I viaggi di Gulliver

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Testo

Extract 1-2 pag. 221-223

Un mattino, circa 2 settimane dopo aver ottenuto la libertà, Reldresal, primo segretario (come lo chiamano) degli affari privati, venne a casa mia seguito da un solo domestico; diede ordine che la sua carrozza lo attendesse a qualche distanza e mi pregò di concedergli un’ora di udienza. Io mi affrettai a consentire non solo per riguardo alla sua carica e ai suoi meriti personali, ma ancor più per i suoi buoni uffici che mi aveva prestato nel periodo delle mie sollecitazioni a Corte. Ero disposto a stendermi sul pavimento perché potesse più facilmente giungere al mio orecchio, ma egli preferì che lo tenessi in mano durante la nostra conversazione. Cominciò col rallegrarsi per la mia recuperata libertà dicendo che si lusingava di avervi un po’ contribuito, e aggiunse che, comunque fosse, non l’avrei forse ottenuta così facilmente se non fosse stato per le attuali condizioni in cui la Corte versava. “Perché - disse - per quanto florido possa apparire a uno straniero il nostro Stato, siamo travagliati da 2 gravi malanni: una violenta fazione all’interno e il pericolo di un’invasione da parte di un potentissimo nemico esterno. Quanto alla prima, dovete saper che, da più di settanta lune, due partiti sono in lotta in questo Impero: quello dei Tramecksan e quello degli Slamecksan, nomi che derivano rispettivamente dai tacchi alti o bassi elle calzature che li contraddistinguono. Si sostiene infatti che i Tacchi Alti siano più conformi alla nostra antica costituzione, ma,comunque sia, Sua Maestà ha deciso di valersi solo dei tacchi Bassi nell’amministrazione statale e in tutti gli uffici in privilegio della Corona, come voi non potrete fare a meno di notare; come pure noterete il fatto significativo che i tacchi di Sua Maestà Imperiale sono, di almeno un drurr, più bassi di tutti quelli che si vedono a Corte.” (Il drurr corrisponde circa a un quattordicesimo di pollice).”L’antagonismo tra questi due partiti giunge a tal segno, che mai essi mangiano, bevono o parlano insieme; calcoliamo che i Tramecksan, o Tacchi Alti, ci siano superiori nel numero, ma il potere è tutto dalla nostra parte. Purtroppo sembra che Sua Altezza Imperiale, l’erede della Corona, abbia una certa simpatia per i Tacchi Alti: per lo meno si può facilmente notare che porta un tacco più alto dell’altro, cosa che gli rende l’andatura un po’ zoppicante.

Orbene, nel bel mezzo di queste inquietudini interne, siamo minacciati da un’invasione da parte dell’isola di Blefuscu, l’altro grande impero dell’universo, vasto e potente quasi come quello di Sua Maestà. Perché, quanto a ciò che vi abbiamo udito affermare, che vi sono cioè nel mondo altri Stati e altri reami abitati da creature umane grandi come voi, i nostri filosofi hanno molti dubbi e sono piuttosto propensi a credere che siate caduto dalla luna o da qualche stella; perché una cosa è certa: che un centinaio di mortali della vostra mole distruggerebbero in breve tutti i frutti e il bestiame dei domini di Sua Maestà. Senza contare che le nostre cronache di seimila lune non fanno mai menzione di altre regioni che non siano i due grandi Imperi di Lilliput e Blefuscu. Queste due grandi potenze, come stavo per dirvi, sono impegnate in una guerra senza quartiere da ben trentasei lune; la cosa è cominciata così: tutti sanno che il più antico sistema di romper le uova, prima di mangiarle, è quello di aprire il guscio dall’estremità più grossa; ma accadde al nonno della Sua attuale Maestà, quando era ancor fanciullo, di tagliarsi un dito nel rompere secondo l’antico sistema un uovo servitogli a colazione. E l’Imperatore suo padre pubblicò senz’altro un’ editto con il quale comandava a tutti i propri sudditi, sotto minaccia di gravi pene, di romper le uova solo dall’estremità più affilata. Il popolo si risentì talmente di questa legge che, a quanto narrano le nostre storie, ben sei ribellioni scoppiarono per tal motivo, durante le quali un’ Imperatore perse la vita e un altro la Corona. Queste discordie civili erano continuamente fomentate dai monarchi di Blefuscu e, ogni volta che si riusciva a soffocarle, gli esuli trovavano immancabilmente rifugio in quell’Impero. Si calcola che non meno di 11mila persone, in epoche diverse, accettarono la morte piuttosto che sottomettersi a romper le uova dalla parte più piccola. Parecchie centinaia di grossi volumi sono stati pubblicati su tale controversia, ma i libri dei Partegrossiani sono stati da lungo tempo proibiti e l’intero partito interdetto dai pubblici uffici. Nel corso di questi torbidi, gli Imperatori di Blefuscu protestarono spesso, per mezzo dei loro ambasciatori, accusandoci di creare uno scisma religioso in onta a un fondamentale insegnamento del nostro gran profeta Lustrog quale appare nel cinquantaquattresimo capitolo del Blundecral”(che sarebbe il loro Corano).”Ma si tratta evidentemente di una interpretazione forzata del testo, il quale suona così: Tutti i veri credenti rompano le loro uova dall’estremità conveniente. E quale poi sia l’estremità conveniente, secondo il mio umile parere, sembra lasciato al giudizio della coscienza di ognuno o, almeno, a quello della magistratura suprema. Gli esuli Partegrossiani, dunque, trovarono un tal credito alla Corte dell’Imperatore di Blefuscu e tanto appoggio e incoraggiamento da parte dei loro confratelli rimasti in patria, che per trentasei lune una sanguinosa guerra infierì tra i due Imperi con vario successo; in questo tempo noi abbiamo perduto quaranta navi di linea e un numero molto maggiore di vascelli più piccoli, nonché trentamila soldati e marinai tra i migliori che avessimo; le perdite del nemico sono calcolate alquanto superiori alle nostre. Comunque sia, esso ha ora armato una numerosa flotta e si prepara appunto a fare una spedizione contro di noi: Sua Maestà Imperiale, riponendo nel vostro valore la massima fiducia, mi ha comandato di esporvi questo stato di cose.”
Io pregai il segretario di voler presentare all’Imperatore il mio umile omaggio e di fargli sapere che, nella mia qualità di straniero, non credevo mi si addicesse ingerirmi nelle lotte di partito; ma che ero pronto, anche a rischio della vita, a difendere la sua persona e il suo Stato contro qualunque invasore.

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