La Psicanalisi e l'uomo

Materie:Tesina
Categoria:Multidisciplinare

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Testo

LA PSICANALISI E L’UOMO
Tesina multidisciplinare per Liceo scientifico
di Liberti Chiara
A.s. 2001-2002

Indice:
La rivoluzione psicanalitica
Ambito letterario: Italia: Svevo e Saba
Irlanda: Joyce
Ambito artistico: surrealismo
Ambito storico : nazismo
RIVOLUZIONE PSICANALITICA
La scoperta della psicanalisi da parte di Freud fu una vera e propria rivoluzione in quanto influenzò tutta la cultura del ‘900. Partendo infatti dallo studio di casi di nevrosi il medico viennese giunse alla scoperta che la loro causa era da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce, ovvero al di là della nostra consapevolezza, i cui sintomi sono psicogeni, cioè non derivanti da disturbi organici, ma da problemi della psiche.
Fondamentale nella teoria freudiana fu la libera associazione della idee: l’analista fa sdraiare il paziente su un divano, in un ambiente rilassante dove non ci sia una luce troppo intensa; egli posto accanto al paziente lo invita a manifestare tutto ciò che giunge al suo pensiero; l’analista addestrato nell’arte dell’interpretazione guida il paziente, attraverso una serie di domande, alla scoperta della resistenza: questa scoperta è il primo passo verso il suo superamento.
Oltre a questa tecnica vi è anche quella dell’interpretazione dei sogni e l’interpretazione degli atti mancati. Attraverso queste tecniche l’analista intende riportare il paziente nel suo inconscio e sciogliere, illuminandoli, quegli ingorghi che hanno causato la malattia. Il tutto, con una attenzione particolare per il fenomeno del transfert, di quell’intensa relazione sentimentale del paziente nei confronti dell’analista: l’utilizzazione e lo sfruttamento del transfert sono la parte più difficile e importante della tecnica analitica.
Freud afferma esplicitamente che “ l’io non è più padrone nemmeno in casa propria”. In questo modo, secondo lo psicanalista viennese, la psicoanalisi ha inferto una profonda ferita narcisistica alla coscienza umana; egli ritiene infatti di aver abbattuto la credenza nel dominio dell’io cosciente sul comportamento dell’uomo.
Rappresenta la distruzione delle vecchie idee: crisi: cambia il modo dell’uomo di guardare se stesso.
→PSICOANALISI E LETTERATURA:
- tema sogno (Svevo)
- importanza infanzia
- depressione, nevrosi (Saba, Svevo)
- complesso edipico = desiderio di uccidere il padre →polemica con il passato: nell’Ulisse di Joyce, uno dei protagonisti, Stephen Dedalus dice “la storia è un incubo dal quale cerco di destarmi”; lo stesso Joyce decide di riprendere un mito classico, l’Odissea e il protagonista Ulisse, e traslarlo nella società moderna, evidenziando le inquietudini, le debolezze, le contraddizioni.
Ulisse di Joyce = parodia
Leopold Bloom = eroe moderno e imperfetto
Nella società: crisi dell’uomo→crisi di identità sociale oltre che psicologica (Pirandello)
Cause: burocrazia = sovrastrutture sociali (Joyce: Chiesa, religione, dominio inglese in Irlanda)
AMBITO LETTERARIO: JOYCE, SVEVO E SABA
La scoperta freudiana dell’inconscio indusse al tentativo di renderne sintatticamente e linguisticamente la logica basata sui procedimenti analogici, rompendo la tradizione del racconto lineare, impostato sulla successione logica e cronologica e sui consueti nessi causali e temporali.
Nacque così la tecnica del flusso di coscienza, forma particolare di monologo interiore, volto a tradurre le sensazioni più profonde dell’io.
Monologo interiore: vi è ancora l’intervento dell’autore onnisciente per dare un senso logico
Flusso di coscienza: è l’adesione ai procedimenti illogici della fantasia; non vi è il controllo dell’intelletto.
James Joyce : 1882-1941 →opera più importante: “Ulysses”
Nel primo novecento il tema della crisi dell’io è il leitmotiv dei grandi romanzi europei. L’eroe del romanzo ottocentesco si trasforma in antieroe, l’inetto, l’escluso, l’uomo senza qualità, e parallelamente viene attuata una rivoluzione nella forma romanzesca: il narratore onnisciente viene sostituito dallo stream of consciousness (= flusso di coscienza), ovvero la registrazione dei mutevoli stati dell’io, che disarticola in tal modo la continuità spazio-temporale della narrazione.
Si ha l’abolizione del narratore onnisciente, a favore invece di una pluralità di punti di vista interni ai personaggi, in cui passato, presente e futuro si intrecciano secondo il meccanismo freudiano delle associazioni di idee. Viene creata una nuova dimensione che coincide con quella del monologo interiore in cui la psicologia del personaggio non è più coerente ed unitaria, ma multisfaccettata e frantumata in unità psichiche indipendenti, attraverso cui Joyce riproduce nuovamente la pluralità del reale.
L’analisi della società diventa, quindi, asettica per svelare, nel modo più impersonale possibile, l’essenza del fenomeno e in generale della vita stessa. Per conseguire questo risultato l’autore adotta, nella sua opera maggiore, Ulysses, rivoluzionarie tecniche narrative tra cui lo stream of consciousness, caratterizzato dalla trascrizione in forme sconnesse di idee, ricordi, emozioni, come affiorano alla coscienza del personaggio in libere associazioni mentali.
“ULYSSES”: nella sua molteplicità di piani, situazioni e temi tra cui spiccano la solitudine e l’alienazione prodotta nell’uomo dagli innaturali ritmi di lavoro industriale, la storia come incubo e distruzione, il sesso nella realtà e nella fantasia, e ancora la colpa, il rimorso, la nostalgia, Joyce, analizzando la città che secondo lui costituiva il centro della paralisi, riesce a delineare, invece, l’intera avventura dell’uomo moderno estendendo così la sua analisi a tutta la civiltà contemporanea. Fu giudicato immorale messo al bando, vittima della censura a causa proprio della tecnica del flusso di coscienza che non poneva freni ai proprio pensieri e azioni.
Leopold Bloom, il protagonista, rappresenta l’uomo alla ricerca di se stesso che compie un viaggio nel proprio inconscio per sondare i limiti della propria coscienza.
Tutti i libri di Joyce sono un tentativo di dire la verità, senza finzioni e senza veli. L’esigenza di una verosimiglianza rigorosa e totale, il bisogno etico ed estetico di accettare e analizzare la vita umana in ogni suo aspetto, che sono comuni in varia misura a tutta la letteratura del novecento, assunsero con l’opera di Joyce e soprattutto con “Ulysses” un’incidenza di portata rivoluzionaria, destinata a aprire una serie imponente di ripercussioni.
Italo Svevo: 1861-1928 →opera principale: “la coscienza di Zeno”
Il capolavoro di Svevo “la coscienza di Zeno” ha per protagonista un uomo in crisi che cerca di ritrovare la salute applicando metodi di introspezione psicanalitica. La caratteristica del romanzo che più segno il distacco dalla tradizione è la struttura stessa dell’opera.
Svevo infatti non segue una progressione logico-narrativa, ma procede secondo modi che obbediscono all’analogia e all’aggregazione, all’associazione di idee e al libero fluire della memoria. Risulta dunque facile rintracciare dei punti di contatto tra il flusso di coscienza dell’Ulysses e il monologo interiore di Zeno. Lo schema non preesiste, ma sembra crearsi spontaneamente di volta in volta, nel tortuoso e ineguale precorso dell’analisi. Da qui la particolare forma a episodi autonomi della coscienza, ognuno dei quali costituisce una sorta di stazione a ritroso che dal passato si dirige verso il presente, di volta in volta incamerando gli elementi di quella che precede.
→ niente si cancella: tutto sedimenta nel terreno fertile della memoria, non per essere sterilmente ricomposto, ma per partecipare attivamente alla soluzione dell’enigma dell’esistere nel presente ←
Per Svevo il ricostruire nella memoria non ha pretese di salvezza bensì il suo unico scopo è di chiarire il senso dell’esistenza umana. Zeno resta costantemente con un piede dentro e l’altro fuori dalle situazioni che vive: la fuga dalle responsabilità si configura come pratica della rimozione e della dimenticanza volontaria. Si tratta di un libro percorso dalla presenza del sogno, il quale dopo la lezione di Freud, costituisce la fisiologica compensazione alle frustrazioni quotidiane delle quali la nevrosi è la manifestazione patologica. Ma Svevo nega alla psicoanalisi un valore terapeutico riconoscendole solo un valore conoscitivo. La liberazione non potrà realizzarsi, probabilmente che attraverso la distruzione del mondo, “ di questo mondo di cui si è perduta la misura dell’uomo”, come dice il protagonista Zeno al termine del romanzo.
Italo Svevo, a Trieste fece la sua prima esperienza di seduta psicoanalitica con il cognato Veneziani, il quale era stato in analisi presso Freud per risolvere problemi di dipendenza dalla morfina e di omosessualità. A sua volta Joyce, all’epoca anch’egli residente a Trieste, venne a contatto con la psicoanalisi proprio attraverso Svevo.
L’autore triestino dovette il suo successo alla diffusione del romanzo negli ambienti letterari inglesi e francesi da parte di Joyce dopo il suo soggiorno a Trieste.
TEMI TRATTATI:
- inettitudine, malattia
- immodificabilità del carattere, inefficacia delle terapie psicanalitiche
Umberto Saba: 1883-1957 opera principale: “Canzoniere”
TEMI: nevrosi→causa: infanzia
Nel 1921 esce la prima edizione del “Canzoniere”
SABA E LA PSICANALISI: Trieste: periodo storico: prima guerra mondiale: appartenenza di Trieste ancora all’impero austro-ungarico→conoscenza di importanti autori europei (prima che in Italia): Nietzsche e Freud.
Tra il 1929 e il 1931 si sottopone a terapia psicoanalitica da un allievo di Freud, Weiss.
Saba a differenza di Svevo riconosceva alla psicoanalisi oltre ad un valore come strumento conoscitivo, anche un valore terapeutico.
La conoscenza della psicoanalisi offrì a Saba una chiave di decifrazione della realtà che egli ritenne sempre superiore alle altre, e alla quale rimase sempre coerente.
Le poesie di Saba sembrano in apparenza arretrate e facili, ma con un’attenta lettura si rivelano invece complesse e difficili. La poesia infatti assume una funzione psicologica e sociale; deve aiutare l’uomo a ritrovare la propria identità e integrità. Deve insomma essere una onesta ricerca della verità. Il poeta deve essere onesto, cercando nel fondo del proprio io le verità più nascoste.
→ UNA POESIA NARRATIVA CHE INDAGA I MECCANISMI PROFONDI DELLA PSICHE←

AMBITO ARTISTICO: SURREALISMO
Il surrealismo è un movimento d’avanguardia nato in Francia nei primi anni Venti e che ebbe vasta diffusione nel periodo fra le due guerre.
Fondato dal poeta e saggista francese André Breton autore del manifesto surrealista pubblicato a Parigi nel 1924 si rifà alle teorie psicanalitiche di Freud.
Con il surrealismo l’arte tende a rappresentare i bisogni, i desideri, gli impulsi dell’uomo al di là della mediazione della coscienza. Si ripropone così di ricalcare nel campo dell’arte le vie percorse da Freud e dalla psicanalisi.
Il surrealismo cerca di scoprire il meccanismo con il quale opera l’inconscio, mettendo a nudo il processo intimo, non soltanto durante il sonno, ma anche durante la veglia mediante
l’ “automatismo psichico” , lasciando cioè che un’idea segua un’altra senza la logica del ragionamento (le associazioni libere).
Autori: Duchamp, Magritte, Mirò, André Masson e Salvador Dalì.
Non si tratta di un gruppo omogeneo, ma ognuno sviluppa il tema fondamentale secondo la propria personalità.
AMBITO STORICO: NAZISMO
→Dopo il 1933 nella Germania hitleriana Freud fu messo al bando, non solo perché ebreo, ma anche perché fondatore della PSICANALISI: tale dottrina rivoluzionava l’assetto istituzionale dei rapporti sociali e individuali dell’uomo, su cui si fondava la dittatura nazista, e affermava la supremazia dei valori come l’istinto e la libertà, dal nazismo invece radicalmente negati e brutalmente calpestati.
→altro punto di disaccordo con il nazismo fu il trattamento dei malati di mente, dal nazismo considerati nemici pubblici da eliminare, esattamente come zingari ed ebrei.
→durante le violenze scatenate dal nazifascismo e di fronte all’incombente pericolo di una guerra mondiale Einstein chiese a Freud in una lettera se ci fosse la possibilità di dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo che essi diventino capaci di resistere alla psicosi della distruzione e dell’odio, Freud rispose che non c’è speranza di sopprimere totalmente la tendenza aggressiva, ma si può soltanto cercare di dominarla in modo che non trovi espressione nella guerra.

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