Materie: | Tesina |
Categoria: | Multidisciplinare |
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Data: | 01.12.2004 |
Numero di pagine: | 54 |
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Testo
SPESA PUBBLICA ED IMPRESE
Mappa Concettuale
a cura di
Lara M.
2001/2002
Materie coinvolte nel percorso multidisciplinare
Italiano: “Il Compagno” Cesare Pavese
Progetto di classe: Diritti delle donne
Scienze delle finanze: La Spesa Pubblica
Diritto: La Magistratura
Economia Aziendale: Le Imprese Industriali
Informatica: I Sistemi Operativi
Inglese: 20th Century
Matematica: Programmazione Lineare
INDICE
Italiano:
CESARE PAVESE
■ Scheda del libro “Il compagno” di Cesare Pavese
Scienze delle Finanze:
LA SPESA PUBBLICA
■ Definizione di Spesa Pubblica
■ Spese Statali e Spese Locali
■ Spese di Governo e Spese d’Esercizio
■ Spese Ordinarie e Spese Straordinarie
■ Spese Obbligatorie e Spese Facoltative
■ Spese Correnti e Spese in Conto Capitale
■ Spese Produttive
■ Spese di Trasferimento
■ Cause di aumento della Spesa Pubblica
■ Criteri di Misurazione della Spesa Pubblica
■ Effetti della Spesa Pubblica sull’equilibrio del sistema economico
■ Teorie classiche
■ Teoria keynesiana
■ Ruolo della Spesa Pubblica
■ Il Moltiplicatore
■ L’acceleratore
■ Gli effetti economici della Spesa Pubblica
■ Deficit di bilancio
■ Cause dell’aumento della Spesa Pubblica
Diritto:
LA MAGISTRATURA
■ La giurisdizione civile
■ La giurisdizione penale
■ La giurisdizione amministrativa
■ Il giudice naturale
■ Il diritto alla difesa
■ L’obbligo della motivazione
■ I gradi del processo
■ Il principio di imparzialità
■ La magistratura ordinaria e quella speciale
■ L’indipendenza della magistratura ordinaria
■ Il consiglio superiore della magistratura
■ Funzioni
■ L’indipendenza dei singoli giudici
■ L’inamovibilità
■ La magistratura: potere senza vertice
■ L’organizzazione della magistratura ordinaria
■ Il giudice di pace
■ Il tribunale
■ La corte d’appello
■ La corte d’assise
■ La corte d’assise d’appello
■ La corte di cassazione
■ Il pubblico ministero
Economia Aziendale
LE IMPRESE INDUSTRIALI
■ Caratteri Strutturali e Organizzativi delle Imprese Industriali
■ La Struttura Patrimoniale
■ L’Organizzazione Aziendale
■ Le scelte relative alla produzione
■ La gestione caratteristica
■ La gestione finanziaria
■ La gestione patrimoniale
■ La gestione fiscale
Informatica:
SISTEMI OPERATIVI
■ Definizione di sistema operativo
■ Sistemi monoprogrammati e multiprogrammati
■ Il time sharing
■ Competizione tra processi
■ Classificazione dal punto di vista dell’utente
■ Sistemi dedicati
■ Sistemi batch
■ Sistemi interattivi multiutente
■ Sistemi transazionali
■ Sistemi real time
■ Struttura del sistema operativo
■ Il modello onion skin
■ 1) Il nucleo
■ 2) Il gestore della memoria
■ 3) Il gestore delle periferiche
■ 4) Il file system
■ 5) L’interprete di comandi
■ Allocazione e gestione delle risorse
Inglese:
20th Century Britain
■ Women Fight for Rights
■ The Welfare State
■ Sovereignty
■ Thatcherism
■ The Troubles
Matematica
PROGRAMMAZIONE LINEARE
■ La programmazione lineare
■ Proprietà dell’insieme delle soluzioni ammissibili
SCHEDA DEL LIBRO
“IL COMPAGNO” DI CESARE PAVESE
AUTORE: Cesare Pavese
TITOLO ORIGINALE: Il compagno
EDIZIONE ORIGINALE: 1947
EDIZIONE LETTA: Einaudi Tascabili, 9° edizione 1998
NARRATORE: interno, il protagonista parla in prima persona
PERSONAGGI: Pablo, la mamma e la sorella, gli amici di Torino (Amelio, Linda, Lubrani, Lilì, Carletto ed altri in secondo piano), gli amici di Roma (ancora Carletto, Marina, Dorina, Gina, Luciano, Giulianella e qualche altro).
ANTAGONISTA: il libro è la storia dell’educazione sentimentale e politica di Pablo, un anno della sua vita vissuta, quindi non c’è un diretto antagonista se non, nella seconda parte del libro, il fascismo.
LUOGO: Torino nella prima metà e Roma nella seconda.
TEMPO: un anno solare nel periodo del fascismo, tra la guerra di Spagna e la Seconda Guerra Mondiale.
SINTESI: il libro comincia con il racconto della vita di un giovane torinese, la cui età non è mai esplicitata, ma si capisce stia passando dall’adolescenza all’età adulta. Vive a Torino, lavora nel negozio di tabacchi di famiglia, suona la chitarra ed esce con gli amici. L’incontro con Linda cambia il corso della sua vita: la conosce a casa di un amico, Amelio, che è costretto a letto dopo un incidente con la moto. Si capisce che Linda è od è stata fidanzata con Amelio, ma nulla viene mai detto esplicitamente, per tutto il libro e riguardo tutti gli argomenti trattati. Di Linda Pablo si innamora, ma lei, pur se si concede, è irraggiungibile, è probabilmente (anche questo lasciato e non chiarito) la donna di Lubrani, un impresario teatrale che potrebbe anche fornire altri servizi (Lilì, una donnina che appare in un paio di occasioni, potrebbe essere una che si concede per denaro). In tutta questa situazione ingarbugliata, Pablo, che si è innamorato e sente di non essere ricambiato, decide di andare a Roma insieme a Carletto, uomo di spettacolo sempre indicato come gobbo, conosciuto in un breve viaggio a Genova con Linda e Lubrani.
Giunto a Roma, Pablo cerca un lavoro che gli piaccia, che senta proprio. Tutti lo incitano a fare l’artista, a suonare la chitarra, ma lui non vuole saperne, dice che quello non è un lavoro e va a lavorare presso un ciclista che fa anche riparazioni, sulla via Cassia. Proprietaria della baracca è Gina, con la quale Pablo intraprende una storia di amicizia particolare, in cui lei è coinvolta sentimentalmente, mentre lui continua ad essere innamorato di Linda. A Roma viene a contatto con gli amici di Carletto che stampano un giornalino antifascista clandestinamente. Lui li aiuta facendo quel che gli chiedono, senza capire troppo neanche di quel che loro fanno, fino a che non arriva un uomo, Gino Strada, che deve essere nascosto per un paio di giorni. Con lui Pablo comincia ad incuriosirsi su cosa sia il comunismo, legge dei libri ed inizia a frequentare i veri rossi, pensando che i suoi amici non lo siano veramente. Ad un certo punto la ragazza di uno del giornalino li denuncia e Pablo viene arrestato. Rimesso in libertà dopo pochi giorni per mancanza di elementi contro di lui, è costretto a tornare a Torino come sorvegliato speciale. Il libro si conclude con i saluti tra Pablo e Gina, con Pablo che le chiede di vendere la baracca e raggiungerlo.
GIUDIZIO FINALE: il libro è molto diverso da tutti gli altri che ho letto, perché lascia continuamente domande senza risposta, alle quali ciascuno può dare quella che più preferisce. Potrei dire che la chiave di lettura di libro sia la mancanza di chiarezza a tutti i livelli, perché é scritto in prima persona e Pablo è un ragazzo che, in talune circostanze, manca di coraggio, mentre in altre manca di interesse, sicché non chiarisce i propri rapporti con le persone né si domanda cosa facciano gli altri che lo circondano.
LA VITA DI CESARE PAVESE: Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo, in Piemonte. Trascorre la sua infanzia nel casolare del padre, cancelliere del Tribunale di Torino, che rimarrà sempre nei suoi ricordi come simbolo di serenità e spensieratezza, dove ritornare in vacanza anche quando la sua vita si svolgerà a Torino, prima per gli studi universitari e poi per il lavoro come redattore della casa editrice Einaudi. Si laurea in Lettere e Filosofia, con una tesi su Walt Whitman, appassionandosi alla letteratura inglese. Nel 1931 Pavese perde la madre, in un periodo già pieno di difficoltà. Lo scrittore, infatti, non è iscritto al partito fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo saltuariamente a insegnare in istituti scolastici pubblici e privati. Nel 1935 entra all'Einaudi, insieme a Carlo Levi e Leone Ginzburg. Dopo soli due anni è arrestato per attività antifasciste e condannato al confino per tre anni a Brancaleone, in Calabria. L'allontanamento dalla sua terra, in realtà, dura solo un anno, fino al marzo del 1936, periodo in cui scrive "Il mestiere di vivere", diario autobiografico. Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, a Monferrato, il cui ricordo è descritto ne "La casa in collina". Proprio nel 1936 produce la prima raccolta di poesie "Lavorare stanca". Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato, nel frattempo, si è sposata. Dal 1936 al 1949 la sua produzione letteraria è ricchissima e nel 1950 pubblica "La luna e i falò", vincendo nello stesso anno il Premio Strega con "La bella estate". Ma il 27 agosto del 1950, in una camera d'albergo a Torino, Cesare Pavese mette fine alla sua esistenza.
La Spesa Pubblica
La Spesa Pubblica è l’insieme dei mezzi monetari che, lo Stato e gli Enti Pubblici, erogano per la produzione di beni e servizi necessari al soddisfacimento dei bisogni della pubblica collettività.
Le spese pubbliche si possono classificare come segue:
■ Rispetto all’ente che le effettua si hanno spese statali e spese locali. Le prime sono sostenute dallo Stato, le seconde dagli enti pubblici territoriali (Regioni, Province, Comuni)
■ Riguardo allo scopo si hanno spese di governo e spese d’esercizio. Le prime relative al soddisfacimento dei bisogni pubblici e sono divise in:
o Spese per l’organizzazione politica dello Stato, riguardanti il funzionamento degli organi costituzionali (Presidente della Repubblica, Parlamento, Corte Costituzionale, Ministeri, Corte dei conti);
o Spese per la sicurezza, relative all’ordine pubblico interno (polizia) o alla difesa esterna (esercito);
o Spese per lo sviluppo economico e sociale (sanità, istruzione, giustizia, lavori pubblici, industria e agricoltura).
Le spese d’esercizio (o spese d’ordine) sono quelle sostenute per conseguire le entrate (ad esempio la riscossione delle imposte...).
■ Secondo il loro ripetersi del tempo, si hanno spese ordinarie e spese straordinarie. Le prime si ripetono ogni anno con una certa regolarità, e sono quindi prevedibili nel loro ammontare almeno approssimativamente, mentre le seconde sono connesse ad eventi imprevedibili (interventi straordinari ad esempio in caso di guerra, terremoti, inondazioni).
■ In base alle norme giuridiche che le regolano, si hanno spese obbligatorie e spese facoltative. Le prime sono tassativamente previste da leggi in vigore, le seconde sono discrezionali e sono decise di vota in volta, in relazione agli interventi da realizzare, alle risorse disponibili...
■ In rapporto alla destinazione economica, si hanno spese correnti e spese in conto capitale. Le prime riguardano la produzione dei servizi pubblici e sono connesse all’acquisto di beni e servizi sul mercato, successivamente trasformati in servizi pubblici. Le spese in conto capitale (dette anche spese d’investimento) riguardano invece la produzione, e si distinguono a loro volta in investimenti diretti e investimenti indiretti.
■ Sotto il profilo degli effetti economici si hanno spese produttive che si identificano con i compensi che lo Stato corrisponde per acquisire risorse, lavoro e in genere fattori produttivi. Le spese di produzione possono anche avere un effetto ridistribuivo, quando i beni e i servizi prodotti sono erogati gratuitamente e favore delle categorie economicamente più deboli e delle aree territoriali più disagiate.
■ Le spese di trasferimento sono erogazioni che lo Stato senza contropartita, corrisponde a determinate categorie di soggetti per motivi economici o sociali. Tali spese hanno una funzione redistributiva poiché aumentano le disponibilità monetarie di vaste categorie di persone rendendo possibile un aumento della domanda globale.
Cause di aumento della Spesa Pubblica
Le ragioni dell’aumento della Spesa Pubblica sono diverse e si ricollegano, sia alle caratteristiche degli stati contemporanei, sia alle condizioni generali della società attuale.
Nelle democrazie contemporanee partecipano alla vita pubblica strati sempre più larghi della popolazione; le cui richieste di benessere si traducono nella richiesta di beni e servizi pubblici; più aumentano il benessere, il reddito e il tenore di vita, più si crea nei cittadini l’esigenza di un migliore standard dei servizi pubblici e di un maggiore impegno dello Stato nel garantire la qualità della vita assumendo nuove funzioni e incrementando quelle tradizionali, con un conseguente impiego di mezzi molto superiore al passato.
Criteri di misurazione della Spesa Pubblica
Il rapporto tra la spesa pubblica e il prodotto interno lordo (S/Pil), espresso in percentuale, indica quanta parte del reddito nazionale è assorbita dalla spesa pubblica e permette di seguire l’incidenza della finanza pubblica sull’economia del paese.
Effetti della Spesa Pubblica sull’equilibrio del sistema economico
Il sistema economico è in equilibrio quando l’offerta globale è uguale alla domanda globale.
L’offerta globale è data dall’insieme di tutti i beni e servizi prodotti nel nostro paese.
La domanda globale è costituita dalla somma dei consumi e degli investimenti. E’ indispensabile comunque che tutto il reddito non destinato ai consumi, e in pratica il risparmio, affluisca alle imprese e venga trasformato in nuovi mezzi di produzione.
Un giusto equilibrio tra consumi, risparmio e investimenti è dunque la condizione essenziale affinché il reddito nazionale possa incrementare fino al pieno impiego di tutte le risorse disponibili.
Teorie classiche
Le teorie classiche si rifanno tutte in parte esplicitamente alla "legge degli sbocchi", formulata da Say all’inizio dell’Ottocento, secondo cui ogni attività produttiva genera un flusso di domanda tale da garantire uno sbocco sul mercato a tutta la merce prodotta.
Teoria keynesiana
Secondo Keynes non è detto che tutto il risparmio disponibile venga effettivamente investito; per varie ragioni esso può essere conservato in forma liquida oppure può essere immobilizzato in beni improduttivi uscendo in tal modo dal circuito della produzione.
Può accadere dunque che una parte del reddito non venga spesa né per consumi né per investimenti. La domanda effettiva viene così a diminuire a diminuire e tende a rimanere stabilmente inferiore all’offerta; la produzione tende così a contarsi fino ad adeguarsi al ridotto volume di domanda: si realizza una situazione di equilibrio tra domanda e offerta, caratterizzata da un notevole grado di disoccupazione e da un basso livello di reddito (equilibrio di sottoccupazione).
Ruolo della spesa pubblica
Si comprende allora quale importanza abbia, nella concezione keynesiana dell’equilibrio economico, la considerazione della spesa pubblica.
Alla spesa delle famiglie e delle imprese e agli investimenti si aggiunge, infatti, la spesa della pubblica amministrazione diretta a soddisfare i bisogni attuali della collettività (consumi pubblici) e a dotare il paese di infrastrutture e beni produttivi (investimenti pubblici).
Y = C + I + S
Dove Y rappresenta il reddito nazionale, C e I rappresentano i consumi e gli investimenti privati, S la spesa pubblica.
Il Moltiplicatore
Il principio del moltiplicatore si può spiegare come segue.
Supponiamo che in un dato momento la domanda globale sia bassa, e vi sia una disoccupazione più o meno accentuata. In questa situazione lo Stato può intervenire, ad esempio, con un programma di lavori, pubblici, assumendo manodopera o facendo in modo che sia assunta dalle imprese.
Alla relativa spesa corrisponde un incremento del reddito nazionale pari al valore dell’opera realizzata. I lavoratori assunti dallo Stato cominciano a spendere i salari percepiti e a richiedere sul mercato beni e servizi che prima, essendo disoccupati, non potevano acquistare.
L’accresciuta domanda stimola le imprese ad aumentare la produzione: si crea così un nuovo flusso di beni e servizi che incrementa ulteriormente il reddito nazionale. Inoltre per aumentare la produzione le imprese assumono nuovi lavoratori, prima disoccupati; questi incassano i loro compensi, li spendono in acquisto di beni e servizi, creando una nuova domanda sul mercato e provocando un nuovo aumento di produzione; e cosi via.
L’Acceleratore
L’incremento della spesa pubblica non determina soltanto un aumento della domanda di beni di consumo, ma anche un aumento degli investimenti privati.
Le imprese che producono beni strumentali espandono la loro attività e, oltre ad assumere manodopera, saranno indotte a effettuare nuovi investimenti, creando una nuova domanda di mezzi di produzione.
In tal modo l’incremento della produzione determina a sua volta un incremento degli investimenti e questi rendono possibile un nuovo incremento della produzione. Questo processo cumulativo di effetti viene indicato come effetto acceleratore della spesa pubblica.
Gli effetti economici della spesa pubblica
Gli effetti delle spese pubbliche sono differenti a seconda che si tratti di spese produttive o di spese redistributive.
Le spese pubbliche hanno come conseguenze un aumento del prezzo sia dei beni acquistati dagli enti pubblici, sia del prezzo dei beni strumentali impiegati per produrre gli stessi beni.
Le spese pubbliche redistributive rivestono un importante significato sociale poiché trasferiscono risorse ai ceti più poveri; inoltre determinano l’aumento dei consumi (e quindi del reddito nazionale) poiché le classi sociali a basso reddito hanno un’alta propensione al consumo.
Deficit di bilancio
In tutti i paesi del mondo, la spesa pubblica si è enormemente accresciuta, poiché spesso le spese aumentano in misura maggiore delle entrate generando cosi un deficit di bilancio, per coprire il quale non basta più attingere dal risparmio, ma bisogna ricorrere ad emissione di moneta, con il conseguente aumento del debito pubblico.
Cause dell’aumento della spesa pubblica
Le ragioni che spiegano l’aumento della spesa pubblica sono abitualmente classificate in due gruppi: il primo comprende le cause apparenti, così definite perché lasciano inalterato il rapporto fra spesa pubblica e reddito nazionale, il secondo gruppo, invece comprende le cause reali, quelle che determinano un aumento della quota della spesa pubblica sul reddito nazionale.
Le più importanti cause apparenti sono:
■ L’inflazione;
■ L’aumento della popolazione.
Le cause reali sono:
■ L’affermazione dei regimi parlamentari;
■ L’aumento del ruolo della burocrazia;
■ L’urbanesimo;
■ L’affermazione della famiglia nucleare;
■ L’attuazione di politiche redistributive;
■ L’aumento del reddito;
■ L’intervento pubblico nell’economia.
LA MAGISTRATURA
La giurisdizione civile
Consiste nel giudizio sulle controversie che insorgono tra soggetti privati in merito alla pretesa violazione di un diritto soggettivo.
Il processo inizia per iniziativa di un soggetto privato (attore) il quale chiama in giudizio un altro soggetto (il convenuto), poiché lo ritiene responsabile di comportamenti lesivi di un suo diritto soggettivo. Il giudice, dopo aver valutato le sue ragioni esposte dalle parti, dichiara con sentenza se vi è stata effettivamente lesione di un diritto e in tal caso impone le misure necessarie (sanzioni). Se per la parte che ha subito la condanna non ottempera alla decisione del giudice, l’altra parte può richiedere l’esecuzione forzata della sentenza, che può giungere, se necessario, fino all’impiego della forza pubblica.
La giurisdizione penale
consiste nel giudizio sul giudizio di una persona che è accusata di aver commesso un reato. La legge considera come reati quei fatti, che per la loro particolare gravità, non si rivolgono soltanto contro i diritti dei singoli soggetti, ma vengono ritenuti lesivi di interessi generali dell’intera società.
Per esempio, l’omicidio è considerato reato perché esso non lede soltanto la persona direttamente colpita, ma colpisce un interesse il diritto alla vita. La sanzione specifica che la legge prevede per chi commette un reato è la pena: essa può essere pecuniaria (multa o ammenda) o detentiva (ergastolo, reclusione o arresto).
In questo caso il giudizio si presenta come una controversia tra due parti: da un lato sta l’accusa che è sostenuta, in nome dello stato, dal pubblico ministero, dall’altra la difesa, cioè l’imputato.
La giurisdizione amministrativa
consiste nel giudizio sul ricorso di un soggetto privato contro un atto della pubblica amministrazione che egli ritenga lesivo di un suo interesse legittimo (esempio contro un esproprio, una licenza non concessa). La controversia si svolge in questo caso tra il cittadino (la parte ricorrente) e la pubblica amministrazione (la parte resistente).
Secondo la natura delle controversie che sono oggetto del giudizio, avremo di conseguenza tre tipi diversi di processo: il processo civile, penale e amministrativo. Esistono però alcuni principi generali, stabiliti dalla Costituzione, che sono comuni a tutti e tre i tipi di giurisdizione.
Il giudice naturale
L’art. 25 della Cost. stabilisce che “nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”. Questo significa che il giudice deve essere individuato con criteri oggettivi stabiliti dalla legge, prima che il fatto stesso si sia verificato. Con questo si vuole evitare che il giudice possa essere scelto da una delle parti in causa o da chiunque vi abbia interesse, con eventuali conseguenze di pregiudizio del principio di imparzialità nell’amministrazione della giustizia.
Per lo stesso motivo la Costituzione art. 102 vieta l’istituzione di giudici straordinari, ossia di giudici creati al di fuori della magistratura ordinaria appositamente per giudicare determinati fatti. Giudici di questo tipo non garantiscono alcuna imparzialità e sono spesso usati da regimi dittatoriali per combattere i propri oppositori.
Il diritto alla difesa
L’art. 24 della Cost. stabilisce che “la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado di processo”.
Ciò determina che ciascuna delle parti del processo deve avere la possibilità di far valere liberamente le proprie ragioni, in modo tale che il giudice abbia più elementi per il suo giudizio. La legge non ammette l’autodifesa, infatti, tutti coloro che agiscono in giudizio, devono essere assistiti da un avvocato.
La Costituzione però stabilisce che la legge debba assicurare ai non abbienti i mezzi per agire in giudizio, così pone a carico dello stato le spese della difesa, dei soggetti che hanno un reddito inferiore a un certo limite (gratuito patrocinio).
L’obbligo della motivazione
secondo l’art. 111 della Cost. il giudice è obbligato a esporre con precisione i motivi che lo hanno indotto ad assumere qualsiasi decisione, in modo che il destinatario del provvedimento abbia la possibilità di difendersi.
I gradi del processo
una volta terminato un primo processo su una determinata causa, la parte processuale che non si ritiene soddisfatta della conclusione del processo può proporre appello contro la sentenza.
In questo caso, sul medesimo fatto o sulla medesima controversia, si svolge un secondo giudizio (detto giudizio di appello o di secondo grado) davanti a un altro giudice, il quale terrà conto dei nuovi argomenti sollevati dalle parti e potrà concludere il processo con una sentenza diversa da quella del processo di primo grado. Il diritto di avere un doppio giudizio su ogni causa costituisce una fondamentale garanzia per le parti del processo e nello stesso tempo costituisce una garanzia per il funzionamento della giustizia: tale controllo ha, infatti, lo scopo di diminuire la probabilità di errori giudiziari. Contro la sentenza di appello le parti che ne hanno interesse possono ricorrere alla corte di cassazione ove si instaura pertanto un giudizio di terzo grado.
Quando le possibilità di appello e di ricorso per cassazione si sono esaurite, o quando le parti non propongono appello o ricorso, la sentenza diventa definitiva o, si può anche dire, passa in giudicato.
Il principio di imparzialità
poiché i giudici devono svolgere la loro funzione in condizioni di totale imparzialità, secondo l’art. 101 della Cost. i giudici devono essere vincolati solo dalle norme di legge, ma che allo stesso tempo devono essere indipendenti, liberi di poter giudicare secondo la loro coscienza.
La magistratura ordinaria e quella speciale
Esiste un unico tipo di magistratura quello cui compete il giudizio su ogni tipo di causa, vietando espressamente di istituire giudici speciali (art. 102). La magistratura ordinaria ha una competenza generale, sentenzia materie nell’ambito della giurisdizione civile e penale. Giudice di diritti soggettivi. Mentre i giudici speciali hanno una competenza specifica in una determinata materia. Sono giudici amministrativi, quindi di interessi legittimi.
Secondo l’art. 103 della cost. i giudici speciali sono:
⇨ T.A.R. il quale è competente in materia di giustizia amministrativa (giudice di 1° grado)
⇨ CONSIGLIO DI STATO ha due funzioni: giudice amministrativo ma di 2° grado e inoltre è l’organo ausiliario del Governo.
⇨ CORTE DEI CONTI giudica controversie relative a pubblici dipendenti che maneggiano pubblico denaro. È l’organo ausiliario del Governo, quando deve verificare i conti dello Stato, dandone il visto. Il controllo può essere preventivo se quanto ha adottato è conforme alla legge. Controllo successivo
Quando verifica quello che si era deciso, per vedere se è stato effettivamente rispettato.
⇨ TRIBUNALI MILITARI giudicano sui reati militari
⇨ COMMISSIONI TRIBUTARIE cui compete il giudizio in materia di tributi
⇨ TRIBUTALI DELLE ACQUE giudicano in materia di demanio pubblico.
L’indipendenza della magistratura ordinaria
Per quanto riguarda i giudici speciali la Costituzione si limita a stabilire che la legge ne assicura l’indipendenza (art. 108) rinviando così la questione al legislatore ordinario.
Al contrario l’indipendenza della magistratura ordinaria è garantita dalla stessa Costituzione in modo ampio e circostanziato. Essa è stabilita su due piani:
⇨ È garantita l’indipendenza della magistratura nel suo complesso rispetto agli altri poteri dello Stato (indipendenza esterna)
⇨ È garantita l’indipendenza dei singoli giudici nell’ambito della magistratura stessa (indipendenza interna)
Dal punto di vista esterno la magistratura è un organo autonomo e indipendente da ogni altro potere (principio della tripartizione dei poteri) per evitare che il potere esecutivo interferisca sul potere giudiziario la Costituzione ha previsto uno strumento di autogoverno dei giudici.
La Costituzione ha istituito un nuovo organismo, il consiglio superiore della magistratura a cui è affidato il compito di garantire l’indipendenza esterna della magistratura rispetto agli latri poteri dello Stato.
IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
Il Consiglio superiore della magistratura è composto da 33 membri di cui 3 membri di diritto e 30 membri elettivi.
Sono membri di diritto:
1. Il presidente della repubblica
2. Il primo presidente della corte di cassazione
3. Il procuratore generale presso la corte di cassazione
I 30 membri elettivi sono ripartiti in due gruppi:
1. 20 membri eletti della rappresentanza democratica dell’insieme dei giudici
2. 10 membri sono eletti dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo 15 anni di esercizio
I membri eletti durano in carica 4 anni e non sono immediatamente rieleggibili.
Il Consiglio è presieduto dal PDR ed elegge al suo interno un vicepresidente.
La composizione del Consiglio superiore della magistratura è stata studiata in modo da assicurare un equilibrio tra esigenze diverse: i rappresentanti dei giudici sono in maggioranza (20 su 33) in modo da permettere un parziale autogoverno dei giudici stessi, ma sono affiancati da altri membri di provenienza parlamentare allo scopo di impedire una gestione troppo chiusa e corporativa dell’ordinamento giudiziario.
FUNZIONI
Il consiglio superiore della magistratura non è un organo giurisdizionale (non emana sentenze), ma si occupa di tutte le questioni amministrative che riguardano l’impiego e la carriera dei giudici. Spetta, infatti, ad esso:
1. provvedere alle assunzioni dei magistrati
2. assegnare i giudici ai vari uffici
3. adottare provvedimenti disciplinari nei confronti dei giudici che commettono illeciti amministrativi.
L’indipendenza dei singoli giudici
I giudici sono nominati per concorso tra i laureati in giurisprudenza (giudici di carriera).
Accanto ai magistrati di carriera scelti mediante concorso, la Costituzione ammette la presenza di giudici onorari che svolgono tale attività in modo non professionale: tali sono per esempio i giudici di pace che sono nominati per un periodo determinato e ricevono un’indennità rapportata alle udienze effettivamente tenute.
L’inamovibilità
ai giudici onorari è garantita l’inamovibilità, la quale ha lo scopo di rendere il giudice non sottomesso a situazioni di potere, se il Consiglio sup. della mag. Lo approva è possibile un eventuale trasferimento del giudice in particolari situazioni.
La magistratura: potere senza vertice
L’ordinamento giudiziario non è organizzato in modo gerarchico: esistono giudici di rango superiore (esempio giudici di corte d’appello) e giudici di rango inferiore (esempio i pretori); i primi possono esclusivamente rivedere o cambiare le sentenze dei secondi in sede di processo di appello, ma non possono dare loro ordini o direttive. La stessa corte di cassazione, che è il massimo organo giudicante, non ha alcun potere nei confronti dei giudici inferiori: le sue decisioni sono efficaci soltanto per il singolo caso preso in esame, ma non vincolano gli altri giudici.
L’organizzazione della magistratura ordinaria
secondo la legislatura attuale l’ordinamento giudiziario è formato dai seguenti organi.
1° grado in campo civile
2° grado in campo civile
Giudice di pace
Tribunale
Tribunale
Corte d’appello
1° grado in campo penale
2° grado in campo penale
Tribunale
Corte d’appello
Corte d’assise
Corte d’assise d’appello
1. Il giudice di pace è un giudice singolo di tipo onorario, giudica in materia civile (sulle cause di minor valore) e penale (per i reati di minore gravità). È nominato tra i laureati in giurisprudenza che hanno superato i 50 anni di età e dura in carica 4 anni. Ha sede nei maggiori comuni della provincia, è entrato in funzione per i processi civili, ma non ancora per quelli penali.
2. Il tribunale è un collegio formato da 3 giudici di carriera, giudica sia in materia civile che penale e comprende il territorio della provincia. In ogni capoluogo di regione il tribunale ha una sede specializzata, il tribunale per i minorenni, il quale è composto da 2 giudici ordinari e da 2 esperti (un uomo e una donna) in scienze pedagogiche.
3. La corte d’appello è un collegio formato da 3 giudici di carriera ed è esclusivamente giudice di secondo grado sia in materia civile che penale. Vi è una corte d’appello in ogni capoluogo di regione e in alcune altre città importanti. Il territorio di sua competenza è regionale.
4. La corte d’assise è un collegio formato da 2 giudici di carriera e da 6 giudici popolari, scelti per sorteggio tra i cittadini che hanno la licenza media. È un giudice in materia penale per reati di particolare gravità. Ha competenza regionale.
5. La corte d’assise d’appello è un collegio formato da 2 giudici di carriera e da 6 giudici popolari estratti a sorte tra i cittadini che hanno la licenza di scuola secondaria superiore. È giudice di secondo grado rispetto alle sentenze della corte d’assise. Ha competenza regionale.
6. La corte di cassazione è unica e ha sede a Roma. Essa può riunirsi a sezioni singole (5 magistrati) o sezioni riunite (9 magistrati). Giudica sia in materia civile che penale su ricorso contro le sentenze di appello.
7. Il pubblico ministero svolge la funzione di avvocato difensore quando è chiamato in causa lo Stato. Nei processi penali.
La corte di cassazione
Contro le sentenze di appello, sia in materia civile che penale, le parti interessate possono ricorrere alla corte di cassazione, dove si instaura, un giudice di terzo grado. La corte di cassazione può esaminare se il giudice d’appello ha interpretato in modo corretto la legge. Compete quindi a giudicare se il processo d’appello si è svolto regolarmente (secondo le leggi) e se nella sentenza finale la legge è stata applicata correttamente. Se la corte di cassazione ritiene che il giudice d’appello ha interpretato la legge in modo non corretto, provvede a cassare la sentenza d’appello cioè ad annullarla, stabilendo nel contempo l’interpretazione che va considerata corretta.
In tal caso, poiché la cassazione non può esaminare le cause nel merito, essa rinvia il processo a un nuovo giudice (detto giudice di rinvio) il quale dovrà attenersi all’interpretazione della legge stabilita dalla corte.
La decisione della corte di cassazione vincola soltanto le parti in causa e l’eventuale giudice di rinvio. La cassazione svolge quindi un ruolo di grande importanza: quello di assicurare un’interpretazione uniforme delle leggi all’interno dell’ordinamento giudiziario.
LE IMPRESE INDUSTRIALI
Caratteri strutturali e organizzativi delle imprese industriali
L’attività indirizzata ad ottenere beni o servizi idonei a soddisfare i bisogni umani, viene denominata produzione. La creazione o l’accrescimento dell’utilità dei beni deriva fondamentalmente da due tipi di attività:
- un’attività di trasformazione “economica”, chiamata produzione indiretta, la quale svolge una funzione d’intermediazione negli scambi (imprese mercantili);
- un’attività di trasformazione in senso “fisico - tecnico”, chiamata produzione diretta, che determina un’effettiva e sostanziale modifica della forma (imprese industriali).
Le imprese industriali, sono quindi aziende di produzione diretta che attuano la trasformazione fisico - tecnica di determinate materie prime o semilavorate in prodotti finiti da avviare al consumo finale o all’impiego di ulteriori attività produttive, mediante lo scambio di mercato.
I risultati della produzione industriale (output), possono essere beni utilizzabili dai consumatori finali (beni di consumo immediato e beni di uso durevole) oppure beni utilizzabili come materiali da trasformare (semilavorati o componenti) o come mezzi di produzione (beni strumentali) in altre attività produttive.
I processi produttivi delle imprese industriali, sono fondamentalmente due:
- la produzione in senso stretto, costituita da tutte le operazioni che determinano una trasformazione fisica dei materiali impiegati;
- il montaggio o assemblaggio, allorché si prevede a “mettere insieme” varie parti provenienti da precedenti lavorazioni presso la stessa azienda oppure acquistate o fatte fabbricare dall’esterno.
I prodotti offerti dall’industria e i modi di produrli, hanno subito nel corso del tempo una continua evoluzione. La moderna produzione industriale, infatti, presenta alcuni elementi caratteristici, i principali sono:
- l’orientamento della soddisfazione del cliente, poiché in un economia sempre più aperta e caratterizzata dalla globalizzazione e da una formidabile competizione fra le varie imprese, la soddisfazione del cliente rappresenta l’elemento fondamentale della strategia produttiva e commerciale delle imprese industriali del nostro tempo. Ed è proprio a questo punto che per l’azienda diventa indispensabile porre in essere opportune ricerche di mercato.
- la grande apertura all’innovazione tecnologica, la quale contribuisce a realizzare l’obiettivo della soddisfazione del cliente e il continuo miglioramento della produzione. L’innovazione tecnologica offerta dall’elettronica e dall’informatica, nell’impiego di nuovi materiali, hanno segnato un salto di qualità rispetto al passato, assumendo quindi un ruolo decisivo. Proprio l’applicazione dell’elettronica e dell’informatica ha consentito all’industria di passare dalla fase della meccanizzazione ad una fase di accentuata automatizzazione dei processi produttivi.
- il perseguimento della qualità totale, riferita non solo al prodotto stesso, ma anche ai “servizi accessori” ad esso connessi, e principalmente: la tempestività nell’evasione degli ordini, la qualità dell’assistenza immediatamente successiva alla vendita, l’ampiezza e della garanzia e la qualità degli interventi di manutenzione, la qualità delle tecniche di comunicazione nei confronti della clientela.
- l’introduzione di nuovi sistemi di gestione della produzione, capaci di ridurre i costi, ridurre i capitali investiti in scorte, incrementando la produzione industriale. Tra i nuovi sistemi di programmazione e di gestione della produzione, ha un rilievo particolare quello denominato just in time.
Il sistema just in time, consiste nel fabbricare i prodotti nella quantità e nei tempi richiesti dal mercato, riducendo al minimo i tempo di attesa dei materiali e dei componenti necessari e facendoli giungere anch’essi “al momento giusto” sulla linea di produzione. Questa tecnica propone principalmente i seguenti obiettivi:
- riduce a zero le scorte di materiali e prodotti finiti;
- annulla il “lead time”, ossia i tempi di consegna;
- azzera, conseguentemente i costi di stoccaggio.
Uno dei problemi fondamentali che si pongono al momento dell’avvio di una nuova iniziativa industriale è quello della sua più conveniente localizzazione, ovvero la scelta del luogo o dei luoghi in cui sarà svolta l’attività produttiva. In generale la scelta ubicazionale è effettuata in base a una pluralità di fattori che si ritengono suscettibili di determinare nel loro insieme, la soluzione più vantaggiosa sotto il profilo economico. Fra tali fattori spiccano i costi di trasferimento (trasporto, assicurazione, cali di viaggio, ecc.) relativi:
- alle materie prime, nel loro trasferimento dai luoghi di approvvigionamento agli stabilimenti;
- ai prodotti finiti, nel loro avvio dai luoghi di produzione ai mercati di sbocco.
In relazione a ciò, la localizzazione può avvenire:
- in vicinanza dei mercati di approvvigionamento;
- in vicinanza ai mercati di vendita;
- in località variamente intermedie.
Poiché l’obbiettivo dell’azienda non è quello di rendere minimi i costi, ma di minimizzare il risultato economico, i fattori di localizzazione, saranno dati anche:
- dalla disponibilità di personale dotato delle capacità professionali richieste della produzione da attuare;
- dalla disponibilità delle fonti di energia;
- dalla presenza di adeguate infrastrutture (un buon sistema di viabilità e trasporto, servizi pubblici efficienti, ecc.)
- dagli incentivi pubblici, concessi dallo Stato o dagli enti locali (agevolazioni fiscali, agevolazioni contributive, incentivi finanziari).
Le aziende che appartengono all’universo delle imprese industriali presentano caratteristiche giuridiche, dimensionali e tecnico produttive assai diverse e, perciò, possono essere raggruppate e classificate in vario modo. I principali tipi di classificazione delle imprese industriali riguardano:
- in base al settore merceologico
- - imprese dei prodotti energetici (energia, gas, acqua);
- - imprese manifatturiere
- secondo i ritmi della produzione
- - imprese a produzione continua
- - imprese a produzione stagionale
- secondo le modalità di produzione
- - produzione a flusso continuo
- - produzione a lotti
- - produzione a prodotti singoli
- secondo la destinazione della produzione
- - produzione per magazzino (vendite previste)
- - produzione su ordinazione
- - produzione con destinazione mista.
La struttura patrimoniale delle imprese industriali è caratterizzata, pur nella grande varietà delle situazioni, della prevalenza delle immobilizzazioni rispetto alla consistenza dell’attivo circolante.
Ruolo fondamentale nelle imprese industriali assume l’organizzazione aziendale.
L’organizzazione aziendale è il risultato del dinamico coordinamento tre le risorse di cui l’azienda dispone (personale, beni strumentali, tecnologie, capitali, ecc.) e le strutture, i rapporti, i meccanismo operativi e le procedure che essa utilizza nell’impiego di tali risorse e nelle relazioni con l’esterno per conseguire i proprio obbiettivi.
In concreto, in ogni sistema organizzativo si possono ravvisare:
- l’organizzazione fisico - tecnica, che si riferisce alle modalità operative con cui sono utilizzati i mezzi materiali relativi ai processi produttivi, di distribuzione e di amministrazione
- l’organizzazione del fattore umano, che concerne i rapporti fra gli individui che, con ruoli e responsabilità differenti, operano in ambito aziendale.
Le strutture organizzative delle aziende di ogni tipo sono il risultato di una serie di scelte e di decisioni che riflettono essenzialmente il criterio con cui è stata data attuazione al principio della divisione del lavoro. Esse possono essere analizzate sotto un duplice profilo:
- un profilo verticale, che riguarda i livelli fra i quali viene suddiviso il potere gerarchico con le relative responsabilità. Solitamente si distinguono tre tipi di organi:
- - organi volitivi o istituzionali (assemblee dei soci e consiglio di amministrazione);
- - organi direttivi (direzione generale, direzione centrale, ecc.)
- - organi operativi o esecutivi (servizi, uffici, reparti, ecc.)
- un profilo orizzontale, che considera la suddivisione delle attività e delle risorse tra gli organi dei vari livelli secondo certi criteri di specializzazione. I criteri di specializzazione che caratterizzano il profilo orizzontale delle strutture organizzative sono i seguenti:
- - per funzione (cioè in base alle tipiche funzioni aziendali: produzione, vendita, personale…)
- - per prodotti o linee di prodotti
- - per area geografica
- - per progetto.
I principali modelli organizzativi, che si caratterizzano per il differente criterio con cui viene attuata la divisione “orizzontale” del lavoro al livello direttamente dipendente della direzione generale, sono:
- la struttura funzionale, in cui le unità del suddetto livello si ricollegano alle note funzioni aziendali; è una struttura accentrata in quanto la delega il potere alle direzioni funzionali è limitata ai problemi delle rispettive aree operative;
- la struttura divisionale, nella quale al primo livello si trovano non più le funzioni ma i responsabili delle divisioni, le quali possono essere rappresentate da linee di prodotti, da aree geografiche, da categorie di clienti, ecc.
Adattata a imprese a imprese di grandi dimensioni e con produzioni diversificate, è generalmente una struttura decentrata, in quanto le divisioni sono dotate di autonomia operativa e sono responsabili dei propri costi e ricavi, sicché costituiscono dei veri e propri centri di profitto, con precisi obbiettivi di redditività;
- la struttura matrice: è propria delle imprese che operano “per progetti” realizzando prodotti singoli complessi (grandi impianti, autostrade, navi, ecc.); essa attua una divisione del lavoro basata su un duplice criterio:
- - per funzione;
- - per progetto da realizzare.
La gestione delle imprese industriali
La gestione è il sistema unitario di operazioni tra loro coordinate, poste in essere per il raggiungimento delle finalità perseguite dal soggetto aziendale.
Obbiettivo dell’impresa privata è la redditività, cioè generare ricchezza nel tempo mantenendo un’equilibrata situazione finanziaria.
L’impresa industriale raggiunge tale obiettivo, compiendo alcuni processi particolari, che sono:
- processi di finanziamento, con il quale l’impresa ottiene mezzi necessari allo svolgimento della propria attività dall’imprenditore o dai soci o da terzi finanziatori
- processi di investimento, con i quali i mezzi di cui sopra vengono utilizzati per l’acquisizione dei fattori produttivi, quali beni strumentali, materie prime, lavoro, fonti di energia, servizi;
- processi di trasformazione economica tecnica, con i quali i fattori produttivi sono fra loro variamente combinati per l’ottenimento di prodotti finiti, sottoprodotti, ecc.
- processi di disinvestimento, cioè di recupero finanziario dei mezzi impiegati, attraverso la vendita e terze economie dei risultati della produzione.
I processi di finanziamento, investimento e disinvestimento sono fatti di gestione esterna, in quanto pongono l’azienda in contatto con terzi (attraverso atti di scambio);
I processi di trasformazione economica-tecnica, invece, sono fatti di gestione interna, in quanto comprendono i passaggi delle materie prime dai magazzini al reparti di lavorazione, ecc.
Le scelte relative alla produzione devo essere attuate in modo da raggiungere con efficienza gli obbiettivi ad essa assegnati. Esse riguardano:
- le dimensioni della capacità produttiva;
- il frazionamento della capacità produttiva;
- l’elasticità e la flessibilità;
- l’automazione.
L’efficienza di un processo produttivo è data dal rapporto fra i costi sostenuti per le risorse impiegate (input) e la quantità dei prodotti ottenuti (output).
La capacità produttiva globale è data dal volume di produzione o di servizi produttivi ottenibile in un dato periodo di tempo ed è il risultato della coordinazione delle capacità produttive dei singoli impianti e macchinari che partecipano al processo produttivo.
Oltre alla domanda di mercato che l’azienda intende soddisfare, sia in termini di gamma sia quanto volumi di prodotti, sulle dimensioni della capacità produttiva influiscono anche:
- la stagionalità delle vendite: se le vendite sono concentrate in determinati periodi dell’anno.
- La politica “Make or Buy”: spesso l’impresa è posta di fronte alla scelta fra produrre determinati beni (make) o acquistarli all’esterno (buy).
Il frazionamento della capacità produttiva consente di raggiungere i seguenti obiettivi fondamentali:
- Elasticità e flessibilità della produzione;
- Riduzione dei costi di trasporto e di distribuzione.
Per flessibilità del sistema produttivo si intende la capacità di far fronte in tempo rapidi e con costi contenuti, a rilevanti variazioni nella composizione dei prodotti oppure la capacità di introdurre, sempre in tempi brevi e con costi tollerabili, prodotti nuovi.
Essa si può raggiungere attraverso l’impiego di manodopera altamente qualificata e con l’automazione della produzione.
Per elasticità del sistema produttivo s’intende l’attitudine a variare rapidamente e con costi tollerabili il volume di produzione di alcuni o di tutti i prodotti in relazione alle mutate esigenze del mercato. Un sistema è tanto più elastico quanto più è frazionata la capacità produttiva e quanto più è basso il livello di integrazione verticale.
L’introduzione dell’automazione dei processi produttivi ha consentito la progressiva sostituzione delle macchine all’uomo. L’adozione di sistemi di automazione flessibili, cioè in grado di compiere lavorazioni diverse su uno stesso tipo di prodotto, consente alla produzione di raggiungere i seguenti obiettivi:
- Ampliare la gamba dei prodotti potenzialmente realizzabili;
- Variare rapidamente ed economicamente i rapporti quantitativi nel mix di produzione;
- Ottenere prodotti con un livello quantitativo più alto;
- Adattare il prodotto a particolare
La funzione di approvvigionamento svolge un complesso di attività aventi lo scopo di razionalizzare l’acquisizione dei fattori produttivi sul mercato, assumendo – in termini di quantità di qualità, di luoghi e di tempi – la disponibilità dei beni e dei servizi necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale.
La programmazione e la gestione dei flussi di materiali dovranno essere coerenti con le scelte della produzione, nel rispetto delle decisioni riguardanti la politica delle scorte con l’obiettivo di rendere minimi i costi connessi agli approvvigionamenti.
Nell’ambito delle scelte relative agli approvvigionamenti possiamo distinguere:
- politica di decentramento produttivo
- le scelte relative: ai materiali; alle fonti di approvvigionamento; ai rapporti con i fornitori.
L’azienda adotta una politica di decentramento produttivo (outsourcing) quando affida a fornitori esterni l’esecuzione di talune fasi del processo produttivo o la prestazione di taluni servizi di scarsa rilevanza strategica. (servizio mensa, manutenzione, ecc.)
Il processo decisionale si sviluppa attraverso le seguenti fasi:
- scelta delle attività da affidare a terzi;
- ricerca sul mercato di un’impresa in grado di fornire il servizio;
- verifica dell’esperienza del fornitore (in base all’esperienza, reputazione, ecc.);
- analisi costi-benefici;
- verifica della compatibilità della scelta con la strategia globale dell’azienda;
- decisione, ossia scelta fra soluzione interna e “outsourcing”.
Le scelte relative ai materiali da immettere nel processo produttivo sono definite distinguendo i materiali stessi in relazione ai seguenti due criteri:
- il rischio di approvvigionamento;
- l’incidenza sul risultato economico d’impresa.
Sulla misura del rischio di approvvigionamento incidono vari fattori, quali:
- la disponibilità dei materiali sul mercato;
- la possibilità di sostituzione dei materiali;
- la concentrazione degli acquisti presso uno o pochi fornitori;
- il potere contrattuale dei fornitori.
Per valutare l’incidenza dei materiali sul risultato economico occorre considerare non solo il prezzo praticato dal fornitore, ma anche i costi di trasporto, magazzinaggio, di imballo, ecc.
La politica delle fonti di approvvigionamento può essere orientata a:
- concentrare gli acquisti presso un unico fornitore, ottenendo costi prezzi più bassi in relazione agli elevati volumi acquistati;
- differenziare il rischio di approvvigionamento aumentando il numero dei fornitori.
La gestione comprende varie aree o settori di operazioni, cioè:
- la gestione caratteristica;
- la gestione finanziaria;
- la gestione patrimoniale;
- la gestione fiscale.
Aspetti fondamentali sono:
- l’aspetto finanziario, che riflette le variazioni provocate dalle operazioni di gestione nei valori finanziari, ossia nelle disponibilità liquide e nei crediti e nei debiti di ogni tipo;
- l’aspetto economico, che riguarda la formazione del capitale proprio e le successive variazioni che esso subisce per effetto di variazione di capitale (nuovi apporti, rimborsi), oppure del processo di formazione del reddito (costi e ricavi).
La gestione caratteristica comprende le operazioni relative ai processi di acquisizione dei fattori produttivi, di trasformazione economico tecnica e di amministrazione, nonché quelle relative ai processi di vendita dei prodotti ottenuti.
La differenza fra ricavi e costi relativi alla gestione caratteristica consente di determinare il risultato lordo operativo, che indica il contributo della gestione caratteristica alla formazione del reddito d’esercizio.
La gestione finanziaria è formata dalle operazioni di negoziazione, remunerazione e rimborso dei finanziamenti ottenuti, nonché da quelle con cui si investono in attività finanziarie le eventuali “liquidità” temporaneamente disponibili.
La gestione finanziaria partecipa alla formazione del reddito aziendale attraverso i seguenti costi (Oneri finanziari) e ricavi (Lucri finanziari), che sono: interessi passivi, sconti passivi e oneri finanziari diversi, interessi attivi, sconti attivi e proventi finanziari diversi, ecc.
La gestione patrimoniale comprende l’insieme delle operazioni di investimento, di amministrazione e di disinvestimento dei beni estranei alla gestione caratteristica e capaci di produrre redditi sufficientemente autonomi rispetto a quelli generati dalla attività tipica dell’azienda.
La gestione patrimoniale partecipa alla formazione del reddito attraverso i seguenti oneri e proventi:
Oneri
Proventi
- Costi di manutenzione e riparazione di fabbricati non strumentali;
- Costi di gestione dei fabbricati di cui sopra;
- Ammortamento dei beni patrimoniali non strumentali;
- Imposte patrimoniali dovute sugli investimenti di questo settore.
- Fitti attivi di investimenti immobiliare;
- Dividendi su partecipazioni e relativi a crediti d’imposta;
- Plusvalenze realizzate su beni patrimoniali non strumentali.
La gestione fiscale è costituita dalle operazioni relative alle imposte sul reddito e dalle scelte operate in relazione alle norme che disciplinano la tassazione del reddito d’impresa.
Le altre imposte sono da includere nei costi di gestione caratteristica oppure nei costi della gestione patrimoniale.
SISTEMI OPERATIVI
DEFINIZIONE DI SISTEMA OPERATIVO
Un sistema operativo è un programma, o meglio, un insieme di programmi che:
costituisce l'interfaccia tra utente e hardware e permette all'utente l'utilizzo dell'elaboratore tramite il linguaggio di controllo;
stabilisce le modalità di funzionamento;
consente l'ottimizzazione delle risorse disponibili; per risorse si intendono tutti i componenti hardware e software: CPU, memoria, periferiche, informazioni.
Insieme all'hardware costituisce la macchina estesa in pratica la macchina con cui l'utente interagisce.
Esistono vari tipi di sistemi operativi che permettono di svolgere funzioni diverse e di operare con modalità diverse. Uno stesso computer può funzionare in modo diverso con sistemi operativi diversi (devono in ogni caso essere disponibili le opportune apparecchiature hardware).
Le richieste dell’utilizzatore vengono acquisite e gestite dal sistema operativo in modo coordinato, rispettando le cosiddette politiche di gestione, che sono regole scelte fra molte possibili per realizzare i meccanismi desiderati. Le politiche di gestione possono essere definite come il codice di comportamento del sistema di elaborazione: indicando al calcolatore come reagire agli stimoli e come rispondere alle richieste dell’utente, stabilendo gerarchie e priorità con le quali ogni richiesta deve essere servita.
La struttura formale di un sistema operativo è gerarchica: questo significa che i programmi che lo compongono si collocano a livelli diversi, si servono di programmi che stanno a livelli sottostanti e servono i programmi dei livelli superiori.
All’interno di ogni livello, si usa raggruppare tutti i programmi scritti per risolvere un problema o una classe di problemi simili, in moduli:
Ogni modulo si può vedere come una scatola nera, che contiene all’interno le competenze per risolvere un problema e presentare risultati in conseguenza dell’elaborazione di richieste.
Un modulo è una collezione di routine che attivano i meccanismi fisici necessari per risolvere problemi logici di uno stesso tipo, ciascun modulo deve essere scritto senza conoscere la struttura interna degli altri moduli di sistema operativo.
L’unico modo in cui un modulo può comunicare con un altro è attraverso le primitive da loro implementate. Viceversa, la sua struttura interna deve poter essere modificata senza che gli altri moduli se ne accorgano, purché le primitive che esso realizza non cambino.
In altre parole un modulo è visibile solo attraverso le primitive. Se le primitive sono identiche, le macchine sono in grado di eseguire le stesse operazioni logiche, si parla allora di grado di portabilità del sistema operativo, intendendo la sua attitudine ad essere eseguito su macchine diverse: tale grado è tanto maggiore quanto è minore il costo delle modifiche necessarie; se il sistema operativo è modulare questo costo è ridotto perché le modifiche sono concentrate nei soli moduli interni anziché essere distribuite nell’intero corpo del programma, e pertanto i moduli esterni possono essere utilizzati senza cambiamenti.
Per i programmi che fanno uso del modulo, la cosa veramente importante è che questo continui a rispondere coerentemente alle richieste effettuate attraverso un insieme di procedure standard.
Cambiando la procedura standard si è reso il modulo del tutto inservibile.
Ogni procedura standard per mezzo della quale il modulo mette a disposizione i servizi è detta primitiva.
SISTEMI MONOPROGRAMMATI E MULTIPROGRAMMATI
Nei sistemi monoprogrammati può essere caricato in memoria un solo programma alla volta. In modo interattivo un solo utente può lavorare; un programma batch viene eseguito immediatamente; più programmi vengono eseguiti in sequenza uno dopo l'altro.
Il sistema più noto di computer in monoprogrammazione è il personal computer.
Sul personal in generale oltre alla CPU sono presenti più processori:
per la gestione del video,
per la gestione del driver,
per la gestione della stampante.
Alcune operazioni possono essere fatte "contemporaneamente" all'elaborazione: rinfresco del video, stampa batch, immissione di un comando mentre terminano operazioni sul drive. Il sistema operativo offre servizi di:
controllo programma: avvio, allocazione, esecuzione, terminazione etc.;
gestione operazioni I/O tramite i moduli device driver per la gestione delle periferiche;
gestione file: visione logica del disco e accesso ai record del file tramite il file system;
gestione errori.
Nei sistemi multiprogrammati più programmi possono essere caricati contemporaneamente in memoria.
La CPU può eseguire soltanto un programma alla volta, ma quando si verifica un’interruzione e il programma resta in attesa del completamento di un servizio, la CPU può eseguire le istruzioni di un altro programma.
I programmi presenti in memoria vengono eseguiti alternativamente dalla CPU che può quindi essere sfruttata maggiormente (resta inattiva per periodi minori).
I programmi eseguibili in multiprogrammazione sono programmi di tipo batch: infatti non è possibile determinare il tempo di risposta di un programma.
I programmi vengono inseriti in code di attesa, prelevati dallo schedulatore dei lavori (una routine del sistema operativo) e il loro avanzamento dipende dalle interruzioni che si verificano.
L'esecuzione di un programma viene chiamata processo; il programma costituisce la descrizione delle istruzioni da eseguire mentre il processo è la sequenza di azioni compiute durante l’esecuzione.
Quando si richiede l'esecuzione di un programma viene creato per tale programma un descrittore (JCB: Job Control Block), cioè una struttura di dati in cui vengono inserite tutte le informazioni relative al programma:
le risorse necessarie per l'esecuzione,
la priorità del lavoro etc.
Alcune di queste informazioni sono inserite direttamente dall'utente tramite il linguaggio di controllo, altre sono ricavate e gestite solo dal sistema operativo.
Un'apposita routine del sistema operativo inserisce tutte le informazioni necessarie nel JCB e lo mette nella lista dei programmi in attesa di essere caricati in memoria (programmi in stato di disponibilità).
Tutti i descrittori dei programmi che si trovano nello stesso stato sono collegati tra loro in strutture a liste. In stato di disponibilità il programma si trova in memoria di massa; nessuna risorsa e stata ancora associata al programma; viene solamente preparato l'elenco delle risorse necessarie.
Lo schedulatore dei lavori sceglie tra i lavori in stato di disponibilità quale portare in memoria (il programma passa così in stato di pronto) basandosi su una strategia detta “politica di schedulazione”.
La politica di schedulazione può essere basata sull'ordine di arrivo dei lavori (FIFO) o sulla priorità del lavoro, calcolata dal responsabile del centro o in modo automatico in base alle risorse richieste dal lavoro (priorità statica).
La priorità può anche essere incrementata in relazione al tempo di attesa in coda (priorità dinamica) per evitare che un lavoro possa restare all'infinito in coda di
attesa se ci sono sempre lavori a priorità più alta.
Un programma passa dallo stato di disponibilità allo stato di pronto quando gli vengono allocate tutte le risorse necessarie (tranne la CPU).
Il programma viene caricato nella memoria centrale e viene creato un nuovo descrittore contenente tutte le informazioni relative al processo creato (PCB: Process Control Block).
Il Process Control Block contiene le informazioni relative all'esecuzione del processo:
valori del registro di stato e dei registri di lavoro, (attivo, pronto ecc.) e quelle relative alle risorse associate al processo:
informazioni sulle aree di memoria in cui è memorizzato il processo, sulle periferiche associate e i file aperti, più tutte le informazioni che il sistema operativo usa per effettuare la schedulazione dei processi da assegnare alla CPU: priorità, tempo di CPU utilizzato ecc.
Lo schedulatore dei processi sceglie tra quelli in stato di pronto a quale assegnare la CPU:
il processo passa allora allo stato di esecuzione.
Un solo programma alla volta può trovarsi in stato di esecuzione.
Lo schedulatore dei processi sceglie tra i processi in stato di pronto basandosi su un algoritmo di schedulazione predefinito.
Dallo stato di esecuzione il processo può passare in stato di attesa quando non può avanzare perché aspetta il completamento di un’operazione (per esempio di I/O).
In tal caso viene rilasciata la CPU che può essere assegnata ad un altro processo. Quando l'operazione richiesta è conclusa il processo in stato di attesa viene portato nuovamente in stato di pronto.
Se durante l'esecuzione il processo giunge a conclusione passa allo stato di terminazione in cui vengono rilasciate le risorse ed eliminato il PCB relativo.
Il processo può anche passare dallo stato di esecuzione allo stato di pronto se si verifica un’interruzione esterna.
Si dice che una risorsa viene gestita in modo time sharing (a partizione di tempo), quando il suo uso viene concesso per un tempo che non può superare un massimo: questo intervallo viene chiamato time slice.
Caratteristica dei sistemi in time-sharing è il tipo di lavoro interattivo. Non si parla in tal caso di processi ma di sessioni di lavoro in cui più utenti sono collegati tramite terminale e possono eseguire operazioni di diverso tipo.
La sessione di lavoro inizia con il collegamento dell'utente (log in) e termina con lo scollegamento del terminale (log off).
Durante la sessione si possono richiamare comandi del sistema operativo, utilizzare programmi di utilità come editor, compilatori ecc., eseguire programmi applicativi, di solito di tipo interattivo ecc.
La CPU viene assegnata alternativamente alle diverse sessioni di lavoro per un certo periodo. In questo modo ogni utente ha l'impressione di avere sempre la CPU a sua disposizione.
Il time-sharing è gestito da un programma di sistema detto monitor del time-sharing.
I processi attraversano gli stessi stati di avanzamento descritti per l'elaborazione in multiprogrammazione ma un programma può anche passare dallo stato di esecuzione allo stato di pronto perché è terminato l'intervallo di tempo concesso.
Inoltre poiché non è possibile attendere che i lavori presenti in memoria siano terminati per accettare la richiesta di esecuzione di un programma interattivo da parte di un utente, il sistema operativo deve poter far spazio nella memoria riportando un programma dallo stato di pronto o di attesa allo stato di disponibilità (riportandolo quindi in memoria di massa); questo procedimento viene chiamato swapping.
Se viene richiesta una mole di lavori troppo grossa per le dimensioni del sistema, il tempo di risposta aumenta considerevolmente; infatti la CPU viene impiegata a lungo per l'esecuzione di istruzioni del sistema operativo e per la gestione dello swapping.
COMPETIZIONE TRA PROCESSI
In un sistema multiprogrammato, più processi possono competere per l'uso di una risorsa; ogni risorsa può essere assegnata ad un solo processo alla volta e prima o poi ogni processo che la richiede deve riuscire ad ottenerla (problema della mutua esclusione).
Si dice che più processi interferiscono tra di loro se dipendono uno dall'altro per l'uso di una risorsa, ma sarebbero altrimenti indipendenti.
Ad ogni risorsa sono associati dei flag (semaforo) che segnalano se la risorsa è disponibile o occupata.
Quando un processo richiede una risorsa viene esaminato lo stato del semaforo; se la risorsa è libera si pone il flag in stato di occupato e si assegna la risorsa al processo; quando il processo ha terminato di usarla la rilascia ponendo di nuovo il flag in stato disponibilità.
Se invece al momento della richiesta la risorsa è già occupata, il processo viene posto in stato di attesa in una coda di attesa per la risorsa richiesta, da cui potrà essere prelevato solo quando la risorsa risulterà libera.
L’accesso al semaforo della risorsa deve essere consentito a un solo processo per volta per evitare effetti di sovrapposizioni di esecuzione; se un processo accede al flag di una risorsa per vedere se è libera o per rilasciarla non può essere concesso ad un altro processo di esaminare il flag prima che sia stato completato l’aggiornamento.
Si supponga altrimenti che il flag segnali libero e che un processo possa impadronirsi della risorsa; se prima di poter aggiornare il flag un secondo processo lo potesse esaminare troverebbe la risorsa ancora libera ed entrambi i processi cercherebbero di impadronirsi della stessa risorsa contemporaneamente.
Le istruzioni di accesso al semaforo devono perciò formare una sequenza indivisibile, cioè non devono accettate interruzioni durante l’esecuzione di queste istruzioni (ciò viene realizzato disabilitando gli interrupt, cioè mascherando la CPU).
Queste sequenze di istruzioni vengono dette regioni critiche.
CLASSIFICAZIONE DAL PUNTO DI VISTA DELL’UTENTE
Le tre configurazioni fondamentali con le quali un sistema viene offerto agli utenti sono: sistema dedicato, sistema batch, sistema interattivo multiutente. Classificazioni più specifiche comprendono anche sistemi transazionali e i sistemi real time.
■ Sistemi dedicati
I sistemi dedicati sono i sistemi che prevedono l’utilizzo da parte di un solo utente per volta. In questa categoria rientrano i personal computer.
I sistemi dedicati attuali supportano il multitasking che è un tipo particolare di multiprogrammazione nella quale più applicazioni (task) vengono eseguite contemporaneamente sulla stessa macchina scambiando tra loro dati e risultati.
Un altro termine utilizzato a proposito di questi sistemi operativi è multithresding, che rispetto al multitasking indica meccanismi di protezione tra programmi, più evoluti e sicuri, tipici dei sistemi di livello superiore: un processo, un lavoro, una transazione o un task possono essere scomposti in parti più piccole, chiamate thread, che procedono indipendentemente, condividendo lo spazio di indirizzamento in memoria centrale e sincronizzandosi solo quando occorre.
Nei sistemi dedicati e multitasking spesso si fa ricorso ad ambienti grafici, a finestre, nei quali le varie applicazioni possiedono un’interfaccia utente che occupa una parte delimitata dello schermo.
In questo modo si possono vedere contemporaneamente diverse applicazioni in esecuzione e si può passare dall’una all’altra, secondo la necessità, usando un mouse o la tastiera. Il sistema operativo, in questi casi dispone di librerie a collegamento dinamico che contengono procedure e funzioni condivise da diverse applicazioni.
■ Sistemi batch
Operando in modo batch si devono fornire al programma al momento della richiesta di esecuzione tutte le informazioni e i dati necessari; i risultati del programma si ottengono al termine dell'elaborazione; l'andamento del programma può essere controllato solo dalla console di comando.
L’impiego batch delle risorse presenta evidenti svantaggi, ma permette anche uno sfruttamento intelligente delle risorse in quei casi in cui l’intervento dell’operatore non è strettamente necessario.
Le fasi del lavoro batch sono: preparazione dei dati, inoltro all’elaborazione e ritiro dei risultati.
I diversi utenti preparano i propri job (lavori) su dispositivi offline il cui uso costa poco rispetto a quello della macchina; opportune periferiche provvedono a portare online i job.
Il nome tecnico con il quale viene indicata una sequenza di fasi da eseguire in modo batch è job stream (traccia del lavoro).
Questo file viene già a trovarsi su disco e l’esecuzione dei comandi in esso contenuti può essere richiesta con un singolo comando con il quale si può specificare:
■ Il nome del file contenente il job stream;
■ Il nome dell’utente al quale addebitare l’esecuzione;
■ La periferica di uscita verso la quale va indirizzato l’output;
■ Eventualmente l’ora alla quale far mettere in coda il lavoro perché venga eseguito.
Quando il job stream è pronto, esso viene preso in carico dall’opportuno elaboratore di canale che provvede a metterlo in linea sui dispositivi di memoria di massa e a caricarlo in una coda sotto il controllo del sistema operativo per la sua effettiva elaborazione.
La memoria centrale di un sistema batch può essere uniprogrammata oppure multiprogrammata con un meccanismo di time sharing ed in questi casi la CPU viene gestita a partizioni di tempo.
Ogni job può essere eseguito dall’inizio alla fine in una sola volta.
Quando un job termina, il sistema operativo deve riconoscere che l’output generato è stampabile, e quindi porlo in una coda di stampa, associata all’elaboratore di canale corrispondente all’unità di uscita richiesta dall’utente, aggiungendo informazioni sulle risorse impiegate e gli addebiti.
Rispetto ai sistemi operativi per elaboratori dedicati, quelli che lavorano in ambienti batch devono perciò avere più moduli che:
■ Gestiscono le code di lavori in ingresso e le code di stampa;
■ Provvedono alla protezione reciproca degli utenti;
■ Realizzano i meccanismi di assegnazione delle risorse.
■ Sistemi interattivi multiutente
Con i sistemi batch viene persa l’interattività, è possibile recuperarla a patto di accettare nuove complicazioni nel sistema operativo e un aumento del tempo dedicato all’esecuzione delle sue routine, pur mantenendo un’ottima efficienza.
L’obiettivo da raggiungere consiste nel mettere a disposizione di ciascun operatore una periferica interattiva come il videoterminale, attraverso la quale si possono usare le risorse del sistema in modo simile a quello di un sistema dedicato.Il mezzo che consente di raggiungere tale obiettivo è l’uso time sharing della CPU, per poter eseguire un numero elevato di operazioni il time slice deve essere veloce:
• Gli utenti devono essere serviti in un tempo ragionevole, perciò in questo tempo si deve trovare almeno un time slice dedicato a ciascuno;
• Se gli utenti sono molti occorre che i time slice siano brevi;
• I time slice devono comunque essere più lunghi del tempo di riassegnamento, altrimenti il sistema trascorre un tempo eccessivo a compiere operazioni di gestione rispetto al tempo dedicato agli utenti.
Riducendo la durata del time slice, il numero delle commutazioni tra utenti cresce troppo e di conseguenza il tempo dedicato alle runtime di sistema diviene eccessivo.Si cade cioè nel system overload, situazione nella quale le attività del sistema operativo impegnano troppo la CPU.
In questa modalità di lavoro assumono ovviamente grande importanza due parametri:
• Velocità della CPU;
• Dimensione della memoria centrale che deve essere sufficientemente grande per contenere, oltre ai moduli del sistema operativo, i processi degli utenti e i dati su cui operare.
• Sistemi transazionali
I sistemi transazionali sono strutturati appositamente per gestire le transazioni, ossia le operazioni di updating (aggiornamento) di archivi e basi di dati di dimensioni rilevanti, che hanno la loro collocazione naturale in applicazioni di tipo gestionale: per esempio il Bancomat, la Borsa telematica,….
• Sistemi real time
Si parla di elaborazione in tempo reale quando i tempi di risposta sono compatibili con il tipo di programma che viene eseguito. La CPU non viene suddivisa tra i programmi a priori dal sistema operativo ma il passaggio della CPU da un programma all'altro è guidato attraverso meccanismi di interrupt dagli eventi che si verificano.
L'elaborazione in tempo reale viene utilizzata per esempio per il controllo di processi industriali in cui il verificarsi di una condizione anomala deve immediatamente essere gestito dal programma. Le elaborazioni in tempo reale di solito utilizzano sistemi dedicati.
STRUTTURA DEL SISTEMA OPERATIVO
Il sistema operativo può essere suddiviso in livelli, ognuno dei quali opera utilizzando routine dei livelli inferiori. Questa schematizzazione è detta a macchine virtuali.
Una macchina virtuale è un oggetto costituito da una macchina più semplice, in grado di eseguire un certo insieme di operazioni fisiche, e da un modulo che fornisce un’interpretazione logica di tali operazioni: l’insieme costituisce una nuova macchina in grado di eseguire operazioni logiche.
La gerarchia serve a soddisfare principalmente i seguenti requisiti:
■ Risolvere il problema dell’utilizzo delle risorse da parte dei moduli di livello superiore, rendendo accessibile le capacità della macchina di livello inferiore attraverso un insieme di comandi;
■ Moltiplicando il numero dei dispositivi disponibili, accogliendo più richieste di quelle che il sistema può servire contemporaneamente, soddisfacendole nell’ambito delle politiche decisionali scelte.
Il modello onion skin (buccia di cipolla) rappresenta il sistema operativo come una successione di strati costruiti sopra un nocciolo costituito dalla macchina hardware, ciascuno dei quali rappresenta un livello di macchina virtuale.
Ciascuno strato costituisce un modulo composto da programmi che vedono solo le procedure degli strati sottostanti, attraverso le primitive.
Si hanno allora partendo dal livello inferiore:
1) Il nucleo;
2) Il gestore della memoria;
3) Il gestore delle periferiche;
4) Il file system;
5) L’interprete di comandi (shell).
1) IL NUCLEO
Il nucleo chiamato anche kernel, è la parte del sistema operativo più vicina alla macchina ed è strettamente dipendente dall’hardware. Le funzioni fondamentali del nucleo sono:
■ Avvio e terminazione dei processi;
■ Assegnazione della CPU ai diversi processi;
■ Sincronizzazione tra i processi;
■ Sincronizzazione di processi con l’ambiente esterno.
Le norme che regolano queste assegnazioni sono chiamate politiche di scheduling; tra queste la più semplice è quella round robin che prevede una coda di processi pronti ed un insieme di processi in attesa.
■ ROUND ROBIN
Con la tecnica round robin i processi vengono ancora serviti nell'ordine con cui hanno effettuato la richiesta ma il rilascio della CPU viene fatto quando il processo ha esaurito una certa quantità di tempo stabilita (quanto di tempo) assegnata ad ogni processo.
L’esaurimento del quanto di tempo è segnalata da un interrupt di un apposito timer.
La tecnica round robin penalizza i processi CPU bound (con molte operazioni di CPU e poche di I/O) a favore di quelli I/O bound (con molte operazioni di I/O) poiché un processo che richiede un tempo di CPU superiore al quanto di tempo stabilito viene costretto a rilasciare la CPU e a tornare in coda molte volte impiegando, di fatto, un tempo maggiore per il suo completamento.
Si può raffinare questa politica organizzando i processi pronti su diverse code, corrispondenti alle diverse priorità:
■ TECNICA A PRIORITÀ
Con la tecnica a priorità i processi non vengono considerati tutti della stessa importanza e quindi serviti nell’ordine in cui si presentano, ma ad ogni processo può essere associato un numero che rappresenta il livello di priorità e che determina l'ordine con cui i processi verranno serviti.
I processi vengono divisi in tante classi di priorità quanti sono i livelli di priorità e per ogni classe viene gestita una coda.
La CPU viene assegnata al primo processo nella coda a priorità più alta e passerà a servire i processi a priorità più bassa solo quando le code di priorità superiore sono vuote.
L'esecuzione di un processo a priorità inferiore inoltre può essere interrotta per provvedere all'esecuzione di processi a priorità più alta che nel frattempo sono passati allo stato di pronto.
La priorità di un processo può essere assegnata in modo statica, cioè fissa per tutta la durata del processo, o in modo dinamico, cioè variabile durante l'esecuzione.
La tecnica a priorità fissa crea dei problemi quando processi CPU bound vengono fatti operare con priorità molto elevate, infatti in tal caso i tempi di risposta dei programmi con priorità più bassa possono diventare molto lunghi.
Quando la priorità viene determinata in modo dinamico, un processo può passare da una classe di priorità all’altra in base al tempo di utilizzo della CPU: i processi che rilasciano la CPU prima dello scadere del quanto di tempo vengono privilegiati e posti in a priorità più alta, mentre i processi che esauriscono il loro quanto di tempo vengono trasferiti in code a priorità più bassa.
2) LA GESTIONE DELLA MEMORIA
Il secondo livello del modello a macchine virtuali simula l’esistenza di una pluralità di unità di memoria centrale.
Quando si richiede l’esecuzione di un programma, il sistema operativo consulta la tabella e lo carica in un blocco libero, mentre quando un programma termina provvede a liberare il blocco corrispondente.
Questo metodo viene detto a partizioni fisse ed è il più semplice da realizzare, ma presenta due limiti fondamentali:
■ Il numero massimo di processi che possono essere allocati in memoria è prefissato;
■ Un blocco contenente un processo molto breve viene considerato comunque occupato e perciò lo spazio rimanente risulta sprecato.
Questi problemi sono evitati se non si impone un insieme fisso di partizioni, ma si caricano i programmi ovunque ci sia spazio sufficiente ad accoglierli.
Questa seconda politica di uso della memoria centrale è detta a partizioni variabili e sfrutta la risorsa meglio della precedente, al prezzo però di un maggior carico di lavoro il sistema operativo.
La scelta della partizione dove caricare un nuovo programma può essere fatta in tre modi:
■ Criterio first fit: il processo viene allocato nella prima partizione libera presente nella lista che sia della dimensione idonea;
■ Criterio best fit: si sceglie, tra tutte le partizioni libere, quella che lascia meno spazio libero residuo;
■ Criterio worst fit: si sceglie, tra tutte le partizioni libere, quella che lascia + spazio libero residuo.
Si adottano perciò tecniche dette in overlay (sovrapposizione), basate sull’osservazione che è sufficiente avere in memoria centrale una porzione per volta di ciascun programma, lasciando il resto in memoria di massa, caricando altre porzioni solo quando necessario e liberando memoria quando non servono più.
La gestione della memoria virtuale si realizza attraverso due diverse tecniche di suddivisione dei programmi in blocchi: la paginazione e la segmentazione.
■ Paginazione: le parti fisiche della MC, o pagine, nelle quali allocare le parti logiche del processo sono di dimensioni fisse;
■ Segmentazione: è una fusione tra partizionamento dinamico e la paginazione; presuppone prima una divisione logica del processo e poi una sua allocazione nelle pagine fisiche della memoria. In pratica, il programmatore divide il suo programma in più parti, ogni parte si chiama segmento; la MC la dividono in base alla grandezza dei segmenti che chiedono di essere caricati, ogni segmento viene caricato nelle zone libere non necessariamente contigue.
3) LE PERIFERCHE VIRTUALI
Il terzo livello del sistema operativo consente di definire dispositivi virtuali secondo alcuni criteri principali:
■ Mettere a disposizione le capacità delle periferiche nascondendo i reali meccanismi con i quali esse colloquiano con il processo, attraverso primitive di tipo generale, più potenti delle funzioni di cui dispongono le periferiche stesse;
■ Gestire i più comuni contrattempi che si possono verificare nelle operazioni stesse
Inoltre attraverso questo modulo il sistema operativo offre a diversi utenti la possibilità di aumentare in modo virtuale il numero delle periferiche stesse attraverso lo spooling: il termine deriva da SPOOL, cioè sistema in linea di operazioni periferica simultanea, esso consente a diversi processi l’uso contemporaneo della stessa periferica.
Nei sistemi interattivi multiutente è frequente il caso in cui sono collegate stampanti in numero inferiore a quello dei terminali, perciò se più utenti richiedono contemporaneamente l’esecuzione di comandi che generano output stampato, ci si viene a trovare in una situazione di conflitto.
Questa può essere risolta generando gli output dapprima su disco (file di spool) in aree riservate ai vari utenti e lasciandone successivamente la stampa di uno per volta.
4) IL FILE SYSTEM
Il file system, quarto livello del modello a macchine virtuali, provvede alla virtualizzazione delle memorie di massa e genera una macchina costituita da una pluralità di dispositivi indipendenti l’uno dall’altro, ciascuno dei quali ha a disposizione tutte le risorse virtuali che gli possono occorrere. Tutto ciò che viene registrato su memoria prende il nome di file: testo, programma, comando, immagine, filmato, suono.
In particolare nelle applicazioni gestionali i file di dati sono organizzati a record e su di essi si opera in modo analogo a quanto si fa con gli archivi cartacei, creandone di nuovi e distruggendoli quando non servono più, aggiungendo o togliendo record o modificandoli.
Il file system consente all’utente, e in particolare al programmatore, di riferirsi ai file attraverso nomi simbolici di identificazione, senza preoccuparsi degli aspetti riguardanti la gestione del supporto di memoria di massa, o della registrazione fisica dei dati sul supporto.
Le principali funzioni del file system riguardano quindi i seguenti aspetti:
■ Gestire in modo ottimale lo spazio disponibile della memoria di massa per le registrazioni richieste dagli utenti;
■ Garantire all’utente l’accesso ai dati contenuti in un file;
■ Fornire agli utenti meccanismi di protezione dei file
■ Rendere disponibili in modo semplice le operazioni di uso comune sui file, quali la copia di un file, la cancellazione, il cambio del nome, l’elenco di file presenti sul supporto di memoria di massa, la visualizzazione delle informazioni di un file.
Il file system consente di riferirsi alle informazioni registrate in termini di identificatori piuttosto che di indirizzi fisici, adoperando allo scopo le direttrici o tabelle dei descrittori che contengono per ciascun file alcuni dati significativi quali:
■ L’identificatore;
■ Informazioni sella posizione dove esso è collocato sul disco,
■ La data di creazione;
■ Il numero di record contenuti;
■ La dimensione del record;
■ Le modalità consentite di accesso
Ciò significa per esempio che alcuni utenti sono autorizzati a leggere il file ma non possono modificarlo. Inoltre possono essere memorizzate le password di accesso al file.
5) L’INTERPRETE DI COMANDI
L’ultimo livello del modello a macchine virtuali è costituito dall’interprete di comandi o shell, un programma che riceve in ingresso le richieste di esecuzione di operazioni, espresse usando il linguaggio comandi.
L’evoluzione dei sistemi operativi ha portato con sé anche un crescente miglioramento delle modalità di interazione tra utente e sistema operativo, indicate con il termine interfaccia utente, cioè il modo con il quale l’utente può richiedere al sistema operativo di funzioni.
Più recentemente, soprattutto nell’ambito dei personal computer, si è consolidato l’uso di interfacce grafiche per stabilire il colloquio con il sistema operativo per esempio con il sistema Windows: sul video vengono prestazioni attivabili dal sistema operativo.
Il processo di esecuzione dell’interprete di comandi viene considerato il processo padre degli altri processi che verranno lanciati nel corso della sessione di lavoro
Quando viene richiesta l’esecuzione di un programma da linea comandi, l’interprete di comandi apre un processo per lanciare l’analizzatore sintattico e trasformare la riga di comando digitata dall’utente in un insieme di parametri da restituire al processo padre. Questo riprende il controllo e, se il processo figlio è terminato senza errori, apre un’altro processo per eseguire il comando vero e proprio.
In un sistema operativo multitasking è possibile aprire più processi che vengono eseguiti contemporaneamente: ciascuno di questi a sua volta può lanciare l’esecuzione di altri processi, perciò lo stato in cui si trova l’utente in un dato istante si può vedere come un albero, la cui radice è costituita dall’interprete di comandi e i nodi sottostanti dai processi figli, figli dei figli e così via.
In un sistema operativo in grado di gestire la comunicazione tra processi occorre risolvere una serie di problemi, come quello di garantire che i processi in questione non possano bloccarsi a vicenda: questo può succedere se due processi sono ciascuno in attesa che l’altro prenda una decisine per proseguire. Le tecniche che permettono di risolvere questi problemi sono note come tecniche di programmazione concorrente.
A partire dall’accensione del computer, vengono attivati molti processi in successione, ciascuno dei quali è processo figlio rispetto al precedente.
Quando il calcolatore viene acceso, occorre che alcune operazioni vengano eseguite per metterlo in condizione di funzionare normalmente. In particolare occorre caricare il sistema operativo in memoria centrale, copiandolo dai supporti di memoria di massa sui quali è permanentemente registrato. A ciò provvede un programma registrato su ROM chiamato IPL (Initial Program Loader) che assume il controllo della CPU all’accensione. La registrazione su ROM è permanente, non scompare cioè allo spegnimento del sistema, al contrario di quanto avviene per la RAM che costituisce la memoria utente.
L’IPL realizza quindi il caricamento del sistema operativo in memoria centrale eventualmente attraverso un solo modulo di sistema, il quale assume il controllo e carica il resto.
ALLOCAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE
Il sistema operativo in base alle richieste dei processi stabilisce l'assegnazione delle singole risorse. Il sistema operativo costituisce un'interfaccia tra le risorse stesse e i processi; un processo cioè utilizza le risorse senza che debbano essere specificati tutti i dettagli tecnici derivanti dalla implementazione della risorsa stessa; è il sistema operativo che si occupa della gestione della risorsa in un modo che rimane trasparente all'utente e gli consente di preoccuparsi solo delle operazioni logiche non di come queste debbano poi essere realizzate in pratica.
Il sistema operativo comprende dei moduli per la gestione delle risorse (gestione della CPU, della memoria, delle periferiche, delle informazioni) ognuno dei quali deve stabilire a quale processo, tra quelli che la richiedono, assegnare la risorsa, procedere all'assegnazione vera e propria e al termine gestire il rilascio della stessa da parte del processo che l'ha utilizzata.
Per compiere queste operazioni devono essere mantenute aggiornate delle tabelle con le informazioni sullo stato di ciascuna risorsa: se è libera o occupata, a quale processo è assegnata etc.
Le risorse possono essere allocate staticamente, cioè assegnate per tutta la durata dell’esecuzione, o dinamicamente cioè assegnate di volta in volta solo quando necessario e rilasciate subito dopo.
Alcune tecniche di allocazione delle risorse sono più elementari, vengono implementate in modo abbastanza semplice ma non consentono un alto rendimento; al contrario le tecniche più sofisticate permettono una maggior efficienza ma risultano più difficili da realizzare.
Bisogna comunque tenere presente che l'efficienza di un sistema viene misurata in base al rapporto tra il tempo in cui la CPU è attiva e quello in cui la CPU è inattiva, poiché non può essere a nessun processo. Per migliorare l’efficienza complessiva possono peggiorare le prestazioni relative ad un singolo processo cioè può aumentare il tempo di risposta (tra la richiesta di esecuzione e l'emissione del risultato) e il tempo di esecuzione (tra l'inizio e la fine dell'esecuzione) del processo stesso. La politica di gestione delle risorse non deve comunque causare un sovraccarico di lavoro della CPU costringendo la CPU stessa ad eseguire per troppo tempo routine del sistema operativo a scapito dei programmi utente (overhead del sistema)
20th century Britain
Britain has changed greatly during the 20th century and is continuing to change. When Queen Victoria died in 1901 Britain was still the greatest world power. But in 1914 Britain entred World War I and when it finished in 1918, the country lost its position as the world’s greatest trading nation. Industries which had brought wealth in the 19th century declined; coal was partly replaced by electricity and oil and new industries began to be developed by other nations like the USA and Asian countries which became rivals in trade. As a result, exports declined and unemployment rose, reaching three million people in 1933.
Recovery did not really come about until 1936 when Britain began to re-arm, but in 1938 there were still around 1.8 million people without work. Although there was great unemployment in the years between 1918-1939, the standard of living generally improved. Women had more freedom and more opportunity to work. Houses to buy or rent were cheap and better transport was available.
In 1939 Britain went to war again with an enormous cost to the nation. Since Word War II the country has never recovered its previous position.
With the deprivations of war receding, Britain entered the Swinging Sixties, an explosion of youth culture.
The age of Empire came to an end as most colonies gained independence by the 1970s. As a result, Britain has become increasingly and multiracial with all the social problems connected to this. Immigrants have arrived from the Commonwealth countries and from many nations in Asia and have brought their own language and culture with them.
In 1937 Britain entred the European Community and strengthened its kinks with the other European countries in trade. A more tangible link was forged when the Channel Tunnel opened in 1994.
Women Fight for Rights
In 1903 Emmeline and Christabel Pankhurst set up Women’s Social and Political Union. They campaigned whit other women for more rights and recognition for women’s right to vote. They were known as Suffragettes. It was a long struggle and some of them went to prison for their political ideas, but in 1919 women over the age of 30 were finally given the vote. In 1928 the age was lowered to 21, the same for men.
The Welfare State
In 1945 the Labor party came to power and introduced a welfare state, a system of social services organized and paid for buy the government. The National Insurance Scheme was set up in 1946 to give financial help to the poor and elderly. The National Health Service followed in 1948 providing free medicinal care for all.
Sovereignty
In 1952, Elizabeth II was crowned Queen. Today the duties of the monarch are mainly ceremonial. The real power lies in the hand of the Prime Minister and the Cabinet.
Thatcherism
In 1979 the “Iron Lady”, Margaret Thatcher, became Britain’s first female Prime Minister. Her term of office lasted for 11 years, until November 1990, when she was forced to resign. During her economies in public services were made to save on public spending and many industries which were unprofitable, such has mines and dockyards, closed. By 1983 unemployment was over three million. From the early 1980s the Conservatives passed laws to limit trade union power and followed a policy of privatizing several state-owned industries.
The Troubles
For centuries the British have tried unsuccessfully to absorb Ireland into their nation, but the native Irish have always refused to accept the English influence. In 1801 Ireland formally became part of the United Kingdom and this was followed by a long period of violence, which, in 1921, led to the creation of the Irish Free State, dividing Ireland into two parts. The southern part of the country (Eire), predominantly Catholic, became independent while the northern part (Ulster), containing the Protestant Community, remained part of the United Kingdom, but with its own parliament. This arrangement angered both communities, Catholics and Protestants, and a civil war began in Ireland with a lot of Troubles, the name by which the unrest is known in Northern Ireland. In 1969 a new conflict broke out in Ulster, when the British government sent troops to the province after the clashes between Protestants and Catholics. Since then there has been a continuous struggle with a lot of violence. The cost of terrorism carried out by the activities has been enormous: around 3.000 dead, more than 32.000 injured and about 15.000 charged with terrorist offences.
PROGRAMMAZIONE LINEARE
La programmazione lineare è una teoria matematica che risolve problemi economici con più variabili di decisione. Serve per risolvere problemi deterministici di ottimizzazione, per allocare in maniera ottimale le risorse disponibili in quantità limitata, per ottimizzare il raggiungimento di un obiettivo in condizioni di certezza. La funzione obiettivo e i vincoli compaiono tutti al primo grado. Ci sono due metodi per la risoluzione di un problema: quello grafico (se abbiamo solo due variabili) e quello del simplesso (per + variabili)
I punti principali per risolvere un problema di programmazione lineare sono:
1- identificazione delle variabili di decisione
2- identificazione dei vincoli espressi secondo delle equazioni o disequazioni
3- determinazione della funzione obiettivo per trovare il miglior valore delle variabili di decisione.
Proprietà dell’insieme delle soluzioni ammissibili
Una soluzione ammissibile è un valore per il quale sono soddisfatti tutti i vincoli e una soluzione ottimale è una soluzione ammissibile che massimizza la funzione obiettivo. L’insieme delle soluzioni ammissibile è sempre un insieme convesso; anche se esistono infinite soluzioni ammissibili, per trovare quella ottimale, non è necessario esaminarle tutte, è sufficiente limitarsi alle soluzioni ammissibili di base che sono in numero finito.
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