Ugo Foscolo

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

Voto:

1 (2)
Download:80
Data:06.02.2001
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
ugo-foscolo_18.zip (Dimensione: 7.76 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_ugo-foscolo.doc     33.5 Kb


Testo

Ugo Foscolo

Ugo Foscolo è il primo autore a manifestare il carattere romantico che appare nella storia della letteratura italiana. Nacque a Zante nel 1778. Il suo nome di battesimo era Niccolò, ma poi da poeta assunse il nome di Ugo in onore di Ugo Bassville. Studiò prima a Zante e a Spalato, poi, dopo la morte del padre, si trasferì a Venezia insieme alla sua famiglia. A Venezia il Foscolo si mise subito in vista per le sue idee democratiche perciò, divenuto sospetto al governo conservatore della repubblica, si allontanò dalla città e si rifugiò sui colli Euganei. All’arrivo dei Francesi in Italia, si arruolò tra i cacciatori a cavallo a Bologna dove compose l’ode a Bonaparte liberatore auspicando la libertà della patria e dell’Europa dall’assolutismo. Caduta la repubblica, il Foscolo ritornò ancora a Venezia, ma, quando col trattato di Campoformio del 1797 Venezia fu ceduta all’Austria, egli, deluso dalla politica napoleonica, lasciò Venezia e si trasferì a Milano. Tuttavia tornò a combattere con i francesi contro gli austro-russi nella campagna del 1799 e fu tra gli assediati a Genova. Dopo la caduta di Genova, il Foscolo andò in Francia e tornò in Italia solo dopo la battaglia di Marengo. In Italia divenne professore di eloquenza all’università di Pavia, incarico che dovette lasciare dopo pochi mesi, perché erano state abolite le cattedre relative a questa materia. Dopo la caduta di Napoleone, il Foscolo fu invitato dall’Austria a dirigere una rivista letteraria, che poi prenderà il nome di Biblioteca Italiana, ma egli rinunciò ed andò in esilio dapprima in Svizzera poi in Inghilterra, dove morì nel 1827.
Due sono gli elementi che spiccano nella sua personalità, il primo è un immediato abbandono agli impulsi del sentimento e delle passioni che agitarono la sua vita, il secondo, in contrasto con il primo, è l’esigenza di un ordine, di una disciplina, di un’armonia interiore. Nell’abbandono agli impulsi del sentimento si avverte il segno sella nuova sensibilità del Romanticismo, nell’esigenza dell’equilibrio e dell’armonia interiore si avverte l’influenza del Classicismo, il Foscolo nella sua concezione del mondo e della vita, segue le dottrine materialistiche e meccanicistiche dell’Illuminismo, secondo le quali il mondo è fatto di materia sottoposta ad un processo incessante di trasformazioni secondo leggi meccaniche, senza un fine ideale.
Per i filosofi del ‘700 una tale concezione materialistica della realtà e dell’uomo era un motivo di serenità perché liberava l’animo dalle superstizioni, dalla paura della morte e dalle credenze e lo induceva a vivere secondo natura e ragione. Ma il Foscolo, pur riconoscendo la validità di tale dottrina, invece di trovarvi un motivo di serenità e di ottimismo vi scopre un motivo di forte pessimismo e di disperazione. La visione materialistica della realtà lo porta a considerare l’uomo come prigioniero della materia, il quale, compiuto il suo ciclo vitale, piomba con la morte nel nulla eterno, come un qualsiasi animale o una qualsiasi pianta, dopo una lunga catena di sofferenze senza senso. È meglio dunque non nascere, e, una volta nati, è meglio troncare la vita con il suicidio. È questo il momento più acuto del pessimismo foscoliano, rappresentato idealmente dal suicidio di Jacopo Ortis, un suicidio che è insieme una liberazione e una protesta: una liberazione dal dolore e una protesta contro la natura che ha destinato l’uomo all’infelicità. Tuttavia, il Foscolo non soccombe al pessimismo e alla disperazione ma reagisce vigorosamente, creandosi una nuova fede in valori universali che danno un fine alla vita dell’uomo. Questi valori universali sono la bellezza, l’amore, la libertà, la poesia e la gloria. Questo sentimento della vita con le sue armonie e bellezze congiunto con l’idea di dolore e della morte conferisce alla poesia foscoliana un tono di malinconia.
Le opere
Le opere più importanti del Foscolo sono: le Ultime lettere di Jacopo Ortis, le Odi, i Sonetti, i Sepolcri, le Grazie.
L’Ortis è un romanzo epistolare e psicologico. Il cognome Ortis appartiene ad uno studente universitario di Padova, Gerolamo Ortis, morto suicida per motivi sconosciuti. Nello scrivere l’Ortis il Foscolo fu influenzato da I dolori del giovane Werther di Goethe, ma quest’influenza fu limitata, infatti, il Werther di Goethe è ossessionato solo dalla passione amorosa, Jacopo Ortis, invece, oltre che dalla passione amorosa è dominato anche dalla passione politica, che tende a prendere il sopravvento.
TRA I SONETTI RICORDIAMO:
In morte del fratello Giovanni, a Zacinto.
I Sepolcri, altra opera importante del Foscolo, vennero composti in un’occasione politica particolare, in occasione dell’editto di Saint-Cloud, entrato in vigore in Francia nel 1804 ed esteso in Italia nel 1806. Questo editto prescriveva che, per ragioni prettamente igieniche, le sepolture dei morti non dovevano avvenire in città ma nei cimiteri pubblici. Per un materialista come il Foscolo, però, il problema non sussisterà: sepolto in chiesa o in un pubblico cimitero, il corpo è solo materia che tornerà alla materia. L’anima morirà con il corpo, ma resteranno eterne le azioni generose e magnanime dell’uomo, delle quali la tomba è insieme testimonianza e incitamento ai vivi a vivere in maniera distinta.

Esempio