Euro

Materie:Tesina
Categoria:Multidisciplinare

Voto:

1.5 (2)
Download:484
Data:01.12.2004
Numero di pagine:38
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
euro_8.zip (Dimensione: 242.21 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_euro.doc     382 Kb


Testo

Indice
Introduzione…………………………………………………………… 2
L’Euro: cenni storici………………………………………………….. 3
Lo SME……………………………………………………………….. 4
Il Trattato di Maastricht………………………………………………. 4
Istituto Monetario Europeo…………………………………………… 7
Banca Centrale Europea………………………………………………. 7
Differenze tra l’Ecu e l’euro………………………………………….. 8
Nascita dell’Euro……………………………………………………… 8
Il simbolo dell’euro…………………………………………………… 8
Le banconote…………………………………………………………. 9
Le monete…………………………………………………….………. 10
Riconoscere l’euro……………………………………………………. 10
Eurologo………………………………………………………………. 11
What does the Government think about EMU?………………………. 13
What about the UK and EMU?………………………………………... 13
L’euro e i principali cambiamenti per la società………………………. 14
La conversione………………………………………………………… 16
Trattamento delle differenze di cambio……………………………….. 17
Le regole di arrotondamento………………………………………….. 18
La conversione del bilancio in euro.………………………………….. 19
La chiusura e la riapertura dei conti…………………………………... 20
Trattamento contabile dei costi derivanti dall'introduzione dell'euro…. 20
Euro e i valori mobiliari……………………………………………….. 22
L’euro e i sistemi di pagamento……………………………………….. 23
L’Euro e i sistemi informatici……………………………………….… 24
L’interrelazione tra diverse aree aziendali…………………………….. 25
Adeguamento del software……………………………………………. 26
La nascita e l’evoluzione dello sport in Europa………………………. 27 James Joyce……………………………………………………………. 30
Bibliografia………………………………………………………….… 32
Introduzione
Ho deciso di svolgere una ricerca sul passaggio all’EURO perché rappresenta uno dei temi di maggiore interesse del momento, ma gli aspetti e le problematiche di cui si discute non sono una novità, hanno al contrario radici lontane e soltanto un’attività paziente delle diplomazie europee e dei governi nazionali, renderà possibile la realizzazione di un obiettivo così ambizioso.
L’introduzione della moneta unica europea darà un notevole impulso allo sviluppo degli scambi dell’Unione Europea, forza commerciale leader a livello mondiale, indebolita però dall’uso di più monete nazionali.
Il pieno sviluppo del mercato unico conoscerà, infatti, dei vincoli e degli impedimenti, finché alla rimozione delle barriere alla libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali non si accompagnerà l’eliminazione degli ostacoli legati ai costi di conversione tra monete europee e ai rischi legati ai cambi.
Il passaggio dalle monete nazionali ad un’unica moneta europea è, infatti, un progetto tecnicamente complesso, ma al tempo stesso una tappa obbligata del cammino che sta portando milioni di cittadini europei a percorrere la strada verso un’integrazione sempre più stretta di natura economica, politica e sociale.
L’euro: cenni storici
1948
Istituzione dell’OECE (Organizzazione Europea di Cooperazione Economica)
1951
Istituzione della CECA (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio)
1957
Con la firma del Trattato di Roma da parte di Italia, Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo, nasce la CEE (Comunità Economica Europea) e l’EUROTOM (Comunità europea per l’energia atomica)
1973
Aderiscono alla Comunità anche Regno Unito, Irlanda, Danimarca
1978
Nasce la prima organizzazione monetaria, che riguarda i tassi di cambio delle monete tra i paesi delle comunità che si impegnavano a limitare la fluttuazione dei cambi bilaterali. Questo serviva a conferire maggiore stabilità al sistema.
1979
Entra in vigore lo SME (Sistema Monetario Europeo)
1981
La Grecia entra a far parte della Comunità
1985
Portogallo e Spagna entrano a far parte della comunità europea
1990
Inizia la prima fase dell'UEM
1992
Viene firmato il Trattato di Maastricht
1993
CECA, EURATOM e CEE diventano Unione Europea
1994
Nasce l’IME (Istituto Monetario Europeo)
1995
A Madrid durante uno dei tanti vertici degli Stati Europei viene scelto il nome della moneta. Si adotta il nome Euro per la moneta unica
1998
Nasce la BCE (Banca Centrale Europea)
1998
Comunicazione ufficiale degli undici paesi europei
1999
Parte l’euro, ma solo sulla carta
2000
Entra a far parte dell’UEM anche la Grecia
2002
L’Euro diventa moneta unica
Lo SME
Lo Sme (Sistema Monetario Europeo) nato nel 1979, non è altro che un sistema di cambio dove il ruolo centrale è rappresentato da una moneta di conto, denominata Ecu. Quest'ultima è costituita da un "paniere" ponderato di tutte le monete europee comunitarie, prese ciascuna con un peso proporzionale alla sua rilevanza all'interno della Comunità.
Una volta fissate le parità centrali di ogni valuta con l'Ecu queste devono restare entro una banda di oscillazione prestabilita.
Quando vengono raggiunti gli estremi di questa banda (cosiddetti margini), le banche centrali delle monete dei Paesi aderenti, sono obbligate a intervenire per effettuare acquisti o vendite di valute per importi illimitati. L'intervento che viene chiamato marginale, ha lo scopo di tenere il tasso di cambio all'interno della banda di oscillazione. L'impegno delle banche centrali a intervenire ai margini, tuttavia, non è obbligatorio. I Paesi aderenti possono - dopo aver consultato gli altri Stati aderenti - decidere di cambiare i tassi centrali delle loro monete (cosiddetto riallineamento).
I riallineamenti sono stati molto frequenti durante la prima metà degli anni Ottanta e sono diventati più rari a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta.
I Paesi aderenti allo Sme possono inoltre essere chiamati a porre in essere manovre correttive ancor prima di aver raggiunto i margini di fluttuazione stabiliti. E' prevista, infatti, attraverso un meccanismo denominato "indicatore di divergenza", la possibilità, per i paesi la cui divergenza raggiunge il 75% del limite massimo, di essere chiamati a illustrare, attraverso una consultazione comunitaria, i motivi di questa evoluzione, intervenendo - se necessario - attraverso misure di politica monetaria interna o con altre misure di politica economica.
Il Trattato di Maastricht
della moneta unica:
Stabilità di cambio: questo criterio stabilisce che le monete che entreranno a far parte dell’euro devono già far parte (per i due anni precedenti alla moneta unica) dello Sme, ed inoltre, in questi due anni la moneta in questione non deve aver registrato gravi tensioni, ovvero non deve aver registrato improvvisi rialzi o ribassi. La lira nel 1992 per un breve periodo è uscita dallo Sme perché non riusciva a mantenere il peso delle monete più forti: per continuare a far parte di esso avrebbe dovuto svalutarsi e ciò avrebbe comportato una crisi economica; la lira è riuscita a rientrata nell’accordo di cambio nel novembre 1996 e oggi soddisfa il criterio della stabilità di cambio. Il cambio dalla moneta nazionale dei paesi partecipanti alla moneta unica con l’euro è un sistema a cambio fisso, in quanto i rapporti di cambio sono stabiliti e difesi dalle autorità monetarie: possono variare entro limiti molto ristretti e le oscillazioni del cambio sono minime. La parità ufficiale, cioè il numero di lire che, ad esempio corrisponde ad un euro, viene fissata dagli organi preposti.
In tale modo, le banche centrali hanno l’obbligo di riportare la moneta alla parità stabilita. Nel caso in cui il cambio scenda al di sotto della parità si ha una rivalutazione della lira e per ciò la banca centrale dovrà vendere lire in cambio di dollari; se il cambio al contrario, va al di sopra della parità, si ha una svalutazione della lira dove la banca centrale dovrà vendere dollari in cambio di lire. Questo sistema di cambio presenta il vantaggio di offrire certezza agli operatori economici per quanto riguarda la stabilità dei prezzi, consente di preparare con la dovuta sicurezza le transizioni internazionali, ma per garantire la stabilità spesso occorre l’intervento delle banche centrali o un intervento governativo, come per esempio limitare le importazioni di merce e favorire le esportazioni.
Inflazione bassa: i prezzi sono tra loro interdipendenti ed il sistema dei prezzi è in continuo mutamento. L’inflazione non è altro che un aumento generalizzato del livello dei prezzi e presenta una situazione di squilibrio del sistema economico. Nell’anno precedente la decisione sui paesi partecipanti alla moneta unica l’inflazione è stata tenuta sotto stretto controllo e, infatti, il tasso di aumento dell’indice dei prezzi, deve essere vicino a quello dei paesi con inflazione minore, i paesi di riferimento sono al massimo tre. La verifica di questo criterio è stata fatta al momento della scelta dei paesi.
Tasso di interesse: solitamente se l’inflazione è bassa anche i tassi di interesse sono bassi perché fra i due vi è una stretta relazione. Nonostante ciò, il trattato ha voluto fare dei tassi di interesse un criterio preciso e ben isolato dall’inflazione. Questo criterio afferma che i tassi di lungo periodo (per esempio i Bot) osservati nell’anno precedente, devono essere rimasti vicini ai tassi di lungo periodo dei tre paesi a cui ci riferivamo anche nel criterio precedente (cioè ai paesi con inflazione bassa). Per vicini si intende superiori di non più di due punti percentuali.
Debito pubblico: è il debito che lo Stato ha, nei confronti di coloro, che acquistando titoli di stato, fanno prestiti pretendendo in cambio degli interessi più o meno elevati a seconda del termine del certificato. Il trattato dice che un paese candidato all’Unione Economica Monetaria non deve essere oppresso da un debito pubblico troppo elevato. Bisogna che la quota del debito rispetto al prodotto interno lordo (Pil) tenda a situarsi al massimo al 60% e quindi se è già inferiore a questa quota non si pongono problemi, ma se è superiore bisogna che il debito vada diminuendo in modo continuo e convincente.
Deficit pubblico: i paesi candidati all’Unione monetaria non devono presentare deficit pubblici eccessivi. Il trattato stabilisce che il deficit pubblico non deve essere superiore del 3% del Pil. Se è superiore, deve diminuire verso un valore vicino al 3%.
Il deficit pubblico è il rapporto tra avanzo e disavanzo tra lo stato e l’estero.
Avanzo quando l’afflusso della moneta straniera in Italia è positivo.
Disavanzo quando l’afflusso della moneta straniera in Italia è negativa, cioè ci sono più uscite verso l’estero e meno entrate.
Questi rapporti economici che un paese mantiene con il resto del mondo e che si concretizzino in acquisti e vendite di merci, spostamenti di cittadini o investimenti da e per l’estero, danno luogo a movimenti di denaro in entrata ed uscita dal paese. Per un paese, tutte le voci registrate nella bilancia dei pagamenti rappresentano un’entrata o un uscita di valuta estera e, in seguito ai diversi scambi alcune partite possono risultare in rosso, e cioè in passivo perché le importazioni di beni hanno superato le esportazioni e per questo ogni paese si preoccupa di avere la bilancia dei pagamenti in equilibrio.
Questi movimenti vengono registrati in un documento chiamato la bilancia dei pagamenti, nel quale figura il volume degli scambi che un paese ha avuto con gli altri, in un certo periodo. Le relazioni internazionali necessitano dell’UFFICIO ITALIANO DEI CAMBI in quanto si dovranno cambiare le monete interagenti.
Se un paese non soddisfa uno o più criteri non è detto che non possa entrare a far parte dell’unione monetaria, come non è detto che un paese che soddisfa tutti i criteri è certo di poter partecipare alla moneta unica perché quest’ultima è un progetto di portata storica, così complesso che non può essere affidato alle risposte dei criteri sopra menzionati, ma necessita di un esame complessivo. Il trattato dice che la commissione e l’Istituto europeo (Ime) dopo aver esaminato i dati ed i conti di ogni paese prepara una relazione in cui si tiene conto del lavoro e di altri indici dei prezzi, di quanto gli investimenti pubblici incidano sul disavanzo ed infine di tutti gli altri fattori significativi compresa la posizione economica e di bilancio a medio termine dello stato.
Istituto Monetario Europeo
L’Istituto monetario europeo ha sede a Francoforte e ha sostituito il comitato dei Governatori delle Banche centrali. Esso è composto dal Consiglio formato da un Presidente e dai Governatori delle Banche centrali degli Stati membri. Le riunioni del consiglio avvengono almeno dieci volte all’anno. Compito dell’Ime è quello di preparare le condizioni necessarie per il passaggio alla terza fase dell’Unione economica monetaria, il primo gennaio 1999.
Banca Centrale Europea
La Banca centrale europea (BCE) svolge un ruolo importante nell'unione monetaria europea. La Banca ha sede a Francoforte,la sua funzione primaria è quella di garantire la stabilità della moneta unica all'interno dell'unione monetaria.
Con l'introduzione dell'unione monetaria nel 1999 la Banca centrale europea (BCE) ha la responsabilità della politica monetaria nel territorio dell'euro.
Per politica monetaria s'intende la gestione della massa monetaria.
La BCE agisce in totale autonomia rispetto ai governi nazionali o ad altre autorità. Le banche centrali dei paesi partecipanti non scompariranno, ma dovranno attenersi alle indicazioni e alle istruzioni impartite dalla Banca centrale europea, assieme alla quale costituiranno il Sistema europeo di banche centrali.
Gli organi decisionali della Banca centrale europea sono il consiglio direttivo e il comitato esecutivo. La politica monetaria viene formulata dal consiglio direttivo, nel quale siedono, con diritto di voto, i governatori delle banche centrali nazionali dei paesi partecipanti e i membri del comitato esecutivo della BCE. Le riunioni del consiglio sono presiedute dal presidente della BCE.
Il comitato esecutivo, formato da presidente, vicepresidente e altri quattro membri, garantisce che vengano attuate le decisioni del consiglio direttivo, impartendo le necessarie istruzioni alle banche centrali nazionali. I membri del comitato esecutivo vengono nominati per un mandato di otto anni, mentre i membri del consiglio direttivo restano in carica almeno cinque anni.
Per quanto riguarda la politica monetaria, si è fatta molta attenzione a mantenere un adeguato equilibrio di competenze tra le varie istituzioni europee. Per la BCE la massima priorità resta sempre la stabilità dei prezzi.
Il presidente del Consiglio dell'UE ed un membro della Commissione europea possono partecipare alle riunioni del consiglio direttivo della BCE, senza diritto di voto. Inoltre, al presidente della BCE è consentito di partecipare alle riunioni del Consiglio dell'UE, ogniqualvolta si discuta di questioni che rientrano nelle competenze della BCE.
La Banca centrale europea presenterà una relazione annuale e il presidente e i membri del comitato esecutivo potranno essere ascoltati in occasione delle riunioni di commissioni del Parlamento europeo.
Differenze tra Ecu e l’euro
E' importante soffermarsi sulle differenze tra il vecchio Ecu e l'euro.
L'Ecu era semplicemente una moneta di conto o moneta convenzionale, mentre l'euro è una moneta vera e propria, ha un valore proprio garantito da un'unica autorità centrale ed è destinato a sostituire le singole valute degli Stati membri. E' opportuno sottolineare, però, che nel periodo transitorio (dal 1° gennaio 1999 al 1° gennaio 2002) l'euro è stata moneta convenzionale (o di conto). Infatti, solo dal primo gennaio 2002 sono state introdotte materialmente le banconote e le monete in euro.
Un altra differenza riguarda il valore delle due monete. Infatti, l'Ecu, rispetto alle divise che lo compongono, poteva cambiare valore giornalmente, a seconda delle oscillazioni delle monete contenute nel proprio "paniere", mentre l'euro rimarrà fisso, rispetto alle monete nazionali degli Stati membri, fino a quando, il primo luglio 2002, le valute dei singoli Stati partecipanti non avranno più corso legale.
Nel maggio 1998 sono stati resi noti i soli tassi di cambio tra i vari Paesi membri. Il primo gennaio 1999 sono stati annunciati i tassi di conversione all'euro.
Nascita dell’Euro
Nel 1995 in Spagna a Madrid durante uno dei tanti vertici degli Stati Europei viene scelto il nome della moneta. Si adotta il nome Euro per la moneta unica (questo nome è stato scelto perché è la radice del termine Europa e si pronuncia sempre allo stesso modo in tutte le lingue).
Il simbolo dell’euro
Il simbolo dell'euro è stato creato dalla Commissione europea nell'ambito della campagna di informazione sull'adozione della moneta unica. Il simbolo doveva rispondere a tre criteri specifici:
1) Essere un simbolo distintivo dell'Europa facilmente riconoscibile;
2) Essere facile da scrivere a mano;
3) Avere un design esteticamente gradevole.
Nell'ambito della Commissione europea sono stati elaborati circa 30 bozzetti; 10 di questi sono stati sottoposti al giudizio dell'opinione pubblica attraverso un sondaggio.
Il simbolo dell'euro è ispirato alla lettera greca epsilon, risalente all'età classica, ovvero alle origini della civiltà europea. La lettera rappresenta inoltre l'iniziale della parola Europa, mentre le due linee parallele indicano la stabilità dell'euro.
Le banconote
La nuova moneta europea presenta una veste grafica del tutto rinnovata rispetto alle attuali monete degli Stati aderenti.
Le banconote hanno caratteristiche comuni per tutti i Paesi e sono previste in sette tagli di colore diverso, quella da 5 euro è grigia, da 10 euro è rossa, da 20 euro è blu, da 50 euro è arancione, da 100 euro è verde, da 200 euro è giallo - marrone e 500 euro porpora. Sulla fronte delle banconote, ci sono delle finestre e i portali che simboleggiano lo spirito di apertura e cooperazione che anima i paesi europei. Le 12 stelle dell’Unione europea, riprodotte su ciascuna banconota, rappresentano il dinamismo e l’armonia dell’Europa contemporanea. Sono inoltre presenti la bandiera dell’Unione europea e la sigla della Banca centrale europea nelle cinque varianti linguistiche che corrispondono alle undici lingue ufficiali della comunità europea. Sul retro è raffigurato un ponte, che simboleggia la stretta cooperazione fra i popoli europei, nonché tra l’Europa e il resto del mondo. Il nome della moneta è riportato in caratteri sia latini (EURO) che greci (EYPØ). Ciascun biglietto è contraddistinto da un colore dominante e da dimensioni particolari. Più elevato è il valore della banconota, maggiori sono le sue dimensioni. Per agevolare il riconoscimento dei diversi tagli da parte delle persone non vedenti o con problemi visivi, le banconote in euro sono state fatte incisioni e stampe a rilievo.
Le monete
Le monete metalliche sono coniate in otto tagli differenti (1, 2, 5, 10, 20 e 50 centesimi di euro e da 1 e 2 euro), possono essere facilmente riconosciute, poiché esse differiscono per aspetto, dimensioni e colore. Un euro è suddiviso in 100 centesimi. Le monete di valore più elevato, da € 1 e € 2, sono bicolori (bianco – argento e giallo – oro), quelle di valore intermedio, da 10, 20 e 50 centesimi, sono gialle, mentre le monete di valore inferiore, da 1, 2 e 5 centesimi, sono color rame. Tutte le monete sono tonde tranne quella da 20 centesime, che invece è a “fiore spagnolo”, ossia con i sei petali e il bordo sagomato. Ogni moneta in euro ha una faccia comune a livello europeo, sono riprodotte tre cartine dell’Unione europea contornate da dodici stelle. I disegni sono stati scelti su una base di selezione organizzata della Commissione europea e sono stati approvati dai ministri degli Stati membri. Ogni paese partecipante ha scelto una “faccia nazionale” per ciascuna delle 8 monete in euro. Indipendentemente dal disegno impresso sulla faccia nazionale, le monete in euro hanno corso legale in tutti i 12 paesi partecipanti. Tutti i disegni sono in rilievo per facilitarne il riconoscimento da parte dei non vedenti. Il disegno delle otto monete è stato scelto nel 1997 da una selezione effettuata in tutti i paesi dell’Unione europea. I disegni prescelti per la faccia comune delle monete sono opera di Luc Luycx.
Riconoscere l’euro
Banconote
Diverse caratteristiche di sicurezza sono state integrate nelle banconote in euro per consentirvi di riconoscere immediatamente un biglietto autentico:
1) Toccate gli elementi in "rilievo": speciali processi di stampa conferiscono alle banconote un effetto unico.
2) Guardate la banconota in controluce: saranno così visibili la filigrana, il filo di sicurezza e il registro di stampa "recto-verso". Le tre caratteristiche sono riscontrabili su entrambi i lati del biglietto autentico.
3) Muovete la banconota: in questo modo è possibile osservare sul fronte l'immagine cangiante della lamina oleografica (striscia per i tagli bassi e placchetta per quelli
elevati).
4) Muovere. Inclinando leggermente la banconota, si può notare sul retro la brillantezza della striscia iridescente (tagli bassi) o il colore cangiante dell'inchiostro speciale (tagli elevati).
Monete
Anche le monete in euro sono coniate mediante tecniche molto avanzate, che rendono difficoltosa la loro falsificazione e facilmente riconoscibili gli esemplari contraffatti.
Particolare attenzione è stata dedicata alle caratteristiche di sicurezza inserite nelle monete da 1 e da 2 euro.
Le monete da 1 e da 2 euro sono prodotte con una sofisticata tecnologia bimetallica volta ad ostacolare la loro contraffazione. Sul bordo della moneta da 2 euro, inoltre, è impressa un'iscrizione.
Eurologo
Per facilitare la familiarizzazione di cittadini e imprese con la moneta unica europea, il Comitato Nazionale Euro, insieme al: Ministero dell’Interno, Dipartimento delle Politiche Comunitarie e Unione Italiana delle Camere di Commercio, ha promosso la realizzazione di un progetto per la diffusione in Italia dell’Accordo europeo "Eurologo".
Tale accordo, sottoscritto il 30 giugno 1998 a Bruxelles dalle associazioni europee dei professionisti del commercio, del turismo e dell’artigianato e da quelle dei consumatori, con il patrocinio della Commissione Europea, prevede la creazione di un simbolo "Eurologo”.
Eurologo è un adesivo da applicare sulla vetrina o all'interno del negozio. Raffigura un volto stilizzato che sorride, accanto alla scritta Euro. La scritta riportata è: “Questo esercizio aderisce a Eurologo, qui i prezzi in euro sono chiari”.
Nato su iniziativa della Commissione Europea, Eurologo è un documento di garanzia per il consumatore: certifica quali operatori economici (negozi, alberghi, centri commerciali, punti di vendita…) garantiscono la stabilità dei prezzi, operando correttamente la conversione Lira/Euro e il giusto arrotondamento senza costi aggiuntivi; quali accettano pagamenti in Euro (tramite assegni, carte di credito, bancomat…); quali forniscono informazioni chiare ed esaurienti anche attraverso la distribuzione di adeguato materiale informativo sulla nuova moneta.
La concessione è subordinata a sei principi fondamentali:
1) La stabilità dei prezzi di beni e servizi assicurata dalla corretta applicazione delle regole di conversione e arrotondamento.
2) La doppia indicazione dei prezzi, con maggiore rilievo a quello in euro.
3) La diffusione di strumenti di aiuto alla conversione per permettere il confronto dei prezzi in euro e in lire.
4) La necessità di fornire ai consumatori una corretta informazione sull'euro attraverso la distribuzione di materiale informativo.
5) L'impegno a dare il resto possibilmente in euro nel periodo di doppia circolazione.
6) L'accettazione di pagamenti in euro anche prima del 1 gennaio 2002 (carta di credito, assegni, pagobancomat, ecc.) senza costi aggiuntivi.
Ottenere Eurologo è semplice, basta rivolgersi agli Osservatori provinciali Eurologo (che hanno sede presso le Camere di Commercio) o alle Associazioni che hanno sottoscritto l'accordo, presso la provincia in cui si opera.
What does the Government think about EMU?
The Maastricht Treaty allows the UK to choose if and when it wants to join the single currency. The Government has decided that the UK was not ready to join on 1 January 1999. However, the Government supports the principle of joining the single currency, if that is in the national economic interest. It does not expect that to be the case during this Parliament. Instead, the Government is making the necessary preparations so that the UK has the option of joining the single currency early in the next Parliament (which will start no later than Spring 2002). If the Government decided that the UK should join, the British people would have the final say in a referendum.
The UK did not join EMU on 1 January 1999. Any Government decision to join the single currency at a future date will be based on the national economic interest.
What about the UK and EMU?
Arrangements for countries which join the single currency after 1 January 1999 will be negotiated at the time they join.
If the UK were to join later:
the euro will already be a currency;
the European Central Bank (ECB) will be in operation;
some UK businesses will already have experience of using the euro;
and, if the UK were to join after 1 January 2002, euro banknotes and coins would already be legal tender in other European countries, and might be used to a limited extent in the UK.
So it is likely that the UK would not follow exactly the same scenario and timetable as countries joining on 1 January 1999.
L'euro e i principali cambiamenti per le società
Dal 1° gennaio 1999, anche le società, come qualsiasi altro soggetto giuridico, hanno dovuto fronteggiare il passaggio alla moneta unica.
Il problema principale che hanno affrontato è stato:
Qual'è il momento più opportuno per l'azienda per attuare il passaggio all'euro?
Per analizzare vantaggi e svantaggi e i vari momenti in cui passare alla moneta unica, è importante attuare una prima distinzione tra società costituite dopo il 1° gennaio 1999 e le società preesistenti.
Società Costituite dopo il 1° gennaio 1999
Per queste società si pone il problema di decidere se applicare fin dall'inizio della loro attività, il nuovo regime monetario oppure adottare come unità di conto la lira, e passare successivamente all'euro.
Scegliendo la prima possibilità (cioè adottando subito il nuovo regime dell'euro) dovranno esprimere in euro il loro capitale sociale e tenere in euro la loro contabilità.
Capitale sociale minimo per la costituzione:
L'azienda dovrà tener conto dei limiti imposti dalla legge per quanto riguarda la costituzione dei vari tipi di società se in particolare riguarda il capitale sociale: il codice prevede un capitale sociale minimo per la costituzione delle società per azioni (art. 2327) e delle società a responsabilità limitata (art. 2474), rispettivamente di £ 200.000.000 e £ 20.000.000. "Tradotti" in euro, tali importi divengono:
100.000 euro:capitale sociale minimo per le SPA
10.000 euro: capitale sociale minimo per le SRL
Occorre notare che questi importi in euro risultano inferiori al corrispondente ammontare di capitale espresso in lire. Infatti:
100.000 euro al tasso di conversione di 1 euro = 1936,27 lire equivalgono a 193.627.000 (minore quindi di 200.000.000, capitale sociale minimo per una SPA.
10.000 euro equivalgono a 19.362.700 (inferiore al capitale sociale minimo in lire per una SRL).
La fissazione di questi limiti minimi in euro che risultano inferiori ai minimi legali attuali, è dovuta al fatto di voler avvantaggiare le società nella conversione, consentendo loro di convertire il capitale sociale in euro senza dover contestualmente procedere anche ad un aumento, a pagamento, del capitale stesso.
Per quanto riguarda le società cooperative, il codice civile fissa in
£ 80.000.000 il limite massimo di capitale sociale di ciascun socio.
Con la nuova normativa comunitaria:
50.000 euro: limite massimo della quota di capitale sociale di un socio di cooperativa
Valore unitario delle azioni:
Attualmente il codice non indica alcun limite, né minimo, né massimo, nella determinazione del valore nominale delle azioni. A tale riguardo il Decreto legislativo n. 213/98 stabilisce alcune regole per le società di una nuova costituzione:
nelle SPA, il valore nominale delle azioni deve essere di un euro o suoi multipli;
nelle SRL, le quote di conferimento dei soci possono essere di diverso ammontare ma in nessun caso inferiori ad un euro o ad un multiplo di euro;
nelle società cooperative, il valore nominale dell'azione o quota non può essere inferiore a 25 euro e non può essere superiore a 500 euro.
Queste regole sono applicabili solamente alle società che dopo il 1° gennaio 1999, opteranno per una costituzione in euro, quindi le società, costituite dopo tale data, ma che terranno ancora la loro contabilità in lire, non saranno soggette a questa disciplina, ma alle regole attualmente previste per la costituzione di società.
Società preesistenti prima del 1° gennaio 1999
In questo caso la disciplina di adeguamento si presenta un pò più articolata, considerando i problemi giuridici ed economici che comporta il fatto di agire su di un elemento del contratto sociale come il capitale.
Occorre in quest’ambito fare una distinzione tra le società aventi titoli quotati sui mercati regolamentati e quelle non quotate.
Quest'ultime, hanno la facoltà, per la durata del periodo transitorio, di procedere alla conversione in euro della propria contabilità, ma per le società quotate, la conversione al 1° gennaio 1999 è stata quasi un fatto inevitabile in quanto le banche e i mercati finanziari, a partire da tale data, sono passate a utilizzare l'EURO come unità di conto per ogni operazione e contratto di borsa. Poiché tali contratti hanno per oggetto lo scambio di titoli rappresentativi del capitale delle società quotate, il loro importo non potrà che essere convertito in euro.
Per entrambe le società si è posto quindi il problema della conversione del capitale sociale in euro, nonché della conversione dei prestiti obbligazionari; problema determinato soprattutto dalle differenze che si vengono a creare tra gli importi del capitale espresso in lire espresso in euro, come già sottolineato in sede di esame dei limiti minimi di capitale sociale. In particolare, un capitale sociale convertito esattamente dall'importo minimo in lire, si presenterebbe nella maggioranza dei casi, espresso in numeri decimali, con la conseguente difficoltà di frazionamento delle azioni. E' dunque evidente che non basta convertire semplicemente il capitale dai vecchi valori all'euro, ma occorre procedere a degli arrotondamenti.
La conversione
I metodi che una società può seguire per la conversione sono essenzialmente due
Procedura semplificata:
Valore nominale dell'azione: tasso di conversione = controvalore in euro del valore nominale della singola azione
Quest’importo va poi arrotondato al centesimo di euro, e moltiplicando per il numero totale delle azioni e si otterrà il nuovo capitale espresso in euro.
Il nuovo capitale è diverso da quello originario in lire e si pone il problema di gestire queste differenze:
se l'arrotondamento avviene per eccesso si provvede all'aumento del valore nominale delle azioni e del capitale sociale mediante l'utilizzo delle riserve, compresa anche, se necessario, quella legale. Se le riserve fossero insufficienti, o dovessero mancare, questo comporterebbe la necessità per i soci di effettuare versamenti necessari.
se l'arrotondamento avviene per difetto si procede invece accreditando la riserva legale.
Un arrotondamento per eccesso costituirebbe tecnicamente un aumento di capitale e per questo dovrebbe essere trattato con la relativa disciplina: totale liberazione delle azioni emesse, esercizio del diritto di opzione a favore dei soci. Ci sono problemi anche per quanto riguarda gli arrotondamenti per difetto, in quanto secondo il codice civile il capitale può essere ridotto solo per esuberanza, cioè quando risulta superiore a quanto necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale.
Trattandosi di interventi sul capitale, occorrerebbe la convocazione di un'assemblea straordinaria con l'assistenza di un notaio, ai sensi dell'art. 2375; ai sensi invece dell'art. 17 del decreto, è sufficiente un verbale del Consiglio di Amministrazione senza l'assistenza del notaio ma da depositare e iscrivere presso il Registro delle Imprese. Gli amministratori devono comunque rendere conto ai soci della loro decisione alla prima assemblea societaria che seguirà la conversione del capitale.
Procedura ordinaria:
L'assemblea generale della società può decidere sulla conversione in euro del capitale sociale nelle ipotesi previste dall'art. 17.6:
quando il valore nominale delle azioni è pari o inferiore a lire 200;
quando le azioni della società, indipendentemente dal loro valore, attribuiscono un privilegio commisurato al valore naturale del titolo (es. azioni di risparmio).
In questi casi non si può procedere alla procedura semplificata, ma non esiste una procedura obbligatoria da seguire; la società potrà quindi decidere se ricorrere ad aumenti di capitale - gratuiti o a pagamento - o a riduzioni dello stesso. In questo caso però la riduzione deve essere fatta accreditando la riserva legale e non può essere superiore al 5% del valore del capitale stesso.
Trattamento delle differenze di cambio
Il regolamento della CEE prevede tre diversi metodi per imputare al conto economico le differenze di cambio, derivanti dalla conversione dei crediti e debiti espressi, precedentemente al 1° gennaio 1999, nelle diverse valute degli Stati europei.
Il 1° gennaio 1999 quindi, le società si sono trovate di fronte a tre possibili alternative ed hanno effettuato la loro scelta, tra le seguenti:
Primo metodo: della competenza economica
Le differenze di cambio rilevate sono incluse nel conto economico immediatamente e per l'intero importo.
Secondo metodo: analitico pro-rata
La differenza cambio positiva o negativa di ciascun elemento monetario è ripartita nell'esercizio e in quelli successivi in funzione della durata residua e della prevista evoluzione del capitale dell'elemento considerato. Se l'elemento monetario viene incassato, pagato o ceduto, la differenza cambio residua va per l'intero inclusa nel conto economico relativo al periodo nel quale l'incasso, il pagamento o la concessione avvengono.
Terzo metodo: forfettario sintetico
Consiste nel ripartire le differenze cambio in quote costanti nell'esercizio e nei tre successivi, senza tener conto della scadenza delle varie partite e della loro anticipata estinzione.
Le differenze cambio concorrono alla determinazione del reddito d'impresa nell'esercizio in cui sono iscritte nel conto economico.
Per quanto riguarda la nota integrativa, secondo l'art.2427 del codice, al punto 1, devono essere esplicati "I criteri utilizzati nella valutazione delle voci di bilancio..." e quindi occorrerà indicare i metodi di conversione utilizzati, l'ammontare complessivo delle differenze di cambio positive e negative e gli importi iscritti nel conto economico e nello stato patrimoniale.
Le regole di arrotondamento
Arrotondamento degli importi in EURO
Le cifre significative dopo la virgola saranno solo due. Se la terza cifra è compresa tra 1 e 4 l'arrotondamento si farà per difetto, se tale cifra è compresa tra 5 e 9 l'arrotondamento si farà per eccesso.
Arrotondamento nei calcoli intermedi
Una questione alla quale va attribuita particolare attenzione è quella delle modalità di arrotondamento nei cosiddetti "calcoli intermedi". Questi sono disciplinati dall'art.5 del regolamento CE n. 1103/97 e degli artt. 3 e 4 del D.L.vo del 24 giugno '98, n.213. Per "calcoli intermedi" devono intendersi, ai sensi dell'art. 3 del citato decreto legislativo, le somme che "non costituiscono autonomo importo monetario da contabilizzare o da pagare". Si tratta cioè di quegli importi che concorrono a determinare l'importo finale da pagare o contabilizzare e che di per sé, non vengono rilevati.
Il legislatore ha disposto che l'importo va convertito con:
cinque cifre decimali per gli importi originariamente espressi in unità di lire;
quattro cifre decimali per gli importi originariamente espressi in decine di lire;
tre cifre decimali per gli importi originariamente espressi in centinaia di lire;
due cifre decimali per gli importi originariamente espressi in migliaia di lire;
Un aspetto importante degli arrotondamenti riguarda il fatto che, durante la tenuta dell'ordinaria contabilità d'impresa, gli importi in euro saranno rilevati in partita doppia con inevitabili cifre decimali, dovute ai centesimi. Ma a fine anno si dovrà presentare il bilancio in unità di euro. Si dovrà quindi procedere a degli arrotondamenti delle singole voci di bilancio, e quindi, per giungere a un pareggio di quest'ultimo, a degli arrotondamenti che andranno iscritti:
nello stato patrimoniale tra le riserve;
nel conto economico all'interno della gestione straordinaria
La conversione del bilancio in euro
1° Gennaio 1999: la società ha tre opzioni
Operare ancora in lire
Vantaggio: può aspettare di vedere l'evoluzione del sistema monetario europeo.
Svantaggio: difficoltà nel gestire i rapporti con imprese già passate all'euro.
Doppia contabilità
Vantaggio: l'azienda può abituarsi gradatamente alla moneta unica.
Svantaggio: necessità di tenere una doppia fatturazione e contabilizzazione con aumento dei costi di gestione.
Operare subito in euro
Vantaggio: si affrontano gli inevitabili problemi in un periodo di transizione durante il quale molte aziende devono fronteggiarli.
Svantaggio: può essere una fonte di disagio.
La scelta quindi deve essere fatta molto attentamente in quanto è valida non solo ai fini della contabilità, ma a qualsiasi altro effetto, civilistico, tributario o di altra natura. Infatti, i bilanci, i documenti contabili obbligatori a rilevanza esterna, quali il bilancio consolidato, i rendiconti e tutti i documenti destinati al pubblico, possono essere pubblicati in euro, a condizione che quest'ultima sia utilizzata come moneta di conto.(usata per rilevare le operazioni di gestione, cioè la moneta nella quale l'impresa pensa quotidianamente).
Se quindi l'impresa decide di mantenere la lira come moneta di conto, dovrà pubblicare obbligatoriamente il bilancio e gli altri documenti, in lire; nulla vieta però, l'utilizzo dell'euro nella contabilità interna, pur mantenendo la lira come unità di conto.
Per ovvie ragioni di omogeneità nella redazione dei documenti, l'art.16 fissa il principio della irreversibilità della scelta dell'euro. Una volta adottata, tutti i documenti obbligatori riferiti a quella data (principio di omogeneità) o a date successive (principio di irreversibilità) vanno redatti in euro, salvo ricorrano particolari ragioni da illustrare negli stessi documenti.
La chiusura e la riapertura dei conti
Chiusura e riapertura dei conti in euro
Svantaggi: - l'art. 2423 CC, dispone che il "bilancio deve essere redatto in lire" e, in effetti, al 31 dicembre 1998, l'euro ancora non esisteva giuridicamente;
- viene meno la comparabilità tra i valori del bilancio 1998 (in euro) e quelli del bilancio 1997 (in lire);
Chiusura dei conti in lire ed ecu e riapertura in euro
Vantaggi: Il bilancio può essere pubblicato, oltre che in lire, anche in ecu. Visto che l'ecu è stato sostituito dall'euro, si ha una situazione perfettamente controllabile.
Svantaggi: vengono appesantite le procedure contabili.
Chiusura dei conti in lire e riapertura in euro
Svantaggi: - sembra essere in contrasto con il principio della continuità dei valori per il quale il bilancio di chiusura deve essere redatto con la stessa unità di conto di quello di apertura e con quello della comparabilità delle poste di bilancio tra un esercizio e l'altro;
- la contabilizzazione delle differenze di cambio e la rilevazione degli arrotondamenti derivanti dalla conversione nella diversa valuta potrebbe non risultare rappresentata con sufficiente evidenza e correttezza.
Trattamento contabile dei costi derivanti dall'introduzione dell'euro
I costi sostenuti per l'introduzione dell'euro sono costi ordinari, possono essere capitalizzati accantonati solo se ciò è consentito dalla loro natura e destinazione secondo le regole ordinarie.
I costi ordinari devono essere imputati al bilancio d'esercizio.
I costi di cui siano individuabili e quantificabili i benefici futuri possono essere capitalizzati ed ammortizzati.
Gli accantonamenti per rischi ed oneri devono seguire la normativa contabile
Il piano di ammortamento di un bene può essere riformulato a seguito dell'introduzione dell'euro
Occorre tener presente che:
i beni introdotti esclusivamente con durata limitata al periodo transitorio, andranno ammortizzati limitatamente a tale periodo.
Vantaggi
1. Possibilità per le imprese di valutare e verificare criticamente la loro situazione finanziaria;
2. Possibilità di scegliere tra i diversi intermediari quelli che offriranno i migliori servizi grazie all'aumento della concorrenza tra le banche europee e lo sviluppo di un'ampia offerta di prodotti bancari;
3. Riduzione o addirittura eliminazione, dei rischi di cambio e delle relative spese nelle transizioni in valuta;
4. Riduzione dei conti in valuta e delle relative spese perché sarà sufficiente la tenuta di un unico conto in euro;
5. Facilitazione ed aumento della possibilità di compensare crediti e debiti;
6. Nascita di un mercato unico dei capitali e convergenze dei tassi di interesse.
Svantaggi
1. L'introduzione dell'euro porterà problemi di gestione finanziaria su scala non più nazionale ma mondiale;
2. I maggiori rischi riguarderanno la capacità delle strutture interne delle aziende ad adattarsi al cambiamento di prospettive;
3. Subentrerà inoltre l'impossibilità, per molte aziende, di utilizzare la svalutazione del cambio a fini competitivi nell'area euro;
4. La trasparenza delle politiche dei prezzi porterà all'impossibilità di acquisire profitti derivanti dall'andamento favorevole dei cambi;
5. Alcune imprese, in particolare le PMI che fino ad oggi non sono state impegnate sui mercati internazionali, dovranno effettuare una completa revisione del loro sistema gestionale.
L’euro e i valori mobiliari
L’adozione della moneta unica europea ha portato sostanziali cambiamenti nell’operatività dei mercati finanziari, migliorandone il livello di efficienza, il grado d’integrazione e la trasparenza.
Le nuove emissioni
Titoli pubblici: i titoli di Stato (BOT, BTP, CCT, ecc.) dal 1° gennaio 1999 vengono emessi esclusivamente con valore nominale espresso in euro e con taglio minimo di euro 1000 nominali.
Obbligazioni: le società private sono libere, durante la fase transitoria d’introduzione dell’euro, di scegliere la valuta di denominazione delle nuove emissioni di prestiti obbligazionari, che potrà, quindi, essere la lira oppure l’euro. A partire dal 1° gennaio 2002 le nuove emissioni dovranno avvenire esclusivamente in euro.
Azioni: durante la fase transitoria le emissioni di nuove azioni possono avvenire in lire oppure in euro, ma conformemente alla valuta di denominazione del capitale sociale. Dal 1° gennaio 2002, obbligatoriamente, solo in euro e con valore nominale pari a un euro o a suoi multipli.
La ridenominazione dei titoli in circolazione
Titoli pubblici: i titoli di Stato in circolazione dal 1° gennaio 1999 sono stati ridenominati; il loro valore nominale, prima espresso in lire, è stato trasformato in euro.
Obbligazioni: i titoli obbligazionari privati, se in possesso di determinate caratteristiche, possono essere ridenominati in euro durante la fase transitoria.
Azioni: durante la fase transitoria le società possono scegliere se convertire in euro o meno le loro azioni e, quindi, l’ammontare del capitale sociale; tale conversione diverrà invece obbligatoria dal 1° gennaio 2002. la ridenominazione richiede la trasformazione da lira ad euro del valore nominale di ogni singola azione; l’arrotondamento del risultato comporta la modifica dell’ammontare del capitale sociale.
La negoziazione dei valori mobiliari
La transizione all’euro del mercato mobiliare regolamentato italiano è avvenuta in modo radicale a partire dal 4 gennaio 1999 attraverso il trasferimento delle negoziazioni da lire ad euro, indipendentemente dalla ridenominazione o meno da parte degli emittenti dei relativi titoli.
Non si è reso necessario apportare modifiche all’espressione dal prezzo dei titoli di debito; infatti, la loro quotazione percentuale, cioè espressa come percentuale dal valore nominale, ha consentito subito, e consente tuttora, la negoziazione in euro tanto dei titoli ridenominati, quanto di quelli ancora denominati in lire.
Diversamente, invece, è avvenuto per i titoli azionari le cui quotazioni unitarie sono state trasformate nella nuova moneta.
L’euro e i sistemi di pagamento
Le banche, per la posizione dominante che occupano nel sistema monetario e finanziario, sono diventate uno dei veicoli preferenziali attraverso i quali gli operatori economici possono più facilmente avvicinarsi alla nuova moneta.
Ad esse, infatti, è stata affidata la gestione di alcuni aspetti fondamentali:
già dalla fase transitoria, garantiscono il corretto sistema dei pagamenti;
dalla fase definitiva cureranno il ritiro delle monete nazionali e l’immissione in circolazione delle euro-monete e banconote.
Gli effetti dell’introduzione dell’euro sui principali strumenti di pagamento sono:
Gli assegni bancari: dal 1° gennaio 1999, e per tutta la durata della fase transitoria, i titolari di c/c bancari, previo accordo con l’azienda di credito, possono emettere assegni in lire o in euro, indipendentemente dalla valuta nella quale è denominato il c/c stesso. I carnet degli assegni in euro hanno caratteristiche tipografiche ben distinte (diversità di colore, indicazioni specifiche sul titolo), allo scopo di evitare spiacevoli inconvenienti.
Gli assegni circolari: anche gli assegni circolari dal 1° gennaio 1999 possono già essere rilasciati dalle banche in euro in diversi tagli e con moduli differenziati rispetto agli assegni in moneta nazionale.
I bonifici: durante la fase transitoria è possibile disporre i bonifici in lire o in euro, indipendentemente dalla valuta nella quale è tenuto il conto dell’ordinante.
Le carte di pagamento: sia le carte di debito che le carte di credito aderenti a circuiti internazionali consentono l’effettuazione di operazioni in euro dal 1° gennaio 1999.
L'Euro sui sistemi informatici
L'introduzione definitiva dell'euro, dal 1 gennaio 2002, comporta la necessità; per le aziende di avviare una serie di adempimenti, in parte obbligatori ed in parte facoltativi. Tra quelli più urgenti vi è l'adeguamento del sistema informatico, vero e proprio sistema nervoso di qualsiasi azienda, che costituisce il presupposto indispensabile per assicurare l'operatività' necessaria per operare sul nuovo mercato europeo.
Nel caso dell'adeguamento all'euro il sistema informatico deve risolvere alcuni problemi tecnici di base, collegati in particolare modo alla transizione dalla lira alla nuova valuta: la gestione di importi con cifre decimali, l'applicazione delle regole di conversione, l'effettuazione degli arrotondamenti, la gestione degli scarti...
Ma la complessità dell'adeguamento all'euro è dovuta non tanto all'intervento su banche dati e documenti che contengono nominativi, contratti e prezzi, quanto alle numerose funzioni aziendali coinvolte in queste operazioni e gestite ormai da anni dai sistemi informatici: contabilità, fatturazione, gestione di paghe e contributi, tesoreria, programmazione finanziaria...
Ulteriore elemento di complessità è dato infine dal fatto che i software applicativi utilizzati dalle aziende pur partendo da una base comune hanno subito interventi di aggiustamento e modificazione specifiche a seconda dell'azienda e dell'attività svolta: non esiste, in pratica, una soluzione valida per tutti.
Esistono tuttavia una serie di passaggi che ogni impresa deve obbligatoriamente eseguire:
censimento di tutte le componenti del sistema informativo coinvolte nel processo
reazione di un gruppo di lavoro dotato di competenze economico-legali e informatiche
programmazione degli interventi
individuazione dei fattori critici.
Si arriva a questo punto alla realizzazione dei programmi: si tratta fondamentalmente di decidere se effettuare direttamente le modifiche al sistema informatico oppure se acquisire un pacchetto informativo dall'esterno.
Dal punto di vista operativo sono previste quattro soluzioni alternative:
duplicazione delle applicazioni
sistema monovaluta
sistema multidivisa
sostituzione con nuovi pacchetti applicativi
L'interrelazione tra le diverse aree aziendali
Sia sul piano dei contenuti dell'adeguamento all'euro del sistema informatico, che su quello del processo di adeguamento, così come delle modalità stesse di realizzazione dell'adeguamento, l'interrelazione tra le diverse aree aziendali, costituisce il presupposto necessario per un efficace passaggio all'euro del sistema informatico. Ed essendo, in genere, il sistema informatico, il vero e proprio sistema nervoso dell'azienda, è evidente che, nel caso dell'adeguamento all'euro, il suo adeguamento rappresenta il presupposto indispensabile per assicurare l'operatività aziendale con la nuova valuta. Ne discende che una prima problematica dell'adeguamento all'euro del sistema informatico è rappresentata proprio dalla difficoltà di assicurare il coordinamento e il collegamento tra le diverse (e a volte opposte) esigenze delle varie aree aziendali in relazione agli interventi su software e hardware.
Una seconda problematica dell'adeguamento all'euro del sistema informatico deriva invece dal fatto che l'intervento sui sistemi deve essere in generale duplice:
1) consentire il funzionamento dei programmi in euro;
2) supportare la transizione dei programmi da lire ad euro.
Infatti, non bisogna solo assicurare il funzionamento in euro dei vari sistemi informatici (es. quello che gestisce la contabilità), ma anche risolvere i problemi determinati dal passaggio dalla valuta nazionale all'euro, che in Italia riguardano principalmente il problema degli scarti. In ogni caso si riporta l'esempio seguente, che evidenzia come traducendo da lire ad euro dei singoli importi (es. saldi di conti contabili), la loro somma differisce dalla traduzione in euro del totale in lire.
Una terza problematica è connessa alla complessità dell'adeguamento, a sua volta originato dal fatto che i sistemi informatici gestiscono, oltre alle banche-dati riportanti nominativi, contratti, lettere e listini prezzo, anche tutta una serie di funzioni aziendali:
1) la contabilità generale e la fatturazione;
2) la gestione di paghe e contributi previdenziali;
3) le contabilità sezionali clienti/fornitori e magazzino;
4) la gestione delle immobilizzazioni (es. gestione libro cespiti);
5) la tesoreria;
6) la programmazione e la pianificazione finanziaria;
7) la contabilità analitica/industriale.
Si pone dunque il problema di stabilire le priorità e la sequenza del processo di adeguamento, essendo evidentemente impossibile effettuare tutti gli aggiornamenti dei software contemporaneamente. Va d'altronde considerato che gli interventi di adeguamento non sono necessari ovunque, ma solo laddove le procedure contengono importi. Una quarta problematica può sorgere quando vi sono software applicativi, utilizzati per svariate esigenze gestionali (es. riclassificazione di prospetti, quantificazione di indici e quozienti di bilancio, attuazione di formule), che possono essere stati realizzati con successive personalizzazioni di software standard. D'altro canto capita spesso che le aziende sviluppino nel corso del tempo un proprio sistema informatico, che, pur partendo da un software comune, viene poi modificato sulla base delle proprie esigenze. Per questo motivo, l'intervento di adeguamento all'euro può risultare particolarmente delicato, oltre che potenzialmente costoso.
Adeguamento del software
L'adeguamento dei sistemi informatici in funzione dell'arrivo dell'euro è strettamente collegato alle modifiche di carattere operativo e normativo conseguenti all'unificazione monetaria, che sono numerose ed articolate. Il sistema deve consentire innanzitutto la gestione di importi con due cifre decimali. Attualmente alcuni software rifiutano la registrazione di un importo monetario contenente i decimali, considerandolo errato. Pertanto un primo intervento deve modificare le caratteristiche dei campi importo.
In secondo luogo, se il sistema informatico gestisce il calcolo di operazioni su importi monetari, bisogna assicurare, in occasione dell'aggiornamento, che vengano applicate le regole relative all'arrotondamento, ossia, per gli importi da pagare e contabilizzare, che esso avvenga al secondo decimale, e se il terzo decimale è un 5 o un numero ad esso superiore, aumentare di una unità il secondo decimale.
In terzo luogo, il software che cura il passaggio all'euro dei sistemi contabili, deve prevedere la quantificazione degli scarti, e il loro saldo, separatamente per le attività e le passività, così da consentire di quantificare l'importo da rettificare, imputandolo a qualche voce delle attività e passività, in modo da assicurare la quadratura dei conti.
In quarto luogo bisogna trovare le soluzioni tecniche per far sì che le maschere di input e le stampe di dati contenenti importi possano gestire due valute nei primi mesi del 2002 (ed anche successivamente), almeno fino a quando sono trattati importi ancora espressi in lire, riferendosi questi importi a fatti avvenuti nel 2001 o in anni precedenti.
La nascita e l’evoluzione dello sport in Europa
Lo sport nasce nel Settecento in Inghilterra. Ma gia nel Medioevo venivano svolte delle attività quali: equitazione e caccia alla volpe, i tipici passatempi dell’aristocrazia, momenti di svago che venivano organizzati per i nobili. La borghesia commerciale inglese, invece, non considerava queste attività con particolare rilievo. Vedevano quest’attività come una cosa eccentrica socialmente improduttiva. Per loro i nobili, erano persone che vivevano nell’ozio e senza nessuna tensione di progresso, quindi si potevano occupare dello sport. La borghesia invece prende distanze da questi valori che considera superati, infatti, per loro anche i giochi meno nobili, cioè quelli organizzati dalle feste popolari e nelle campagne, vengono considerate come inutile distrazione che non ha nessun senso produttivo.
Ma i mutamenti della società modificano rapidamente tendenze e valutazioni. La nascita dell’industrializzazione, la crescita delle città, l’espansione coloniale che porta rapidamente ricchezza, incidono sui costumi e sugli atteggiamenti. In particolare in città si comincia ad intravedere anche nei giochi e nell’attività fisica l’opportunità di fare investimenti e ricavarne guadagni. Nasce così, in poco tempo, la scommessa, che continuerà fino ai giorni nostri. Le ricchezze accumulate dai nuovi ricchi alimentano circuiti di denaro che ruotano attorno a singoli fatti agonistici, in quei tempi non si parlava ancora di tornei o campionati. Corse a piedi, corse dei cavalli e incontri di boxe sono le attività più praticate, dato che possono essere oggetto di scommessa. Man mano il fenomeno dello sport si va meglio definendo. Se all’inizio dominavano soprattutto la boxe e le corse lunghe, in un periodo successivo la possibilità di misurare precisamente il tempo fa acquisire alla prestazione di velocità un’importanza maggiore. Ciò è frutto non solo dell’evoluzione tecnica che porta alla creazione del cronometro, ma anche degli specifici valori etici della borghesia. Questa classe sociale acquista rapidamente peso e potere in ragione dell’acquisizione di ricchezze. Tale acquisizione dipende dal fattore tempo. Il tempo comincia ad essere denaro, così nasce il concetto di record cioè di miglior prestazione mai realizzata. Si assiste, infatti, al mantenersi dell’evento gara, ma accanto ad esso assume sempre più importanza il confronto tra la prestazione del momento e le prestazione realizzate in precedenza nel medesimo settore. La necessità di rendere possibili questi confronti impone un’organizzazione sempre più precisa delle condizioni nelle quali le gare dovranno essere svolte. Ecco che nasce, accanto al concetto di record, anche quello di regolamento.
Man mano che il fenomeno si sviluppa si pongono problemi di tipo organizzativo.
Perché non cada la tensione occorre dare continuità alle gare e garantire un buon livello di spettacolo. Bisogna dunque costruire spazi appositi, adeguare la preparazione dei concorrenti, allenarli, pagarli e introdurre figure giuridiche che garantiscano l’imparzialità del confronto nei riguardi di coloro che scommettono sull’evento somme considerevoli.
È l’inizio di un fenomeno commerciale che diventerà inarrestabile. Le scommesse alimenteranno lo spettacolo che dovrà essere sempre meglio organizzato da persone che si specializzano in tal ruolo. Ma lo spettacolo avrà anche bisogno degli atleti sempre più abili e capaci, che dedichino molto tempo alla loro preparazione, ciò fa nascere professionisti.
A Londra nel 1720 aprirà il primo anfiteatro sportivo e il primo giornale sportivo.
A quel punto, alle soglie del nuovo secolo, si può veramente dichiarare la nascita dell’industria dello sport.
Coloro che praticano le attività sportive inizialmente nn sono i ceti popolari perché hanno problemi ben maggiori, quali ad esempio, una giornata lavorativa dalle 14 alle 16 ore.
Nel 1983 quando uno studente del College di Rugby, compie un rivoluzionario gesta di afferrare la pallone con le mani e di correre con esso verso la porta avversaria. Questo gesto, essendo offensivo della regole di football allora praticato nei college, susciterà polemiche. La direzione del College non disconoscerà il gesto del suo atleta e, a partire da quello, organizzerà le regole di un nuovo sport che in tutto il resto del mondo diventerà famoso con il nome della cittadina Rugby.
Come si può capire la matrice del fenomeno sportivo in Inghilterra è specialmente la borghesia.
Nel 1866 viene affermato che l’educazione del fisico è una delle parti fondamentali dell’educazione dell’uomo, insieme all’educazione intellettuale. Quindi lo sport viene inserito anche nelle scuole. Alcuni sport (tennis, cricket, polo) resteranno aristocratici e borghesi, altri (tipo il football) cominceranno ad essere praticati negli spazzi urbani delle periferie industriali dai figli degli operai.
Una maggiore partecipazione, nello sport, di rappresentanti delle classi lavoratrici potrà avvenire solo con l’effettiva diminuzione delle ora di lavoro.
Da qui in poi si ha un vero e proprio sviluppo delle singole discipline sportive. I primi regolamenti nazionali per il calcio e per il rugby vengono fatti nel 1863 e 1871, si raggiungono compromessi faticosi per stabilire tempi, regole, numero di giocatori per ogni squadra, misura dei terreni di gioco.
La distinzione tra il football e il rugby sarà possibile solo grazie a un’innovazione tecnica, l’invenzione della camera d’aria, che permetterà di separare nettamente la forma sferica e quella ovale dei palloni.
Vengono regolamentate le gare sul miglio, alle prove di forza di tradizione antica come il lancio del martello, il getto del peso, ecc. si applicano delle codifiche che portano alla possibilità di misurare il record. Il nuoto comincia ad essere uno sport da quando sorgono le prime piscine. Nascono le prime gare di nuoto, le prime società sportive e i primi regolamenti.
I principali sport del nostro tempo partono dunque dall’Inghilterra, dove conoscono la prima forma di organizzazione. È li che si avverte la necessità di regole uniche che possano permettere gli scambi sportivi per tutto il Paese. Gli enti preposti per questa organizzazione comune diventano enti di coordinamento della disciplina sportiva e assumono il nome di Federazione Sportiva. Questa denominazione valicherà poi le frontiere inglesi e diventerà di uso comune in tutta Europa.
Lo sport si sviluppa anche in America. Qui alcuni sport come la boxe, il tennis e il golf vengono tradotti e praticati così come sono stati fatti nella loro patria d’origine, per altri, invece (ad esempio rugby e cricket), i regolamenti vengono adattati e resi più coerenti alle esigenze di spettacolo. Nascono così il football americano ( traduzione assai più violenta e meno cavalleresca del rugby inglese) e il baseball (rielaborazione del cricket). Ma gli americani non si fermano solo a rielaborare le vecchie tradizioni sportive. Nel giro di pochi anni, per iniziativa dei movimenti giovanili, i college americani si arricchiscono di diverse forme sportive sperimentate e create appositamente per i piccoli spazi delle palestre scolastiche, in questo periodo abbiamo la nascita del basket e della pallavolo.
Nel 1894, dopo aver studiato il sistema educativo inglese e americano, un nobile francese, Pierre de Fredi, propone di ridare vita ai Giochi Olimpici. La sua idea suscitò molto interesse, infatti, nel 1896 si inaugura ad Atene la prima Olimpiade dell’era moderna.
Il modello sportivo resta inalterato per circa un secolo e affronta una prima grande crisi nel 1970. All’idea originaria dello sport come prestazione d’élite, si sostituisce la nuova idea di uno sport a misura dell’individuo, senza differenze di sesso, d’età e di condizione fisica. Da alloro lo sport diventa un tema su cui cominciano attivamente a impegnarsi molti e differenti soggetti.
In tempi recenti la pratica sportiva si collega a temi quali la salvaguardia della salute e il benessere in genere.
James Joyce
Nasce a Dublino nel 1882, da una famiglia di piccola nobiltà caduta. Il padre, uomo inflessibile e forte bevitore, fornirà al figlio il modello per alcuni personaggi delle sue opere. La madre, paziente e costante, amava molto la musica e trasmise questa passione anche a suo figlio. L’educazione gli viene impartita nei diversi collegi di Gesuiti. Già in questi anni Joyce coltiva i suoi interessi per la letteratura straniera e in particolare quell’italiana. In seguito si iscrisse all’University College di Dublino, approfondendo i suoi studi sulla letteratura italiana, si laurea in lingua e letteratura straniera.
Nel 1904, in un solo giorno, scrisse il Ritratto dell’artista da giovane (la sua opera più innovatrice e importante). Nel Ritratto viene analizzato il processo mentale del giovane protagonista, che per molti aspetti sostituisce lo stesso autore. Nello stesso anno scrisse, anche, la vicenda dell’Ulisse. Decide di trasferirsi a Trieste, dove lavora come insegnante.
Dopo un paio di anni, si sposta con la famiglia a Roma per impiegarsi presso una banca. È in questo periodo che pensa di scrivere un nuovo romanzo, Ulisse, dove vorrebbe narrare la storia di un ebreo di Dublino, la cui moglie gli è infedele.
Nel 1907, stanco di Roma e del noiosissimo lavoro bancario, torna nuovamente a Trieste. Qui Joyce riprende l’insegnamento, uno dei suoi allievi più fedeli è Italo Svevo. Ben presto i loro incontri divengono un pretesto per parlare di letteratura. Tra i due poeti nasce un legame che si rafforza sempre di più, trasformandosi in un rapporto di profonda amicizia nonostante la differenza di temperamento e di formazione. Durante il periodo della guerra Joyce si trasferisce a Zurigo dove rimarrà per poi ripartire per Parigi.
Nel 1918 prende il via la pubblicazione a puntate di Ulisse, che continuò per due anni fino a quando la rivista fu sequestrata a causa del contenuto di alcuni episodi del romanzo, giudicati immorali. Il testo integrale uscirà due anni dopo a Parigi.
Il romanzo, diviso in diciotto capitoli, si svolge nell’arco di una sola giornata. Dalle prime ore dell’alba sino a notte inoltrata, il lettore segue le vicende di Leopold, un agente pubblicitario di origine ebraica, un uomo di mezza età e di media cultura sposato con una cantante lirica, una donna sensuale e infedele. Il destino di questi personaggi si incrocerà con quello di un giovane intellettuale idealista e ribelle.
Un elemento essenziale dell’opera è il confronto tra mito e realtà, che emerge, già nel titolo, dal nome dell’eroe omerico, le cui gesta vengono rivissute da Leopold in chiave moderna.
Leopold compie un viaggio all’interno della propria coscienza, i cui limiti sono legati alla soglia personale tra conscio e inconscio, e ai condizionamenti dell’ambiente in cui vive.
Nel romanzo Joyce rivela una varietà linguistica, utilizzando in ogni capitolo molteplici narratori e tipi di focalizzazione, oltre a tecniche stilistiche diverse. Le novità più rilevanti sono la piena presenza del monologo interiore.
In quest’ultimo caso Joyce riporta sulle pagine i pensieri del personaggio così come affiorano alla sua mente, senza alcun intervanto personale o collegamento di tipo strutturale, abolendo ogni segno di punteggiatura.
Degno di essere menzionata è anche un'altra tecnica joyciana, quella della musicalizzazione della prosa, che permette di leggere una sua pagina contemporaneamente in orizzontale e in verticale come se fosse uno spartito da concerto. Non minore interesse suscita lo studio di vari stili presenti nell’opera: da quello epico a quello biblico, dal medioevale a fiabesco.
Per tutte queste ragioni l’Ulisse ha segnato una tappa fondamentale e rivoluzionaria nella storia del romanzo contemporaneo, arricchendolo di nuove dimensioni compositive e conoscitive.
Dal 1923 Joyce raccoglie materiale per un nuovo romanzo, La veglia di Finnegan. Per molti aspetti l’opera si può considerare il continuo di Ulisse.
Nel 1940 si trasferisce a Zurigo dove muore agli inizi dell’anno successivo.
Bibliografia
uso di Internet Explorer per navigare in internet;
Crocetti – Cremona, Le Relazioni Giuridico – Economiche 3, Tramontana.
6

Esempio