicità della ginnastica genera nel corpo salute”.
Nessuno dev’essere escluso dall’educazione, non vi chiusura di classe nello stato giusto: le donne devono essere educate al pari degli uomini, nella musica e nella ginnastica, compresi gli esercizi preliminari. La donna, infatti, è chiamata da natura a tutte le funzioni come l’uomo, soltanto che in tutte la donna è più debole dell’uomo.
Periodi e Gradi dell’Educazione
Dai 3 ai 6 Anni → sono previsti delle specie di giardini d’infanzia in cui maschi e femmine crescono insieme giocando, sotto l’assistenza delle nutrici e il controllo di donne elette a questo compito. Platone si preoccupa che il bambino cresca sereno, il meno possibile soggetto a dolori, paure o emozioni di qualsiasi genere. Non deve essere punito duramente altrimenti si avrà un carattere ribello; al contrario il castigo va inflitto quando occorre altrimenti avrà un carattere fiacco.
Dopo i 6 Anni → comincia nelle scuole pubbliche l’educazione alla ginnastica e alla musica; maschi e femmine vengono separati e con maestri distinti, ma la loro preparazione è simile.
Dai 10 ai 13 Anni → l’insegnamento della grammatica, bandite le composizioni poetiche “volgari e sdolcinate” per lasciare posto a quelle che ispirano alla “prudenza e al nobile sentire”. Da evitare anche le tragedie.
“la realtà sensibile è copia del mondo delle idee e la maggior parte delle forme artistiche è imitazione di ciò che accade nel mondo sensibile, essa è copia di secondo grado, quindi allontana sempre di più dalla verità.”
Oltre alle materie umanistiche vi sono, la scienza dei numeri, la geometria e l’astronomia (che dovrebbero essere apprese da tutti per il loro innegabile valore pratico).
A 16 anni si può considerare conclusa l’educazione comune, oltre a questa età comincia la vera selezione dei guerrieri e dei filosofi. Fatta attraverso severi studi di aritmetica, geometria e astronomia; sono destinati a questi studi supplementari coloro che hanno l’intelligenza più acuta, ma nessuno viene obbligato perché “l’uomo nulla deve apprendere da schiavo”
Tali discipline permettono a coloro che saranno alla guida delle città di “uscire dal mondo del divenire”, e raggiungere, attraverso l’astrazione, il mondo delle “pure essenze”.
Dai 18 ai 20 Anni → un intensificarsi della preparazione ginnico-militare (com’è in uso nell’efebia).
Poi riprendono i rigorosi studi scientifici per i futuri filosofi come preparazione alla dialettica (filosofia vera e propria che sa cogliere l’essenza di ogni cosa, quindi la verità stessa.).
Per la dialettica viene operata un ulteriore scelta tra gli scelti.
Bisogna farne buon uso, che ci porti progressivamente a raggiungere la chiarezza della verità, e non coltivata per il gusto di contraddire e per giungere a non credere più a nulla.
Dopo 5 anni di questo esercizio, saranno in grado di reggere cariche minori, facendo ancora 15 anni di tirocinio politico.
Soltanto a 50anni termina la formazione del saggio filosofo reggitore di stato.
ARISTOTELE (384 a.c. – 322 a.c.)
Vita
Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.c.
A 17 anni entrò nell’accademia di Platone, nel periodo più fervido di discussioni, più aperto ad una molteplicità di problemi (a . 368/67).
Rimase nell’accademia per 20anni e non lasciò Atene fin dopo la morte del Maestro.
L’influenza del Platonismo su di lui si fa sentire decisamente in alcune sue prime opere, delle quali sono rimasti frammenti o testimonianze.
L’Eudemo (dialogo scritto sui 30anni), Eudemo è un suo condiscepolo, che, essendo malato, fa il sogno profetico che dopo 5anni tornerà in patri; in effetti egli, partecipando alla guerra di Siracusa muore, proprio 5anni dopo il sogno, e il fatto viene interpretato Platonicamente, come un “ritorno” nella patria celeste.
Testo Proteptico(= discorso esortativo) dove Aristotele esorta alla filosofia. Tale discorso è in polemica con la scuola di Isocrate, che si preoccupa di far acquisire una scienza unicamente utilitaria: la ricerca disinteressata della verità è il piacere più alto e più degno.
Nel 342 Aristotele accetta l’invito a recarsi presso la corte, in qualità di precettore del figlio di Filippo re di Macedonia, il futuro Alessandro Magno.
Come maestro di Alessandro seppe ispirargli tanto rispetto e ammirazione per la cultura greca che egli, nella sua rapida conquista, darà u contributo decisivo al processo di ellenizzazione dell’oriente.
Organizzazione del Liceo
Nel 335 Aristotele torna ad Atene e fonda la sua scuola, il Liceo (così chiamata per la vicinanza del tempietto dedicato ad Apollo Licio) detta anche peripatetica , luogo di passeggio, quali erano il porticato e il giardino annessi alla scuola e al tempio.
È considerato il primo vero istituto scientifico dell’antichità, si avvaleva di un lavoro in collaborazione tra Maestro e discepolo. Vi erano coltivate tutte le scienze, ma anche poesia, musica, geografia fisica, diritto costituzionale e retorica.
Importante la presenza nel Liceo di una cospicua biblioteca, di raccolte di fossili e altro, come primo esempio di museo.
Nel 323 a.C. moriva Alessandro Mago. In Atene risorse il partito antimacedone, Aristotele fu preso di mira e accusato di empietà. Il filosofo non volle offrire agli ateniesi l’occasione di commettere un altro assassinio legale, e si ritirò a Calcide, dove morì l’anno successivo, nel 322.
Opere aristoteliche
Scritti di Logica, che riguardano il modo corretto di strutturarsi del pensiero nelle sue formulazioni, nelle sue formulazioni concrete (“pensiero pensato”) e che studiano : le “categorie”, cioè i modi dei quali si serve l’intelligenza per applicare un predicato a un soggetto; i “primi principi”, ai quali non si può contravvenire nel discorso, pena l’illogicità; la struttura del giudizio e del ragionamento.
Questi scritti prendono il nome di “Organon” (strumento del pensiero).
Poi le opere di Fisica, tutti gli studi scientifici dell’astronomia alla zoologia e alla psicologia. La concezione astronomica aristotelica (che considerava la terra centro dell’universo e si basava su presupposti indimostrati) data la mancanza di strumenti per una verifica, è la parte più debole di tutto l’aristotelismo ed è un grave inconveniente il fatto che l’epoca moderna, dopo l’avvento del sistema copernicano, abbia gettato a mare il pensiero di Aristotele.
La Metafisica, gli scritti che Aristotele indicava come “filosofia prima”, ovvero la definizione dell’essere in quanto tale, anteriormente a ogni successiva distinzione.
La Metafisica ha tra i suoi argomenti la teologia, cioè il discorso intorno a Dio.
Infine le opere di Etica, Politica, Economia, Poetica(sull’arte) e Retorica.
Superamento del Platonismo

Il pensiero aristotelico si differenzia da quello platonico, ha una maggiore accentuazione dell’interesse per le scienza naturali, per il sensibile e il concreto.
Secondo Aristotele le idee sarebbero non solo modello, ma “causa” delle realtà sensibile. Il rapporto tra idee e realtà, tra universale e individuale aveva sempre costituito problema per Platone e le soluzioni prospettate erano più di una : la realtà è copia o imitazione delle idee (un artefice divino, il Demiurgo, ha foggiato la materia su tale modello); la realtà partecipa delle idee (in questo caso il rapporto sarebbe più stretto)
Per Aristotele la stessa realtà sensibile incarna l’idea : ogni realtà individuale è espressione concreta di qualche cosa di universale, di un essenza che è comune a tutti gli oggetti della stessa specie.
Aristotele aveva ragione di dire che le idee non possono essere “causa” della realtà. La vera conoscenza è quella che attinge la realtà nel suo aspetto universale.
Metafisica
Aristotele ha notato che i continui mutamenti che si verificano nella realtà non avvengono a caso, ma seguono delle costanti prescritte dalla stessa natura delle cose.
Per Aristotele ogni divenire rappresenta un passaggio dalla potenza all’atto.
Ciò riguarda anche i mutamenti che si verificano nell’uomo e nella sua psiche : il bambino è in potenza l’uomo di domani; l’adulto è l’uomo in atto. Se acquisisco una nozione, passo all’attuazione di quella conoscenza; se realizzo un’opera qualsiasi che avevo in mente, porto all’atto ciò che prima ero in potenza di fare.
Spiega l’eterno problema dell’essere e del divenire : la realtà è, ma non in modo assoluto, comincia ad essere e si trasforma e cessa anche di essere.
Ogni divenire si verifica soltanto se c’è qualcosa che è già in atto per quell’aspetto e che promuove il divenire stesso.
Dio Aristotele lo chiama Motore Immobile dell’Universo, la sua “immobilità” è intesa come la somma di tutte le perfezioni : Dio non diviene perché è l’Essere perfettissimo, soltanto Atto e non potenza; a Lui nulla si può aggiungere, né può perdere qualche aspetto della sua perfezione.
Dio è non solo Causa Efficiente Prima (cioè quella che muove tutta la realtà) ma anche Causa Formale, cioè quella che da forma alle cose, conferendo insieme la loro natura essenziale (le idee di Platone) e le caratteristiche individuali.
Dio è anche Causa Finale dell’universo : tutto nella realtà ha un fine, la natura è come una scala di fini, per cui si va dal mondo minerale al vegetale, dal vegetale all’animale, su fino all’uomo; ma Dio rappresenta il fine ultimo verso il quale converge ogni realtà.
Aristotele non ha perduto la percezione del “soprasensibile”. Un solo limite ha la concezione di Dio in Aristotele: Dio non è Causa Materiale, non è creatore, la Materia è un principio costerno a Dio, non dipende da lui per la sua esistenza, ma ne riceve soltanto la forma.
Concezione dell’Uomo
Per Aristotele l’uomo non è soltanto anima, ma una sostanza composta di anima e corpo che stanno tra loro come la forma e la materia di qualsiasi altra sostanza.
Considera l’anima il principio intelligibile che contemporaneamente spiega la vita vegetativa, la vita sensitiva e la vita razionale.
• Vita Vegetativa, l’uomo cresce, si nutre genera altri esseri simili a lui;
• Vita Sensitiva, percepisce sensazioni, avverte piacere e dolore, ha inclinazioni e movimenti spontanei, ma per la sua intelligenza ha in più la capacità della conoscenza intellettuale e della volontà libera.
Gerarchia di fini : gli esseri inferiori servono agli esseri superiori; l’uomo è l’essere più alto e più perfetto, che riassume in se e trascende (=supera) le caratteristiche di tutto ciò che gli è inferiore.
La conoscenza umana è attiva, riesce a formulare concetti, giudizi, ragionamenti;la vita pratica dell’uomo non è soltanto un insieme di riflessi e di azioni istintive, ma un succedersi coordinato di atti intelligenti, consapevoli, non necessitati ma liberi.
C’è qualcosa di divino nell’anima, l’intelletto agente, la parte attiva dell’intelligenza, quella che astrae i concetti; è questa parte dell’anima che può sopravvivere alla corruzione del corpo con tutta l’anima come principio di vita.
Pensiero Etico
In virtù della sua intelligenza l’uomo è un soggetto morale.
L’uomo opera per il raggiungimento di un bene riconosciuto come tale e consapevolmente voluto; egli soltanto mira liberamente all’attuazione del proprio fine ed è responsabile del risultato.
L’uomo non è soltanto animale, la sua caratteristica distintiva è di essere ragionevole, quindi il suo bene consisterà soprattutto nello sviluppo pieno delle sue possibilità razionali.
Aristotele distingue tra virtù dianoetiche, proprie dell’attività razionale, e virtù etiche o pratiche.
La Virtù non è qualcosa di innato nell’uomo, ma è come una seconda natura che si acquista gradualmente con l’esercizio, ripetendo atti virtuosi : richiede sforzo e costanza.
L’uomo è virtuoso quando la ragione regola gli elementi emotivi e passionali della vita, Aristotele chiama prudenza, questa virtù di contemperare le tendenze estreme.
La virtù sta nel giusto mezzo fra un eccesso e il suo opposto, il giusto mezzo va determinato di volta in volta, alla luce delle circostanze.
Queste idee sulla morale vengono esposte prevalentemente in due opere : l’Etica a Eudèmo e l’Etica a Nicòmaco, l’una dedicata a un discepolo, l’altra al figlio. Forniscono elementi importanti per determinare il pensiero di Aristotele sull’educazione, per il filosofo questa soprattutto nell’educazione morale.

Politica ed Educazione
L’uomo è per natura un animale politico deve vivere e comunicare con gli altri per perfezionare se stesso.
Non vi è una forma di stato perfetto : la monarchia (governo di uno solo), l’aristocrazia (governo dei migliori), la politìa o democrazia (governo di molti).
Lo stato serve al bene di tutti i cittadini e non agli interessi di chi governa, in tal caso avremmo la degenerazione delle forme di governo : la tirannide, l’oligarchia, la demagogia.
Per Aristotele l’educazione spetta allo Stato. Le leggi stesse devono tendere a far acquistare agli uomini quelle buone abitudini nelle quali consiste la virtù.
L’educazione di Stato avrebbe inizio a 7 anni in due cicli : dai 7 ai 14 e dai 14 ai 21 anni.
Le materie di insegnamento sono le seguenti : grammatica, ginnastica, musica e disegno.
Le materie letterarie prevalgono in maniera determinante, sono base indispensabile dell’educazione intellettuale, che ha il compito di portare gradualmente a quella contemplazione della verità, in cui consiste la suprema felicità dell’uomo.
La ginnastica al secondo posto, praticata a scopo educativo non deve proporsi ambiziosi obbiettivi atletici.
Accanto alla musica vi è il disegno che doveva già essere compreso nei programmi di alcune scuole del tempo.
La tragedia avrebbe un effetto catartico sugli spettatori, che partecipando alle vicende rappresentate sulla scena, si libererebbero delle proprie passioni.
La pedagogia di Aristotele non fa distinzione di classi fra i cittadini : l’educazione rimane agli uomini liberi.
La pedagogia di Aristotele si conforma alla tradizione educativa greca, senza apportarvi sostanziali modifiche.

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