I protagonisti del 900: tesina multidisciplinare

Materie:Tesina
Categoria:Multidisciplinare

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Testo

I PROTAGONISTI
DEL 900
ALTOMONTE GIOVANNA
LICEO SCIENTIFICO
ANNO SCOLASTICO 2004/05

PREFAZIONE:
Il 900’ha avuto grandi protagonisti che con le loro forti ed originali personalità, hanno profondamente influenzato, sia pur in modi diversi, la società del loro tempo. Da Wilde, il dandy libero ed anticonformista, per la cui presentazione non occorre altro che una delle sue famose espressioni: " I have not to declare except my genius!", a D’Annunzio, il cui egocentrismo si manifesta soprattutto nelle sue folli azioni politiche, nel suo "vivere inimitabile", nel suo superomismo , che mette in rilievo solo l’aspetto estetico del pensiero del tedesco Nietzsche,il quale ha dato sfogo alla cultura nazista con la nascita di una personalità ben più che complessa: Hitler, le cui fattezze non saranno mai dimenticate dall’umanità, il cui fanatismo ha prodotto solo violenza, intolleranza e ben 18 milioni di vittime. Forse, analizzando le sue idee, la sua vita,speravo di trovare almeno una motivazione al genocidio a cui sono stati sottoposti gli ebrei, ma in realtà non ne ho trovata nemmeno una che possa giustificare un tale massacro, beh, quel che è certo, è che da tale orribile esperienza il mondo ha imparato una dura lezione: l’uomo è l’unico essere vivente dotato di intelligenza, eppure, talvolta, viene completamente rapito dal fanatismo di un personaggio carismatico e agisce in modo "selvaggio" e "disumano". Anche Einstein era un ebreo, ma fortunatamente la sua fuga negli Stati Uniti gli ha evitato la tragica sorte del suo popolo, e così, con la sua grande intelligenza e creatività, ha potuto dare un ingente contributo alla fisica moderna e ha permesso agli astronomi di fare importanti scoperte sul Sole che con la sua energia permette la vita sul Nostro pianeta. L’azione di tale astro sulla Terra è riscontrabile continuamente, ma una delle manifestazioni più spettacolari è rappresentata senz’altro dalle aurore boreali, dovute all’interazione delle particelle ioniche provenienti del Sole con la magnetosfera, cioè la zona che è sede di un intenso campo geomagnetico.
INTRODUZIONE: DECADENTISMO
Prima di parlare di D’Annunzio e Wilde dobbiamo parlare del loro movimento.
Il decadentismo nasce in Francia da un gruppo di poeti detti “Parnassiani” che si distaccano dalla cultura del tempo,essi manifestano il male di vivere della società dovuto al fallimento del sogno positivistico e contrappongono alla grigia realtà la fuga verso una visione estetizzante della vita e verso l’esplorazione di zone ignote della sensibilità.
La nuova corrente letteraria segue la filosofia freudiana, Freud infatti determina la crisi della ragione con la scoperta dell’inconscio, ciò determina una sfiducia nella razionalità e un senso di curiosità nello scoprire la volontà.
I nuovi scrittori vogliono ridare autonomia creativa all’artista utilizzando nuove tecniche espressive per definire l’inesprimibile,non troviamo più l’obbligo dell’uso logico della parola o della punteggiatura, la sintassi è libera. La parola perde la sua funzione logica, infatti in poesia il significante è diverso dal significato, gli aggettivi sono usati per suggerire il mistero della vita.
I decadenti evadono dalla realtà creandosi paradisi artificiali con l’uso di droghe o alcool, il poeta non ha più limiti diventa un veggente,come lo definisce Rimbaud,che ha il compito di scoprire i segreti dell’universo, il poeta è considerato un sommo sapiente delle negatività,egli riesce a giungere all’ignoto arricchendo la sua anima e riassume così nella sua poesia ciò che ha visto e sentito.
Al decadentismo si legano altri due movimenti: il “simbolismo” e “l’estetismo”.
Il simbolismo nasce da Mallarmè che nella sua poesia dà al “simbolo” la funzione principale,cioè scrivere una cosa che ne rappresenta un’altra ma collegata per significato.
L’estetismo è la considerazione della bellezza come valore principale.
GABRIELE D’ANNUNZIO:
La vita
La vita di D’Annunzio può essere considerata un opera d’arte. Nacque a Pescara nel 1863 da un’agiata famiglia borghese e studiò nel collegio Cicognini di Prato, una delle scuole più aristocratiche del tempo. Nel 1879 scrisse un libretto di versi Primo Vere, che suscitò l’attenzione di famosi letterati. A 18 anni si trasferì a Roma per Frequentare l’università, ma abbandonò gli studi, preferendo i salotti mondani e le redazioni dei giornali. Acquistò subito notorietà sia per le sue opere, spesso scandalose per i loro contenuti erotici, sia per la sua vita scandalosa per i principi morali dell’epoca. In questi anni egli si creò la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore, che fugge dalla mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, disprezzando la morale corrente e accettando come regola di vita solo il bello. Dopo lo scrittore cercò nuove soluzioni e le trovò nel mito del superuomo, ispirato alle teorie di Nietzsche, un mito non solo di bellezza, ma anche di energia eroica. Nella realtà puntava a creare l’immagine di una vita eccezionale, sottratta alle norme del vivere comune. Colpiva la fantasia del pubblico borghese la villa della Capponcina, dove egli conduceva una vita da principe. A creargli intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi amori, soprattutto quello con Eleonora Duse. Nonostante il disprezzo per la vita comune egli era strettamente legato al sistema economico del suo tempo: con i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano per vendere meglio. Gli editori gli pagavano somme favolose, ma quel denaro non era mai sufficiente alla sua vita lussuosa. Proprio lo scrittore più ostile al mondo borghese era il più legato alle sue leggi. Non accontentandosi più del vivere puramente estetico, vagheggiava anche sogni di attivismo politico e nel 1897 tentò l’avventura parlamentare come deputato dell’estrema destra, ma nel 1900 passò allo schieramento di sinistra. Ma i sogni attivistici ed eroici erano destinati a restare confinati nella letteratura ancora a lungo, nonostante la diffusione del dannunzianesimo, ossia l’imitazione del vate nelle idee, nel parlare e negli atteggiamenti. Nel 1910 fu costretto a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in Francia, a causa dei creditori. Nell’esilio si adattò al nuovo ambiente letterario, scrivendo opere teatrali in francese, pur senza interrompere i legami con la patria. Allo scoppio della prima guerra mondiale tornò in Italia e iniziò la campagna interventista. Arruolatosi volontario nonostante i 52 anni, attirò nuovamente l’attenzione su di sé con imprese clamorose, come la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Nel dopoguerra si fece interprete dei rancori per la vittoria mutilata, capeggiando una marcia di volontari su Fiume, dove instaurò un dominio personale, sfidando lo stato italiano. Scacciato con le armi nel 1920, sperò di proporsi come duce di una rivoluzione reazionaria, ma fu scalzato da Mussolini. Il fascismo lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo in una sontuosa villa di Gardone, il Vittoriale degli Italiani. Qui trascorse lunghi anni e vi morì nel 1938.
LA POETICA
D’Annunzio ha esercitato una vasta influenza nella letteratura italiana, ma ha avuto grande fama anche come uomo, per la sua vita densa di avventure, sia sul piano privato che su quello pubblico. Intere generazioni di lettori hanno tentato di rivivere, almeno con fantasia, la vita di alcuni personaggi di suoi romanzi che apparivano come dei miti lontani e fascinosi.
Tre fattori principali sono alla base della formazione e dell’erudizione D’annunzio: l’ingegno molto precoce, la straordinaria capacità retorica e di versificazione e l’abilità di assimilazione e di appropriazione delle esperienze letterarie e culturali altrui.
Possiamo distinguere diverse fasi della poetica dannunziana:
La prima fase della sua produzione (Primo Vere, Canto Novo, Terra Vergine) è caratterizzata da una forma di VITALISMO NATURALISTICO, dove il poeta canta una natura variopinta, multiforme e selvaggia in cui egli si immerge. Questa fase è quindi caratterizzata dal PANISMO, ormai riconosciuto come la linea tematica di tutta la sua opera. In seguito sempre durante questa fase (Terra Vergine, Novelle di Pescara) pare sempre più decisiva l’influenza del naturalismo di Maupassant e Zola. I personaggi umani si fondono con gli elementi naturali del paesaggio abruzzese.
La seconda fase è caratterizzata dall’ESTETISMO e dal PIACERE (Il Piacere). Negli anni romani prende sempre più forma il personaggio d’annunziano, un poeta languido e raffinato, esteta aristocratico che si distacca dai modi e dai gusti della gente comune. Durante questo periodo si va realizzando l’aspirazione di rappresentare in forme letterarie raffinate le eleganze e le stravaganze degli ambienti aristocratici romani.
La terza fase è quella del SUPEROMISMO e del PANISMO (Le Vergini delle rocce, Il Fuoco).
Questi due atteggiamenti coesistono in qualche misura e si alternano in vario modo in una produzione ancora copiosa, finché quello superomistico cede il passo a un più maturo panismo.
A questa fase è legata buona parte della produzione teatrale. D’annunzio si propone, infatti, di creare un teatro di poesia al fine di creare un’atmosfera ideale in cui vibri tutta la vita della natura. Spiccano i temi della morale superomistica, della lussuria, del sangue e della violenza (Le Laudi)
L’ultima fase è quella del Notturno, comprende le pagine scritte dopo l’incidente aereo che gli causò una grave ferita all’occhio.
Ma analizziamo meglio queste tre filosofie:
ESTETISMO, SUPEROMISMO e PANISMO
Il termine estetismo, nato nel settecento, definisce la filosofia che si occupa del bello e dell’arte. L’estetismo è anche un atteggiamento culturale che attribuisce priorità ai fattori estetici e alla bellezza, considera l’arte la più alta espressione dell’uomo e subordina ogni altro valore anche morale. Si accompagna a questo movimento anche la concezione espressa in francese l’art pour l’art, che identifica lo scopo dell’opera d’arte nell’opera stessa. L’estetismo insegue anche la fusione tra l’arte e la vita.
L’arte è il valore supremo e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori. Vi è un vero e proprio culto religioso dell’arte e della bellezza. Il personaggio dell’esteta, che si isola dalla società borghese in un mondo sublimato di pura arte e bellezza. Il personaggio dell’esteta è una forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradazione dell’artista. D’Annunzio non si accontenta di sognare, rifugiandosi nella letteratura, ma vuole vivere quel personaggio anche nella realtà. Egli propone una nuova immagine di intellettuale, fuori della società borghese.
Però D’Annunzio si rende conto della debolezza di questa figura: l’esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa. La costruzione dell’estetismo entra allora in crisi. Il piacere ne è la testimonianza più esplicita. Al centro del romanzo vi è la figura dell’esteta Andrea Sperelli, un doppio del D’Annunzio, in cui egli obiettiva la sua crisi e la sua insoddisfazione. Il principio “fare la propria vita come si fa un opera d’arte” in un uomo dalla debole volontà, come Andrea, diviene una forza distruttiva che lo svuota. La crisi si può notare anche nel rapporto con la donna. Andrea è diviso tra due donne, Elena Muti, donna fatale che incarna l’erotismo lussurioso, e Maria Ferres, donna pura che rappresenta l’occasione di un riscatto. Ma in realtà Andrea mente a se stesso: Maria funge solo da sostituta di Elena, che Andrea continua a desiderare. Andrea finisce per tradire la sua menzogna con Maria, che lo abbandona e lo lascia solo con il suo vuoto. D’Annunzio ha un atteggiamento critico nei confronti del suo doppio letterario e fa pronunciare dalla voce narrante duri giudizi. In realtà nel romanzo vi è una sottile ambiguità, perché Andrea continua ad esercitare un sottile fascino sullo scrittore. Quindi il Piacere non rappresenta il definitivo distacco del poeta dalla figura dell’esteta,egli mira soprattutto a creare un romanzo psicologico in cui contano i processi interiori del personaggio. Nel Piacere compare poi la tendenza a costruire al di sotto dei fatti concreti una sottile trama di allusioni simboliche.
Al Piacere succede un periodo di sperimentazioni. Egli subisce il fascino del romanzo russo, è evidente l’influsso di Dostoievskij. Succede poi la fase del “SUPEROMISMO”
Il SUPERUOMO dannunziano e collegato a quello di Nietzsche e si identifica con esso nel disprezzo della vita grigia e volgare della massa, nella volontà di potenza, nella libertà dalle regole, ma si risolve poi spesso verso ideali nazionalistici e aristocratici dell’eroismo militare.
Il superomismo si intreccia con la concezione definita PANISMO, che vede l’uomo come parte inscindibile della natura. Anche questa teoria deriva dal pensiero di Nietzsche che descrive l’annientamento del velo che separa l’uomo dalla natura e l’erompere dello spirito dionisiaco della musica orgiastica che produce la fusione totale, cioè panica.
D’annunzio coglie quindi alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche forzandoli in un suo sistema di concezioni: il rifiuto del conformismo borghese, l’esaltazione dello spirito dionisiaco e della volontà di potenza, il mito del superuomo. Egli dà a questi motivi una coloritura antiborghese e aristocratica. Vagheggia l’affermazione di una nuova aristocrazia, che sappia tenere schiavi gli esseri comuni ed elevarsi a superiori forme di vita attraverso il culto del bello. Il mito del superuomo di Nietzsche è inteso da D’Annunzio come un diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, al di là delle comuni leggi del bene e del male. Questo dominio degli esseri privilegiati deve tendere ad una nuova politica aggressiva dello stato, che strappi la nazione alla sua mediocrità e la avvii verso destini imperiali. Il nuovo personaggio del superuomo ingloba in sé anche la precedente immagine dell’esteta. Il culto della bellezza, in modo tale che l’estetismo diventi lo strumento di una volontà di dominio sulla realtà. D’Annunzio affida all’artista una funzione di vate, di guida in questa realtà, e una missione politica, inoltre ambisce a ritrovare un ruolo sociale e si attribuisce il compito di profeta di un ordine nuovo: l’artista mediante la sua attività intellettuale deve aprire la strada al dominio delle nuove elite, di cui deve far parte.
Nel Trionfo della morte (1894), rappresenta una fase di transizione, una ricerca ansiosa e frustrata di soluzioni. L’eroe, Giorgio Aurispa, è ancora un esteta. Travagliato da un’oscura malattia interiore, va alla ricerca di un nuovo senso della vita. Al termine del romanzo, dopo tentativi fallimentari, si uccide. Il suicidio di Giorgio Aurispa è come il sacrificio rituale che libera D’Annunzio dal peso angoscioso delle problematiche negative fino a quel momento affrontate. Soppresso quel personaggio rilevante, quell’alter ego in cui proietta la parte oscura e malata di sé, lo scrittore si sente pronto ad affrontare un nuovo cammino, a percorrere la strada del superuomo. Il Trionfo della morte va nella direzione del romanzo psicologico, incentrandosi tutto sulla visione soggettiva del protagonista e si incentra sulla visione soggettiva del protagonista. L’intreccio dei fatti è sostituito dalla successione dei processi interiori: la vicenda si svolge dentro la mente del protagonista. Il racconto è percorso da una fitta trama di immagini simboliche.
Il romanzo successivo, Le Vergini delle rocce (1895), segna una svolta ideologica radicale. D’Annunzio non vuole più proporre un personaggio debole, ma un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni verso la sua meta. Il romanzo, che è stato definito il manifesto politico del superuomo, contiene l’esposizione più compiuta delle nuove teorie aristocratiche, reazionarie e imperialistiche. L’eroe, Claudio Cantelmo, vuol portare a compimento in sé l’ideale tipo latino e generare il superuomo, il futuro re di Roma che guiderà l’Italia a destini imperiali. Però nonostante la sicurezza è possibile cogliere ancora nell’eroe segrete perplessità e ambiguità. Le Vergini delle rocce alternano parti oratorie a parti giocate sul simbolismo più rarefatto: la narrazione sfuma in un clima mitico e favoloso, lontanissimo da ogni riferimento realistico. I protagonisti dannunziani restano sempre deboli e sconfitti, incapaci di tradurre le loro aspirazioni in azione. La decadenza, il disfacimento, la morte esercitano sempre su di essi un irresistibile attrazione. Discendono negli inferi della decadenza e finiscono per restarne prigionieri. Questa sorte è confermata dal Fuoco (1900). Il romanzo si propone come manifesto artistico del superuomo: l’eroe Stelio Effrena medita una grande opera artistica e attraverso di essa vuole creare un nuovo teatro, che dovrà forgiare lo spirito nazionale della stirpe latina. Anche qui però forze oscure si oppongono all’eroe chiamato a destini sovraumani. Al disfacimento e alla morte allude anche lo scenario su cui si svolge la vicenda, la città di Venezia, raffinatissima e decrepita. Ma anche qui non si assiste alla realizzazione del progetto dell’eroe. Come già le Vergini delle rocce, il romanzo doveva proseguire in un ciclo (del melograno), in cui il destino di Stelio avrebbe dovuto compiersi: ma i romanzi successivi non furono mai scritti. Nel Fuoco si alternano lunghe discussioni e meditazioni del protagonista intorno alla nuova opera d’arte e al nuovo teatro nazionale, analisi psicologiche del tormentato rapporto amoroso ed episodi simbolici.
Dopo un decennio ci interruzione pubblica Forse che si forse che no (1910). Lo strumento di affermazione superomistica è qui inedito e in linea con i tempi: il protagonista, Paolo Tarsis, realizza la sua volontà eroica nel volo aereo. D’annunzio si offre come celebratore di un simbolo della realtà moderna, dinamica e aggressiva, la macchina. Ma alla sublimazione del superuomo si oppone ancora una volta la nemica, una donna sensuale. Tuttavia l’eroe trova un inaspettata via di liberazione. Il Forse che sì riprende moduli più romanzeschi, un intreccio più drammatico fatto di forti conflitti, ma anche qui prevale la dimensione simbolica.
IL TEATRO
L’ideologia superomistica è decisiva nell’attività teatrale dannunziana, che inizia nel 1896 con la composizione della Città morta. Il teatro è un più potente strumento di diffusione del verbo superomistico. Al teatro d’Annunzio si accostò anche per la suggestione della grande attrice Eleonora Duse, con cui, dal 1894, intrattenne una lunga relazione. La drammaturgia dannunziana rifiuta le forme del teatro del tempo, il teatro borghese e realistico, che metteva in scena con fedeltà la vita quotidiana. D’Annunzio ambisce ad un teatro di poesia, che trasfiguri e sublimi la realtà, riportando in vita l’antico spirito tragico, che rappresenti personaggi d’eccezione, passioni e conflitti psicologici fuori del comune, e si regga su una complessa trama simbolica. Molte di queste opere attingono gli argomenti dalla storia o dal mito classico; altri drammi sono ambientati nel presente, ma con la preoccupazione costante di creare climi poetici, lontani dalla prosaicità borghese. In queste tragedie ricorre costantemente la tematica superomistica. Alcuni drammi sono decisamente politici: Gloria, Nave. Ma anche nel teatro la tensione superomistica all’eroismo e all’azione si scontra con forze che vanificano gli sforzi dell’eroe e svuotano la sua volontà. L’eroe trova come sempre nella donna la nemica che ostacola la sua missione oppure urta contro una realtà borghese meschina.
Le Laudi
L’approdo all’ideologia superomistica coincide con la progettazione di vaste costruzioni letterarie, aventi il compito di diffondere il verbo del vate. D’Annunzio progetta cicli di romanzi che non porta mai a termine; nel campo della lirica vuole affidare la summa della sua visione a sette libri di Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi. Nel 1903 erano terminati e pubblicati Maia, Elettra e Alcyone (i titoli derivano dai nomi delle Pleiadi). Ma anche questa costruzione rimane incompiuta.
Il primo libro, Maia, è un lungo poema unitario di oltre ottomila versi. D’Annunzio non segue più gli schemi della metrica tradizionale né di quella barbara, ma adotta il verso libero; si susseguono senza ordine preciso i tipi di versi più vari con rime ricorrenti senza schema fisso. Il fluire libero del verso risponde al carattere intrinseco del poema, che si presenta come carme pervaso di slancio dionisiaco e vitalistico. D’Annunzio mira alla costruzione di un poema totale, che dia voce alla sua ambizione di raccogliere tutte le forme del mondo. Il poema è la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia realmente compiuto da D’annunzio nel 1895. L’io protagonista si presenta come un eroe ulisside, proteso verso le più multiformi esperienze. Il viaggio nell’Ellade è l’immersione in un passato mitico, alla ricerca di un vivere sublime, all’insegna della forza e della bellezza. Il poeta poi si reimmerge nella realtà moderna, nelle città terribili. Il mito classico vale a trasfigurare questo presente, riscattandolo dal suo squallore. Il passato modella su di sé il futuro da costruire. Per questo l’orrore della civiltà industriale si trasforma in nuova forza e bellezza, equivalente a quella dell’Ellade. Il poeta arriva così ad inneggiare la modernità capitalistica e industriale. È questa l’ultima tappa di quella ricerca di un ruolo dell’intellettuale all’interno della civiltà borghese moderna, iniziata con la crisi dell’esteta e la scoperta del mito superomistico. Nel mondo moderno D’Annunzio scopre una segreta bellezza, un nuovo sublime. Il poeta non si contrappone più alla realtà borghese moderna, ma si propone come cantore dei suoi fasti. Però si scorge anche qui l’attrazione morbosa per il disfacimento e la morte, e dietro la celebrazione dell’epica eroica della modernità è facile intravedere la paura e l’orrore del letterato umanista dinanzi alla realtà industriale che tende ad emarginarlo. Paura e orrore sono traditi dal fatto che le realtà moderne possono entrare nell’ambito poetico solo se esorcizzate mediante la sovrapposizione di qualcosa di noto e di rassicurante per l’intellettuale, le immagini del mito e della storia classica. In questo D’annunzio resta ancora nell’ambito di una cultura tradizionale: la sua originalità però sta nel fatto che non si chiude a contemplare vittimisticamente la propria impotenza, ma reagisce costruendosi sterminati sogni di onnipotenza. Invece di fuggire dinanzi a ciò che lo aggredisce esorcizza la paura e l’orrore facendosi cantore della realtà che lo minaccia. È un tentativo dell’intellettuale arcaico di fare i conti con la modernità. Il prezzo pagato da D’Annunzio è però alto: egli assume la figura pubblica del propagatore dei miti più oscurantisti e reazionari; sul piano letterario il prezzo è un’arte gonfia, retorica, enfatica e, al giorno d’oggi, insopportabile e falsa. Il D’Annunzio autentico è, infatti, quello decadente, quello che interpreta il senso di fine di un mondo e di una cultura, che tocca i temi dell’ambiguità e del tormento interiore, che si avventura ad esplorare le zone della psiche dove fermentano gli impulsi più oscuri, che esprime una sensualità torbida e complicata, che vagheggia con nostalgia una bellezza del passato sentita come mito irraggiungibile. Nelle opere tese a proporre l’ideologia del superuomo, ciò che resta valido sono proprio i momenti in cui riaffiorano l’inquietudine, l’angoscia, la perplessità malata.
Nel secondo libro, Elettra, l’impianto mitico, le ambizioni filosofiche e profetiche lasciano il posto all’oratoria della propaganda politica diretta. Gran parte del volume è costituita dalla serie dei sonetti sulle Città del silenzio, le antiche città italiane che conservano il ricordo di un passato di grandezza guerriera e di bellezza artistica: quel passato su cui si dovrà modellare il futuro. Costante è anche la celebrazione della romanità in chiave eroica, che si fonde con quella del Risorgimento. Cantando questo passato glorioso D’Annunzio si propone come vate di futuri destini imperiali.
Il terzo libro, Alcyone, è apparentemente lontano dagli altri. Al discorso politico si sostituisce il tema lirico della fusione panica con la natura e un atteggiamento d’evasione e contemplazione. Il libro è come il diario ideale di una vacanza estiva.
In quest’opera il panismo ha il suo culmine. Egli annulla ogni distinzione tra corpo e spirito e fa di ciascuna creatura vivente parte della natura e della natura un unico grande corpo. Il panismo assume qui connotati quasi religiosi. D’annunzio afferma che il progresso e la massificazione hanno portato ad un distacco sempre più netto dalla natura. Bisogna quindi ritornare alla natura e riaffermare l’identità profonda con essa. La natura è, infatti, la divinità che comprende tutto e che si identifica con la vita. E poiché esiste un’opposizione tra civiltà e natura, bisogna costruire un tempio che consenta la celebrazione dei riti del panismo: l’amore svolge un ruolo fondamentale in quanto espressione e forza vitale del cosmo.
I temi dell’Alcyone sono:
- il silenzio (la pioggia nel pineto) che serve a distaccarsi della dimensione umana corrente e a tracciare il sentiero verso il tempio
- la mitologia che serve ad espellere la storia dal tempio e preparare il clima necessario ai riti pan
- la metamorfosi, il rito della fusione dell’io individuale col tutto, la naturalizzazione
- lo scorrere del tempo che rappresenta l’universo nella sua dinamica di vita e morte
- l’arte e la parola che sintetizza tutti i linguaggi della natura e permette al poeta di rivelare i misteri del tempio del panismo
Le liriche si ordinano in un disegno organico. La strofa lunga e il verso libero insieme alle immagini analogiche e simboliche, i giochi delle sinestesie, le variazioni di timbri, suoni e ritmi, i fraseggi musicali e l’espansione lessicale fanno dell’alcyone la punta di diamante della poetica d’dannunziana.
L’ultimo periodo dannunziano è costituito da prose che presentano una materia nuova, ricordi d’infanzia, sensazioni fuggevoli, confessioni, un ripiegamento ad esplorare la propria interiorità pervasa da inquietudini e perplessità, e dal pensiero della morte affrontato direttamente, non dissimulato dietro un vitalismo dionisiaco. Anche la struttura delle opere è nuova, costituita dal frammento, un procedere per libere associazioni, un fondere presente e passato. Questo periodo è definito NOTTURNO, dal titolo della lirica più significativa di queste prose, il Notturno, composto nel 1916, anno in cui il poeta divenne cieco. Proprio per questo tutta l’esperienza vitale si concentra sugli altri sensi. La redazione definitiva conserva il carattere di annotazione casuale, di abbandono ai liberi movimenti della mente. Lo stile diviene secco e nervoso, fatto di brevi proposizioni, in stile nominale, senza verbi.
LINGUA E STILE
Per D’Annunzio il verso è tutto, è la sua regola d’arte e di vita. La sua grandezza artistica si concentra, infatti, nella sua lingua poetica: la forza innovatrice dei ritmi e della metrica, la raffinata perizia stilistica, sconfinata ampiezza del lessico, musicalità del verso e ricchezza illimitata delle immagini.
Anche quando suona falso e vuoto, il linguaggio d’annunziano non cessa di stupire per la straordinaria abbondanza di risorse formali a cui fa ricorso.
Il lessico è ricco e di una grande varietà espressiva grazie all’adozione di termini preziosi, letterari e arcaici, alle parole dialettali e alla terminologia tecnica.
Anche in prosa si distingue l’uso di figure del linguaggio poetico, come anafore, metafore e allitterazioni, la ricerca di ritmi musicali e l’impiego frequente della paratassi, attraverso enumerazioni e ripetizioni. A tutto questo si aggiunge l’enfasi oratoria.
Nella produzione in versi spicca la ricerca della musicalità del verso e la serie di sperimentazioni metriche. Per ottenere la musicalità utilizza i soliti espedienti retorici (anafore, similitudini, ripetizioni, accumuli ed enjambements) e alla scarsa o nulla punteggiatura e dalla scissione delle parole in puri suoni. I versi dannunziani ricercano complete sinestesie di immagini, colori e ritmi per arrivare alla poesia pura, che risponde a uno dei principi fondamentali del panismo: l’essenza musicale dell’armonia che lega tutti gli esseri della natura in un unico e immenso corpo vivente.
D’annunzio è il primo in Italia fare uso del verso libero.
Anche in arte troviamo un movimento che si avvicina al decadentismo,”l’espressionismo ” dove il pittore dipinge ciò che sente, i suoi sentimenti, tra i pittori il più importante è Munch con l’urlo dove rappresenta un uomo che esprime il dramma della società.
L’ESPRESSIONISMO
Il termine espressionismo indica un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi. In tal senso, il termine espressionismo prende una valenza molto universale. Al pari del termine «classico», che esprime sempre il concetto di misura ed armonia, o di «barocco», che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine «espressionismo» è sinonimo di deformazione.
Nell’ambito delle avanguardie storiche con il termine espressionismo indichiamo una serie di esperienze sorte soprattutto in Germania, che divenne la nazione che più si identificò, in senso non solo artistico, con questo fenomeno culturale.
Alla nascita dell’espressionismo contribuirono diversi artisti operanti negli ultimi decenni dell’Ottocento. In particolare possono essere considerati dei pre-espressionisti Van Gogh, Gauguin e Munch . In questi pittori sono già presenti molti degli elementi che costituiscono le caratteristiche più tipiche dell’espressionismo: l’accentuazione cromatica, il tratto forte ed inciso, la drammaticità dei contenuti.
Il primo movimento che può essere considerato espressionistico nacque in Francia nel 1905: i Fauves. Con questo termine vennero dispregiativamente indicati alcuni pittori che esposero presso il Salon d’Automne quadri dall’impatto cromatico molto violento. Fauves, in francese, significa «belve». Di questo gruppo ricordiamo Matisse. La caratteristica era il colore steso in tonalità pure. Le immagini che si ottenevano erano sempre autonome rispetto alla realtà. Il dato visibile veniva reinterpretato con molta libertà, traducendo il tutto in segni colorati che creavano una pittura molto decorativa. Alla definizione dello stile concorsero soprattutto la conoscenza della pittura di Van Gogh e Gauguin. Da questi due pittori i fauves presero la sensibilità per il colore acceso e la risoluzione dell’immagine solo sul piano bidimensionale.
Nello stesso 1905 che comparvero i Fauves si costituì a Dresda, in Germania, un gruppo di artisti che si diede il nome «Die Brücke» (il Ponte). In essi sono presenti i tratti tipici dell’espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale, ma in più vi è una forte carica di drammaticità che, ad esempio, nei Fauves non era presente. Nell’espressionismo nordico, infatti, prevalgono sempre temi quali il disagio esistenziale, l’angoscia psicologica, la critica ad una società borghese ipocrita e ad uno stato militarista e violento.
Alla definizione dell’espressionismo nordico fu determinante il contributo di pittori tra i quali Munch . E, proprio da Munch, i pittori espressionisti presero la suggestione del fare pittura come esplosione di un grido interiore. Un grido che portasse in superficie tutti i dolori e le sofferenze umane ed intellettuali degli artisti del tempo.
Un secondo gruppo espressionistico si costituì a Monaco nel 1911: «Der Blaue Reiter» (Il Cavaliere Azzurro). Principali ispiratori del movimento furono Wassilj Kandinskij e Franz Marc. Con questo movimento l’espressionismo prese una svolta decisiva. Nella pittura fauvista, o dei pittori del gruppo Die Brücke, la tecnica era di rendere «espressiva» la realtà esterna così da farla coincidere con le risonanze interiori dell’artista. Der Blaue Reiter propose invece un’arte dove la componente principale era l’espressione interiore dell’artista che, al limite, poteva anche ignorare totalmente la realtà esterna a se stesso. Da qui, ad una pittura totalmente astratta, il passo era breve. Ed infatti fu proprio Wassilj Kandiskij il primo pittore a scegliere la strada dell’astrattismo totale .
MUNCH
Il periodo più importante dell'attività di Munch è compreso nel decennio 1892-1902, nel corso del quale l'artista definì e rivelò, attraverso una serie di capolavori, la sua ricerca poetica e le qualità del suo linguaggio pittorico, che si arricchisce in un'interpretazione di intensa drammaticità, secondo i modi che divennero propri dell'espressionismo tedesco. L'amore, la morte e più tardi la vita sono i temi pressanti di tutta la sua pittura. L'interesse centrale di Munch è l'uomo, il dramma del suo esistere, del suo essere solo di fronte a tutto ciò che lo circonda, i suoi conflitti psichici, le sue paure.
L’URLO
Il titolo di questa opera è significativo;non indica qualcosa che sta accadendo(un uomo che urla), nè un luogo(il ponte), ma l'espressione interiore attraverso il grido.Il grido non è l'articolazione logica di un pensiero o di un sentimento in parole ordinate sintatticamente; il grido è la reazione istintiva, è l'Ur-schrei dei tedeschi, l'urlo originario, primordiale, antico come l'uomo, che esprime un complesso inestricabile di sentimenti, di paure, o, meglio, di insicurezza, di smarrimento, di angoscia. Angoscia, infatti, è cosa diversa da paura; questa è provocata da qualcosa di determinato, quella dal nulla; è angoscia esistenziale, paragonabile solo alla vertigine che si prova guardando dall'alto nella profondità, simile a quella dell'uomo che guarda non fuori, ma nell'abisso di se stesso. Il dramma, seppure indicato dal titolo, non si esaurisce in esso. Nasce piuttosto dalla prospettiva, tesa e obliqua, che dà al ponte una lunghezza allucinante; nasce dagli urti cromatici; nasce dall'ondeggiare delle linee curve che, partendo dalla forma della testa e dalla posizione di mani e braccia dell'uomo, si propagano intorno, come ondate, all'acqua, alla terra, al cielo, con andamenti non concentrici (e quindi coordinati e razionali), ma eccentrici, in contrapposizione di concavità e convessità, quasi un'amplificazione e rifrazione pluridirezionalesonora dell'urto, così che questo, superando la dimensione del singolo individuo, diventa grido universale:"ho sentito questo grande grido venire da tutta la natura" dice Munch.
PUBERTĂ
Il soggetto è quello di un'adolescente nuda, seduta di traverso su un letto appena rifatto, simbolo di una verginità ancora intatta. Il corpo della fanciulla appare ancora sessualmente acerbo: ai fianchi che sono già di donna, infatti, fanno riscontro le spalle ancora infantili e i seni appena abbozzati. lo sguardo è fisso, quasi sbigottito, e le braccia si incrociano pudicamente sul pube in un gesto istintivo di vergogna. In quegli occhioni che scrutano con sospettoso smarrimento c'è il rimpianto per la fanciullezza perduta alla quale non ci si sente ancora preparati. Tale opprimente senso di angoscia, lo stesso che ogni adolescente ha sempre provato, è quindi evidenziato e quasi materializzato dalla cupa ombra proiettata sul muro. Un'ombra informe e inquietante, quasi indipendente dal personaggio che la genera.E' l'ombra delle incognite future e delle sofferenze a cui l'amore e la sessualità, oggi appena fioriti, inevitabilmente condurranno. In prospettiva è l'ombra stessa della morte, quella che ha accompagnato l'artista per tutta la sua tormentata esistenza, infatti in una sua poesia Munch scrive: ''Dopo aver acceso la lampada vedo improvvisamente la mia ombra enorme che va dalla parete al soffitto. E nel grande specchio sopra la stufa vedo me stesso, il mio stesso volto spettrale. E vivo con i morti, con mia madre, mia sorella, mio nonno e mio padre, soprattutto con lui. Tutti i ricordi, le più piccole cose, vengono alla superficie...... .''
THE AESTHETICISM.
The term " aestheticism" derives from Greek and means: "Perceiving through senses", this movement has its roots in the Romanticism, but, at the same time, it signs a turn: now the aesthete, has to feel the sensations but also live them in his life. The message of the aestheticism is: "Living the beauty!" The figure of the aesthete presents some corrispondences with the French figure, "the poete maudit", who refuses all the values and the conventions of the society, he chooses the evil, he conduces a unregulated life, till the extreme limit of the destruction through the vice of the flesh, the use of alcohol and drugs. Both of them refuses bourgeois normality. The aesthete too refuses the moral rules and the conventions, he arrives to accept the crime because it indicates free action without rules. We can consider as forerunners of the movement John Keats, who belonged to te second generation of Romantic poets, D.G.Rossetti and the Pre-Raphaelithes, who wanted an art closer to the primitive beauty. In France the best representative of Aesteticism is J.K.Huysman with "A ribour" (1884), whose protagonist Des Esseintes becomes the ideal incarnation of the aesthete. In Italy G.D’Annunzio creates another important model of the aesthetic movement with Andrea Sperelli in "Il piacere" (1889).
OSCAR WILDE:
A major spokesman for the Aesthetic movement in the late 19th century and an advocate of "Art for art’s sake", which proposes that beauty has no utilitarian value and is independent of morality, is Oscar Wilde. He was born in Dublin, Ireland, on October 16, 1854, his father, Sir William Wilde, is a surgeon, and his mother, Jane Elgee, is a fervent nationalist poet, and she, for her desire to have a daughter, dresses little Oscar in girl’s clothes. After attending Porpora Royal School (1864-71), Wilde goes, on successive scholarship, to Trinity College, Dublin (1871-74), where he studies Latin and Greek literature. He is well known for his wit, his ostentatious dresses and his eccentric behaviour as well as for his aestheticism. He is an anticonformist , a wonderful entertainer and a brilliant talker; his conversation is a provocative combination of satire, paradox and epigram through which every Victorian institution and value is criticized and ridiculed. He is deeply impressed by the teachings of the English writers John Ruskin, a critic of art, and Walter Pater, the theorist of aestheticism, on the central importance of art in life and particularly on the aesthetic intensity by which life should be lived . Wilde establishes himself in social and artistic circles by his wit and flamboyance. In constant need of money to live up to his worldly life, Wilde acceptes an invitation to lecture in the United States and Canada in 1882,pronuncing on his arrival in New York his famous sentence: "I have nothing to declare except my genius!" , in reply to the Customs officer’s routine question. On his return to Europe, he spends three months in Paris, where he meets writers and painters like Flaubert and Huysmans. In 1884 he marries Constance Lloyd, who bears him two children. Their style of life is beyond their means and Wilde is obliged to work as a reviewer for the "Pall Mall Gazette" and then as editor of "Woman’s world" (1887-89). In 1889 Wilde produces his anti-realistic manifesto "The decay of Lying" which asserts that the life has to be similar to an art-work and so his same life is an example of it in its reckless pursuit of pleasure. In addition, his homosexual relationship with Lord Alfred Douglas, whom he meets in 1891, infuriated the Marquess of Queensberry, Douglas’ father. Accused, finally by the Marquess of being a sodomite, Wilde, urged by Douglas, sues for criminal libel. Unfortunately the accusations are proved true, and Wilde is arrested, tried and sentenced to two years’ hard labour. After the prison, which provokes him many sufferings, because of public opinion against him and the impediment to read and write, he adopts a new name: Sebastian Melmoth. "Sebastian" remembers the Christian martyr transfixed with arrows, but also the arrows printed on his prison uniform and "Melmoth" is inspired by Maturin’s Gothic novel " Melmoth, the Wanderer" . He spends some time in Naples and Switzerland, writing against the brutality of prison life. Then he settles in Paris, where he dies suddenly on November 30, 1900, from an attack of meningitis. In his semiconscious final moments, he is received into the Roman Catholic Church, which he has long admired.
THE PICTURE OF DORIAN GRAY
It is the only novel written by Wilde. When it is first published in 1890 in the "Lippincott’s Monthly magazine", it is fiercely attacked by critics who judges it immoral. To reply to these accusations the next year Wilde publishes another edition, with the addition of six chapters and its famous "Preface" which becomes the Manifesto of the Aestheticism. The novel challenges all the fundamental values and beliefs of Victorian society and probes deeply into the shadow world behind the respectable social façade. The novel is the story of Dorian Gray, a typical dandy, that’s to say a heroic figure, created by Wilde, that is the living protest against this democratic levelling, he is at his ease everywhere and in every situation. He is against any social convention. Nothing can surprise him. He is never vulgar. He presents all the canons of the classical beauty: handsome, young, aristocratic, refined. His sex is ambiguous: he unites the feminine grace and the male virility. He is the last romantic hero, the last manifestation of heroism in a moment of decline, like the sunset, the last ray of sunlight of human pride, for his elegance in dressing and his intellectual honesty. His only ideal is to realize an inimitable life. And proper this ideal conduces him to the perversion. When his friend painter Basil Hallward paints his picture he can translate on it even the soul of Dorian, the young is enchanted by it and together Hanry Watton, an elegant and cynic man, whose principles have corrupted him, makes a reflection on the fugacity of the time and desires intensely to transfer the passing of the time on the picture and to remaine always beautiful and young. His desire is so strong that it really happens. So he lives a dissolute life, in search of the most unrestrained pleasures: he despises the love of Sybil Vane. It will conduce her to suicide. At this point the decadence of Dorian’s soul begins, he becomes a criminal, his physical aspect remains beautiful, but inside he becomes cruel and cruel. The signs of the time and of his decadence appear on the picture, where his face becomes evil and it is furrowed with wrinkles, so, to appease his conscience he collocates the picture in the attic even if every evening he goes to look it :every day the signs of the decline increases. A day Dorian shows the picture to his friend Basil but he recognizes it only for his signature, painted in red; the painter, who is a sincere and integral man, reproaches him for his shameful conduct, but the cruel Dorian kills him, because he is the creator of the picture, and dissolves his body in the nitrile acid. Then he has also a dispute with Sybil Vane’s brother. But, better than every word, the picture remembers to Dorian the deception of his double life, showing him his real face, unknown to everyone in its own cruel eloquence up to, overcome by unhappiness, he brakes the picture with a knife and he immediately falls down dead, as if he has stabbed himself. The servitude rush to the place and they look a wonderful picture of their master and on the floor a dead man with an evening dress, with a knife in the heart, with an old and cruel face. They understand that he is their master only for his rings. The life, broken the charm, prevails over Dorian, who wants to oppose to his necessary pain another life, fictitious and mysterious. The allegoric meaning of this novel exalts the absolute and eternal value of art, which triumphs over all the ugliness and lowness of the life. In this work the author states that for obtaining the essential detaching from the life, for looking himself in third person it is necessary to invent, to lie, to wear a mask. In this novel we find: similes and metaphors compare things in the real world to the products of art and craftsmanship, to the materials and effects created by artists. The novel is mostly written in an intensely poetic style that does not only describe, but communicates sensuous pleasure by the richness and musicality of its language. Words produce in the reader the same hypnotic effect, the same "form of reverie" and "malady of dreaming" that Dorian experiences at the sound of Lord Henry’s voice and while reading his book. The novel "The picture of Dorian Gray" derives from the influence of different sources:
-The novel "A Rebours" (1884) by the Belgian writer J.K.Huysmans, a mannered portrait of aristocratic decadence whose protagonist Des Esseintes becomes the prototype of the aesthete of fin de siecle literature. This book is read by Dorian and produces in him " a form of reverie, a malady of dreaming", and from whose influence he can not free himself for years.
- The psychological horror stories, such as "The strange case of Dr Jekill and Mr Hyde" (1886) by the Scottish novelist R.T.Stevenson and "Frankestein" (1818) by Mary Shelley. He draws inspiration from the Stevenson’s way of describing the characters of his work: he looks inside "the haunted house of Victorian values" and he speaks about the "homo duplex", that’s to say a man with a double personality, a respectable public one and a hidden, violent and animal one. (Since the beginning of his friendship with Lord Alfred Douglas the Wilde himself had led a double life).
-The stories about a character selling his soul to the devil, such as Chistopher Marlow’s "The Tragical History of Doctor Faustus" (1588-89). However, in Wilde’s novel there is no real devil and no contract with it. Dorian manages to remain young and beautiful by the force of his narcissism. Lord Henry Wotton has diabolical connotations and exercises a powerful and wicked influence on him. His low, languid voice has seductive power that is characteristic of representations of the devil in literature.
-The romances by Dickens, for the realistic part of the novel, for example the detailed description of night London.
IL SUPERUOMO DI NIETZSCHE
Nietzsche è considerato il filosofo che ha avviato il dannunzianesimo ma anche il nazismo. Nietzsche partendo dalla sua concezione della storia arriva ad una riflessione sull’uomo. Egli è convinto che la storia serve all’uomo perché ha bisogno di avere dei maestri e ideali. Ma la società moderna tende a trasformare le cose in eventi, che obbediscono ad una legge inesorabile ed estranea all’uomo. L’individuo diventa quindi uno spettatore della Storia, che lo supera e lo travolge.
Nietzsche mette così tutto in discussione: romanticismo, idealismo, positivismo, socialismo, evoluzionismo, cristianesimo, metafisiche e dogmatismi vari. Tutte le realtà che sono state presentate come nobili e vere sono in realtà "umane, troppo umane". Sono costruzioni che esprimono solo gli istinti, appetiti, passioni e interessi più intimi dell’uomo. Nietzsche rifiuta così ogni tipo di metafisica e di religione, ed attacca lo stesso concetto di verità: secondo Nietzsche si sono chiamate verità gli errori utili, quelli che sono indispensabili all’uomo per poter vivere, giacché non sopporta il vivere senza un senso. La volontà di verità ha la sua radice proprio nel bisogno di stabilità, In altre parole, non vi sono verità evidenti se non all’interno di categorie storicamente instaurate dagli uomini.
Nietzsche inoltre rifiuta la religione infatti egli dice che il cristianesimo ha considerato peccato tutto ciò che è piacere e valore per l’uomo opponendo i valori del cielo a quelli della terra. Così esso diventa la religione dei deboli, dei vinti. L’ateismo, appare quindi a Nietzsche come l’unica alternativa per liberare l’uomo.
Nietzsche sostiene che l’uomo ha ucciso Dio. La civiltà occidentale ha ucciso Dio a poco a poco, ma, uccidendo Dio, ha perso ogni punto di riferimento. Dicendo che "Dio è morto!" Nietzsche vuol indicare insomma che sono morti gli ideali ed i valori del mondo occidentale. Dio è stato ucciso perché in Lui era sintetizzato tutto ciò che era contro la vita. Però, ora che Dio è morto, l’uomo non sa più che cosa fare: è privo di valori ed è quindi solo, sperduto, senza punto d’appoggio. Non c’è che una alternativa: è l’uomo stesso che deve creare i valori. Ma quali?
Prima di proporre una nuova tavola di valori, Nietzsche si dedica allo smantellamento della morale,egli risale all’origine dei comportamenti morali. La morale per Nietzsche è uno strumento di dominio: essa consiste nella costituzione di valori presentati come universali e auto-evidenti, ma in realtà astratti e repressivi. In nome di tali valori, alcuni uomini (i buoni) ne soggiogano altri (i forti). Vi sono infatti due tipi di morale: la morale dei sani, dei forti, che privilegia l’individualismo, la fierezza, l’amore per la vita; e vi è poi la morale degli schiavi, dei deboli, che è sociale e utilitaristica, che predica la democrazia e via dicendo. La morale degli schiavi è nata col cristianesimo ed è sorta per il risentimento verso la classe dei forti: infatti i mediocri non sanno elaborare nulla di proprio e di autonomo, la vera azione è loro negata, ed allora trovano il compenso in una vendetta immaginaria. Il disinteresse e il sacrificio di sé sono il frutto del risentimento dell’uomo debole verso la vita. I deboli, che non sanno vivere, hanno fatto diventare valore la negazione della vita; è questa la vendetta dei deboli contro i forti. La morale tende così ad indebolire l’uomo. L’essere umano desiderava soddisfare le proprie pulsioni, realizzarsi in questo mondo. La morale lo ha portato ad allontanarsi dalla sua natura originaria, che è terrestre. Ma la natura si è vendicata e gli istinti si sono rifugiati all’interno dell’uomo. Ed ha scoperto che, se non sono liberati per vie naturali, essi possono esercitare un’azione ancora più perversa. L’uomo appare così a Nietzsche come un "animale malato". Orbene, per liberare l’uomo da questo nichilismo, Nietzsche propone una trasvalutazione di tutti i valori, una nuova tavola di valori che realizzino l’ideale della "grande salute".
Per poterla attuare, egli ha elaborato i concetti di volontà di potenza, superuomo ed eterno ritorno.
In Così parlò Zarathustra (1883-85), Nietzsche mette in bocca a Zarathustra la dottrina della "morte di Dio", che è l’inizio della liberazione da tutti gli idoli metafisici. L’uomo vivrà felice e libero quando si sarà liberato da tutti i legami, anche da quelli stessi di "uomo" e "umanità". "L’uomo deve essere superato" affinché arrivi il Superuomo o Oltreuomo. Il superuomo sarà un essere libero, che agirà per realizzare se stesso. E’ un essere che ama la vita, che non si vergogna dei propri sensi e vuole la gioia e la felicità. E’ un essere "fedele alla terra", alla propria natura corporea e materiale, ai propri istinti e bisogni. La "fedeltà alla terra" è fedeltà alla vita e al vivere con pienezza, è esaltazione della salute e sanità del corpo, è altresì affermazione di una volontà creatrice che istituisce valori nuovi . Non più "tu devi", ma "io voglio". Il superuomo è inoltre un essere socievole, rappresentato da Zarathustra che balla. Egli ha abbandonato ogni fede, ogni desiderio di certezza, per reggersi sulle proprie forze. Il superuomo è il filosofo dell’avvenire. Con la libertà che nasce dall’abbandono delle vecchie illusioni e certezze, egli apre la ricerca nuovi orizzonti. La volontà di potenza è la volontà di creare sempre dei valori nuovi; quindi tutte le cose dipendono dalla volontà. E questo può introdurci al concetto dell’eterno ritorno dell’uguale,per Nietzsche, tutto quanto accade, è già accaduto, e tornerà ad accadere. Nulla avviene a caso; e quando avviene, avviene per sempre, non si dissolve, ritorna eternamente: il superuomo è consapevole che ogni suo atto si inserisce in una realtà eterna. L’eterno ritorno è anche il sì che il mondo dice a se stesso, è l’autoaccettazione del mondo: dall’eternità il mondo accetta se stesso e quindi si ripete. L’eterno ritorno è così una verità terribile. La formula per la grandezza dell’uomo è dunque l’amor fati, non volere nulla di diverso da quello che è, non solo sopportare quello che è necessario, ma amarlo appassionatamente e quindi volerlo. Questo amore libera l’uomo dalla schiavitù del passato, giacché per lui tutto quello che è stato si trasforma in "ciò che egli voleva che fosse". Il presente, in quanto momento della decisione, ha la capacità di far ritornare il passato riassumendolo nell’atto della decisione. E’ quindi proprio nella decisione che il tempo si crea come tale, dividendosi in passato, presente e futuro.
L’interpretazione nazista di Nietzsche è stata inventata dalla sorella, la quale non esitò a manipolare i testi del filosofo, pubblicando nel 1906 un libro intitolato La volontà di potenza, in cui il pensiero di Nietzsche assume quella fisionomia anti-umanitaria e razzista su cui farà leva la lettura nazista, che influenzerà la cultura del primo ‘900.
Solo nel secondo dopoguerra è stata rivista tutta l’opera nietzschiana ciò ha dimostrato la totale estraneità del filosofo al nazismo o a tesi simili.
HITLER
Prima di parlare di Hitler dobbiamo illustrare la situazione della Germania .
Alla fine della prima guerra mondiale viene a costruirsi il 9 novembre 1918 in Germania una repubblica detta di Weimar dominata dai socialdemocratici,questa si ispirava a principi liberaldemocratici e credeva nella possibilità di un progresso pacifico.
Era però una repubblica nata tra debolezze ed incertezze,infatti non riuscì ad imporsi e lasciò invariato il sistema politico e la burocrazia tedesca.
I tedeschi guardavano con ostilità la nuova repubblica reputandola sintomo di una sconfitta causata non dagli errori dei generali tedeschi ma dal tradimento dei nemici interni. La repubblica, costretta ad accettare il trattato di Versailles il quale sanciva gravi condizioni a tutti i sistemi tedeschi umiliandoli,fu completamente rifiutata dal popolo e considerata un motivo valido per la rivoluzione.
In Germania c’era un gruppo che, con la speranza di liquidare le forze feudali e militariste che erano al potere, sostenevano la repubblica con lo scopo di istaurare un regime comunista in Germania. Questi erano gli Spartachisti capeggiati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht,questo movimento creando allarme in politica fu represso nel sangue e i rivoluzionari furono arrestati e massacrati.
Un altro elemento che gravava sulle sorti della Germania era la crisi economica tedesca causata dalle ingenti richieste degli alleati,infatti nel 1922 quando la Germania non riuscì a consegnare al governo francese la giusta somma di denaro, la Francia occupò il bacino della Ruhr punto estremamente importante per la produzione tedesca.
Ci fu quindi una terribile crisi economica,la quale nel giro di pochi mesi privò il marco di ogni valore. Da questo crollo la mentalità del cittadino tedesco incitato dalla repubblica al risparmio ne uscì sconvolta e qui iniziarono insinuanti propagande che sfruttavano la condizione delle masse popolari per acquistare consensi. È in questo frangente che si viene a delineare la società come ente che predicava principi come risparmio,investimenti,rendita sicura che però non era capace di far fronte ai propri impegni e inoltre era stata questa ad accettare le riparazioni.
Grazie alla politica di Streseman, capo del partito nazional-liberale,convinto sostenitore dell’istituzione weimeriana e amico delle potenze vincitrici fu possibile una ripresa economica istituendo il nuovo marco “pesante” e dando fiducia all’industria e all’economia tedesca attraverso il piano Dawes che concedeva aiuti finanziari da parte dell’USA e che prolungava i tempi di pagamento a 60 anni.
L’economia e la produzione arrivò a quella post-bellica. Fu concluso il Trattato di Locarno che proteggeva Francia,Belgio e Germania da attacchi tra di loro.
Con Weimar la repubblica si era normalizzata,pareva avviata a consolidarsi come scrive Thomas Mann in “La Montagna Incatata ”. Superati i problemi economici e quelli di rapporti con i nemici però non era riuscita a farsi accettare dall’esercito,dalla burocrazia,dalle magistrature e dalle università che alimentavano continue rivoluzioni sentendola estranea alla coscienza tedesca. Quando Streseman muore,la Germania cade in una seconda crisi economica e cadono tutti gli accordi con gli altri paesi.
Solo nel 1930, dopo la seconda crisi economica, Adolf Hitler e il Nazismo divengono una minaccia mortale per la democrazia weimeriana passando da 800 a ben 6 milioni di consensi popolari.
Ciò era potuto succedere grazie al diffuso senso di frustrazione del popolo tedesco che aveva subito la sconfitta e quindi il tradimento da parte dei sistemi democratici e la debolezza della repubblica che avevano creato sentimenti di rivincita e rimpianti.
In questo arco di tempo si forma la figura di Hitler. Egli era figlio di un doganiere austriaco, trascorre l’adolescenza e i primi anni di gioventù a Vienna,dove vuole diventare un pittore e vive una vita da bohemien. A quel tempo Vienna era una città caratterizzata dalla vita politica dell’antisemitismo,infatti si riteneva che gli intellettuali ebrei erano diventati il simbolo dell’emancipazione borghese",ma ora era ritenuta eccessiva l’influenza della cultura ebraica nel commercio e nelle industrie, soprattutto nel giornalismo e nella letteratura, con gli ebrei si era formata in pratica una classe intermedia autonoma, con punte benestanti, invidiate. Nel giro di non molti anni, però, la polemica antisemita si era tanto allargata da diventare ora un elemento di agitazione e propaganda anche per alcuni grossi movimenti di massa, popolari e piccolo borghesi. In tale clima culturale Hitler diventa gradualmente antisemita e iniziava a considerare Vienna un conglomerato di razze,quindi si trasferisce a Monaco e qui si forma una cultura vasta ma disordinata, leggendo Sorel, Nietzesche e altre teorie dell’irrazionalismo e della violenza. Da qui inizia la sua carriera politica con idee anticapitalistiche,antimoderniste,antiindustrialiste,ma soprattutto antiebree considerati favorevoli alla democrazia,al progresso industriale e alla tecnologia tutti punti che secondo Hitler avevano cancellato la creatività e l’individualità della nazione tedesca.
Il movimento nazionalpatriottico si diffonde e diviene quindi un fatto di massa alimentandosi sempre di più degli scontenti e degli sbandamenti e cadute della politica,dell’economia e insieme della repubblica tedesca.
Hitler che era un buon oratore,curò nei particolari la sua immagine, la propaganda del suo partito ma soprattutto la sua persona, infatti egli provava come un attore la gestualità e il tono di voce che caratterizzavano i suoi discorsi pubblici. Egli fu il più grande demagogo della storia, la tecnica della propaganda di massa e la tattica del comando sono di gran lunga brillanti, l’arte della sua propaganda si basa su regole ben precise: deve essere rivolta solo alle masse, deve trovare la via del cuore delle grandi masse, capire ed esprimere il loro mondo, rappresentare i loro sentimenti, esercitare la violenza del padrone, deve calcolare con precisione, astuzia e prudenza le debolezze umane, affidarsi alle iperboliche menzogne, poichè alla gente non verrà neanche in mente che sia possibile architettare una così profonda falsificazione della verità.
Accentuò fino all’esasperazione l’elemento antiebraico facendo anche una distinzione tra capitalismo tedesco e capitalismo ebraico.
Il primo aprile 1920 egli fonda il partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori abbreviato in nazista, che aveva un programma nazionalista e antiebraico,esso era formato da ex combattenti ed avventurieri organizzati in squadre d’assalto(SA).
Nel novembre 1923 Hitler organizzo il “putsch”(colpo di mano) di Monaco, con l’aiuto di Rohm comandante delle SA,egli voleva marciare su Berlino come aveva fatto Mussolini su Roma,ma fu fermato da Streseman e condannato a cinque anni di prigione di cui scontò solo nove mesi.
In prigione Hitler scrisse il Mein Kampf (La mia battaglia),in cui era illustrato il suo programma politico. Il programma si articola in venticinque punti,così sintetizzati:
1. Riunione di tutti i tedeschi nella grande Germania;
2. Abolizione del trattato di Versailles;
3. Rivendicazione dello spazio vitale;
4. Definizione del cittadino (Volkgenose): solo chi è di sangue
tedesco;
5. Esclusione degli ebrei dalla comunità tedesca;
6. Chi non è cittadino, è soggetto alla legge degli stranieri;
7. Chi non è cittadino può essere espulso quando lo Stato non sia in grado di assicurare il nutrimento alla comunità tedesca;
8. Le cariche pubbliche sono riservate ai cittadini;
9. Diritti e dovere del lavoro;
10. Abolizione dei diritti non derivanti da lavoro;
11. Eliminazione della "schiavitù dell’interesse";
12. Confisca dei profitti di guerra;
13. Nazionalizzazione delle industrie monopolistiche;
14. Partecipazione dei lavoratori agli utili nelle grandi imprese;
15. Sviluppo della provvidenza per la vecchiaia;
16. Potenziamento del ceto medio;
17. Riforma fondiaria;
18. Punizione degli usurai, incettatori,trafficanti al mercato nero;
19. Sostituzione del diritto romano con un diritto tedesco;
20. Riforma della scuola in senso nazionalista;
21. Protezione della madre e del bambino;
22. Creazione di un esercito popolare;
23. Limitazioni alla libertà di stampa e dell’arte;
24. Libertà delle confessioni religiose, purchè non contrarie alla moralità della razza germanica;
25. Creazione di una forma autoritaria centrale di Reich.
Come si vede, nel programma emerge chiaramente l’acceso antisemitismo,il testo,pur mediocre stilisticamente, contiene tutte le future linee d’azione dell’autore, dall’individuazione del giudaismo e del marxismo come i principali nemici della Germania, alla necessaria sintesi del nazionalsocialismo con un socialismo non classista, dall’espansione tedesca verso l’Europa orientale e alla rivincita contro la Francia.
Nella sua "apologia", che rappresenta la Bibbia dei nazisti, Hitler pone subito al principio l’affermazione apodittica che "il giudeo è colpevole" e sfrutta lo sfortunato esito della guerra della Germania, presente a ciascuno , le dure condizioni del trattato di Versailles e le immediate conseguenze del dopoguerra , come veicoli per le teorie programmatiche . Hitler interpreta la lotta di classe come effetto dell’esistenza dell’ebraismo, da lui accusato di "portare" la democrazia e di usare appunto la lotta di classe come strumento della "disgregazione finale"del popolo . Nel suo manoscritto Hitler fornisce i criteri per un giudizio fin allora inconcepibile sui "giudei",che ,dopo aver realizzato la prima parte del suo "programma di potenza mondiale",ordina infine di sterminare come insetti nocivi con l’antiparassitario Ciclone B.; definisce l’ebreo "bacillo". Egli reclama la creazione di "uno stato sociale" e la "soluzione del problema ebraico" e ne fa l’obiettivo finale d’un avvenire fondato sul nazionalsocialismo. All’ inizio gli ebrei devono soltanto essere impediti nella loro libertà di movimento professionale e patrimoniale, espulsi dalla Germania e in casi determinati condannati a morte come "usurai", "profittatori", o "sovversivi". Ma ben presto seguono altri provvedimenti, che colpiscono vivamente l’immaginazione,poichè nessuna civiltà umana ha mai conosciuto nulla di simile.
In esso viene sottolineato l’importanza dell’umanità e il suo vitale legame agli elementi fondamentali della razza,ecco che doveva essere creato un nuovo “impero”,guidato da un “duce”,espressione del “Volk”,che non credeva affatto nell’uguaglianza della razza,ma nelle loro differenze istaurando una scala di valori dove è favorito il più forte e subordinato il più debole.
Lo stato,quindi,ha il compito di collocare la razza al centro della sua esistenza e preoccuparsi di preservarne la purezza.
Rimesso in libertà Hitler si dedicò anima e corpo al rafforzamento del partito nazista e creò una nuova organizazione paramilitare più fidate, le SS(Squadre Speciali).
Poi nel 1932 indisse le elezioni che si conclusero con un enorme successo e portarono Hitler al potere.
Nel 1933 egli prestò il giuramento di cancelliere e nel marzo del 1933 indisse altre elezioni,ma una settimana prima la sede del Reichstag fu bruciate e Hitler accusando i comunisti fece firmare dal presidente Hidenburg un decreto per la protezione dello stato e del popolo raggiungendo l’appoggio di tutti e infine con l’eccidio delle SA nela notte dei lunghi coltelli prese il potere.
In Germania furono abolite tutte le libertà costituzionali e civili,liquidati i partiti e perseguitati gli ebrei.
Le SS e la Gestapo usavano maniere brutali e violente e controllavano tutta la vita pubblica tedesca.
Numerosi intellettuali fuggirono tra i quali Einstein. In economia Hitler riusì a far superare la crisi, abbassò le tasse e investì ingenti spese per il riarmo, ma ciò provocò una nuova crisi che Hitler ritenne di superare solo con la guerra.
LA GERMANIA DI TACITO :
L’ideologia politica nazista per legittimare la propria validità, si è servita anche dell’autorevolezza del passato, trovando in alcune opere, come la "Germania" di Tacito, non un supporto culturale, ma volgari spunti di propaganda. L’innocente opuscolo tacitiano, infatti, una maledizione del popolo tedesco è stata distolta al punto da fornire la chiave ideologica al delirante mito della razza negli anni del nazismo.
L’opera è una monografia geo-etnografica divisa in 46 capitoli, in essa viene descritta l’origine e le sedi in cui si sono stanziati i popoli dell’Europa centrale, dal Reno al Danubio, al mare del Nord fino al Baltico,insomma, la Germania in generale:le condizioni del suolo e del clima,gli abitanti,i costumi,le religioni vizi e virtù. Poi sono illustrati i diversi popoli in ordine geografico da Occidente ad Oriente.
Lo storico romano illustra il genere di vita dei Germani : parla degli uomini validi, che quando non fanno la guerra si chiudono nell’inerzia ,e non si occupano dell’andamento della casa e dei lavori dei campi, ma se ne stanno a poltrire. Inoltre l’amore eccessivo del bere spesso li porta a risse sanguinose e mortali.
I Germani sono anche sfrenatamente dediti al gioco dei dadi, nel quale spesso mettono come posta addirittura se stessi, riducendosi in condizioni di schiavi, se perdono.
Tacito ammira nei Germani soprattutto la schiettezza, l’immediatezza, la semplicità di vita: questa è la loro grande forza, che si può riassumere, a suo avviso, in una parola sola: l’amore per la libertà, grazie alla quale riducono al minimo i legami del singolo con la società. È per questo motivo che a Tacito i Germani appaiono, per Roma, più minacciosi dei Parti.
In effetti, a questa ammirazione si mescola il timore per le condizioni d’inferiorità e di pericolo nelle quali i Romani verranno a trovarsi se non ritorneranno alle virtù dei loro padri, oppure se non li salveranno la indisciplina e la discordia stessa e che travagliano i nemici.
Tenendo conto della data di composizione, il 98 d. C. , si è pensato ad un duplice intento dell’autore nello scrivere l’opera:
-informativo, nel far conoscere una popolazione che da un paio di secoli era entrata in contatto e in conflitto con Roma;
-politico, quasi come nello spiegare l’indugio del neoimperatore Traiano in operazioni militari proprio sul fronte germanico e, forse, nell’avvertirlo del pericolo e nel caldeggiare un intervento deciso contro popolazioni minacciose, la cui discordia era, per il momento, l’unica protezione per Roma, quasi come se l’autore volesse orientare e preparare la pubblica opinione intorno alle imprese cui il novello imperatore attendeva o sembrava dover attendere; poichè mentre veniva eletto, Traiano si trovava proprio in Germania sul Reno e là rimaneva con il suo esercito per tutto il 98, sebbene lo attendessero impazientemente a Roma.
- oppure può considerarsi un excursus destinato ad essere inglobato nelle Historiae;
- inoltre le si può attribuire un intento morale nel porre a confronto l’incorrotta per quanto primordiale purezza dei Germani ricchi di energie sane,come gli antichi romani, con la corruzione di Roma ricca di vizi raffinati. VISIONE MANICHEA:barbari sani e romani corrotti. Infatti Tacito nel descrivere i costumi dei Germani, denuncia la minaccia rappresentata da queste popolazioni, per un sistema politico romano, che rappresenta, sia pur nel futuro, la rovina dell’impero,con la consapevolezza che Roma si fosse ormai incamminata verso un inevitabile declino.
Troviamo qui anche brani sulla razza pura tedesca e proprio su di essi il nazismo ha preso piede per avere un appoggio culturale. Il capitolo 2 sull’autoctonia dei Germani e il capitolo 4 sulla purezza della loro stirpe sono stati invocati a fondamento di una pericolosa tradizione nazionalistica senza neppure tener conto che l’isolamento dei Germani è spiegato da Tacito in modo assai negativo con la difficile accessibilità di un territorio poco appetibile.
Tacito in un suo brano forniva la conferma di una purezza della razza non "macchiata" da contatti con altre stirpi. In realtà, per leggere il capitolo tacitiano con un minimo di rispetto esegetico, basta tenere presente che alla mentalità romana è assolutamente estraneo il mito della razza: le stesse origini troiane di Roma non vanno certo nella direzione dell’autoctonia e inoltre Tacito scrive quando uno spagnolo,Traiano, è diventato imperatore e di lì a poco salirà al trono l’africano Settimio Severo. Fenomeni come l’espansionismo di Roma, l’allargamento della cittadinanza e lo stesso processo di ellenizzazione marciano tutti in direzione opposta alla gelosa tutela di una stirpe romana originaria.
Il capitolo 4 con la teoria della purezza della gente germanica ha contribuito alla fama sinistra conseguita dal trattato nella Germania nazista: una sorta di "maledizione", che ha poi imposto a partire dal 1945 il silenzio assoluto su questo argomento da parte dei Tedeschi. Ma basta la semplice lettura delle parole di Tacito per capire che le sue notizie non contengono elementi utili a legittimare il mito della razza. È usato solo allo scopo di ribadire con più forza l’omogeneità dell’aspetto fisico degli attuali abitatori a riprova della loro specifica identità, per nulla inquinata da influssi esterni.
Ciò può considerarsi una riprova di quanto possa essere pericolosa la strumentalizzazione della letteratura per fini politici,così come è avvenuto per lo storico Tacito nel periodo nazista.
IL SOLE:
In Germania, durante il regime nazista,instaurato da Hitler, numerosi intellettuali di grande valore sono costretti ad emigrare a causa delle persecuzioni politiche e razziali. Tra questi emerge la figura del fisico ebreo Albert Einstein (che nel 1933 si trasferisce negli Stati Uniti),che ha dato alla fisica moderna il contributo di una creazione geniale che rimarrà nei secoli futuri una delle pietre miliari nella storia del pensiero umano. La teoria della relatività, da lui sviluppata, ha permesso di dare una prima spiegazione all’ origine dell’ universo in termine di Big Bang, ed una delle più importanti conseguenze di tale teoria ,il principio di equivalenza tra massa ed energia , E = m c2 ha permesso ai fisici quali Eddington di cominciare a parlare della conversione diretta della massa in energia all’interno del Sole, sebbene attraverso processi ancora sconosciuti.
IL SOLE, UN CORPO CELESTE FONTE DI VITA
Il Sole è il centro del Sistema Solare, ma per l'uomo non è soltanto un corpo celeste: è la sorgente della vita. Infatti è proprio grazie all'energia irradiata da questo astro sotto forma di luce e calore che la Terra può permettersi di ospitare la vita. Senza il Sole il nostro pianeta sarebbe un ammasso di materia gelida e priva di esseri viventi, vagante nello spazio. Non a caso presso i popoli antichi il Sole era venerato come un dio: ai loro spiriti pieni di religioso stupore questa straordinaria fonte di vita non poteva apparire che come una divinità onnipotente e benefica.
Per l'astronomia, il Sole è una stella che nelle classificazioni stellari risulta media per grandezza, temperatura e luminosità.
IL SOLE IN NUMERI
Con metodi indiretti come la parallasse è stato possibile calcolare il diametro (1 394 000 km) del Sole e la distanza dell'astro dalla Terra (149,5 milioni di km). La superficie del globo solare è 11 000 volte più grande di quella terrestre. Per raggiungere il volume del Sole occorrono ben 1,3 milioni di sfere terrestri. Inoltre la massa solare è appena 332 000 volte quella del nostro pianeta, sicché la densità media del grande astro è solo un quarto della densità media della Terra (1,4 gr per centimetro cubo contro 5,5). Ciò significa che la natura dell’ astro di riferimento è gassosa e non solida.
Come tutti gli altri corpi celesti, anche il Sole ruota intorno al proprio asse. Il suo periodo di rotazione varia dai poli all'equatore a causa della sua natura gassosa: impiega infatti 25 giorni all'equatore e 34 giorni ai poli. La velocità di rotazione è pari a 2 km/s all'equatore. Il suo asse è inclinato sull'eclittica di circa 83°. Oltre al moto di rotazione, il Sole compie anche un moto di traslazione nello spazio, nel quale trascina tutti i corpi del Sistema Solare, spostandosi in direzione di un punto nel cielo, detto apex, nelle vicinanze della costellazione di Ercole. La massa del Sole, che espressa in tonnellate è pari all'enorme cifra di 2 seguito da ventisette zeri, pur tanto più elevata di quella della Terra (332 000 volte), a causa dell'enorme raggio del Sole (637 000 km), comporta un'accelerazione di gravità, sulla superficie solare, di 273 m/s² (28 volte soltanto quella terrestre).

LA STRUTTURA DEL SOLE
Per comodità si può dividere la struttura del sole in involucri concentrici, pur tenendo presente che essendo gassosi non esistono tra di essi limiti netti. Si possono distinguere:
1. L’interno del Sole, formato da un nucleo avvolto da una zona radiativa che passa a sua volta a una zona convettiva
2. La superficie visibile, denominata fotosfera
3. L’atmosfera distinta in due strati: cromosfera e corona
L’INTERNO DEL SOLE
Nel cuore del sole è in funzione un reattore nucleare mantenuto stabile dalla forza di gravità. E’ questo il nucleo all’interno del quale la temperatura è di 15 milioni di gradi kelvin; temperatura necessaria per attivare le reazioni termonucleari in particolar modo la catena protone-protone.
L’energia in esso prodotta si trasmette verso l’esterno con un processo di radiazione che interessa l’involucro gassoso circostante chiamato zona radiativa.
Alla profondità di circa 10mila Km i gas, per la minore pressione, diventano meno stabili e si innescano giganteschi movimenti convettivi1.
Il trasporto di energia avviene quindi per convezione e questo involucro di gas più esterno viene chiamato zona convettiva.
IL CALORE DEL SOLE
La luce e il calore che noi riceviamo dal Sole provengono dallo strato superficiale dell'astro, chiamato fotosfera. Per riuscire a misurare l'elevata temperatura della superficie del Sole occorrono degli strumenti assai sensibili,così gli astrofisici hanno determinato la cosiddetta costante solare, ossia la quantità di calore che ogni centimetro quadrato di superficie terrestre riceve dal Sole in un minuto. Da questa sono poi risaliti alla temperatura superficiale dell'astro, che è, secondo un calcolo approssimativo, di 6000 °C. Questo valore diventa poca cosa a mano a mano che ci si va spostando verso l'interno del Sole. Calcoli e considerazioni più recenti hanno stabilito che la temperatura interna del globo solare si aggira attorno ai 15-20 milioni di C°. Questa temperatura è più che sufficiente a controbilanciare l'enorme pressione interna dell'astro e a far sì che esso risulti composto di sostanze completamente allo stato gassoso. Infatti, l'aumento di pressione tende a condensare la materia, mentre l'aumento di temperatura tende a dilatarla. Ecco perché il Sole è una sfera gassosa.
LA FOTOSFERA
Quando si osserva il Sole con un buon cannocchiale dotato di lenti opportunamente schermate, il nostro sguardo non riesce a penetrare oltre lo strato superficiale, la fotosfera. Il Sole appare come un disco meno luminoso ai bordi che al centro. La stessa fotosfera non si presenta uniforme, ma con un'alternarsi di zone chiare e zone scure piccolissime, simili a tanti chicchi di riso disposti gli uni accanto agli altri su una superficie grigiastra. Questo fenomeno è detto granulazione ed è dovuto a enormi colonne di gas di composizione e temperatura diverse in continua trasformazione. La loro durata è di circa 8 minuti. I grani più chiari hanno una temperatura più elevata e quindi sono più luminosi. Un altro tipo di fenomeno solare, visibile però solo attraverso particolari filtri, sono i brillamenti, detti anche eruzioni cromosferiche o flares. Si tratta di bagliori che appaiono improvvisamente su ristrette zone della superficie solare, in genere vicino a delle macchie.Dopo un brillamento le zone dell’atmosfera terrestre rimangono in stato di eccitazione per parecchi giorni, durante i quali le aurore assumono gli aspetti più fantastici: tenui veli rossastri, lunghe bande in lente ondulazioni, drappeggi verdastri, blu rossastri. contemporaneamente alle aurore polari, si verificano anche le "tempeste magnetiche" , ossia forti perturbazioni del campo magnetico terrestre.
MACCHIE SOLARI E FACOLE
Le macchie scure di notevoli dimensioni. Le macchie solari sono strane formazioni ,la loro forma è irregolare: ovale, rotonda o allungata. Tutte le macchie sono contraddistinte da un "nucleo" bruno nerastro, contornato di un alone grigio cenere, detto "penombra". Le macchie sembrano nascere dai cosiddetti pori, piccoli punti oscuri che si estendono ampiamente e in seguito spariscono, dopo un periodo che va da pochi giorni a un mese intero.
Si tratta di enormi vortici provocati forse da scariche elettriche e magnetiche, che appaiono e scompaiono non del tutto a caso, ma seguendo un ciclo abbastanza regolare.
Accanto alle macchie solitamente si possono distinguere delle zone luminose dette facole, di cui non si conosce a fondo la natura; si sa soltanto che si tratta di aggregati consistenti di granuli, aventi però una durata più lunga della granulazione solare. È stato poi notato che la loro temperatura è superiore a quella della fotosfera su cui giacciono.
LA CROMOSFERA
Se si osserva il Sole all'inizio e alla fine delle eclissi totali, si può studiare una zona particolarmente interessante: il bordo solare. A causa del suo colore rossiccio, questo prende il nome di cromosfera e coincide con quella parte esterna della fotosfera che normalmente è possibile distinguere solo per mezzo di uno spettroscopio. La cromosfera ha uno spessore di circa 7000 km)e termina esternamente con lingue o frange, dette spicule. Si pensa che una zona come la cromosfera esista anche nell'atmosfera delle altre stelle, sebbene per ora non sia stato possibile identificarla. Si è accertata invece la presenza, su quasi tutte le stelle, di una fotosfera simile a quella del Sole.
LE PROTUBERANZE SOLARI
Il fenomeno solare più straordinario è quello delle protuberanze, ossia di ciclopici getti o eruzioni che possono raggiungere l'altezza di centinaia di migliaia di chilometri. Tra le protuberanze finora osservate, la più elevata ha sfiorato i 2 milioni di km. Gli astronomi hanno classificato le protuberanze solari in relazione alla loro forma e al loro sviluppo: le protuberanze stazionarie, simili a ponti o a filamenti, che sono di solito lontane dai centri di attività e possono durare fino a 10 mesi; le protuberanze eruttive, che sono discendenti e costituiscono singole fasi di quelle stazionarie; le protuberanze a macchie, che hanno l'aspetto di nodi o di archi oppure, talvolta, di pioggia che fuoriesce dallo strato più esterno del Sole e si dirige verso il basso; infine i surges (getti), che sono strettamente collegati alle macchie solari. Le protuberanze sono costituite per lo più da idrogeno, elio e calcio. A causa di campi magnetici locali, esse si muovono continuamente con moto vario, pur seguendo l'astro nel suo moto di rotazione, anche se talvolta se ne distaccano del tutto perdendosi nello spazio.
LA CORONA SOLARE
Attorno al Sole in eclissi totale appare anche un alone di raggi bianco-argentei: si tratta della corona solare. Fotografata più volte (furono Angelo Secchi e Warren De La Rue i primi a farlo), essa è apparsa in diverse forme: o come una ghirlanda uniformemente distribuita intorno al Sole, a cui corrisponde il massimo di attività dell'astro; o allungata nel senso dell'equatore in grandi fasci variamente disposti, relativa al minimo di attività. I fasci che compongono la corona sono costituiti da raggi di diversa lunghezza e incurvati in modo caratteristico, simile a quello delle linee di forza di un campo magnetico. In base a questi dati si ipotizza che la corona sia composta da gas di atomi fortemente ionizzati (privi di un certo numero di elettroni). Fra questi sono il ferro, l'idrogeno, l'elio, il nichel, il calcio e l'argon. Il fenomeno della ionizzazione è determinato dalla potenza degli urti tra gli atomi, che strappano dalla struttura atomica gli elettroni più esterni.
Di particolare interesse infine sono i coronal transient, strani fenomeni che si verificano sulla corona a seguito di flares o di protuberanze eruttive. Essi consistono in elevatissime quantità di materia della corona stessa, che assumono la forma di gigantesche bolle che vengono espulse verso l'esterno.
CHE COSA BRUCIA NEL SOLE
Considerazioni teoriche hanno portato a concludere che l’interno del sole è costituito per il 98% di idrogeno e elio presenti in quantità uguali.
La natura degli strati più esterni del sole è stata definita attraverso analisi spettrografiche: essi sono composti da 85% di idrogeno e circa 15% di elio. Una restante frazione (meno dell’1%) risulta composta da elementi più pesanti.
La scoperta che sul sole si trovano elementi più pesanti dell’elio, di elementi cioè per la cui formazioni sono necessarie reazioni nucleari che richiedono temperature enormemente più elevate di quelle raggiunte finora sul sole, ha portato alla conclusione che la nostra stella è fatta di materia evidentemente riciclata.
GLI EFFETTI DEL SOLE SULLA TERRA
Macchie, flares e protuberanze solari producono effetti che si ripercuotono a centinaia di milioni di chilometri di distanza dal Sole. È naturale quindi che anche sulla Terra si verifichino alterazioni e sconvolgimenti, che hanno come unica causa i fenomeni solari. Sono stati per esempio osservati dei collegamenti tra le radiazioni X prodotte dai flares e le fasce di Van Allen. Queste ultime accumulano una certa quantità di particelle che poi espellono nell'atmosfera terrestre, dando vita ad aurore boreali e australi (a quote di 70-1000 km). Le particelle elettricamente cariche attraversano l'atmosfera in prossimità dei poli magnetici, altrimenti sarebbero ostacolate dal campo magnetico terrestre. A contatto con l'atmosfera producono una ionizzazione degli atomi in essa presenti e danno vita alle luci polari. Ma non finisce qui: proprio mentre hanno luogo le aurore polari, si registrano le cosiddette tempeste magnetiche, intense perturbazioni del campo magnetico terrestre, che provocano le oscillazioni dell'ago della bussola.
Gli stessi fenomeni sono originati dalle macchie solari. Ad esse si devono perturbazioni telegrafiche e radiofoniche, oltre che variazioni delle condizioni meteorologiche terrestri, in rapporto con il loro ciclo undecennale. Sono stati poi raccolti dei dati molto significativi che proverebbero una stretta correlazione tra la crescita delle piante e l'attività solare.
Gli anelli di crescita degli alberi sono risultati più spessi in corrispondenza dei periodi di massima attività solare. Infine, anche se non esistono prove sicure di ciò, sono stati rilevati dei nessi fra alcuni eventi solari, caratterizzati da una durata breve e da una forte intensità, come i flares, e l'aggravarsi di certe malattie, tra le quali le embolie. Ciò dimostra, ancora una volta, che tutte le ricerche sulle caratteristiche e i comportamenti del Sole riguardano molto da vicino la vita sulla Terra.
QUANDO IL SOLE SCOMPARE: L'ECLISSI SOLARE
Fin dai tempi più antichi, il Sole è stato oggetto di particolari culti e credenze. Non c'è quindi da meravigliarsi se un fenomeno particolare come quello delle eclissi solari riempisse gli animi di un irrazionale timore.
Il fenomeno dell'eclissi solare è dovuto alla posizione della Luna, che eclissa, cioè nasconde, alla Terra una parte o tutta la superficie solare. Durante un'eclissi totale di Sole, solitamente preannunciata dagli animali che manifestano un'evidente irrequietezza, ciò che rimane ben visibile del disco solare sono i raggi della corona. Inoltre si possono scorgere in cielo corpi celesti che altrimenti resterebbero invisibili per la preponderanza della luce dell'astro. È possibile, per esempio, notare il passaggio di una cometa, come è accaduto nel 1948 per la famosa cometa successivamente chiamata, appunto, Eclipse. Purtroppo la totalità dell'eclissi non può durare a lungo: nella migliore delle condizioni non supera i 7,5 minuti. Quando il disco solare è occultato solo parzialmente dalla Luna nuova, si ha un'eclissi parziale di Sole. Quando invece la Luna, vicina all'apogeo, lascia emergere solo un anello luminoso del disco solare, si verifica quella che viene chiamata eclissi anulare.
Le eclissi parziali e quelle anulari sono molto più frequenti di quelle totali. In Europa se ne possono osservare anche due nel corso dello stesso anno.
IL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE:
Fin dal XVII secolo è noto che la Terra si comporta come un enorme magnete. Infatti, se si posiziona, in un punto qualunque della superficie terrestre un ago magnetico libero di ruotare su un piano orizzontale, si nota che esso si orienta con il Nord approssimativamente verso il nord geografico (e Sud magnetico). Ciò dimostra l’esistenza di un campo magnetico terrestre. Esso può essere rappresentato immaginando che al centro della terra si trovi una sbarra magnetica dotata di due poli ed inclinata, rispetto all’asse terrestre, di circa 11° . Il polo Nord ed il polo Sud magnetici non coincidono quindi con i poli geografici, ed anzi il polo Nord magnetico si trova in prossimità del polo Sud geografico e viceversa. Le linee di forza del campo escono dal polo Nord per poi chiudersi nel polo Sud. In realtà i poli magnetici non sono diametralmente opposti, come quelli geografici, poichè la loro congiungente non passa per il centro della Terra, ma a circa 1200 Km da esso. Inoltre essi non sono fissi; non possono quindi essere indicati con due punti geometriciveri e propri, ma sono localizzati entro zone di estensione variabile che cambiano nel tempo.
Le cause del magnetismo terrestre non sono ancora del tutto chiare. Fino a qualche tempo fa si pensava che esso fosse dovuto alla presenza del nucleo di sostanze ferromagnetiche, quali il ferro, il nichel ed il cobalto, ma l’ipotesi è risultata inesatta dato che al centro della Terra le temperature raggiungono valori molto elevati e noi sappiamo che tali sostanze, oltre il punto di Curie, perdono le loro proprietà magnetiche. Più attendibile è, invece, l’ipotesi che giustifica l’esistenza del campo geomagnetico con la presenza di correnti elettriche macroscopiche all’interno della Terra.
Siccome l’asse magnetico e quello geografico non coincidono perfettamente, l’ago magnetico non indica l’esatta posizione del Nord geografico, ma viene deviato. L’angolo, sul piano orizzontale, tra la direzione dell’ago e il meridiano passante per il luogo, è detto declinazione magnetica. Il suo valore varia da luogo a luogo, per la stessa località, muta nel tempo. La declinazione può essere verso est ( e quindi è detta orientale o positiva), o verso ovest ( e quindi è detta occidentale o negativa) rispetto al meridiano geografico; è nulla per tutti i punti situati sul meridiano geografico passante per i poli magnetici.
Se in una bussola l’ago magnetico, che è appoggiato a un solo punto di sostegno, è libero di muoversi sia in orizzontale sia in verticale, esso non si dispone su di un piano perfettamente orizzontale: può essere positiva (nell’emisfero boreale) o negativa (nell’emisfero australe) a seconda che il Nord dell’ago sia situato sotto o sopra l’orizzonte. L’angolo compreso tra il piano d’inclinazione dell’ago ed il piano orizzontale è detto inclinazione magnetica. Essa varia da 0 ° a 90° a mano a mano che ci si sposta dall’equatore magnetico ai poli magnetici. L’inclinazione è dovuta al fatto che l’ago calamitato assume sempre posizioni parallele alle linee di forza del campo.
Grazie ad uno strumento particolarmente sensibile, il magnetometro, è possibile misurare l’intensità, cioè la forza esercitata punto per punto sulla superficie terrestre dal campo magnetico e la sua direzione.
Con i dati ricavati si possono costruire carte in cui vengono collegati tutti i luoghi che hanno la stessa declinazione magnetica (carta delle isogone, infatti il termine "isogono" deriva dal greco isos = uguale e gonios = angolo) e carte che hanno la stessa inclinazione magnetica (carta delle isocline, infatti il termine isogono viene dal greco eisos = uguale e Klino= inclinare).
Il campo magnetico terrestre si estende anche al di sopra della superficie terrestre, con un’intensità che diminuisce con l’aumentare della distanza dal pianeta. La regione di spazio che circonda la Terra in cui si risente l’azione del campo geomagnetico è detta Magnetosfera e costituisce una specie di scudo protettivo contro le radiazioni cosmiche.
Il campo magnetico terrestre non è costante e stabile, ma presenta variazioni della declinazione e dell’inclinazione magnetica diurna ed annuali, che vengono dette variazioni a breve periodo e dipendono essenzialmente dal moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole ed altre che hanno una periodicità regolare. Attualmente l’intensità del campo magnetico dipolare si sta riducendo: dal 1830 a oggi è diminuita del 5%. Inoltre l’asse magnetico ha subito negli ultimi 150 anni uno spostamento evidente verso Ovest, pur non mutando latitudine. Le variazioni più importanti sono sicuramente le inversioni del campo magnetico scoperte attraverso i minerali e le rocce, cioè studiando ciò che comunemente viene definito magnetismo fossile. Con periodicità irregolare il campo magnetico inverte le sue polarità. La causa di ciò non è ancora chiara. Durante il periodo di tale inversione il campo magnetico terrestre è quasi nullo e la Terra perde una gran parte dello scudo magnetico che la protegge dai raggi cosmici, che sono dannosi per gli esseri viventi.
Il diverso comportamento delle sostanze, sotto l’azione di un campo magnetico, come per esempio quello terrestre, dipende dal valore della suscettibilità magnetica ,Xm , ed induce a classificare le sostanze stesse in tre categorie:
-SOSTANZE DIAMAGNETICHE: sostanze per le quali Xm < 0, cioè la permeabilità magnetica relativa assume valori leggermente inferiori all’unità e ciò spiega perchè sono necessari intensi campi per ottenere effetti apprezzabili. Esse sono prive di un magnetismo proprio , però lo possono acquistare in presenza di un campo magnetico esterno; il magnetismo indotto risulta sempre di senso contrario a quello del campo, poichè è dovuto alla distorsione delle orbite (polarizzazione magnetica per deformazione). Di conseguenza, in una sbarretta di sostanza diamagnetica sospesa nel campo magnetico di una potente calamita vengono indotti poli magnetici omonomi a quelli della calamita ai quali sono prossimi; la sbarretta viene quindi respinta e, in condizioni di equilibrio, si dispone trasversalmente alla direzione del campo. Presentano questa proprietà tutte le sostanze, però l’effetto è spesso mascherato dal paramagnetismo. Il paramagnetismo è abbastanza notevole per il bismuto ed in misura notevole per l’argento, l’oro, il rame e il piombo; anche il mercurio e l’acqua sono diamagnetici.
-SOSTANZE PARAMAGNETICHE: Gli atomi (o le molecole) di queste sostanze posseggono un momento magnetico, cioè sono dotate di un campo magnetico proprio, indipendentemente dalla presenza di un campo magnetico esterno. Sotto l’azione di quest’ultimo si comportano come dipoli magnetici e quindi si orientano nella direzione e nel verso del campo inducente (polarizzazione magnetica per orientamento). La magnetizzazione che si è venuta a formare è concorde con il campo magnetico ed è abbastanza intensa da superare l’effetto diamagnetico, sempre presente. Xm assume piccoli valori positivi, quindi la permeabilità magnetica relativa della sostanza è di poco superiore all’unità; ciò indica che occorrono campi di fortissima intensità per poterle magnetizzare. Sono sostanze paramagnetiche il platino, l’alluminio, l’ossigeno e l’area.
-SOSTANZE FERROMAGNETICHE: Sono sostanze ferromagnetiche il ferro, il nichel, il cobalto e molte loro leghe. Tali sostanze sono caratterizzate da zone microscopiche dette domini ferromagnetici o domini di Weiss, cosiddetti perchè ipotizzati dal fisico Weiss nel 1907. In assenza di un campo magnetico esterno, i momenti magnetici degli atomi sono già paralleli fra di loro, ma i singoli domini sono orientati a caso, per cui la magnetizzazione risultante è nulla. Se invece agisce un campo, anche non molto intenso, molti di questi domini si orientano concordemente al campo e pertanto la sostanza si magnetizza. Il campo magnetico interno è molto più intenso di quello esterno, infatti la permeabilità magnetica relativa assume un valore molto grande. Tale valore non è costante, ma varia al variare dell’intensità del campo magnetico applicato per provocare la magnetizzazione. Il ferromagnetismo dipende anche dalla temperatura; infatti al di sopra di una certa temperatura, detta punto di Curie le sostanze ferromagnetiche perdono le loro proprietà e diventano paramagnetiche. Ciò è dovuto all’agitazione termica che impedisce l’allineamento dei momenti magnetici degli atomi.
1 Movimenti convettivi: tutti i movimenti di materia che sale e scende secondo tragitti ciclici attivati da differenze di temperatura.
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Esempio



  


  1. gianmarco

    tesina multidisciplinare

  2. Gianmarci

    tesina multidisciplinare secondo novecento