TESINA ITC

Materie:Tesina
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Testo

Inglese
1900-38: THE AGE OF WAR
When Queen Victoria died in 1901,Britain was still the greatest world power.But in 1914 the country entered World War I and when the war finished in 1918, the country lost its position as the world’s greatest trading nation.
Industries which had brought wealth in the 19th century declined; coal was partly replaced by electricity and oil and new industries began to be developed by nations like the USA an Asian countries, which became rivals in trade. As a result, exports declined and unemployment rose, reaching three millions in 1933.
Recovery did not really come about until 1936 when Britain began to rearm, but in 1938 there were still around 1.8 million people without work.Although there was great unemployment in the years between 1918-1938,the standard of living generally improved. Houses to buy or rent were cheap and better transport was available. Women had more freedom and more opportunity to work and in this period they were granted the right to vote.
WOMEN FIGHT FOR RIGHTS
In 1903 Emmeline and Christabel Pankhurst set up the Women’s Social and Political Union.They campaigned with other women for more rights,in particular the right to vote. They were know as Suffragettes. It was a long struggle and some of them went to prison for their political ideas, but in 1919 women over the age of 30 were finally given the vote. In 1928 the age was lowered to 21,the same as for men.
Storia
L ’ E T A ’ G I O L I T T I A N A
Nel 1900 l'assassinio del re Umberto I chiudeva un periodo drammatico per l'Italia. Già due anni prima della morte del re, l'allora primo ministro generale, Pelloux propose alla camera una serie di leggi che limitavano le libertà costituzionali sancite dallo Statuto Albertino, ma le leggi liberticide non passarono. Il governo ritirò i provvedimenti e, deposto Pelloux, fu eletto Saracco come ministro.
Il nuovo re Vittorio Emanuele III, figlio di Umberto I, preferì adottare la più rigida legalità costituzionale. Nel 1901 salì al governo Giuseppe Zanardelli che, d'accordo col ministro degli interni Giovanni Giolitti, lasciò cadere il progetto delle leggi eccezionali, concesse un’amnistia ai condannati politici, ristabilì la libertà d’associazione, di propaganda e di sciopero.
Nel 1903 col ritiro per malattia di Zanardelli, il re affidò l'incarico di formare il governo a Giolitti, che mantenne la carica di presidente del consiglio per circa dieci anni, questo periodo venne chiamato Età Giolittiana. Il nuovo ministro del Consiglio si adoperò subito in campo sociale: provò ad unire gli interessi di proletariato e borghesia proponendo leggi che tutelavano i proletari e che favorivano la nascente industria. Concesse un'ampia libertà di sciopero, fece leggi a tutela degli anziani lavoratori, degli invalidi, degli infortunati, delle donne e dei bambini che lavoravano, estese l'istruzione obbligatoria fino a 12 anni, in seguito stabilì il riposo settimanale, istituì infine anche una certa indennità parlamentare,cioè un compenso ai deputati per le spese che sostenevano per poter svolgere il proprio compito in Parlamento.
Anche in campo finanziario Giolitti ottenne successo: favorendo migliori retribuzioni contribuì a determinare una vasta richiesta di beni di consumo sul mercato e un conseguente aumento della produzione; l'economia nazionale si risanò e ci fu un notevole incremento delle entrate dello Stato. Gli accresciuti depositi dello stato permisero il finanziamento di numerose imprese nel settore industriale e agricolo. Il reddito annuo di quest'ultimo salì vertiginosamente, come anche l'industria meccanica che ottenne un incredibile sviluppo insieme all'industria chimica, tessile e alimentare. L'industria automobilistica trovò la sua maggiore espressione nella FIAT,fondata a Torino da Giovanni Agnelli nel 1899, nel 1900 vide una produzione annua di 6 vetture mentre in pochi anni la produzione salì fino ad arrivare a 1380 vetture; l'industria della gomma,sorta a Milano nel 1872grazie a Gian Battista Pirelli,che negli ultimi anni dell’800 aveva importato e lavorato 413 quintali di caucciù e nel 1914 arrivò ai 35000 quintali; quella idroelettrica e quella dei lavori pubblici incrementarono le loro produzioni. Molta importanza assunse la rete stradale ferroviaria nell’apertura del Traforo del Sempione e nell’inizio dei lavori per l’acquedotto pugliese. Non va dimenticato che il governo di Giolitti non seppe comunque porre rimedio a diversi problemi quali: il tasso d’analfabetizzazione era molto alto,morivano molte persone per la tubercolosi; pose però un rimedio quasi definitivo alla malaria che dal 31% arrivò ad un tasso di mortalità del 2% della popolazione; nel 1912 Giolitti creò l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA) per porre rimedio alle varie speculazioni già in atto. Una legge fondamentale fu quella per l’estensione del suffragio che prevedeva di dare larga partecipazione politica alle classi; con il suffragio universale si voleva avere una trasformazione sociale. La nuova legge approvata il 30 giugno 1912 estendeva il diritto di voto a tutti i cittadini di sesso maschile e di anni 21 se alfabeti e con servizio militare adempito,di anni 31 se analfabeti e non chiamati sotto le armi.
Le azioni politiche di Giolitti non furono comunque esenti da critiche nonostante il loro beneficio; in particolare. Egli fu accusato di aver utilizzato qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi scopi; il portavoce di queste accuse fu Gaetano Savemini.
Nonostante queste polemiche il ministro riuscì a raggiungere i suoi scopi; per mantenere il suo programma di progresso moderato non tardò a proporre accordi al Partito Socialista che però non ottennero l'esito desiderato; ma nel 1904, dopo il primo sciopero generale in Italia e con le successive nuove elezioni, l'estrema sinistra si indebolì pertanto non mancò un deciso riavvicinamento del Partito Socialista (P.S.). alla politica di Giolitti il quale comprese pure la necessità di un riavvicinamento alla Chiesa cattolica che non tardò: Pio X, infatti, permise la partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche. Ma ciò non bastò a Giolitti che nel 1913 stipulò col conte Vincenzo Ottorino Gentiloni un accordo segreto nel quale i cattolici si impegnavano a sostenere l'elezione dei deputati liberali in cambio di una politica non più anticlericale. I più sensibili a tale opera di riconciliazione tra laicità e Chiesa furono don Romolo Murri, che fondò il movimento Democrazia Cristiana cercando di riunire dottrina sociale e della Chiesa, ma con questo ottenne solo la scomunica; un altro sacerdote fu Luigi Sturzo secondo il quale era necessario la presenza di un partito laico-cristiano autonomo dall'autorità ecclesiastica; in fine ci fu un movimento sindacale di ispirazione cattolica, legato a Guido Miglioli e alle sue “leghe bianche”.
Con Giolitti si trasformò anche la politica estera, egli cercò, infatti, di ristabilire dei buoni rapporti con l'Inghilterra e la Francia. Fra i più convinti che l'intervento in Africa fosse inevitabile c'erano gli esponenti di un nuovo movimento politico: il nazionalismo. Maggior sostenitore di tale movimento era Enrico Corradini. Giolitti finì col convincersi che con l'invasione del Marocco da parte della Francia, l'unico modo per garantire un certo equilibrio europeo fosse quello di occupare territori nell'Africa Meridionale. Le azioni che seguirono finirono per indebolire sempre più la Triplice Alleanza rafforzando però la posizione italiana. Stabile politicamente e socialmente grazie all'opera di Giolitti, nel 1911 l'Italia, dichiarò guerra alla Turchia e, comandata dal generale Carlo Caneva, occupò rapidamente tutta la fascia costiera e nonostante un'ardua resistenza anche le zone più interne; via mare inoltre, il comandante Enrico Millo, con un corpo di spedizione, occupo il Dodecanneso (= dodici isole) costringendo il governo turco alla pace di Losanna nel 1912 dove la Turchia riconosceva all'Italia la Tripolitania e la Cirenaica. L'occupazione della Libia però non fu molto vantaggiosa, infatti, risultò essere un territorio prevalentemente desertico e l'unica risorsa disponibile, il petrolio, fu scoperta solo nel 1952.
Dal punto di vista politico però la vittoria fu il pomo della discordia per tutti: nei partiti dello schieramento nazionalista contribuì ad esaltare le idee rivoluzionarie di molti fomentando rivolte e sommosse, mentre in campo socialista avvenne una vera e propria spaccatura. Con tutto ciò, e nonostante l'alleanza scaturita dal patto Gentiloni, il governo di Giolitti si indebolì a tal punto che egli preferì cedere il suo posto ad Antonio Salandra convinto che in seguito sarebbe riuscito a riprenderlo. I suoi calcoli però non furono esatti, di lì a poco il governo Salandra si trovò in difficoltà e nonostante l'ardua protesta dello sciopero generale su base nazionale il tutto passò in secondo piano per l'avvenire del primo conflitto mondiale.
P R I M A G U E R R A M O N D I A L E
Cause Prima Guerra Mondiale:
• QUESTIONE BALCANICA: nella penisola balcanica, le grandi potenze erano responsabili di causare costantemente una certa instabilità, in quanto cercavano di approfittare, ciascuna per proprio conto, dalla crisi dell’impero turco e de nazionalismo dei popoli balcani.
• CONCORRENZA AUSTRO-RUSSA NEI BALCANI: la Serbia fungeva da nucleo di attrazione delle varie nazionalità slave della penisola balcanica che si opponevano alla penetrazione austriaca nei balcani, più favorevoli invece alla Russia, alla quale si sentivano accomunate dall’origine etnica slava e dalla religione ortodossa.
• RIVALITA’ TRA INGHILTERRA E GERMANIA: a causa dello sviluppo industriale che rappresentava una seria minaccia per i prodotti industriali inglesi. Lo stesso militarismo tedesco che si basava su un programma che mirava ad armare una grande flotta. Ciò costringeva l’Inghilterra a sforzi notevoli per conservare la propria superiorità sui mari. Il militarismo tedesco costringeva l’Inghilterra a eliminare notevoli risorse dallo sviluppo economico per tenere il passo della crescita gigantesca dell’armamento germanico, tanto che fu costretta a introdurre la leva militare obbligatoria che andava contro lo spirito delle sue tradizioni liberali. Inoltre, la Germania metteva in pericolo anche il primario economico dell’Inghilterra nel mondo.
• RIVALITA’ TRA FRANCIA E GERMANIA a proposito dell’Alsazia e della Lorena che la Germania aveva tolto alla Francia nella guerra del 1870. C’era quindi in Francia un desiderio di rivincita, coltivato soprattutto dagli ambienti militari, desiderosi di vendicarsi.
• CONTRASTO TRA AUSTRIA E ITALIA a proposito di Trento e Trieste, le terre irredenti, necessarie al completamento dell’unificazione politica del nostro Paese.
• L’IMPERIALISMO ossia quella fase di aggressività nei confronti dei mercanti esterni, allo scopo, per ogni paese imperialista, sia di controllare le fonti di approvvigionamento delle materie prime sia di garantirsi gli sbocchi per i propri manufatti e per i propri capitali.
Queste furono le cause più profonde, tuttavia, la scintilla che fece scoppiare il conflitto si ebbe il 28 giugno 1914 quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, a Sarajevo, in Bosnia, fu assassinato da uno studente bosniaco, Gavrilo Princip. L’attentato fu il pretesto per l’Austria per umiliare la Serbia, ritenuta la responsabile dell’attentato. Per questo l’Austria inviò alla Serbia un ultimatum che quest’ultima respinse, per cui seguì la dichiarazione di guerra (28 luglio 1914), cui fecero seguito le rispettive alleanze: TRIPLICE INTESA tra Francia, Inghilterra e Russia e TRIPLICE ALLEANZA tra Germania, Austria ed Italia(dal 1882).
In seguito alla dichiarazione di guerra da parte dell’Austria alla Serbia, per reazione, Russia e Francia decretarono la mobilitazione generale, cui la Germania rispose con una duplice dichiarazione di guerra(agosto 1914).
EVOLUZIONE
PRIMO ANNO DI GUERRA
Obiettivo della Germania era quello di fare una guerra lampo: cioè attaccare la Francia e schiacciarla in pochi giorni prima che le potesse venire in aiuto l’Inghilterra. Successivamente, la Germania avrebbe spostato il suo esercito nella parte orientale, attaccando la Russia, in collaborazione con l’Austria-Ungheria.
Per fare questo la Germania doveva passare per il Belgio ed entrare in Francia, ma il re belga glielo impedì e allora la Germania invase il Belgio,nonostante la sua neutralità. Questo fatto provocò l’intervento in guerra dell’Inghilterra contro la Germania e l’Austria. Questo permise all’esercito francese, guidato da Joffre di fermare i tedeschi nella battaglia della Marna. Così il piano tedesco di una guerra lampo era fallito.
La guerra si era trasformata da guerra di movimento in guerra di posizione, ossia una guerra che veniva fatta nascondendosi nelle trincee protette da filo spinato.
Sul fronte orientale, i tedeschi sconfiggono i russi. Accanto agli imperi centrali entra la Turchia. Il Giappone, invece, interessato alle colonia tedesche, entrava in guerra accanto all’INTESA.
SECONDO ANNO DI GUERRA (1915)
L’Italia era legata all’Austria dalla TRIPLICE ALLEANZA(1882), che era un’alleanza difensiva ma prevedeva anche che l’Austria non dovesse provocare cambiamenti nella penisola balcanica senza il consenso italiano. Poiché l’Austria non aveva consultato l’Italia, prima di dichiarare guerra alla Serbia, si dichiarò neutrale. Tuttavia, all’interno, il paese si divise tra neutralisti ed interventisti.
Erano Neutralisti (coloro che erano contro la guerra):
• La maggior parte dei cittadini;
• I giolittiani, che ritenevano pericolosa la guerra e pensavano di risolvere i problemi con le trattative;
• Il partito socialista, che vedeva la guerra come un fatto che riguardava solo i capitalisti e non gli operai;
• I cattolici, che tenendo presente le indicazioni del Papa, erano pacifisti.
Erano interventisti (coloro che furono a favore della guerra):
• Gabriele D’Annunzio;
• I liberali di destra, per i quali l’intervento in guerra doveva servire a completare l’unificazione d’Italia;
• I democratici che vedevano nella guerra una possibilità di completare le lotte di indipendenza dall’Austria;
• Mussolini che vedeva nella guerra lo strumento per cambiare completamento lo stato.
La decisione di entrare in guerra fu presa anche perché l’Italia, in base al patto di Londra, avrebbe ottenuto in cambio il Trentino, L’Alto Adige, l’Istria, Gorizia e Trieste. L’Italia entrava in guerra il 24 maggio 1915.
Entrava in guerra in un momento di particolare crisi per le potenze d ‘Intesa. I russi erano stati sconfitti con enormi perdite di uomini e mezzi. La Serbia era stata occupata dagli austriaci e dai bulgari. Era fallita la spedizione franco-inglese nei Dardanelli per piegare la Turchia alla resa. L’esercito italiano era formato da 400 mila uomini di comando del generale Luigi Cadorna. La sua avanzata fu presto fermata dalle fortificazioni austriache delle Alpi e del Carso. Ben presto anche qui la guerra di movimento si trasformò in guerra di posizione.
TERZO ANNO DI GUERRA (1916)
Esso fu in complesso favorevole per l’Intesa.
I tedeschi dopo aver battuto i russi nell’anno precedente, pensarono di sfondare il fronte francese: la Battaglia di Verdun si protrasse per sei mesi, in cui tra francesi e tedeschi fu un vero massacro. Tuttavia, i tedeschi non passarono, anzi gli anglo-francesi iniziarono una controffensiva, la Battaglia delle Somme, che si protrasse, anch’essa, senza risultati.
Per mare si svolse la Battaglia dello Jutland, tra la flotta tedesca e quella inglese. Anche essa ebbe esito incerto. Le perdite inglesi furono forti, ma i tedeschi non osarono più uscire in campo aperto ad affrontare la flotta avversaria.
Sul FRONTE ORIENTALE i russi sconfissero l’esercito austriaco e rioccuparono la Galizia e la Bucovina:fecero un enorme numero di prigionieri. Questo successo russo spinse la Romania a schierarsi a fianco dell’Intesa: purtroppo, attaccata da bulgari ed austro-tedeschi, fu invasa e gran parte occupata.
Sul FRONTE ITALIANO del Trentino, l’Austria preparò una grande offensiva, che chiamò STRAFE-EXPEDITION, cioè spedizione punitiva, come se volesse punire l’Italia per aver abbandonato la Triplice Alleanza. L’attacco austriaco fallì e la controffensiva si concluse con la presa di Gorizia.
ANNO 1917
Il 1917 fu un anno di sciagure per l’Intesa. La Russia cadde in preda alla rivoluzione e abbandonò il conflitto, ciò permise agli Imperi centrali di portare in massa le loro truppe su altri fronti.
Gli austro-tedeschi in una violenta offensiva aprirono una larga breccia a Caporetto, nello schieramento italiano, costringendo così l’esercito ad abbandonare il Carso (tragica ritirata del 24 ottobre).
Il generale Cadorna ordinò la resistenza sul Piave. Intanto il comando dell’esercito fu sostituito da Diaz e al governo salì Vittorio Emanuele Orlando.
Il 1917 fu l’anno di entrata in guerra degli USA, ciò perché i tedeschi avevano affondato un traslatantico inglese, il Lusitania, le cui vittime erano in gran parte americani.
ANNO 1918
Fu questo l’anno decisivo per la guerra. Fallirono l’offensiva scatenata dai tedeschi sulla Marna e quella austriaca sul Piave. Nell’ottobre l’esercito passò alla controffensiva che si concluse con la disfatta austriaca. A novembre Diaz poté annunciare la vittoria dell’Italia e qualche giorno dopo anche la Germania si arrese agli alleati. L’imperatore aveva già lasciato il paese, mentre se era instaurata la repubblica.
Il 19 gennaio 1919 si aprì a Parigi la Conferenza della Pace. Il Presidente degli USA,Wilson, avrebbe voluto che tutti i partecipanti alla conferenza si uniformassero ai 14 punti del suo programma, comprendevano tra l’altro:
• Libertà dei mari;
• Il diritto di autodecisione dei popoli;
• Il rispetto delle nazionalità;
• L’abbattimento delle barriere economiche;
• La condanna dei trattati segreti e della corsa agli armamenti;
• La creazione della società delle nazioni allo scopo di mantenere la pace.
Italiano
I L S I M B O L I S M O
Fu la tendenza più significativa di fine ‘800.
Il simbolismo è un movimento letterario e artistico, nacque in Francia per iniziativa di Jean Moréas, che ne pubblicò il manifesto su "Le Figaro" del 18 settembre del 1886.
Il simbolismo prende lo spunto da uno dei più celebri sonetti di Baudelaire, “Correspondences” (Corrispondenze), in cui il poeta francese scrive che tutte le cose hanno tra di loro un legame misterioso, per cui spesso una ne richiama l'altra, come un profumo o un colore o una musica richiamano ricordi e tempi lontani. Baudelaire venne riconosciuto come il maestro simbolista, più tardi anche Verlaine, Rimbaud, Mallarmè furono riconosciuti come grandi esponenti del simbolismo, anzi rappresentarono l'espressione più alta di questa tendenza.
Per il poeta simbolista la realtà è mistero e la natura si presenta come una foresta di simboli che al poeta spetta di interpretare e svelare con un atto di intuizione-espressione. A tale scopo il poeta simbolista rifiuta la tradizionale logicità del linguaggio e ricorre a tecniche come il simbolo, l’allegoria, l’analogia, la metafora ricercata, la sinestesia. La poesia deve comunicare in forme non pesanti.
Per i simbolisti la realtà non è quella della scienza, della ragione o dell'esperienza, è qualcosa di più profondo e misterioso che può essere inteso soltanto dalla poesia. Per questo la poesia è la rivelazione dell'essenza misteriosa del reale: essa cerca le affinità segrete nelle apparenze sensibili, per cogliere idee primordiali .La natura è rappresentata come una foresta di simboli (da un verso di Baudelaire) tra loro corrispondenti; il mondo è un insieme di simboli che ci parlano in un misterioso linguaggio: né la scienza né la ragione lo possono comprende.
La poesia simbolista ebbe i suoi grandi protagonisti in Rimbaud, Verlaine e Mallarmé; essi influirono in misura determinante sui successivi svolgimenti della poesia europea. In Italia il simbolismo ebbe un'eco indiretto nella poesia di Pascoli e D'Annunzio. Ma fu soprattutto nei primi anni del nuovo secolo che esso fu veramente conosciuto nella pienezza delle sue affermazioni teoriche e delle sue proposte di novità espressiva, influendo così in misura determinante sui futuristi e sui poeti ermetici.
Grande simbolista italiano fu Giovanni Pascoli.
G I O V A N N I P A S C O L I
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna(Forlì),da una piccola borghesia rurale di condizioni abbastanza agiate. Un tragico evento toccò la sua infanzia:il 10 agosto 1867 il padre fu assassinato in circostanze mai chiarite. L'episodio segnò la sensibilità del poeta, che perdette in breve tempo altri familiari: la madre, la sorella maggiore nel 1868, il fratello Luigi nel 1871 e l’altro fratello Giacomo nel 1876. Ricevette una formazione classica, che costituì la base della sua cultura. Nel ’71 dovette lasciare il collegio a causa delle ristrettezze familiari, ma grazie alla generosità di un suo professore poté continuare gli studi a Firenze. Negli anni universitari subì il fascino dell’ideologia socialista, che proprio allora si andava diffondendo. Successivamente si trasferì a Massa. Qui chiamò a vivere con sé le due sorelle, Ida e Mariù, ricostituendo così idealmente quel “nido” familiare che i lutti avevano distrutto. La chiusura gelosa del “nido” familiare e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità psicologica del poeta che cerca la protezione da un mondo esterno, che gli appare pieni di inganni. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido” riproponendo il passato di lutti e di dolori. Dentro di se ha il desiderio di un vero “nido”, dove esercitare una vera funzione di padre, ma il legame con il “nido” infantile spezzato gli rende impossibile la realizzazione del sogno. La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino impuro, è qualcosa di misterioso e di proibito, da fissare da lontano, con palpiti e ansie.
Egli non sa concepire il rapporto con la donna, se non nelle forme morbose della violenza,dello strazio. Le sue esigenze affettive sono soddisfatte dal rapporto sublimato con le sorelle, che rivestono una funzione materna.
Da questo “nido” intimo, caldo, geloso, il sesso e la procreazione restano esclusi: essi sono qualcosa che si colloca fuori, da guardare con turbamento, apprensione, vago timore. Si può capire perché il matrimonio di Ida, nel 1895, fu sentito da Pascoli come tradimento,un’ offesa della santità del “nido” e determinò in lui una reazione spropositata, con manifestazioni depressive.
Questa difficile situazione affettiva è una premessa per penetrare nel mondo della sua poesia.
Dopo il matrimonio della sorella Ida, nel 1895 si trasferì a Castelvecchio di Barga con la sorella Mariù;qui ebbe un grande contatto con il mondo della campagna. Infatti la campagna, in Pascoli, diventa il rifugio dalle tempeste della vita: gli alberi e le siepi(evocati nelle sue poesie) lo difendono dai pericoli del mondo. E’ stato notato, inoltre, come la campagna, intesa come luogo di protezione, possa essere interpretata anche come simbolo della patria.
All’inizio degli anni ’90 aveva pubblicato una prima raccolta di liriche, Myricae(1891), poi negli anni seguenti pubblicò diverse poesie e importanti riviste, “La Vita Nuova”, ”Il Marzocco”, ”Il Convito”.
Myricae si ampliava sempre più ad ogni nuova edizione. Nel 1897 uscirono i Poemetti arricchiti poi in successive ristampe; nel 1903 uscirono “I Canti di Castelvecchio” e nel 1904 i “Poemi Conviviali”
Al Pascoli schivo, chiuso nel suo ambito domestico, si affiancò anche il letterato ufficiale, che assunse il compito di diffondere ideologie e miti. Oltre che con le sue poesie, egli portò a termine questo suo compito con una serie di discorsi pubblici, tra i quali è rimasto famoso “La grande proletaria si è mossa” , tenuta il 26 novembre 1911 per la celebre guerra in Libia.
Ma il poeta era ormai minato al male, aveva un cancro allo stomaco, infatti morì poco dopo, il 26 aprile 1912.
VISIONE DEL MONDO
La formazione del Pascoli fu positivistica, dato il clima culturale che dominava negli anni in cui egli compì i suoi studi liceali ed universitari. Questa sua matrice è riconoscibile nella precisione con cui, nei suoi versi, egli usa la nomenclatura ornitologica (studio degli uccelli) e botanica (studio dei vegetali), ma anche le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli sono fondate sul positivismo.
Ad un certo punto della sua vita, nel Pascoli, si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, che segna la fine del Positivismo e l’inizio di tendenze idealistiche e spiritualistiche. Infatti in lui sorge la sfiducia nella scienza, come per tanti della sua epoca che vivono la stessa crisi, e anche per lui, al di là dei confini raggiunti dalla scienza, si apre l’ignoto, il mistero. Per il Pascoli l’unico modo per penetrare nel mistero è seguire il nostro irrazionale, un grande esempio è il Fanciullino che riesce a penetrare nel mistero, e il poeta riesce ad ascoltare la voce del fanciullino che c’è in lui per riuscire a penetrare nel mistero.
Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato, disintegrato. Le sue componenti si allineano tra i suoi versi in modo casuale senza neppure alcuna gerarchia d’ordine tra gli oggetti: ciò che è piccolo si mescola con ciò che è grande; il minimo può essere ingigantito come attraverso una lente d’ingrandimento, e viceversa. Gli oggetti materiali hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliana, anche se non sono visti da un punto di vista oggettivo, ma sono “filtrati” attraverso la particolare visione soggettiva del poeta, caricandosi di significati allusivi e simbolici.
POETICA
Da questa visione del mondo scaturisce la poetica del Pascoli, che trova la sua formulazione più compiuta nell’ampio saggio “Il fanciullino” pubblicato sul “Marzocco” nel 1897. L’idea centrale è che nel poeta c’è una parte dell’animo che rimane fanciullino, ed è proprio quell’anima di fanciullino che sa capire il segreto delle cose, perché il fanciullino vede tutte le come “come per la prima volta”, con stupore e meraviglia.
La poesia di Pascoli è la poesia delle piccole cose, dei fiori, degli alberi, dei bambini, della casa, degli oggetti e degli affetti familiari, piccole cose che nel loro significato più profondo possono rivelare frammenti di verità.
La poesia di Pascoli è una poesia pura, lo scrittore non si pone nessuna finalità ma pone la sua attenzione nel creare la poesia che esalti il valore estetico, infatti il suo scopo è di penetrare nella sostanza da sola. Nelle poesie del Pascoli abbiamo versi brevi perché egli in una parola concentra tutto il suo significato;quesa poesia pura è anche una poesia perfetta, non c’è l’atto della creazione perché le cose parlano da sole.
Pascoli rifiuta gli schemi metrici della poesia tradizionale e crea strofe e versi di misura inedita; utilizza un linguaggio nuovo fatto di vocaboli tratti dalla vita quotidiana e dal dialetto accostati a termini letterali; mira ad ottenere un’intensa musicalità nei versi, anche con l’uso frequente d’onomatopee.
LE OPERE
La prima raccolta del Pascoli uscì nel 1891 con 22 liriche (la 4° edizione del 1897 ne conteneva ben 156) con il nome di "Myricae". La raccolta si caratterizza dalla presenza di argomenti semplici e modesti, che spesso ricadono sul tema della famiglia e della vita campestre,nelle opere del Pascoli il paesaggio assume un forte significato, evidenziando anche l'animo dello scrittore stesso. Le due poesie più importanti di questa raccolta sono "X agosto" e "Lavandare".
La prima tratta della morte del padre, avvenuta proprio il 10 agosto dove il cielo, secondo il poeta, piange con le proprie stelle la morte di suo padre e la malvagità del mondo. In questa poesia è forte la presenza del focolare domestico, della famiglia e del nido famigliare.
La seconda invece è ambientata in novembre, mese caro al poeta in quanto presenta giorni nebbiosi avvolti nel mistero, in un'atmosfera quasi sospesa tra sogno e realtà e dove un aratro abbandonato in mezzo a un campo mezzo arato, assume il significato simbolico di chi ha perso l'affetto che dava un senso alla propria vita, come la lavandara.
Nel 1897 esce la raccolta "Primi poemetti", nel 1903 quella dei "Canti di Castelvecchio" e nel 1909 una nuova raccolta, i "Nuovi poemetti". Tutte queste raccolte sono legate ai temi trattati in "Myricae". Infatti anche qui sono frequenti i collegamenti alla vita dei campi e alla vita trascorsa in famiglia. In queste raccolte le impressioni e i simboli si fanno ancora più presenti, vengono utilizzate anche forme dialettali prese dal mondo contadino
La poesia più importante presente nei "Primi poemetti" è "Nella nebbia", dove viene descritto un paesaggio avvolto nella nebbia e nel mistero.
Della seconda raccolta,Canti di Castelvecchio, è da nominare la poesia "La mia sera", che descrive la sera del poeta, si ricollega alla parabola della vita che vede, un po' di pace dopo le sofferenze subite nel corso della vita e nella quale sera il poeta si immerge nel mistero della morte. La poesia è ricca di analogie, metafore, onomatopee, sinestesie (percezione contemporanea di due sensi), assonanze, ossimori (forte contrasto di significato di due parole vicine).
Nei "Nuovi poemetti" la poesia più famosa è "Il naufrago", dove il Pascoli afferma che la vita, attimo fuggente, è in balia del destino, come lo è la vita di un'onda.
Un'altra raccolta, "Poemi conviviali", uscita nel 1904, traggono ispirazione dal mondo classico latino e greco. Un'altra raccolta uscì, nel 1906, sotto il nome di "Odi e inni", nei quali veniva cantato l'eroismo e il patriottismo.
Altre raccolte, tra cui "Poemi italici", "Poemi del risorgimento", "Carmina", invece, vogliono sottolineare come la poesia deve avere una funzione sociale, per invitare l'uomo ad essere più buono.
Quindi, dopo tutto ciò, si può sottolineare ancora una volta come il Pascoli cercò di analizzare i diversi significati delle "piccole cose", a valorizzare la famiglia e la semplice vita contadina, il mistero e la morte, e cercò di raddrizzare l'umanità malvagia esortandola ad essere più buona.
LE SOLUZIONI FORMALI
Il modo nuovo di percepire il reale si traduce, in soluzioni formali innovative, che aprono la strada alla poesia novecentesca. Tra queste soluzioni abbiamo :
• LA SINTASSI: è diversa rispetto a quella della tradizione poetica italiana che era modellata sui classici. Nei testi poetici del Pascoli la coordinazione prevale sulla subordinazione in modo che la struttura sintattica si frantumi in brevi frasi,spesso collegate non da congiunzioni, ma per asindeto;
• IL LESSICO: Pascoli non usa un lessico “normale”, mescola tra loro codici linguistici diversi. Infatti nei testi del Pascoli troviamo termini aulici e preziosi della lingua dotta; termini gergali e dialettali che si riferiscono alla realtà campestre; termini dimessi e quotidiani; e parole provenienti da lingue straniere;
• ONOMATOPEA: sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli, o di suoni di campane, non a caso sono suoni che in Pascoli si caricano di intenso valore simbolico. Queste onomatopee non mirano ad una riproduzione naturalistica, ma indica un’esigenza di aderire all’oggetto, di entrare nella sua essenza segreta evitando le meditazioni del pensiero e delle parole;
• METRICA: è apparentemente tradizionale, usa i versi più consueti della poesia italiana (endecasillabi,decasillabi,novenari, settenari,ecc..) e gli schemi di rime e le strofe più usuali (rime baciate, rime alternate,ecc..). Ma in realtà questi materiali sono piegati dal poeta in direzioni personali;
• VERSO FRANTUMATO: anche il verso è di regola frantumato al suo interno, interrotto da numerose pause, segnate da parentesi, puntini di sospensione. La frantumazione del discorso è accentuata dal frequente uso degli enjambements;
• LINGUAGGIO ANALOGICO: il meccanismo è quello della metafora, la sostituzione del termine proprio con uno figurato, che ha con il primo un rapporto di somiglianza. Ma l’analogia del Pascoli accosta in modo impensato e sorprendente due realtà tra loro remote.
Un altro grande poeta, non di questo periodo, ma con una formazione culturale che si basava sul simbolismo, fu Giuseppe Ungaretti.
G I U S E P P E U N G A R E T T I

Giuseppe Ungaretti nasce il 10 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, il padre, che lavora come operaio nel canale di Suez, muore quando il poeta ha appena due anni, e la madre continua a gestire un forno alla periferia della città. Il soggiorno africano è pieno di amicizie: con il compagno di scuola Moammed Sceab e con il conterraneo Enrico Pea.
Nel 1912 Ungaretti si trasferisce a Parigi, dove si laurea alla Sorbona;intanto frequenta i maggiori esponenti delle avanguardie. La sua preparazione culturale fu decadente , basata sulla lettura dei simbolisti.
Gli anni parigini sono segnati anche da un evento tragico che turbò fortemente il giovane Ungaretti: il suicidio dell’amico Moammed Sceab, che si era trasferito con lui dall’Egitto a Parigi.
Rientra in Italia, nel 1914, per prendendo l'abilitazione all'insegnamento della lingua francese. Si sposta poi a Milano dedicandosi all'insegnamento della lingua francese in una scuola secondaria e scrive le sue prime poesie: faranno parte della sezione Ultime che apre l'Allegria.
Fu un fervido interventista, infatti si arruolò volontariamente combattendo sul Carso e patteggiò per Mussolini, anche se era contro la guerra.
Nel 1915 pubblica le prime liriche su Lacerba; nello stesso anno viene richiamato e inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne, dove combatte fino al 1917.
La difficile condizione economica lo induce a trasferirsi a Marino nei Castelli Romani. Si impiega presso il Ministero degli Esteri. Pubblica a La Spezia, Il Porto Sepolto, che rappresentava una nuova edizione de L'Allegria; includendovi le liriche composte tra il 1919 e il 1922 e la prima parte del Sentimento del Tempo. Nel 1926 muore la madre. Il 1928 è l'anno della piena conversione alla religione cattolica, dopo un periodo passato a Subiaco.
Nel 1936 accetta l’incarico di insegnare Letteratura italiana all’Università di San Paolo in Brasile, così si trasferisce lì;ma nel 1939, proprio in Brasile, è colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto, di soli nove anni, dovuta ad una appendice mal curata. Due anni prima era morto il fratello Costantino. Di queste e delle altre dolorose esperienze di quegli anni lasciò una profonda traccia nella prima raccolta poetica del dopoguerra “Il dolore” del 1947.
Nel 1942 rientra in Italia; dove gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma.
Pubblica con Mondadori “Il Dolore”, e alla raccolta fanno seguito le due edizioni della “Terra Promessa” e “Il taccuino del vecchio” del 1961.
Dopo una vecchiaia attiva Ungaretti muore a Milano nella notte fra il 1 e il 2 giugno 1970.
POETICA
Per quanto riguarda la poetica, abbiamo un Ungaretti che si divide in due diverse fasi.
La prima è la fase giovanile, dove troviamo l’Ungaretti della guerra, un uomo che vive nell’ansia della sua sopravvivenza. In questo periodo nelle sue opere usa versi brevi, infatti troviamo la rottura della metrica tradizionale, usa anche l’analogia, che è una similitudine priva del come , è l’accostamento di cose e di sensazioni apparentemente lontane e la scoperta di una loro relazione.
In questa fase, egli usa la poetica dell’attimo, la poetica della parola, cioè usa una parola densa di significati, questa parola viene scelta nel suo significato più profondo.
La prima raccolta di questo periodo è “Porto Sepolto”, il titolo si riferisce ad un porto reale nei pressi di Alessandria d’Egitto ma ha soprattutto un significato simbolico: il porto sepolto è il mistero, l'assoluto, alla cui ricerca il poeta si pone con la speranza di approdarvi come in un porto di pace; l’analogia di questa poesia è che noi non riusciamo ad esprimere il nostro più profondo io e cerchiamo di esprimere la nostra vera essenza con una sola parola.
Nella seconda fase abbiamo un uomo che vive nella pace, ormai ha superato l’esperienza della guerra, la vita per lui si allunga, non vive più nell’ansia del momento che fugge. Abbiamo un ritorno alla vecchia metrica tradizionale, cioè il verso ritorna lungo, quindi endecasillabo, torna la punteggiatura; si ritorna alla tradizione.
La raccolta di questo nuovo periodo per lui è il “Sentimento del tempo”, il tempo è più vissuto, con la consapevolezza della decadenza delle cose.
Il Sentimento del tempo rappresenta un grande cambiamento delle prospettive anche per quanto riguarda le soluzioni stilistiche e formali.
Questa raccolta è divisa in tre diverse fasi:
• Sentire il passaggio del tempo come profondità storica;
• La civiltà minacciata di morte faceva meditare sul destino dell’uomo;
• L’invecchiamento e il perire della carne stessa.
La parte centrale del Sentimento del tempo riesce a spiegare la fine di tutta la storia, per Ungaretti il giorno nasce e finisce, ma ritorna, è un qualcosa che continua sempre; mentre l’uomo nasce e muore e non può ritornare più.
L’uomo vivendo e nascendo vive il suo tempo che si porta con se nella tomba, il tempo che vive l’uomo non vale fino all’eterno, ed è in relazione a noi stessi.
In questo periodo scrive anche gli “Inni” nei quali si introduce un nuovo sentimento: il sentimento religioso, che serve a conciliare il peccato con la purezza.
LE ALTRE OPERE
L’Allegria
La raccolta, che subì molte modifiche, uscì per la prima volta nel 1919 con il titolo Allegria di Naufragi. Il primo nucleo di questa prima edizione è costituito da Il Porto sepolto. Nel 1931 la raccolta porta il titolo definitivo L’Allegria. Anche questo titolo è allusivo: la guerra è come un naufragio della vita, i superstiti del naufragio sono presi da una sorta di ebbrezza per lo scampato pericolo e superano l’ansia e il dolore con la fede e la speranza di un domani migliore.
Il Dolore
Pubblicato nel 1947, questa raccolta si rifà al tormento personale, per la morte del fratello e del figlio, e a quello collettivo, per la tragica esperienza della guerra. Egli aveva un animo molto profondo infatti diceva che il proprio dolore non bisognava sbandierarlo. Alle poesie scritte in memoria del fratello seguono “ Giorno per giorno” e “Il tempo è muto” dedicate al figlio Antonietto; mentre i versi di “Roma occupata” e “I ricordi” sono riferiti alla guerra.
La Terra Promessa
Pubblicato nel 1950,ma non fu mai portato a termine. Era un melodramma(genere musicale) composta da musica, cori e personaggi. Il tema era la storia del viaggio avventuroso e delle imprese gloriose di Enea, l’amore di Didone e la morte dell’eroina. Il concetto di questo poema è ricercare una nuova terra per sfuggire alla regole del tempo. La figura retorica usata nei versi di questo melodramma è l’allegoria (Rappresentazione di idee e concetti o atti mediante figure e simboli. Figura con valore simbolico e allusivo).
Diritto
L O S T A T U T O A L B E R T I N O

Carta costituzionale emanata dal re di Sardegna Carlo Alberto il 4 Marzo 1848 e rimasta in vigore come legge fondamentale del Regno d’Italia fino al 1 Gennaio 1948.
Lo Statuto Albertino si componeva di 81 articoli, 22 dei quali erano riservati a definire le prerogative del re, al quale era attribuito il potere esecutivo, la nominale sovrintendenza del potere giudiziario, la partecipazione al potere legislativo condiviso con il Parlamento, inoltre poteva dichiarare guerra, fare trattati di pace, comandare forze armate, nominare i funzionari dello stato, poteva sciogliere le camere. Il sistema di rappresentazione era bicamerale: il Senato del regno era composto da membri nominati a vita dal re; alla Camera dei Deputati accedevano i rappresentanti della nazione votati in base a una legge elettorale che non era inclusa nello Statuto. Erano garantiti i diritti fondamentali dei cittadini(libertà individuale,di stampa,di riunione,di culto religioso)e l’inviolabilità della proprietà individuale.Il cattolicesimo era dichiarato solo “religione di stato”, ma le altre confessioni erano ammesse. Era una costituzione breve e flessibile; breve perché era composta da soli 81 articoli, flessibile perché un suo articolo poteva essere annullato da una semplice legge ordinaria.
Lo Statuto Albertino come religione di Stato, prevedeva quella Cattolica e “…gli altri culti…sono tollerati conformemente alle leggi” (art. 1).
Inoltre prevedeva che potessero votare solo i cittadini di sesso maschile, che possedevano una certa cultura e un determinato patrimonio. Gli altri o potevano né votare né essere eletti. Il diritto fu ampliato per la prima volta a tutti e a tutte nel 1946, in occasione del referendum del 2 giugno in base al quale fu cambiata la forma di Stato da monarchia a repubblica.
C O S T I T U Z I O N E I T A L I A N A
Per Costituzione si intende l’insieme delle norme che esprimono i principi fondamentali di uno Stato.
La Costituzione italiana è entrata in vigore il 1° gennaio 1948, ed è composta da 139 articoli.
Essa appare come una Costituzione scritta, rigida, convenzionale e votata.
È scritta, in quanto i principi e gli istituti fondamentali dell’organizzazione dello Stato sono contenuti in un documento scritto, detto Testo Costituzionale.
È rigida, in quanto non può essere modificata da una legge approvata con il procedimento delle leggi ordinarie, ma con un diverso procedimento detto Procedura aggravata.
È convenzionale, perché redatta da forze politiche in contrasto fra loro.
È votata, perché è stata redatta ed approvata dai rappresentanti del popolo dell’Assemblea Costituente.
I primi 12 articoli proclamano i principi fondamentali dell’Italia repubblicana, cioè la sovranità popolare, il principio di uguaglianza, ecc.
La prima parte, dal 13° art. al 54°, si occupa dei diritti e dei doveri dei cittadini.
La seconda parte, dall’art. 55 al 139, invece, riguarda l’ordinamento della Repubblica.
Infine abbiamo 18 disposizioni transitorie e finali riguardanti situazioni relative al passaggio dal vecchio al nuovo regime
I principi fondamentali e la prima parte della Costituzione contengono, innanzitutto, un ampio riconoscimento dei diritti civili e politici, che vengono garantiti nella loro immodificabilità: l'uguaglianza davanti alla legge e l'inviolabilità dei diritti dell'uomo. Sono riconosciuti esplicitamente i diritti della famiglia, dei minori, il diritto alla salute, la libertà delle arti e delle scienze, il diritto all'istruzione.
Un'altra peculiarità della Costituzione italiana consiste nell'elencazione dei doveri dei cittadini. La seconda parte della Costituzione definisce le strutture dell'ordinamento statale: il Parlamento, nucleo centrale del sistema politico, con il suo bicameralismo perfetto; il presidente della Repubblica, mediatore e regolatore dei rapporti tra i poteri dello stato; il presidente del Consiglio dei ministri e il governo, detentori del potere esecutivo e dell’indirizzo politico; la magistratura, di cui è solennemente riconosciuta l'autonomia, ecc.
Come ho già detto la Costituzione italiana è rigida, cioè non può essere modificata con leggi ordinarie, ma ha un procedimento lungo e complesso. Questo non vuol dire che sia immodificabile. Al contrario essa stessa prevede, all'art. 138, le procedure da seguire per adottare leggi di revisione della Costituzione, che modificano la Costituzione, e leggi costituzionali,leggi che integrano la Costituzione.
Tale procedura, chiamata procedura aggravata, prevede due deliberazioni a maggioranza assoluta da parte di ciascuna Camera a distanza di tre mesi l'una dall'altra.
Una volta approvato il progetto di legge questo viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale per renderlo noto ai cittadini e inoltre, entro tre mesi dalla pubblicazione, su richiesta, può essere sottoposto a referendum popolare, indetto con decreto del Presidente della Repubblica.
Sono sottratti a ogni revisione costituzionale la forma Repubblicana(art. 139) e i diritti che la prima parte della Costituzione dichiara inviolabili(1-12).
Con la Costituzione Italiana abbiamo una repubblica democratica e la sovranità spetta al popolo. Il Capo dello Stato ha il potere di dichiarare guerra, comandare forze armate, promulgare le leggi. Il potere legislativo spetta a Parlamento,quello esecutivo al Governo e quello giudiziario spetta alla magistratura, anche se il Capo dello Stato partecipa in modi diversi a tutti e tre i poteri.
Il diritto di voto è a suffragio universale, cioè possono votare tutti, donne e uomini, purché abbiano cittadinanza italiana e la maggiore età. Per quando riguarda la religione, oggi il nostro Stato si può definire laico; i rapporti con la Santa Sede sono regolati dai patti Lateranensi.
Come ho già detto la Costituzione prevede Diritti e doveri dei cittadini infatti…
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Il titolo I della parte I della costituzione, è dedicato ai rapporti civili, cioè diritti di libertà civile delle persone. Fra tutti i diritti di libertà ve ne sono alcuni riconosciuti ai soli cittadini italiani( artt. 16,17,18) e altri a tutti , compresi apolidi e stranieri(artt. 13,14,15,19,21)
I diritti di libertà incontrano anche dei limiti,infatti la costituzione prevede due strumenti giuridici fondamentali a cui si affida la garanzia della libertà:
• RISERVA DI LEGGE: ogni limitazione di libertà deve essere prevista dalla legge
• RISERVA DI GIURISDIZIONE:ogni concreta limitazione di libertà nei singoli casi deve essere decisa dall’autorità giudiziaria
1. RAPPORTI CIVILI
LA LIBERTA’ PERSONALE
Art. 13
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro 48 ore al autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive 48 ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.
È punita ogni violenza fisica e morale e sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
Dopo aver affermato che la libertà personale è inviolabile, l'art. 13 fissa in modo rigoroso le garanzie che circondano questa libertà: essa può essere limitata soltanto “nei casi e nei modi previsti dalla legge” (riserva di legge) e soltanto “per atto motivato dall'autorità giudiziaria” (riserva di giurisdizione).
Di conseguenza l'autorità di polizia non può arrestare una persona se non in seguito a un provvedimento del giudice, emesso sotto forma di ordinanza, che deve indicare in modo esauriente i motivi della decisione.
Questa è la regola generale.
Ma la stessa Costituzione prevede un'eccezione: “in casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge” (ulteriore riserva di legge) l'autorità di polizia può limitare la libertà di una persona senza precedenti ordine del giudice; ma in questo caso deve informare entro 48 h l'autorità giudiziaria che, entro le successive 48 h deve provvedere a convalidare la decisione dell'autorità di polizia.
Se questo non avviene, il provvedimento si intende revocato e resta privo di ogni effetto.
Attualmente la legge ammette solo due casi in cui l'autorità di polizia è autorizzata a procedere all'arresto senza l'ordine di un giudice:
• in caso della flagranza, quando una persona è colta nell'atto di compiere un reato;
• nel caso del fermo di indiziati, quando vi è fondato sospetto di fuga da parte di una possono rispetto cui ricorrono sufficienti indizi di reato.
LA LIBERTA’ DI DOMICILIO
Art. 14
Il domicilio e inviolabile.
Non vi possono eseguire ispezioni o perquisizione o sequestri se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.
Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali.
L'inviolabilità del domicilio è garantita con le stesse modalità previste per la libertà personale.
Anche qui, in caso di urgenza, le forze di polizia possono effettuare perquisizione senza l'ordine del giudice, ma devono tenere successivamente la convalida.
LIBERTA’ DI CORRISPONDENZA
Art. 15
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.
Sono tutelate da questa norma: la corrispondenza postale, le comunicazioni telefoniche, telegrafiche, ecc…
si tratta di un aspetto importante perché tocca la riservatezza e alla privacy di qualsiasi cittadino.
Per questo motivo la Costituzione detta una disciplina particolarmente restrittiva: le intercettazioni postali e telefoniche possono essere effettuate soltanto su ordine di un giudice nei casi previsti dalla legge.
Senza che un tale ordine sia stato emesso, le autorità di polizia non possono effettuare intercettazioni neanche in caso di urgenza.
LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE E SOGGIORNO
Art. 16
Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni della legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
In questo caso, dato il carattere fondamentale di questo diritto, non sono ammesse limitazioni.
La legge può stabilire delle eccezioni soltanto in via generale e per motivi di sanità o di sicurezza.
La libertà di movimento dei cittadini non è riconosciuta soltanto l'interno del territorio nazionale: essi sono infatti liberi di recarsi all'estero e di rimpatriare, salvo gli obblighi di legge.
Tra tali obblighi figurano: l'adempimento del servizio militare, l'assistenza dei membri della famiglia, l'esistenza di imputazioni penali.
Per assicurare che queste condizioni siano soddisfatte, la possibilità di espatrio è subordinata al possesso del passaporto che, tuttavia rappresenta un diritto per il cittadino.
LE LIBERTA’ DI RIUNIONE
Art. 17
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi.
Per le riunioni, anche luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Per la libertà di riunione, la Costituzione stabilisce un unico limite: che le riunioni si svolgano “pacificamente e senza armi”.
Per il resto i cittadini possano riunirsi in piena libertà.
Se le riunioni si svolgano in luogo aperto al pubblico, gli organizzatori non devono chiedere nessun permesso né dare alcun preavviso.
Per le riunioni in luogo pubblico, gli organizzatori devono semplicemente da non preavviso alla polizia che può vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica.
LE LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE
Art. 18
I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazioni, per fini che non sono vietati i singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Mentre le riunioni sono incontri momentanei e occasionali, le associazioni sono forme organizzative stabili.
La Costituzione prevede la più ampia libertà associativa qualsiasi siano gli scopi e la natura dell'associazione.
Soltanto tre tipi di associazioni sono vietati dalla Costituzione:
➢ le associazioni che perseguono fini che “sono vietati i singoli dalla legge penale”, cioè le associazioni per delinquere;
➢ le associazioni segrete. La ragione di questo divieto sta nel fatto che la segretezza è considerato in contrasto con i valori democratici, che sono quelli della trasparenza e della libera circolazione delle informazioni
➢ le “associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. La ragione di questo divieto è intuitiva: in una democrazia non si può ammettere che gruppi privati svolgano attività politica con mezzi di tipo militare.
DIRITTO DI MANIFESTAZIONE

Art. 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere al sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescrive per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre 24 ore, fare denuncia all’autorità giudiziaria.
Se questa non lo convalida nelle 24 ore successive, il sequestro si intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e reprimere le violazioni.
Ogni uomo ha diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni con la parola, gli scritti o qualsiasi altro mezzo. La libertà di pensiero incontra dei limiti:limiti espliciti: sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli ed altee manifestazioni contrarie al buon costume; limiti impliciti: riservatezza e onorabilità della persona, cioè nessuno può ledere la privacy altrui.
LA LIBERTA’ RELIGIOSA
Art. 19
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda ed esercitarne in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume.
Ogni uomo è libero di professare, diffondere e praticare il culto della propria fede. La distinzione fra l’ordine spirituale (Chiesa) e quello temporale (Stato) è frutto dei Patti Lateranensi.
2. RAPPORTI ETICO-SOCIALI
LA FAMIGLIA
Art. 29
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Art. 30
E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.

Art. 31
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

La Costituzione definisce la famiglia come una società naturale.
Questo significa che la famiglia è titolare di diritti.
La regola fondamentale che riguarda le relazioni all'interno della famiglia è quella dell'uguaglianza morale e giuridica tra i coniugi, che ha come unico limite quello di garantire l'unità familiare.
La Costituzione considera la famiglia fondata sul matrimonio, ma impone alla legge di assicurare l'uguaglianza tra i figli legittimi e i figli nati al di fuori del matrimonio, tanto sul piano educativo quanto sul piano patrimoniale ed ereditario, con l'unico limite di non violare i diritti dei membri della famiglia legittima.
LA SALUTE
Art. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Per la Costituzione la tutela della salute rappresenta un diritto fondamentale dell'individuo e un interesse della collettività.
Agli indigenti vanno garantite cure sanitarie gratuite.
Nessuno può essere obbligato a sottoporsi a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge
L’ISTRUZIONE
Art. 33
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E’ prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Art. 34
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
La Costituzione garantisce la libertà di insegnamento. Lo Stato si impegna ad istituire scuole pubbliche per tutti gli ordini e gradi, ma garantisce ai privati il diritto di istituire scuole e istituti di educazione privati, purché senza oneri per lo Stato.
La Costituzione afferma che la scuola è aperta tutti;si preoccupa di garantire il diritto allo studio per i capaci e i meritevoli su un piano sostanziale: aggiunge che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Infine per garantire tutti i cittadini un minimo di istruzione uguale per tutti, la Costituzione stabilisce che l'istruzione è obbligatoria e gratuita per almeno 8 anni.
DOVERI DEI CITTADINI
Art. 52
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici.
L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.

Art. 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Art. 54
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Accanto ai diritti, la costituzione riconosce ai cittadini una serie di doveri inderogabili.
Per doveri inderogabili si deve intendere quei doveri dal cui adempimento nessun soggetto può essere esente in quanto, attraverso la solidarietà si realizza lo stato sociale.
Al fine di evitare possibili abusi da parte della pubblica amministrazione, i doveri dei cittadini devono essere fissati per legge.
Più in particolare tali doveri sono:
• DOVERE DI DIFENDERE LA PATRIA: secondo l’art. 52 c. 2 il dovere di difendere la patria da parte dei cittadini si manifesta con il servizio militare obbligatorio, senza distinzione tra uomo e donna.
• IL DOVERE DI FEDELTA’ ALLA REPUBBLICA E DI OSSERVANZA DELLA COSTITUZIONE E DELLE LEGGI: tale dovere concretizza un obbligo morale che riguarda tutti i cittadini la cui condotta deve essere finalizzata all’esclusivo interesse della Repubblica.
• IL DOVERE DI CONCORRERE ALLE SPESE DELLO STATO pagando imposte e tasse in ragione della capacità contributiva di ciascuno.
Uno dei doveri più importanti del cittadino è proprio quello di pagare le IMPOSTE
Scienze delle finanze
L ’ I M P O S T A
L’imposta è u prelievo coattivo di ricchezza attraverso il quale l’ente pubblico si procura i mezzi finanziari per coprire le spese relative ai servizi pubblici generali.
Gli elementi dell’imposta sono:
• Presupposto d’imposta: è l’esistenza di una situazione di capacità contributiva;
• Soggetti dell’imposta:
- soggetto attivo: lo Stato che può istituire i tributi
- soggetto passivo: il contribuente, ovvero la persona fisica o giuridica tenuto al pagamento dell'imposta;
• Oggetto d’imposta: e la ricchezza che viene colpita dall’imposta;
• Imponibile: è l’oggetto dell’imposta espresso in moneta;
• Fonte dell'imposta: è la ricchezza utilizzata per pagare il tributo;
• Aliquota: è la percentuale applicata all'imponibile per calcolare l'imposta.
CLASSIFICAZIONE DELLE IMPOSTE
Imposte dirette
Le imposte dirette colpiscono il reddito e il patrimonio indifferentemente dell’uso che se ne fa.
Alcuni dei suoi pregi sono:
• Effetti redistributivi del reddito: le imposte dirette consentono di tenere conto delle condizioni del contribuente;
• Continuità e sicurezza del gettito tributario: le imposte dirette vengono accertate e riscosse a intervalli regolari di tempo;
• Economicità di riscossione: le imposte dirette si riscuotono sostenendo delle spese modeste.
Alcuni dei suoi difetti sono:
• Stimolo all’evasione fiscale: le imposte dirette, poiché si informano a criteri di progressività, incoraggiano l’evasione fiscale;
• Rigidità rispetto alle esigenze del sistema economico: siccome l’accertamento e la riscossione delle imposte dirette avvengono a intervalli di tempi piuttosto lunghi, esse non si adeguano facilmente alle esigenze di politica economica e quindi rallentano il raggiungimento di certi obiettivi economico-finanziari;
• Penosità del prelievo: le imposte dirette tendono a produrre una penosità che induce il contribuente all’evasione o alla riduzione della sua attività produttiva.
Imposte indirette
Le imposte indirette colpiscono il reddito quando viene destinato al consumo, e colpiscono il patrimonio quando esso viene trasferito.
Alcuni pregi delle imposte indirette sono:
• Elasticità rispetto alle esigenze economiche: le imposte indirette , poiché colpiscono le operazioni di consumo e i trasferimenti di ricchezza, si adeguano rapidamente all’andamento del sistema economico.
• Divisibilità e scarsa percettibilità del prelievo: l’ammontare delle imposte indirette è riunito nel prezzo del bene o del servizio acquistato, quindi si verifica che l’imposta sarà pagata frazionatamene a ogni operazione.
Alcuni dei suoi difetti sono:
• Discontinuità e incertezza del gettito tributario: le imposte indirette non assicurano ne la continuità ne la certezza del gettito tributario in quanto la riduzione del reddito provoca una riduzione di consumi e una seguente riduzione del gettito che diventa difficilmente prevedibile;
• Ostacolo dell’attività economica: le imposte indirette possono rappresentare un ostacolo allo svolgimento di alcune attività economiche;
• Eccesso di pressione: le imposte indirette tendono a provocare un eccesso di pressione. L’istituzione di un’imposta indiretta provoca l’aumento del prezzo del bene colpito e una conseguente riduzione di consumo.
Poi abbiamo le imposte generali sono imposte che colpiscono tutti i redditi dei contribuenti, qualsiasi sia la loro provenienza,nella stessa misura; abbiamo anche le imposte speciali sono quelle imposte che colpiscono soltanto alcuni redditi, ma con aliquote diverse.
Altre imposte sono:l’imposta reale, che colpisce il reddito e il patrimonio, senza prendere in considerazione le condizioni economiche individuali,familiari e sociale;l’imposta personale, che colpisce la ricchezza complessiva del contribuente tenendo conto della sua situazione economica, familiare e sociale.
In base all'aliquota le imposte si distinguono in:
• imposta fissa, quando il suo ammontare non si modifica al mutare della base imponibile;
• imposta proporzionale, consiste nell'applicazione di un'aliquota costante, per cui l’ammontare dell'imposta cresce in misura proporzionale al crescere del imponibile;
• imposta progressiva, colpisce la base imponibile con un'aliquota crescente, per cui imposta cresce in misura più che proporzionale rispetto all'aumento del imponibile. È la più equa;
• imposta regressiva, vede crescere l'aliquota al aumentare del imponibile.
TIPI DI PROGRESSIVITA’
La progressività si può realizzare in forme diverse:
• progressività per classi: i redditi o la base imponibile vengono collocati in diverse classi, cui corrisponde un'aliquota diversa e crescente. I contribuenti vengono assegnati a una classe e su tutto il loro reddito è applicata l'aliquota corrispondente a quella classe. Questo sistema penalizza i redditi che superano di poco il limite di una classe, poiché essi sono inseriti nella classe superiore e subiscono l'applicazione dell'aliquota più elevata;
• progressività per scaglioni: come nel caso precedente, il reddito imponibile è suddiviso in fasce cui si applica un'aliquota crescente. Le aliquote si applicano però relativamente ai diversi scaglioni in cui il reddito si divide, eliminando l'inconveniente segnalato prima (sistema adottato per l’Irpef);
• progressività per detrazione;
• progressività continua.
PRINCIPI GIURIDICI DELL’IMPOSTA
I principi giuridici delle imposte sono quell’ insieme di regole generali e programmatiche che servono a ripartire equamente il carico tributario tra i contribuenti.
Tali regole le troviamo nella Costituzione della Repubblica che contiene una serie di principi anche in relazione di una migliore ripartizione del costo dei servizi pubblici tra i contribuenti.
Art. 2 : ”La Replica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Questo articolo stabilisce che la solidarietà politica, economica e sociale non deve basarsi sul concetto materiale del “dare e dell’avere”, ma è un dovere morale a cui la persona umana deve adempiere, sia come singolo che come componente di una formazione sociale.
Art. 3 : ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Replica rimuovere gli ostacoli i ordine economico e sociale,che […]”.
Questo articolo enuncia il principio di uguaglianza tra i cittadini, un’uguaglianza che non ia solo formale ma anche di tipo sostanziale.
Art. 23 : “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge ”.
Questo articolo sancisce il principio di legalità dei tributi(riserva di legge), le imposte possono essere introdotte soltanto mediante legge.
Art. 53 : “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
Quest’ultimo articolo sancisce il principio dell’universalità dell’imposta per coloro che svolgono un’attività economica sul territorio dello Stato, siano essi cittadini, apolidi o stranieri.
Da questi importanti articoli emergono i principi giuridici:
• GIUSTIZIA TRIBUTARIA (uguaglianza): questo principio illustra l’eliminazione delle disparità tra le varie categorie di cittadini. Per il PRINCIPIO DELL’UGUALIANZA tutti devono contribuire a mantenere il Governo, in base al loro reddito, di cui essi godono sotto la protezione dello Stato.
• UNIVERSALITA’ DELL’IMPOSTA (generalità): questo principio illustra che tutti coloro che svolgono un’attività produttiva sul territorio dello Stato, che godono di servizi pubblici e che hanno capacità contributiva, devono concorrere alle spese pubbliche attraverso il pagamento delle imposte. Queste imposte non devono essere solo pagate dai cittadini ma anche dagli stranieri e dagli apolidi attraverso l’esercizio di attività industriali o professionali.
Questo principio ammette deroghe per:
- Ragioni di giustizia sociale: si riferiscono ai possessori di redditi minimi, ossia i redditi minimum di esistenza, i quali sono esenti dal pagamento delle imposte dirette in quanto sono riconosciuti privi di capacità contributiva. L’esenzione per questi soggetti non è possibile, relativamente all’imposte indirette sui consumi, che devono essere pagate da ciascun soggetto ogni volta venga effettuato un acquisto, indipendentemente dalla misura del reddito posseduto. Sono di tipo duraturo e generale in quanto permangono su tutto il territorio.
- Ragioni di interesse economico: sono esenti coloro che svolgono un’attività allo scopo di far sviluppare la produzione in certi settori di alcune aeree geografiche. Sono di tipo particolare perché si riferiscono ad alcune attività di durata limitata per la particolarità dell’obiettivo.
• UNIFORMITA’DELL’IMPOSTA: il carico tributario deve essere equamente ripartito tra i contribuenti sulla base delle loro condizioni economiche, in modo che essi siano sottoposti ad un sacrificio tributario equamente ripartito. Il principio dell’uniformità è collegato alla capacità contributiva.
TEORIA DELLA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA: il carico tributario deve essere ripartito tra i contribuenti, sulla base della loro capacità contributiva, secondo i seguenti criteri:
- esenzione dei redditi minimi, cioè si solleva dall'obbligo di pagare le imposte chi gode di un reddito appena sufficiente per la sussistenza e perciò non presenta nessuna capacità contributiva;
- applicazione di imposte personali: si tiene conto della situazione economica, familiare e sociale del contribuente;
- discriminazione qualitativa dei redditi, cioè vengono trattati in modo differenziato redditi che hanno diversa origine;
- discriminazione quantitativa dei redditi: cioè l’uso di imposte progressive consente u più equo intervento sulla capacità contributiva del soggetto e , con l’aumento dell’imposta in misura più che proporzionale rispetto al reddito, permette quindi una discriminazione quantitativa dei redditi.
PRINCIPI AMMINISTRATIVI DELL’IMPOSTA
Perché allo Stato possa perseguire efficacemente le proprie finalità sociali ed economiche occorre che il sistema di accertamento e riscossione delle imposte sia realizzato dalla pubblica amministrazione in base ad alcuni principi, individuate suo tempo da Adam Smith.
Tali principi si possono definire come segue:
• giustizia: tutti devono contribuire alle spese pubbliche i base al loro reddito;
• certezza: il contribuente deve saper quanto è l’imposta da pagare;
• comodità: ogni imposta del essere riscossa nel tempo nel modo più agevole per il contribuente;
• economicità: le spese di accertamento e di riscossione devono essere ridotte al minimo perché le entrate dello Stato diventano massime.
A questi principi sono informati importanti operazioni tributarie, quali l'accertamento dell'imposta, che consiste nella determinazione dell'imponibile e nella liquidazione, che permette di calcolare l'ammontare dell'imposta, e la riscossione dell'imposta, che può venire in modi diversi.
ACCERTAMENTO DELLE IMPOSTE
L’accertamento è una fase attraverso il quale l’ente pubblica, una volta individuata l’esistenza del presupposto di imposta rispetto al singolo soggetto passivo ne determina l’imponibile, calcola l’imposta e prevede a notificare il tutto al contribuente. Le operazioni di accertamento si compongono in più fasi:
• DETERMINAZIONE DELL’IMPONIBILE, che si divide in due metodi:
- Metodo Sintetico: l’amministrazione finanziaria determina la capacità contributiva del soggetto in base ad alcuni indizi, che dovrebbero essere certi e determinanti. Questo metodo fornisce risultati poco attendibili, i quanto le esteriorità dei soggetti non si possono collegare tanto alla loro ricchezza quanto alla necessità di soddisfare un capriccio, una passione o altro. Ma il pregio di questo metodo è che consente l’accertamento in maniera rapida ed economica per l’amministrazione finanziaria.
- Metodo Analitico: questo metodo è determinato dal fisco e si basa sulle scritture contabili dell’ammontare dell’imponibile. A sua volta questo metodo si divide in altri due:
1. Metodo d’ufficio, prevede che gli uffici fiscali procedano all’accertamento dell’imponibile di propria iniziativa. Si ricorre a questo metodo per: redditi fondiari (terreni e fabbricati), redditi dominicali (reddito del proprietario),reddito agricolo (reddito dell’impresa agricola)
2. Metodo della denuncia verificata, presuppone che il soggetto faccia la dichiarazione dei redditi in cui determini l’imponibile, calcoli l’imposta e preveda a effettuare il versamento (modello unico). Dopo che il soggetto ha fatto la dichiarazione, il fisco va a controllare se la dichiarazione è fedele o infedele.
• TASSAZIONE E LIQUIDAZIONE DELL’IMPOSTA; la tassazione determina l’ammontare dell’imposta che il contribuente deve pagare in base all’imponibile che è stato accertare; la tassazione si può effettuare in due modi:
- Metodo del contingente: lo Stato determina il gettito complessivo che un’imposta doveva fornire e ne ripartiva l’onere sui vari enti pubblici territoriali(comuni, province, regioni). Il gettito complessivo dell’imposta(contingente) viene fissato dallo Stato nel primo momento, e successivamente si provvede a ripartire l’onere sui singoli contribuenti(va dall’alto verso il basso). Questo metodo non è più usato.
- Metodo della quotità: lo Stato determina le aliquote che devono essere applicate sull’imponibile per calcolare l’ammontare dell’imposta dovuta da ciascun contribuente. Questo metodo è di più larga applicazione e consente di commisurare l’imposta alla ase imponibile, per cui i contribuenti che sono i identiche situazione economiche vengono assoggettati a uguale carico tributario.
• INDIVIDUAZIONE DEL PRESUPPOSTO DI IMPOSTA;
• NOTIFICAZIONE AL CONTRIBUENTE.
RISCOSSIONE DELLE IMPOSTE
La riscossione dell'imposta può essere effettuata nei seguenti modi:
• per ritenuta alla fonte: riguarda i redditi da lavoro dipendente e autonomo e alcuni redditi da capitale. La riscossione avviene tramite una trattenuta alla fonte, per cui il contribuente riceve il reddito già al netto dell'imposta;
• per versamento diretto da parte del soggetto passivo a seguito di autotassazione e autoliquidazione. Ciò avviene per il versamento dell’Irpef e dell'Irap;
• per ruoli, ovvero elenchi compilati dagli uffici fiscali, dove sono indicati i nomi dei contribuenti, le generalità, l'imponibile accertato, l'aliquota applicata e l'ammontare dell'imposta. La riscossione può essere effettuata direttamente dallo Stato o affidata a esattori. Questo sistema, utilizzato in passato, è oggi abbandonato;
• per regia, cioè tramite gli uffici fiscali che ne hanno effettuato l'accertamento, come per i dazi riscossi dagli uffici doganali
• per bollo, cioè quando il contribuente paga l'imposta acquistando carta bollata (modo ordinario) o marche da bollo (modo straordinario), o effettuando un versamento al ufficio finanziario (modo virtuale).
EFFETTI ECONOMICI DELL’IMPOSTA
L'imposizione fiscale produce importanti effetti sia sul piano macroeconomico sia su quello microeconomico.
MACROECONOMICI: sono quegli effetti che si presentano in relazione al sistema tributario nel suo complesso.
MICROECONOMICI: sono reazioni che il singolo contribuente ha all’entrata dell’imposta.
EFFETTI MICROECONOMICI
1.EVASIONE FISCALE DELL’IMPOSTA
L’evasione fiscale è un comportamento illecito che si verifica quando il contribuente, che deve rispettare l'obbligo dell'imposta, si sottrae in tutto (evasione totale) o in parte (evasione parziale) al pagamento del tributo, ricorrendo a comportamenti dolosi, come l'omessa dichiarazione dei redditi, l'occultamento di redditi percepiti.
L'evasione viene punita severamente in base alla sua gravità, a seconda che si configuri come reato o come illecito amministrativo; incide in modo negativo sulla politica finanziaria dello Stato; inoltre, provoca una grave distorsione del sistema economico, in quanto modifica la distribuzione del carico tributario sui cittadini, danneggiando i contribuenti onesti. L'evasione dipende fondamentalmente da due fattori di tipo tecnico: il livello delle imposte e il rischio di sanzioni penali.
2.ELUSIONE DELL’IMPOSTA
L’elusione si realizza quando il contribuente, colpito dall’ imposta, modifica alcuni aspetti formali della propria attività economica per sottrarsi al pagamento dei tributi.
3.RIMOZIONE DELL’IMPOSTA
La rimozione si verifica quando il contribuente, di fronte a un nuovo o maggiore tributo, aumenta o riduce la propria attività lavorativa per allontanare da se l’onere tributario.
• RIMOZIONE NEGATIVA: è una riduzione dell’attività economica; si ha questa rimozione quando allo scopo di non pagare l’imposta, il contribuente riduce la propria attività di produzione del reddito, o riduce i consumi di quei beni colpiti dalla nuova o maggiore imposta.
• RIMOZIONE POSITIVA: è un aumento dell’attività produttiva; si verifica questo quando all’introduzione di una nuova o maggiore imposta, il contribuente aumenta la propria attività economica o migliora la sua efficienza produttiva per conseguire un incremento di reddito che gli consenta di pagare la maggiore imposta.
4.TRASLAZIONE DELL’IMPOSTA
La traslazione è un processo mediante il quale il contribuente soggetto a pagare un tributo tende a trasferire l’onere su un altro contribuente il quale, a sua volta, tenderà a trasferirlo su un altro ancora, fino ad arrivare a colui che, non potendolo più trasferire, ne sopporta effettivamente l’onere. La traslazione può essere totale, quando il contribuente di diritto riesce a trasferire tutto l’onere dell’imposta sugli altri; può essere parziale, quando il contribuente di diritto riesce a trasferire l’onere dell’imposta solo in parte.
Poiché si possa verificare la traslazione bisogna che l’imposta colpisca beni e servizi oggetto di scambio, e che il prezzo di cessione dei beni e di prestazione dei servizi possa essere variato.
La traslazione avviene in tre diverse direzioni:
• Traslazione in avanti: avviene mediante un aumento di prezzo con il quale il venditore trasferisce l’onere tributario sul compratore;
• Traslazione all’indietro: avviene mediante una riduzione di prezzo con la quale il compratore trasferisce il carico dell’imposta sul venditore-produttore;
• Traslazione laterale: si manifesta con il trasferimento dell’imposta da un settore ad un altro.
TRASLAZIONE IN REGIME DI LIBERA CONCORRENZA PERFETTA
La traslazione in regime di libera concorrenza perfetta è influenzato da diversi fattori:
• IL TIPO DI IMPOSTA: se l’imposta che colpisce la produzione è un’imposta generale, cioè un’imposta che colpisce tutti i redditi, nessun imprenditore ha convenienza a trasferire i capitali in un altro settore produttivo perché dovrà sopportare la stessa imposta. Se invece l’imposta che colpisce un settore produttivo è di tipo speciale, nel senso che on grava su altri settori, allora la traslazione diventa abbastanza agevole,quindi l’imprenditore del settore colpito da questa imposta avrà convenienza a trasferire i suoi capitali in settori produttivi non colpiti dall’imposta o nei quali l’imposta risulta meno pesante. Osserviamo cosa accade in riferimento del periodo di tempo. Se il periodo è breve, l’offerta è rigida in quanto è difficile spostare capitali in altri settori non colpiti da imposta;se il periodo è lungo, si può traslare sia l’imposta speciale che quella generale.
• ELASTICITA’ DELLA DOMANDA
- se il bene è a domanda infinitamente rigida, un qualunque aumento di prezzo non modifica la quantità richiesta dai consumatori e l’imposta può essere traslata totalmente;
- se la domanda è infinitamente elastica, anche un minimo aumento di prezzo provocherà una notevole diminuzione della quantità domandata per cui la traslazione è impossibile;
- se la domanda non è infinitamente rigida ne elastica, sarà possibile traslare l’imposta solo parzialmente
• MOBILITA’ DEI CAPITALI
• ANDAMENTO DEI COSTI DI PRODUZIONE
TRASLAZIONE IN REGIME DI MONOPOLIO
Nel regime di monopolio l’offerta di mercato è nelle mani di un unico imprenditore (monopolista), mentre la domanda è polverizzata tra molti compratori.
Il monopolista, essendo l’unico venditore, tende a organizzare la produzione e il mercato in modo da conseguire il massimo profitto. Egli è libero di fissare il prezzo di vendita o la quantità di beni da offrire sul mercato; se sceglie di fissare il prezzo di vendita, saranno i consumatori a determinare la quantità di beni da acquistare; se decide di fissare la quantità di beni da vendere, sarà la capacità d’acquisto dei consumatori che determinerà il prezzo.
L’istituzione di una nuova o maggiore imposta in un regime di monopolio comporta un’eventuale traslazione in avanti, mediante un aumento di prezzo.
Il monopolista deciderà in funzione al suo risultato economico che potrà derivargli, o meglio dal conseguimento del massimo profitto. Ma la sua decisione dipende anche dal tipo di imposta che viene istituita.
Se l’imposta è fissa, il monopolista non ha convenienza ad aumentare il prezzo di vendita perché si verificherebbe una diminuzione della domanda del mercato e quindi riduzione del profitto; se l’imposta è proporzionale al profitto il monopolista non ha convenienza a traslare l’imposta, se decide per la traslazione deve aumentare il prezzo di vendita e questo provocherebbe una diminuzione di domanda e quindi riduzione di profitto; se l’imposta è proporzionale alla quantità prodotta e venduta al monopolista conviene esaminare la possibilità di traslazione, se aumenta il prezzo di vendita diminuisce la domanda di mercato ma il monopolista dovrà produrre di meno e pagare minore imposta.
TRASLAZIONE NEI REGIMI INTERMEDI DIMERCATO
Il mercato di libera concorrenza e il mercato di monopolio assoluto sono modelli teorici ideali di mercato. Nella realtà, esistono regimi di mercato intermedi, quali:
• REGIME DI OLIGOPOLIO: l’impresa userà numerose cautele prima di decidere un aumento di prezzo per traslare l’imposta, cercherà di conoscere le reazioni delle altre imprese prima di aumentare il prezzo del suo prodotto;
• CONCORRENZA PERFETTA: qualche possibilità di traslare si potrebbe manifestare per prodotti a cui il consumatore attribuisce particolari valenze qualitative.
5. L’AMMORTAMENTO DELL’IMPOSTA
E’ un processo economico mediante il quale il prezzo di vendita di un bene patrimoniale è ridotto nella stessa misura dell’imposta capitalizzata al saggio corrente di interesse, è una traslazione all’indietro perché il carico dell’imposta lo stabilisce il venditore.
6. DIFFUSIONE DELL’IMPOSTA
La diffusione è il diffondersi degli effetti dell'imposta sul mercato, con le conseguenti variazioni dei costi delle quantità domandate e offerta dei beni
Economia Aziendale
LA DETERMINAZIONE DELLE
IMPOSTE DIRETTE
1. LE IMPOSTE INDIRETTE E DIRETTE
Le imposte indirette colpiscono i trasferimenti patrimoniali, gli atti di produzione o di scambio e i consumi di beni e servizi. Sono imposte indirette: l’IVA(imposta sul valore aggiunto), l’imposta di bollo, l’imposta di registro, le imposte di fabbricazione, ecc.
Le imposte dirette colpiscono le manifestazioni evidenti e immediate della capacità contributiva, individuata nel reddito conseguito o nel patrimonio posseduto
Le imposte dirette si distinguono a seconda dell’oggetto che viene colpito e del soggetto a cui fanno capo.
A seconda dell’oggetto che viene colpito abbiamo:
• l’imposta regionale sulle attività produttive(IRAP): è un’imposta proporzionale. Pur essendo un’imposta diretta l’IRAP non è un’imposta sul reddito, ma ha per presupposto oggettivo la produzione. Infatti colpisce il valore della produzione netta determinato per competenza, prima che venga ripartito tra i lavoratori dipendenti, i finanziatori esterni, l’imprenditore o i soci e l’amministrazione fiscale. L’ IRAP ha un’aliquota del 4,25%;
• le imposte sul reddito.
A seconda del soggetto a cui fanno capo, l’ordinamento tributario prevede le seguenti imposte sul reddito:
• l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). È un’imposta progressiva ad aliquote crescenti per scaglioni. Grava sul reddito imponibile complessivo delle persone fisiche
• l’imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG): è un’imposta proporzionale chee grava sul reddito complessivo delle persone giuridiche
IRPEF e IRPEG sono destinate ad essere riformulate a favore di un nuovo meccanismo che prevede un’imposta sul reddito da applicare alle persone fisiche e agli enti non commerciali e un’imposta sulle società da applicare sul reddito di persone giuridiche.
2. CONCETTO TRIBUTARIO DI REDDITO D’IMPRESA
Il reddito d’impresa è regolamentato dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi(TUIR) che all’art. 51 stabilisce : “Sono redditi d’impresa quelli che derivano dall’esercizio di imprese commerciali. Per esercizio di imprese commerciali si intende l’esercizio per professione abituale, anche se non in via esclusiva, delle attività elencate nell’art. 2195 del codice civile”.
Le attività commerciali elencate in questo articolo riguardano:
• attività industriale diretta alla produzione di beni e servizi;
• attività di intermediazione nella circolazione dei beni;
• attività di trasporto per terra, per acqua e per aria;
• attività bancaria o assicurativa;
• attività ausiliare alle precedenti.
I redditi provenienti da qualsiasi fonte, prodotti dalle società e dagli enti che esercitano attività commerciali, sono sempre fiscalmente considerati redditi d’impresa.
Il reddito d’impresa viene determinato apportando all’utile o alla perdita risultante dal Conto economico le variazioni in aumento o in diminuzione conseguenti all’applicazione dei criteri fiscali stabiliti dal TUIR.
La base di partenza per il calcolo del reddito d’impresa è formalmente costituita dal reddito che risulta dal Conto economico redatto secondo i criteri civilistic (reddito di bilancio). Questo reddito, attraverso variazioni in aumento o in diminuzione viene trasformato in reddito fiscale.
3. I PRINCIPI SU CUI SI FONDA IL REDDITO FISCALE
Il reddito fiscale è il risultato economico dell’impresa che viene riferito all’esercizio in base alle disposizioni delle norme tributarie. Il reddito di bilancio costituisce la base di partenza per pervenire al reddito fiscale:
REDDITO
FISCALE = Reddito di Bilancio + Variazioni in aumento - Variazioni in diminuzione
Le variazioni in aumento o in diminuzione hanno origine dalla diversa concezione di reddito presente nella legislazione civilistica e in quella fiscale.
Le norme di valutazione sono ispirate al principio della prudenza e assumono il criterio del costo quale limite massimo per le valutazioni.
L'art. 75 dei Tuir detta i principi in base ai quali si determinano i componenti dei reddito fiscale:
• l'inerenza dei costi alla produzione del reddito: i costi iscritti nel Conto economico debbono essere strettamente collegati con l’attività aziendale dalla quale si realizzano i ricavi e sulla quale si pagano le imposte;
• la competenza fiscale rispetto all’esercizio considerato: i costi e i ricavi concordano alla formazione del reddito nell’esercizio di competenza. Ai fini della determinazione dell’esercizio di competenza:
- i corrispettivi delle cessioni di beni si considerano conseguiti, e i costi di acquisto dei fattori produttivi si considerano sostenuti;
- i corrispettivi delle prestazioni di servizi si considerano conseguiti, e le spese di acquisto dei servizi si considerano sostenute;
• la certezza nell’esistenza giuridica, oggettivamente determinabile, del loro ammontare: i costi iscritti nel Conto economico devono essere documentati, salvo le eccezioni previste dalle orme fiscali;
• l’ iscrizione in bilancio:sono ammessi in deduzione solo i costi che risultano iscritti nel conto economico;
• L’imputabilità specifica: i costi e gli oneri sono deducibili se si riferiscono ad attività da cui derivano ricavi o proventi che concorrono a formare il reddito d’impresa.
4. LA SVALUTAZIONE FISCALE DEI CREDITI
Le svalutazione dei crediti risultanti in bilancio, che derivano dalle cessioni di beni e dalle prestazioni di servizi, sono deducibili in ciascun esercizio nel limite dello 0,50% del valore nominale dei crediti stessi. Tale deduzione non è ammessa quando l’ammontare complessivo delle svalutazioni ha raggiunto il 5% del valore nominale dei crediti.
Le perdite sui crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali. È importante sottolineare che le norme fiscali consentono la svalutazione, solo dei crediti di natura commerciale, derivanti alla vendita di merci o prodotti o dalla prestazione di servizi. Gli altri crediti, come quelli derivanti dalla cessione di immobilizzazioni non possono essere fiscalmente svalutati; il fisco consente la deduzione di eventuali perdite relative a questi crediti solo se risultano da elementi certi e precisi o dall’assoggettamento del debitore a procedure concorsuali.
5. LA VALUTAZIONE FISCALE DELLE RIMANENZE
Le rimanenze fiscali di prodotti finiti, di sottoprodotti, di materie prime, di semilavorati, la cui valutazione non sia effettuata a costi specifici, concorrono a formare il reddito raggruppando i beni in categorie omogenee per natura e per valore e attribuendo a ciascun gruppo un valore non inferiore a quello minimo determinato a norma delle disposizioni che seguono.
• Nel primo esercizio dove si verificano, le rimanenze sono valutate attribuendo a ogni unità il valore risultante dalla divisione del costo complessivo dei beni prodotti e acquistati nell’esercizio stesso per la loro quantità. Si applica il metodo del costo medio ponderato;
• Negli esercizi successivi, se la quantità delle rimanenze è aumentata, cioè rimanenze fiscali> esistenze iniziali, rispetto all’esercizio precedente, le maggiori quantità costituiscono voci distinte per esercizi di formazione. Così le rimanenze finali vengono separate in due blocchi: il primo corrisponde alle esistenze iniziali;il secondo costituisce l’incremento verificatosi nell’esercizio e viene valorizzato al costo medio ponderato dell’anno. Se invece la quantità è diminuita, cioè rimanenze fiscali< esistenze iniziali, la diminuzione si imputa agli incrementi formati nei precedenti esercizi, a partire dal più recente. Si applica il metodo del LIFO a scatti annuali, si considerano scaricate dal magazzino le scorte acquistate più recentemente;
• Per le imprese che valutano in bilancio le rimanenze finali con il metodo della media ponderata o “del primo entrato, primo uscito”(FIFO) o con varianti del LIFO, le rimanenze finali sono assunte per il valore che risulta dal metodo adottato.
Le rimanenze finali di titoli, che non costituiscono immobilizzazioni sono valutate per le rimanenze finali di magazzino. Una categoria di rimanenze è costituita dai lavori in corso su ordinazione; essi riguardano commesse ultrannuali che si eseguono in duo o più esercizi.
6. GLI AMMORTAMENTI FISCALI DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Agli effetti fiscali bisogna distinguere tra beni immateriali (brevetti industriali, marchi d’impresa,ecc) e spese relative a più esercizi (spese per studi e ricerche, spese per pubblicità e propaganda)
L’ammortamento dei beni immateriali è così regolato:
• diritti di utilizzazione di opere d’ingegno: le quote di ammortamento sono deducibili in misura non superiore a 1/3 del costo;
• marchi d’impresa: le quote di ammortamento sono deducibili in misura non superiore a 1/10 del costo;
• diritti di cessione: le quote di ammortamento sono deducibili in misura corrispondente alla durata di utilizzo prevista dal contratto o dalla legge;
• avviamento: le quote di ammortamento sono deducibili in misura non superiore a 1/10 del valore stesso.
L’ammortamento dei costi è così regolato:
• spese relative a studi e ricerche: sono interamente deducibili nell’esercizio in cui sono state sostenute, possono essere ammortizzate a quote costanti nell’esercizio stesso e nei successivi;
• spese di pubblicità e propaganda: sono interamente deducibili nell’esercizio in cui sono state sostenute oppure possono essere ammortizzate in quote costanti nell’esercizio stesso e nei quattro successivi;
• spese di rappresentanza(che l’impresa sostiene per ringraziarsi persone con cui entra in rapporto,con regali,pranzi, ospitabilità,ecc): sono ammesse in deduzione solo nella misura di 1/3 del loro ammontare;
• altre spese relative a più esercizi, comprese quelle di impianto e di ampliamento: l’ammortamento deve essere attuato in un periodo non superiore a quanto stabilito dall’art. 2426 del codice civile(5 anni).
Le quote di ammortamento del costo dei beni materiali strumentali sono deducibili a partire dall’esercizio di entrata in funzione di ciascun bene. Tali quote sono deducibili se:
• sono calcolate in misura non superiore a quella risultante dall’applicazione dei coefficienti stabiliti in un’apposita tabella approvata con decreto del Ministero dell’Economia e delle finanze; i coefficienti vengono stabiliti per categorie di beni omogenee in base al normale periodo di deperimento e consumo nei vari settori produttivi;
• risultano iscritti nel Conto economico del bilancio tra i costi della produzione alla voce ammortamento delle immobilizzazioni materiali.
L’applicazione dei coefficienti fiscali determina il cosiddetto ammortamento ordinario e si applica in condizioni di normale utilizzo dei beni. La norma non è però rigida, in quanto consente di effettuare sia ammortamenti superiori alla quota ordinaria, elevando i coefficienti tabellari (ammortamento anticipato) o dimostrando la maggiore utilizzazione del bene rispetto a quella normale del settore (ammortamento intensivo), sia ammortamenti inferiori alla quota ordinaria, nell’ipotesi di minore utilizzo del bene rispetto a quello normale del settore (ammortamento rigido).
Mediante l’ammortamento anticipato la misura massima dell’ammortamento ordinario può essere elevata fino a due volte nell’esercizio in cui i beni sono entrati in funzione e nei due successivi , indipendentemente dall’intensità di utilizzo del bene e al solo scopo di abbreviare il periodo di ammortamento.
Se l’ammortamento anticipato è civilisticamente congruo si rileva in contabilità generale la quota ammortamento in aggiunta a quella ordinaria. Se invece l’impresa calcola l’ammortamento anticipato al solo scopo di ottenere un beneficio fiscale la quota di ammortamento che eccede l’ammortamento civilistico non deve essere imputata al Conto economico ma viene dedotta soltanto in sede di dichiarazione dei redditi, al fine di non alternare la corretta rappresentazione del risultato economico d’esercizio.
In questa seconda ipotesi gli ammortamenti anticipati devono essere:
• indicati come variazioni in diminuzione nella dichiarazione dei redditi, senza essere rilevati in contabilità generale;
• imputati direttamente nell’esercizio successivo, a una riserva denominata Riserva per ammortamenti anticipati.
Una volta analizzate tutte le opportunità offerte dalla norma fiscale in materia di ammortamento è necessario verificare se l’ammortamento calcolato in base alle norme civilistiche coincide o non coincide con l’ammortamento fiscale deducibile. Ecco i diversi casi:
• AMMORTAMENTO FISCALE < AMMORTAMENTO CIVILISTICO: se l’importo dell’ammortamento deducibile in base alle norme fiscali è inferiore a quello determinato secondo le esigenze civilistiche, la quota eccedente diventa un costo non deducibile e rappresenta un componente positivo del reddito fiscale.
• AMMORTAMENTO FISCALE = AMMORTAMENTO CIVILISTICO: se l’importo dell’ammortamento deducibile in base alle norme fiscali è uguale a quello determinato secondo le esigenze civilistiche, in sede di dichiarazione dei redditi non deve essere apportata alcuna modifica al reddito di bilancio.
• AMMORTAMENTO FISCALE > AMMORTAMENTO CIVILISTICO: se l’ammortamento determinato in base alle norme fiscali è superiore a quello risultante dall’applicazione dei criteri civilistici, le più elevate quote di ammortamento, sono considerate costi deducibili ed è consentito scrivere nella dichiarazione dei redditi una variazione fiscale in diminuzione del reddito di bilancio.
Il Ministero dell’Economia e delle finanze ha precisato che l’ammortamento anticipato è deducibile anche se non è espressamente indicato nel Conto economico e non è portato a rettificare del valore dei beni a cui si riferisce, purché sia accantonato in un’apposita riserva in sede di destinazione degli utili.

7. LE SPESE DI MANUTENZIONE E DI RIPARAZIONE
Le spese di manutenzione, ripartizione, ammodernamento e trasformazione sono deducibili nel limite del 5% del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili quale risulta all’inizio dell’esercizio dal registro dei beni ammortizzabili.
Dalla norma fiscale consegue che:;
• i costi di natura incrementativi, come quelli di ammodernamento e trasformazione, patrimonializzati in bilancio, partecipano ai risultati economici futuri attraverso l’ammortamento;
• i costi di manutenzione derivanti da contratti stipulati con i terzi sono interamente deducibili;
• gli altri costi di manutenzione e riparazione sono deducibili solo nel limite forfetario del 5%;
nei cinque esercizi successivi bisognerà apportare una variazione diminutiva del reddito di bilancio, pari per ogni anno a 1/5 dell’importo.
I costi di manutenzione e riparazione devono essere annotati nel registro dei beni ammortizzabili e non devono essere portati in aumento del valore dei beni e per i quali sono stati sostenuti.
8. LA DEDUCIBILITA’ FISCALE DEI CANONI DI LEASING
I canoni di leasing sono fiscalmente deducibili in quanto documentati dalle relative fatture emesse dalla società locatrice; la deduzione dei canoni è ammessa in condizione che la durata del contratto non sia inferiore a 8 anni, se questo ha per oggetto beni immobili; e alla metà del periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente ordinario in relazione all’attività esercitata dall’impresa, se questo ha per oggetto beni mobili.
9.IL TRATTAMENTO FISCALE DELLE PLUSVALENZE
Le plusvalenze(ordinarie o straordinarie) concorrono a formare il reddito fiscale per l’intero ammontare nell’esercizio i cui sono state realizzate, cioè se i ei so stati posseduti per un periodo non inferiore a tre anni, in quote costanti nell’esercizio stesso e nei successivi ma non oltre il quarto. La suddivisione delle plusvalenze su cinque esercizi consente di diluire il corrispondente onere delle imposte dirette(IRAP e imposta sul reddito) nel tempo.
Le plusvalenze derivanti dalla vendita di partecipazioni di controllo e collegamento che risultino iscritte nelle immobilizzazioni finanziarie degli ultimi tre bilanci possono essere assoggettate a un’imposta sostitutiva del 19%. Tale imposta sostitutiva è indeducibile dalle imposte sul reddito e deve essere versata in un’unica soluzione entro il termine stabiliti per il versamento a saldo delle impostesi redditi relative al periodo d’imposta nel quale è stata realizzata la plusvalenza.
10. LA BASE IMPONIBILE IRAP
Nelle imprese in contabilità ordinaria il calcolo dell’imponibile IRAP ha come base di partenza la differenza tra il valore della produzione e i costi della produzione a esclusione delle perdite su crediti e delle spese per il personale dipendente. È necessario tenere conto che il meccanismo che consente di determinare la base imponibile IRAP sarà assoggettato ad alcuni cambiamenti contenuti nella legge delega di riforma del sistema fiscale, fino a che non vi sarà una graduale soppressione dell’imposta.
Dopo aver determinato il valore della produzione netta il calcolo della base imponibile può essere impostata così:

11. IL REDDITO IMPONIBILE
Le imposte sul reddito vengono calcolate applicando al reddito imponibile le aliquote previste dalla legge. Mentre l’IRAP grava sulle imprese in maniera indipendente dalla loro forma giuridica, la detrazione del reddito imponibile varia a seconda che si tratti di contribuenti soggetti a IRPEF o di contribuenti soggetti a IRPEG
IRPEF
L’IRPEF si applica con aliquote progressive sul reddito complessivo della persona fisica; è prevista la graduale riduzione di aliquote a cui si associa lo sfoltimento dei corrispondenti scaglioni di reddito. Il reddito complessivo si ottiene sommando le sei categorie di reddito previste dalla normativa tributaria per le persone fisiche( redditi d’impresa, redditi fondiari, redditi di capitale, redditi di lavoro indipendente, redditi di lavoro autonomo, redditi diversi). Dal reddito complessivo si passa al reddito imponibile sottraendo le deduzioni per gli eventuali oneri deducibili e la deduzione per i redditi che rientrano nella no-tax area.
Le deduzioni riguardanti gli oneri sono per lo più rappresentate da particolari categorie di spese aventi una certa rilevanza sociale.
La deduzione per i redditi che rientrano nella no tax area, introdotta con la legge finanziari 2003, è riconosciuta secondo un meccanismo di calcolo in base al quale la somma da portare in deduzione decresce all’aumentare del reddito, in modo da favorire la progressività dell’IRPEF. Se il contribuente ha percepito dei dividendi su partecipazioni qualificate oppure ha rinunciato alla
ritenuta d’imposta, gli compete il credito d’imposta che deve essere sommato al reddito d’imposta.
IRPEG
L’IRPEG si applica sul reddito imponibile delle persone giuridiche che viene calcolato così:
L’IRPEG ha un’aliquota ordinaria del 34%, tuttavia essa può risultare inferiore a causa di particolari agevolazioni fiscali che mirano a detassare una parte del reddito d’impresa in funzione degli investimenti attuati nell’esercizio di beni strumentali e in formazione e aggiornamento del personale
12. LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Il passaggio del reddito di bilancio al reddito fiscale si effettua in sede di dichiarazione dei redditi su un apposito prospetto d raccordo contenuto ne modello per la dichiarazione fiscale dei redditi.
La dichiarazione fiscale dei redditi costituisce il principale strumento di accertamento delle imposte dirette. L’onere di compilare tale dichiarazione grava su dichiarante stesso, secondo il principio di autoliquidazione delle imposte.
CONTRIBUENTI
TIPO DI DICHIARAZIONE
Periodo d’imposta coincidente con l’anno solare
• Persone fisiche
• Società di persone
• Società di capitali
Presentano il Modello Unico per le imposte sui redditi, l’IRAP,l’IVA e per dichiarare le ritenute effettuate. La dichiarazione annuale può inoltre comprendere la dichiarazione dei sostituti d’impresa
Periodo d’imposta non coincidente con l’anno solare
• Società di capitali
Presentano le varie dichiarazioni separatamente
Le norme per la semplificazione degli adempimenti dei contribuenti riguardanti la dichiarazione dei redditi, dell’IRAP e dell’ IVA, prevedono obblighi diversi.
La dichiarazione unica può essere presentata secondo diverse modalità; la norma prevede che il contribuente possa:
• affidare il compito di predisporre la dichiarazione a un intermedio(commercialista) che deve trasmettere le informazioni fiscali avvalendosi del servizio telematico;
• presentare la propria dichiarazione allo sportello di una banca o a un ufficio postale, che curerà la rilevazione dei dati.
13. IL VERSAMENTO DELLE IMPOSTE DIRETTE
dopo aver determinato l’imponibile, il contribuente provvede per autoliquidazione all’assolvimento dell’obbligo tributario: calcola le imposte dovute e provvede ai relativi versamenti.
Le imposte da versare,rilevate nei conti Debiti per IRAP e Debiti per IRPEG, si ottengono per differenza tra le imposte dovute e le imposte pagate.
CONTRIBUENTI
TERMINE VERSAMENTI
Persone fisiche:
I rata acconto e saldo
II rata acconto
20 giugno
30 novembre
Persone giuridiche:
I rata acconto e saldo
II rata acconto
Giorno 20 del sesto mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta
Fine undicesimo mese dell’esercizio
Nel calcolo dell’IRPEF o dell’IRPEG da versare, ogni contribuente deve considerare le ritenute alla fonte subite a titolo d’acconto che devono essere detratte dall’imposta corrente, così come deve conteggiare l’eventuale credito d’imposta sui dividendi percepiti.
IMPOSTE DA VERSARE = Imposte correnti(o dovute) - Acconto imposte
Ritenute d’acconto
Crediti d’imposta
Il servizio di riscossione dei tributi è esercitato da concessionari, detti agenti di riscossione, che hanno il compito di riscuotere le imposte e versarle alla sezione di tesoreria dello Stato competente per territorio.
I versamenti possono essere effettuati direttamente al concessionario mediante c/c postale, o con modalità telematiche oppure con delega a una banca.
In seguito all’unificazione dei versamenti da effettuare al Fisco, alle Regioni, ecc, utilizzando l’apposito modello F24, i contribuenti possono:
• compensare i crediti con i debiti;
• effettuare i pagamenti con modalità telematiche;
• rateizzare i versamenti di acconto nell’arco dell’anno.
14. LA LIQUIDAZIONE DELLE IMPOSTE NEI SOGGETTI IRPEF
I soggetti IRPEF sono obbligati a presentare la dichiarazione annuale dei redditi utilizzando il modello unico. Le imprese individuali e le società di persone in regime di contabilità ordinaria devono conservare una copia dello Stato patrimoniale e del Conto economico.
Il reddito di una società di persone è soggetto all’IRPEF indipendentemente dal fatto che essa sia prelevata o rimanga investita nella società perché accantonata a riserva. L’accertamento del reddito è fato in modo unitario presso la società. Ogni socio deve presentare una propria dichiarazione dei redditi e inserire in essa la propria quota di reddito di partecipazione alla società.
15. LA LIQUIDAZIONE DELLE IMPOSTE NEI SOGGETTI IRPEG
I contribuenti soggetti a IRPEG residenti nel territorio dello Stato obbligati alla presentazione della dichiarazione dei redditi sono costituiti dalle seguenti categorie:
società di capitali;
società cooperative;
enti commerciali equiparati alle società di capitali ed enti non commerciali che hanno per oggetto l’esercizio di attività commerciali.
Società di capitali
La società di capitali e le società ad esse equiparate sono obbligate alla determinazione dell’imponibile in base alle risultanze del Conto economico; esse hanno l’obbligo di conservare i documenti che compongono il bilancio d’esercizio. La dichiarazione dei redditi deve essere sottoscritta da un rappresentante legale e dal presidente del collegio sindacale, oppure dall’organo di controllo.
Società cooperative
Il legislatore ha introdotto particolari agevolazioni fiscali per alcune categorie di imprese. Tali agevolazioni sono diverse a seconda dell’attività esercitata e del tipo di cooperative.
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Esempio



  


  1. antonella

    tesina multidisciplinare per itc

  2. emanuela

    economia aziendale il bilancio d'esercizio