La pioggia nel pineto

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Testo

LA PIOGGIA NEL PINETO Gabriele D’annunzio pag.831

Taci. Qui all’ingresso
del bosco non sento
parole che tu dici
essere umane; ma sento
parole diverse
dette dalle gocce e dalle foglie
lontane
ascolta. Piove
dalle nuvole sparse in cielo.
Piove sulle tamerici
Salate e bruciate,
piove sui pini
con corteccia a scaglie
e foglie pungenti,
piove sui mirti
soavi,
sulle ginestre risplendenti
di fiori raggruppati,
sui ginepri pieni
di bacche profumate,
piove sui nostri volti
simili alla selva,
piove sulle nostre mani
nude,
piove sui nostri vestiti
leggeri,
sui nostri pensieri nuovi
che l’anima rinnovata
lascia uscire,
piove sulla bella illusione
d’amore che ieri
ha illuso te ed
che oggi illude me
o Ermione.
Senti? La pioggia cade
sulla vegetazione disabitata
con un crepitio che dura
secondo che le fronde siano
più rade o meno rade.
Ascolta. Al pianto della pioggia
risponde il canto delle cicale
che non sono impaurite
dal vento del sud e nemmeno
dal cielo color cenere.
Ed il pino
ha un suono, il mirto
un altro suono, il ginepro
un altro ancora, sembrano
strumenti diversi tra loro
suonati da innumerevoli dita
e noi siamo immersi
nello spirito del bosco,
viviamo la vita degli alberi,
e il tuo volto inebriato
è intenerito dalla pioggia
come una foglia
e i capelli
profumano come le chiare ginestre,
oh creatura della terra
che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta. La melodia
costruita dalle cicale
lentamente si fa più attutito
sotto il rumore della pioggia;
ma un canto si mescola
più rauco, più gracchiante
che sale da lontano,
dall’ombra lontana e umida.
Il suono delle cicale si fa
più soffocato e più tenue
rallenta il suo ritmo
e si spegne del tutto.
Non si sente più la voce del mare.
Ora su tutta la vegetazione
si sente scrosciare la pioggia
luminosa, che pulisce,
secondo che la vegetazione
sia più folta o meno.
Ascolta.
La cicala è in silenzio
ma la figlia del fango,
la rana,
canta dove l’ombra e più scura
chi sa dove, chi sa dove!
E piove sulle tue ciglia,
Ermione,
piove sulle tue ciglia nere
sì, sembra che tu pianga
ma di piacere; non sei bianca
ma quasi lo sei diventata,
verdeggiante sembra tu sia uscita
dalla corteccia di un albero.
E tutta la vita in noi
è fresca e profumata,
il tuo cuore nel petto è come una pesca
non colta, intatta,
gli occhi tra le palpebre
sono come le sorgenti tra l’erba
e noi andiamo di cespuglio in cespuglio
ora uniti, ora sciolti
(e la rude forza verde del bosco
ci allaccia le caviglie
si avvolge nelle ginocchia)
e ci porta chissà dove, chissà dove!
E piove sui nostri volti,
piove sulle nostre mani
nude,
piove sui nostri vestiti
leggeri,
sui nostri pensieri nuovi
che l’anima rinnovata
lascia uscire,
piove sulla bella illusione
d’amore che ieri
ha illuso te ed
che oggi illude me
o Ermione.

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