Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 04.01.2001 |
Numero di pagine: | 18 |
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Testo
Dalla chioma di bernice al carme dei sepolcri
Il lavoro iniziato da Foscolo nel 1803 sul testo della Chioma di Berenice (il poemetto composto dall'autore alessandrino Callimaco e poi volgarizzato in latino da Catullo) nacque come intento accademico e erudito: forse Foscolo stava cercando la possibilitа di inserirsi come insegnante presso le istituzioni scolastiche milanesi, piщ probabilmente all'interno dei nuovi corsi universitari approntati in quegli anni dalla amministrazione napoleonica. Dunque la Chioma di Berenice aveva tutta l'intenzione di essere un libro profondamente meditato, filologicamente corretto, un testo che andasse al di lа della scrittura creativa per attingere a ragioni letterarie piщ alte: lo studio, la riflessione linguistica, l'esercizio esegetico, l'analisi comparata delle traduzioni che del poemetto avevano fornito alcuni precedenti illustri (come Antonio Conti e Luca Antonio Pagnini). Ma quello che sorprende, nell'elaborazione del commento foscoliano, non и tanto l'analisi tecnica e linguistica della Chioma, cioи l'attendibilitа e il rigore del corredo filologico, che anzi и spesso incompleto e arbitrario. Ciт che colpisce и invece la capacitа di reinterpretazione del testo: Foscolo traduce e commenta badando piщ all'effetto poetico che al rigore lessicale, privilegiando termini largamente evocativi e sostituendo a una versione fluida un fraseggiare appassionato, quasi ricostruendo il testo, aggiornandolo e rivedendolo dal proprio punto di vista. La stessa tecnica verrа adottata anche nella versione del Sentimental journey di Sterne, che Foscolo iniziт a tradurre durante il soggiorno militare in Francia, tra il 1804 e il 1806. Gli anni che seguono la stampa delle Poesie e dell'Ortis e precedono i Sepolcri sono dunque soltanto in apparenza un periodo di silenzio intellettuale: al suo rientro in Italia, usufruendo di un lungo congedo dagli impegni militari, Foscolo tornт a Venezia, ritrovт gli amici del salotto Albrizzi, ma soprattutto ritornт alla poesia con un atteggiamento nuovo, certamente epico, se cosi potremmo definire il suo parallelo interesse per Vico e Omero. Nel novembre del 1806 i Sepolcri sono giа composti, stando almeno alle lettere che il poeta scrive in quel periodo a Isabella Teotochi Albrizzi: la stesura del carme и maturata contemporaneamente all'Esperimento di traduzione dell'Iliade stampato anch'esso nel 1807, come avverrа per il carme, dall'editore Bettoni di Brescia.
La poesia dei sepolcri
Le discussioni intorno all'editto di Saint-Cloud, con il quale si estendevano in Italia (settembre 1806) le restrizioni in materia funeraria giа in atto in Francia (collocazione dei cimiteri all'esterno delle mura cittadine, limitazione delle iscrizioni, peraltro sottoposte al vaglio di un'apposita commissione) costituiscono, nel caso dell'opera foscoliana, un'occasione-spinta, un'opportunitа per ritornare con una sensibilitа nuova e culturalmente piщ approfondita sopra una tematica, quella della morte, che Foscolo aveva giа affrontato nei sonetti e nell'Ortis. La struttura formale del testo viene pensata come una sorta di lunga lettera in versi indirizzata all'amico Ippolito Pindemonte (1753-1828), il letterato veronese autore delle Prose e poesie campestri e di una versione dell'Odissea, che ebbe con Foscolo un lungo rapporto di amicizia intellettuale (anch'egli frequentatore del salotto veneziano di Isabella Teotochi Albrizzi). La novitа dei Sepolcri, all'interno di un quadro quanto mai tradizionale delle forme e dei metri adottati nella poesia allora contemporanea, consiste proprio nella scelta antitradizionale operata dall'autore: Foscolo optт infatti per l'endecasillabo sciolto, rinunciando alla struttura chiusa e rimata del sonetto, guardando piuttosto agli esempi della poesia didascalica settecentesca (ad esempio Il Giorno di Parini) e anticipando comportamenti che sarebbero tornati nella sua stessa poesia con le Grazie. Nei Sepolcri vengono ribadite e allargate alcune prospettive che la poesia foscoliana aveva assunto fino ad allora: in primo luogo il senso stesso dell'attivitа poetica (e in generale di quella artistica), considerata valore estremo e assoluto dell'attivitа umana. La poesia, intesa come esercizio di veritа e bellezza, anzi come luogo immaginario dove veritа e bellezza cercano una conciliazione, assume una centralitа che viene ribadita costantemente lungo tutto l'arco dei 295 versi. Dunque la poesia rappresenta la sola strada percorribile davanti al dramma esistenziale della morte: unica possibilitа di salvezza di fronte alla distruzione operata dalla natura e dai cicli biologici (Foscolo adopera la metafora delle rovine) in quanto essa и costruttrice di armonia e perfezione, solidificando il valore della memoria entro una realtа immaginaria, quasi illusoria. Lo scrittore procede a una revisione dell'ideologia e del proprio terreno intellettuale: la stessa componente autobiografica, cosм emergente nei sonetti e nelle odi giovanili, subisce un drastico ridimensionamento, per essere quasi interamente superata a vantaggio di un'analisi storico-politica e filosofico-letteraria. Le contraddizioni e l'ingiustizia, che sono parte integrante della storia; l'incapacitа umana di uscire da questo circolo vizioso e di spiegare il significato della morte, pongono al poeta una serie di interrogativi inquietanti, ai quali Foscolo risponde per mezzo di una nuova Weltanschauung, definita da ragioni materialistiche (per cui la morte и necessaria alla vita, garantendo la sopravvivenza degli esseri viventi e dell'uomo) e consolidata dalla folta presenza del pensiero di Vico. I Sepolcri sono dunque il testo che piщ di ogni altro, nella produzione foscoliana, delinea una nuova metafisica dei valori e dei sentimenti, eliminando ogni forma di spiritualitа e intrecciando in un solo, ambizioso progetto, letture, materiali e a esperienze diverse: la letteratura sepolcrale inglese (Thomas Parnell, A night-piece on the death, 1721; Edward Young, The complaint, or night thoughts on life, death and immortality, 1742-45; James Hervey, Meditations among the tombs, 1745-47; Thomas Gray, Elegy written in a country churchyard, 1751), la tradizione civile dell'ode pindarica, la poesia ossianica.
Genesi e composizione dei sepolcri
La storia della composizione dei Sepolcri и fitta di intrecci con la contemporanea stesura dei Cimiteri di Ippolito Pindemonte: Foscolo era rientrato in Italia, dopo il soggiorno militare in Francia, verso la metа di marzo del 1806. Nel giugno avvertiva per lettera la Teotochi Albrizzi di aver fatto visita al Pindemonte, senza tuttavia alludere al poemetto che il Cavaliere andava componendo, nй al proprio lavoro ai Sepolcri. La stesura del carme foscoliano dovette procedere spedita nell'estate, se il 6 settembre, da Milano, il poeta informava la Albrizzi della avvenuta composizione dell'opera. Forse l'epistola affrontт alcune revisioni: nell'ottobre infatti, sul "Giornale Italiano", veniva stampato il testo dell'editto di Saint-Cloud, in seguito al quale forse si procedette a modificare alcune parti; quindi, nel gennaio del 1807, il carme passт nelle mani del Monti, che suggerм alcuni ritocchi (di cui peraltro non abbiamo conferme). Ai primi di aprile il carme usciva dai torchi del tipografo bresciano Niccolт Bettoni, quasi in contemporanea con l'Esperimento di traduzione dell'Iliade. Poco piщ tardi, l'editore Gambaretti di Verona allestiva la stampa in un'unica plaquette dei due poemetti, quello foscoliano e I Sepolcri del Pindemonte, quest'ultimo accompagnato da una premessa Al cortese lettore che sfatava le dicerie circa un presunto plagio che Foscolo avrebbe operato nei confronti dell'amico. Molto lealmente, anzi, il Pindemonte affermava: " Compiuto quasi io avea il primo canto dei Cimiteri, quando seppi che uno scrittore d'ingegno non ordinario, Ugo Foscolo, stava per pubblicare alcuni suoi versi a me indirizzati sopra i Sepolcri. L'argomento mio, che nuovo piщ non pareami, cominciт allora a spiacermi; ed io abbandonai il mio lavoro. Ma leggendo la poesia a me indirizzata, sentii ridestarsi in me l'antico affetto per quell'argomento, e stesi alcuni versi in forma di risposta all'autor de' Sepolcri, benchй pochissimo io abbia potuto giovarmi de' Cimiteri". Studi recenti (Ebani, Gavazzeni) hanno dimostrato che in effetti da parte di Foscolo non vi fu affatto il tentativo di utilizzare materiali e spunti pindemontiani (la tematica sepolcrale era del resto ben nota a entrambi): semmai, sul piano stilistico e formale, l'influenza fu inversa.
La straordinaria ampiezza della materia e la presenza di numerose "transizioni" (il termine и foscoliano) alimentarono immediatamente la sensazione di una disorganicitа del testo e dettero il via ad alcune critiche. Giа dopo la pubblicazione, i Sepolcri subirono l'attacco violento dell'abate francese Aimй Guillon (1758-1842) che, in un articolo pubblicato nel "Giornale Italiano" del 22 giugno 1807, espresse numerose riserve relativamente alla mancata unitarietа dell'opera. La risposta foscoliana giunse a distanza di pochi giorni con la Lettera a Monsieur Guill[on] su la sua incompetenza a giudicare i poeti italiani (cfr. gli Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808, in Edizione Nazionale, VI, pp. 503-534), stampata dal tipografo Bettoni: il poeta forniva, per mezzo di un "estratto", una chiave di lettura dell'opera dividendola in quattro parti e contribuendo a sfatare l'accusa di oscuritа. Ma in piщ Foscolo aggiungeva considerazioni importanti riguardo al modo di intendere, in questa stagione, le strategie compositive della poesia: "il numero delle idee и determinato; la loro combinazione и infinita: e chi meglio combina meglio scrive" (cfr. Scritti letterari e politici, cit., p. 509). In questa direzione, Foscolo stava muovendosi anche nel parallelo lavoro alla traduzione del poema omerico: nell'Intendimento del traduttore con cui il poeta apriva l'Esperimento di traduzione dell'Iliade del 1807, egli spiegava come la poesia dovesse oramai porsi come obiettivo la ricerca di un armonico equilibrio di suoni, ritmi, contenuti, evitando cioи di cadere nel descrittivismo e nella rappresentazione di schemi prefissati. La composizione dei Sepolcri maturava dunque in un clima di rinnovate istanze e metodologie poetiche, in cui trovavano ragione di coesistere sia l'impianto retorico e dimostrativo dell'opera, sia la libera costruzione di un "disegno del pensiero" mobile, allusivo, svincolato da norme rigidamente grammaticali.
Il contenuto dei sepolcri
Nella Lettera a Monsieur Guillon, Foscolo riassumeva brevemente i blocchi che componevano il carme: "I monumenti inutili a' morti giovano a' vivi perchй destano affetti virtuosi lasciati in ereditа dalle persone dabbene: solo i malvagi, che si sentono immeritevoli di memoria non la curano; a torto dunque la legge accomuna le sepolture de' tristi e dei buoni, degl'illustri e degl'infami (vv. 1-90).
Istituzione delle sepolture nata col patto sociale. Religione per gli istinti derivata dalle virtщ domestiche. Mausolei eretti dall'amor della patria agli Eroi. Morbi e superstizioni de' sepolcri promiscui nelle chiese cattoliche. Usi funebri de' popoli celebri. Inutilitа de' monumenti alle nazioni corrotte e vili (vv. 91-150).
Le reliquie degli Eroi destano a nobili imprese, e nobilitano le cittа che le raccolgono: esortazione agl'italiani di venerare i sepolcri de' loro illustri concittadini; que' monumenti ispireranno l'emulazione agli studi e l'amor della patria, come le tombe di Maratona nutriano ne' Greci l'aborrimento a' Barbari (vv. 151-212).
Anche i luoghi ov'erano le tombe de' grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano la mente de' generosi. Quantunque gli uomini di egregia virtщ siano perseguitati vivendo, e il tempo distrugga i lor monumenti, la memoria delle virtщ e de' monumenti vive immortale negli scrittori, e si rianima negl'ingegni che coltivano le muse. Testimonio il sepolcro d'Ilo, scoperto dopo tante etа da' viaggiatori che l'amor delle lettere trasse a peregrinar alla Troade; sepolcro privilegiato da' fati perchй protesse il corpo d'Elettra da cui nacquero i Dardanidi autori dell'origine di Roma e della prosapia de' Cesari signori del mondo (vv. 213-295) (cfr. gli Scritti letterari e politici, cit., pp. 510-511).
Dopo l'esordio interrogativo sul significato della tomba, unico segno visibile dopo la morte, Foscolo sottolinea che la natura stessa e l'azione inesorabile del tempo tendono a distruggere tutte le cose (vv. 1-22). All'uomo resta tuttavia l'illusione che una pietra tombale potrа perpetuare la propria memoria presso i familiari e gli amici, in una "celeste corrispondenza d'amorosi sensi", soprattutto se la sepoltura avviene nella terra natale dell'estinto. Il destino и invece ingrato per coloro che in vita non hanno lasciato un caro ricordo di sй (vv. 23-50). La nuova legge estesa in Italia ha impedito che il poeta Giuseppe Parini venisse seppellito e celebrato con una tomba degna della sua fama: a niente vale dunque lo sforzo della musa Talia, vanamente alla ricerca del poeta nei cimiteri abbandonati (vv. 51-90). La storia dei riti e delle usanze funebri testimonia vivamente che le tombe sono state oggetto di rispetto e di culto, di memoria personale e di gloria nazionale. Ma dove la virtщ patriottica e il senso della civiltа sono valori ormai tramontati, allora la tomba diviene presso "il patrizio vulgo" un semplice e inutile elemento ornamentale (vv. 91-150). Le tombe trasmettono invece un altissimo sentimento civile, soprattutto quando si tratti dei monumenti di grandi personalitа del passato: la chiesa di Santa Croce a Firenze и quindi un esempio eccezionale poichй raccoglie le spoglie di Machiavelli, Michelangelo, Galileo e Alfieri (vv. 151-195). Il sentimento patriottico che proviene dalla tomba dell'Alfieri и lo stesso che ha alimentato la virtщ dei Greci durante la battaglia di Maratona, dove Atene ha poi consacrato tombe e monumenti ai caduti per la libertа. Il rispetto per la nobiltа del proprio operato spesso giunge all'uomo soltanto dopo la sua morte, restituendo quella fama e onore che in vita non si и ottenuto (vv. 196-225). La poesia и in senso assoluto lo strumento piщ elevato, il solo in grado di tramandare ciт che la natura e il tempo invecchiano e distruggono in maniera irreversibile (vv. 226-234). La tomba di Elettra, la sposa di Giove da cui discende la stirpe dei Troiani e di Roma, и divenuta simbolo degli affetti e della memoria nazionale. La profezia di Cassandra individua nelle tombe il luogo destinato a raccontare le gesta e il sacrificio di uomini valorosi, storie e leggende che saranno raccolte dal poeta Omero e tramandate all'infinito grazie all'artificio straordinario della poesia (vv. 235-295).
La trama dei sepolcri
L'ESORDIO E L'EPISODIO DEL PARINI. (1-90)Il carme si apre con una serie di interrogativi attorno alla questione della morte, che subito viene qualificata come esperienza mancante di qualsiasi prospettiva religiosa. Anzi i valori che confortano l'uomo nel suo solitario esilio della vita sono tutti di ascendenza antropologica: l'amore, l'amicizia, la letteratura. L'insistere sui motivi sepolcrali della morte e sulla tomba come aspetto esterno e visivo della morte richiama evidentemente fonti di origine classiche e preromantiche. A questo proposito una fonte certa del carme и rappresentata dalla Elegy written in a country churchyard di Thomas Gray, tradotta dall'amico Melchiorre Cesarotti, e da Foscolo perfettamente conosciuta e citata nella Lettera a Monsieur Guillon. Tuttavia le fonti nei Sepolcri si intrecciano e si sovrappongono a vari livelli, per cui riesce spesso difficile identificare precisi riferimenti: resta il fatto che giа dall'inizio la poesia, come istituzione artistica e produzione dello spirito assume giа una funzione centrale nell'universo filosofico e strategico di un'etа di crisi degli ideali politici.
La mancanza di una speranza ultraterrena (anche la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri) conferma l'esordio materialistico del testo. Inoltre la Natura trasforma inevitabilmente tutti i corpi e i resti della terra: tutto tende dunque ad essere dimenticato, a scomparire davanti ai nostri occhi. Soltanto la memoria, piщ avanti delineata come forza positiva e sentimentale, и delegata a trattenere in vita il ricordo degli uomini, delle loro azioni, delle loro imprese. Ciт che и immortale non и pertanto l'anima, bensм quell'insieme di valori laici che offrono all'uomo la speranza di una trasmissione del loro pensiero in un ambito collettivo e civile.
Tra i vivi e i morti si costituisce quella che Foscolo chiama celeste corrispondenza d'amorosi sensi: un atteggiamento tipicamente umano che serve a illudere e a dare l'impressione che una pietra tombale possa ancora rappresentare simbolicamente l'aspetto di una presenza, di una testimonianza. Inoltre la morte sarа ancora meno dolorosa se il corpo dell'estinto potrа essere seppellito nella sua terra d'origine. Emerge inoltre un secondo riferimento: la madre patria che accoglie le spoglie mortali dell'uomo viene in questo senso esaltata dalla presenza di un suo figlio. Dunque essa rappresenta agli occhi di un viaggiatore esterno un luogo sacro e tanto piщ valorizzato in quanto il defunto puт avere compiuto in vita gesta degna di nota e di ricordo nelle giovani generazioni.
Tornano in questo caso immagini giа note nella poesia foscoliana, come ad esempio nei sonetti A Zacinto e In morte del fratello Giovanni, in cui il rapporto con la terra-madre и un elemento fondamentale per capire la situazione di rimpianto in cui il poeta vive il suo sradicamento da Zante e da Venezia.
La totale assenza di un orizzonte divino e spirituale offre alla morte l'opportunitа di rivelarsi come esperienza meritocratica. L'uomo cerca sempre un punto di riferimento morale e spirituale, ma la memoria rimarrа comunque legata alle azioni compiute in vita. La giusta ricompensa viene offerta all'uomo proprio dopo la morte e chi non avrа condotto in vita opere degne di essere ricordate sarа dimenticato ben presto e anzi la sua sepoltura avverrа in un territorio incolto, disabitato, mai confortato dalla presenza di una donna o dalla visita di un amico. La metafora vegetale, giа avviata con i versi iniziali, viene ora continuata con l'immagine delle ortiche di deserta gleba.
L'ampio episodio iniziale dedicato al poeta Giuseppe Parini trae spunto dalle discussioni che provenivano negli ambienti intellettuali milanesi e veneti dall'introduzione anche in Italia dell'editto napoleonico di Saint-Cloud, emanato in Francia nel 1804 e allargato in Italia nel 1806. A causa del decreto le tombe dovevano essere poste al di fuori dei centri abitati e le iscrizioni poste sotto il controllo di una apposita commissione, con lo scopo evidente di impedire una proliferazione dei titoli nobiliari. Secondo l'interpretazione di Foscolo questo procedimento impediva di fatto il riconoscimento della tomba come luogo esemplare di culto e di ammirazione verso le figure intellettuali, come Parini, meritevoli di ammirazione e rispetto.
L'episodio della morte del Parini (15 agosto 1799), la cui sepoltura avvenne nel cimitero di Porta Comasina senza particolari solennitа, si inserisce in un discorso di piщ ampia portata polemica. Il senso antifrancese di questo episodio и segnalato, oltre che da un evidente rifiuto dell'editto, anche dalla ampia requisitoria contro un certo tipo di societа intellettuale, quella milanese del proprio tempo, attratta dalle serate mondane nei teatri in cui cantano gli evirati cantori e immediatamente definita come lasciva allettatrice. Non soltanto, ma il mito di Parini, che tanta parte deve a Foscolo come uno dei primi e piщ incisivi fautori, и rappresentato attraverso la funzione civile e rigeneratrice della poesia, coerentemente costruita intorno alla satira anti-aristocratica che il poeta del Giorno ha condotto contro il lombardo Sardanapalo. La celebrazione del Parini come prima figura letteraria che incontriamo nel carme non dovette certo essere immune dalla suggestione provocata nel poeta dalla pubblicazione, nei primissimi anni dell'Ottocento, dell'edizione delle Opere pariniane a cura di Francesco Reina premesse da un'interessante biografia del poeta.
L'episodio che vede Talнa, la musa della poesia comica, alla ricerca del Parini nei cimiteri di periferia in una ambientazione notturna e macabra и certamente una ripresa di alcuni versi della Notte, ma comprende anche citazioni dalla lirica sepolcrale inglese, e in particolare dalla Elegia scritta in un cimitero di campagna di Thomas Gray, delle Notti di Edward Young. Tuttavia anche altri testi legati a queste tematiche sembrano emergere dal denso e fitto reticolato di riferimenti e citazioni, come Le Notti romane di Alessandro Verri, le poesie del Bertтla, la trattatistica settecentesca sulle sepolture (che annovera il De sepultura ac vario sepeliendi ritu dell'umanista Giulio Gregorio Giraldi, le Pompe funebri del secentista Francesco Perucci, il Saggio intorno al luogo del seppellire di Francesco Piattoli e il De sepulchris Hebraeorum di Johann Nicolai, fonti studiate in tempi recenti da Mario Scotti).IL MATERIALISMO E LA STORIA DELLE SEPOLTURE: (91-150)Ancora partendo dallo spunto riflessivo e filosofico di una concezione materialistica della storia e della natura, Foscolo compie un'indagine delle sepolture e del modo in cui esse vennero considerate in tre tempi diversi della storia antica e moderna. Sulle immagini di forte impatto visivo con cui egli apre l'episodio, andranno considerate le reminiscenze del materialismo di Lucrezio e Hobbes e dello storicismo di Vico, che costituiscono una sicura fonte di questi accostamenti e che ebbero un peso non indifferente nella gestazione del testo. L'antichitа classica greca e latina, in cui le sepolture erano considerate luoghi sacri e inviolabili, degni di memoria e di emulazione; gli usi della cristianitа medievale, dove invece prevalevano atteggiamenti di paura e di auto-suggestione (le tombe erano conservate nelle chiese e spesso le cittа offrivano il macabro spettacolo di immagini e icone di morte); infine le tombe inglesi dell'etа moderna presso le quali le giovani donne pregavano Dio per proteggere la vita di Orazio Nelson, questi tre episodi rinnovano e anticipano la violenta polemica finale sulla personalitа corrotta e vacua degli intellettuali del bello Italo Regno, del tutto insensibili ai veri grandi quesiti politici e a un moderno atteggiamento di riforma del potere. La storia delle sepolture rappresenta dunque una specie di sottofondo nel quale Foscolo colloca l'indagine e l'analisi sulla sensibilitа che gli uomini hanno rivelato nei confronti del mistero della morte. Ne esce una severa condanna dell'uso cristiano delle immagini mortuarie e dell'iconografia funeraria diffusa soprattutto nei villaggi attraverso le danze macabre e i trionfi della morte come testimonianza presente del memento mori.
Ancora una volta l'unica speranza del poeta и quella di una morte che possa consolare e temperare gli affanni di una vita sempre condotta sotto il segno della coerenza e dei valori civili: il riferimento autobiografico previsto nell'epilogo assume dunque la funzione di una chiara dichiarazione di guerra contro tutto l'establishment intellettuale napoleonico al quale si erano perfettamente adattati gli intellettuali-funzionari e i burocrati della cerchia del Monti. Lo stesso riferimento alla figura di Nelson, l'eroe inglese vincitore a Trafalgar della flotta navale di Napoleone, andrа pertanto letto in questa prospettiva politica nettamente anti-francese. Dunque alle tombe viene attribuita una funzione eminentemente civile e politica. La polemica foscoliana si allarga dunque al Regno d'Italia, dove regnano la ricchezza, la corruzione e il timore di esporsi contro un potere tirannico e contro l'ipocrisia della classe dirigente. Il discorso foscoliano ora coglie gli aspetti piщ conservativi della societа letteraria milanese, assoggettata alla politica di regime e a un consenso tanto smaccatamente compromesso con i fasti dell'impero napoleonico.LE URNE DE'FORTI: (151-197)L'episodio centrale delle urne de' forti stabilisce qui un punto di contatto con la tradizione letteraria che Foscolo pone come essenziale nell'economia del carme: l'apostrofe e la celebrazione di Firenze attraverso le tombe di Santa Croce offre quindi la possibilitа per una riflessione sugli intellettuali italiani che maggiormente hanno contribuito alla crescita di un sentimento nazionale. Da Machiavelli a Vittorio Alfieri attraverso Dante, la panoramica foscoliana verte soprattutto sugli autori di sicura rilevanza politica e di chiara opposizione culturale al potere, ma anche su quelli che, come Petrarca, hanno attribuito alla lirica d'amore una funzione consolatoria del dolore della vita. Nell'episodio delle tombe fiorentine vediamo quindi delinearsi una precisa volontа storiografica, quasi che Foscolo intendesse ricostruire un'ideale tracciato della nostra letteratura a partire da quegli autori che piщ di altri hanno indirizzato la loro attivitа verso la strada di un impegno politico, civile e sociale. Su un piano leggermente diverso si pongono Galileo e Michelangelo, il genio dei quali si scontra e convive drammaticamente a fianco delle vecchie strutture cinquecentesche del potere ecclesiastico. Galileo soprattutto viene additato come ispiratore di una grande rivoluzione scientifica e culturale che si conclude con le scoperte di Newton (ancora un inglese che rinnova la polemica contro la dominazione napoleonica, e attraverso il quale Foscolo guarda con sempre piщ acceso interesse al liberalismo costituzionale del sistema anglosassone). Ma Galileo и anche l'intellettuale che si и battuto per l'affermazione di un pensiero materialistico e razionalistico contro il dogmatismo della Chiesa e il pregiudizio Piщ intensa e appassionata appare delineata invece la figura di Vittorio Alfieri, a cui Foscolo guardт sempre con attenzione e rispetto (tranne la breve stagione repubblicana e democratica del 1797). L'Alfieri del Misogallo, l'operetta polemica composta dopo la fuga da Parigi contro la degenerazione tirannica avviata dalla Rivoluzione francese, viene ora recuperato come modello di straordinaria passione civile, che era ben visibile soprattutto nelle tragedie di ispirazione democratica, le stesse che avevano alimentato la vena teatrale foscoliana in occasione del Tieste (1797) e dell'Ortis. La solitudine dell'intellettuale e la sua delusione per il destino della nazione offrono lo spunto per un ulteriore salto all'indietro nel tempo. La stessa passione patriottica che proviene dal sepolcro di Vittorio Alfieri aveva ispirato l'ardore e l'impeto dei Greci, che a Maratona difesero nel 490 a.C. la loro libertа dall'invasione dei Persiani: e anche in quel caso gli eroi di Maratona furono celebrati attraverso tombe e sepolture sacre.GLI EROI DEL MONDO GRECO: (197-295)A partire dall'episodio dell'Alfieri, il passaggio all'indietro in direzione del mondo classico, quasi una specie di flash-back cinematografico, sposta l'articolazione del discorso sulla leggenda narrata dallo scrittore greco Pausania (II secolo d.C.) nel libro sull'Attica della Guida della Grecia (cap. XXXII, 4) in cui si racconta che "a Maratona и dato di sentire ogni notte nitrire di cavalli e uomini combattere". Dunque i valori patriottici sono immortali e attraversano tutta la storia umana, trovando anzi nell'etа classica la loro piщ alta e memorabile espressione.
Con un ulteriore riferimento a Ippolito Pindemonte, Foscolo delinea la vicenda di Aiace Telamonio: dopo la morte di Achille si aprм tra i guerrieri greci una disputa sulle sue armi, che sarebbero andate in dono al piщ valoroso degli eroi rimasti in vita. Con un tranello Ulisse ebbe in omaggio quelle armi, provocando cosм l'ira e la follia di Aiace, che per lavare l'offesa ricevuta decise di uccidersi. Ma le divinitа infernali scatenarono una tempesta che fece finire in mare quell'ambito trofeo, trasportandolo cosм fino sulla tomba di Aiace, sepolto sul promontorio Reteo, all'imbocco dell'Ellesponto. Soltanto la morte и dunque una giusta dispensiera di onori e di rispetto. La proiezione autobiografica nell'eroe sconfitto и qui fortissima, e anticipa l'ultima proiezione di Foscolo in Ettore, l'eroe troiano ucciso da Achille, quasi a ripetere ossessivamente che la vita non restituisce mai gli onori dovuti e meritati con opere di ingegno e di gesta virtuose.
Prima dell'introduzione all'ultima parte del carme, quella dedicata alle figure mitologiche e letterarie della guerra di Troia, Foscolo espone compiutamente alcune riflessioni di metodo sul valore e il significato della letteratura. La poesia и innanzitutto la piщ alta e compiuta forma di espressione dell'armonia e della bellezza, e in quanto tale essa si pone come esperienza totalizzante della vita, mai come ripiego parziale o scelta professionale dettata da interessi e mercificazioni. La letteratura e l'arte ricreano forme e valori perfetti, assoluti, distinti dalla storia e anzi contrapposti alla inciviltа della vita quotidiana. Soltanto grazie alla poesia quindi i valori e le illusioni di una grandezza superiore alla storia possono sopravvivere nella memoria degli uomini, sconfiggere il destino di morte a cui tutto и destinato dalla natura.
L'episodio di Elettra, la sua morte e la consacrazione della sua tomba come luogo eterno e sacro, conferiscono al carme una conclusione solenne e maestosa, attraverso un crescendo di immagini e di citazioni classiche. Ma su una chiusura di questo tipo dovettero influire certamente gli esiti e i risultati della costante attivitа foscoliana come lettore di Omero, e soprattutto dell'Iliade. Si dovrа tenere infatti presente che proprio negli stessi mesi in cui Foscolo andava componendo il carme i suoi interessi di letterato e traduttore lo videro impegnato anche sul parallelo fronte della versione del primo canto dell'Esperimento di traduzione della Iliade di Omero, che venne pubblicata nel 1807 (anch'essa dal tipografo Bettoni di Brescia) a pochi giorni di distanza dai Sepolcri.
L'attenzione del poeta sul destino di Troia converge sulla necessitа di restituire alla letteratura il suo naturale sentimento della storia: grazie alla divinizzazione della tomba di Elettra la stirpe dei troiani ha trovato un luogo di culto per testimoniare il valore degli eroi e le virtщ politiche che essi rappresentavano. Il sepolcro di Elettra, la sposa di Giove da cui nacque la stirpe dei troiani e dei romani, diventi sacro e inviolabile con questa precisa funzione: testimoniare la presenza di sentimenti, affetti, legami interiori tra il mondo dei morti e la storia dei vivi. Vicino alla tomba di Elettra saranno infatti sepolti i suoi discendenti: il figlio Dardano, da cui nacque Erittonio, e da questi Troo e Assaraco, che dettero vita rispettivamente alla stirpe di Priamo e di Anchise. Su questa tomba venne infine Cassandra, la giovane profetessa mai creduta, figlia di Piramo e Ecuba e sorella di Ettore: la sua profezia apre l'ultima immagine del carme che и quella del poeta Omero nella disperata ricerca della memoria poetica dei morti di Troia.
La preghiera di Cassandra coinvolge ancora una volta la metafora floreale: gli alberi sacri che saranno cresciuti con le lacrime delle donne troiane saranno un segnale eterno alla missione del poeta Omero. La sua cecitа esteriore apre al poeta la vista metaforica della creazione poetica e dell'intuizione; il destino tragico di miseria e di povertа sono ancora una volta da interpretare come il destino dell'intellettuale, costretto alla rinuncia e alla marginalitа del proprio lavoro, ad essere riconosciuto e apprezzato soltanto dopo la morte. La poesia rinnova anche in questo caso la sua funzione di confortare e placare il dolore della morte e di rendere eterni i valori leggendari e esemplari che pure sono incarnati nell'eroe sconfitto, appunto Ettore, con la cui immagine si chiude la poesia.