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Categoria: | Letteratura |
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Data: | 15.11.2000 |
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120808poeta italiano (Alessandria d'Egitto 1888-Milano 1970). Di
famiglia lucchese, trascorse l'infanzia e l'adolescenza ad
Alessandria d'Egitto. Nel 1912 si recт a Parigi per perfezionarsi
negli studi e strinse amicizia con Apollinaire. Il porto sepolto
(1916) и l'opera prima di U., dove le cadenze crepuscolari e
futuriste delle precedenti Poesie disperse si sono dissolte in un
nuovo contesto morale: la liberazione dalla costruzione sintattica
tradizionale и il segno piщ vistoso di una poesia essenziale, volta
alla riscoperta del valore primordiale della parola. La prima
stagione lirica ungarettiana и raccolta ne L'Allegria (1931; giа
Allegria di naufragi, 1919): un titolo paradossale, nato dal fondo
di disperazione della guerra di trincea del 1915-18. Il paesaggio
costante di questa raccolta и il deserto, nella sua duplice
dimensione fisica e spirituale. Solo in un'"intima comunione" con
le cose il poeta puт appagare il suo anelito di "sentirsi in armonia"
con l'universo. Ne scaturisce la tensione a una parola incorrotta,
a uno stile scabro che affida ogni capacitа di suggestione
all'evocazione degli oggetti e alla loro forza analogica. Nella
seconda raccolta, Sentimento del tempo(1933), all'ipotesi di una
parola preistoricamente vergine si sostituisce la convinzione che
non c'и purezza fuori della storia; и necessario, allora, ricuperare
la tradizione poetica, da Petrarca a Leopardi, ed и necessario, di
conseguenza, ricuperare un discorso piщ largo e disteso, non
frantumato, mediante il ritorno all'endecasillabo classico. Nel
1936 U. accetta la cattedra di letteratura italiana all'Universitа di
San Paolo, in Brasile; il soggiorno americano и tragicamente
segnato dalla morte del figlio di nove anni, nel 1940: tale luttuosa
circostanza, unita alla tragedia corale della guerra, ispira i versi
de Il Dolore(1947), dove l'intimismo della rievocazione si fonde
con il turgore del paesaggio tropicale e l'intensitа della sofferenza
si placa in una tristezza senza lacrime. L'ansia di giungere a un
"paese innocente" ha il suo approdo nei versi della Terra
promessa(1950), un'opera di rigore classico e mallarmeano, in
cui la pena di vivere si cristallizza nella limpiditа dello stile. A tale
lucida esperienza poetica segue Un grido e paesaggi(1952),
nuova testimonianza della profonda umanitа del poeta, includente
un testo di notevole rilievo quale il Monologhetto, tutto giocato
sul tema della memoria, in chiave di ironica saggezza. L'itinerario
poetico di U. si chiude con gli scintillanti frammenti del
Taccuino del vecchio(1960), dove il paesaggio и ormai assorbito
in un ragionamento teso e rigoroso, e con il Dialogo d'amore
(1968), ultimo esempio di quell'inesausta vitalitа e di quella lucida
ebbrezza che rendono esemplare la lezione poetica di Ungaretti.
Meritano infine di essere ricordate le traduzioni di U., da
Gуngora a Mallarmй, da Shakespeare a Blake, i saggi su Petrarca
e Leopardi, e le colorite prose raccolte in Il povero nella cittа
(1949) e Il deserto e dopo(1961).¶