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Categoria: | Letteratura |
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Testo
TORQUATO TASSO
I TEMI FONDAMENTALI DEL POEMA.
La Gerusalemme liberata fonda la propria struttura narrativa sui caratteri dei personaggi, affidandosi alle interiorità, virtù e passioni, a cedimenti e riscatti. Ciò vuol dire che il tema fondamentale del poema è costituito in ogni senso dall’interiorità dei protagonisti. Il poeta segue e rappresenta i loro pensieri e desideri. La dimensione della coscienza non è quindi soggetta all’ideologia controriformista pure accolta nella sostanza di Tasso; piuttosto la coscienza è lo spazio di una tensione tra forze e valori moralmente positivi e negativi.
E’ a questa zona oscura dell’interiorità che si oppone l’eroismo dei combattimenti. Proprio per questo gli eroi pagani sono portatori di un sentimento tragico e disperato che rappresenta il più cupo sfondo depressivo e ideologico dell’universo tassesco. In ogni caso l’eroismo è rappresentato come una lotta contro tutto ciò che è insensato, come una sfida alla casualità e all’irrazionalità dei rapporti umani e delle leggi della materia e della storia.
Inoltre il tema della magia, nel poema, ha una presenza e un’importanza eccezionali, poiché rappresenta il ricorso alla dimensione sovrannaturale.
Ma è solo la religione che indica la via della salvezza, è anzi soltanto attraverso l’unione d’eroismo e di religiosità che può realizzarsi una qualche attribuzione di senso. L’eroismo è un modo per forzare la realtà vincendone l’insensatezza; la religiosità è un modo per entrare in contatto con le forze misteriose e inquietanti della realtà senza esserne divorati.
Il paesaggio naturale entro il quale si svolge l’azione ben esprime questo sentimento d’aspra conquista fra minacce dell’insensatezza e dell’insuccesso.
Altro tema molto importante è quello dell’amore; esso è anzi il vero motivo conduttore del poema, denso di significati e di contraddizioni. Da una parte l’amore esprime la dimensione felice e rasserenante pur presente in quella zona d’ombra, soggettiva e oggettiva; ma l’amore è anche il canale privilegiato seguito dalle forze oscure che dall’interno minacciano l’individuo distraendolo dai doveri sociali e dai valori religiosi. Ed è anche per quest’ambivalenza che l’amore occupa il centro tematico del poema, rappresentando la complessità ideologica ed espressiva.
LA POETICA DELLA “GERUSALEMME LIBERATA”: FRA ARISTOTELE E IL MANIERISMO.
L’attività artistica di Tasso s’inserisce in una cultura attraversata dalla crisi profonda delle strutture sociali delle corti rinascimentali riflettendo su tutti i campi del sapere; ridando sistematicità e coerenza alla cultura cattolica, minacciata dalla Riforma protestante. La cultura della Controriforma consiste innanzi tutto nel bisogno d’integrazione poiché ogni momento della vita umana deve rendere conto alla generale prospettiva cristiana e giustificarsi davanti ad essa.
La riflessione di Tasso sul poema eroico ha il suo punto di partenza nei giovanili “ Discorsi dell’arte poetica e in particolare sopra il poema eroico”. Le idee fondamentali dei Discorsi vengono riaffermate nella “Apologia della Gerusalemme liberata” diffusa nel 1585 per rispondere alle polemiche scoppiate alla pubblicazione del poema.
Anche il pensiero teorico di Tasso mostra quel bisogno di norme rigide e di coerenza complessiva che caratterizzano il rifacimento del poema.
Alla base della teorizzazione tassesca sta il superamento della tradizione ferrarese del poema cavalleresco, Ciò dipende da tre ragioni fondamentali: la prima è la concezione aristotelica, che Tasso fa propria anche per l’epica, esclude la varietà e la discontinuità strutturale, e impone all’azione unita drammatica e organicità compositiva.
Il secondo motivo riguarda l’invenzione poetica che deve tenere conto della verità storica e dunque il ricorso al fantastico e al meraviglioso che deve essere limitato e ridotto. Se la storia ha il dovere di rispettare il vero, alla poesia spetta di narrare il verosimile. Ed infine al poema compete una funzione educativa, in senso anche spiccatamente morale e religioso. La prospettiva laica della tradizione cavalleresca ferrarese deve cedere il posto a una prospettiva cristiana.
Tasso elabora dunque una poetica che risponda alle tre fondamentali esigenze, ed inoltre tenga conto del rapporto che il genere del poema epico intrattiene con il pubblico. Tale rapporto impone di perseguire il fine del diletto, cioè dell’interesse e del divertimento.
La narrazione deve rispettare l’unità dell’azione e la varietà che costituisce un modo di tenere conto dei gusti del pubblico. Il rispetto della verità storica impone di scegliere come fondamento del racconto un evento realmente accaduto e di rispettarne i caratteri. Il ricorso al meraviglioso deve essere giustificato dal punto di vista religioso; deve cioè rispondere ai precetti della fede cristiana e mostrarne la fondatezza e la validità. Ciò definisce il meraviglioso cristiano sostenuto da Tasso, al quale spetta di attrarre il pubblico grazie all’elemento fantastico e sovrannaturale. La funzione educativa del poema si esplica innanzi tutto attraverso la scelta di un argomento di forte significato culturale. La prima crociata diviene nella “Liberata” sia un modo per riflettere sul bisogno di un unità della cristianità minacciata dai turchi, sia un modo per rappresentare lo scontro tra forze positive e divine e forze negative e diaboliche.
La teorizzazione complessiva di Tasso non costituisce un tentativo di riformare il poema cavalleresco, ma rappresenta piuttosto la fondazione di un nuovo genere: il poema epico cristiano.
L’IDEOLOGIA TASSESCA: L’AMORE, LA GUERRA.
La fondazione del moderno poema eroico comporta l’attuazione di un’operazione letteraria simile a quella attuata da Dante nella Divina Commedia; le strutture e i valori di una civiltà precedente vengono utilizzati e rielaborati secondo una prospettiva nuova che li rifonda e riqualifica. Tasso deve operare sulla civiltà umanistico – rinascimentale la stessa azione di appropriazione, secondo la nuova prospettiva della cattolicità controriformistica. La novità principale intervenuta dopo Dante è la problematizzazione della dimensione interiore.
La dimensione della guerra è quella che meglio definisce la prospettiva eroica del poema voluto da Tasso, evidenziando il carattere perfetto dei protagonisti, implicito, secondo la poetica tassesca, nella natura dell’eroismo.
Da questo punto di vista, la guerra degli eserciti o fra singoli, comunque la guerra oggettiva, corrisponde alla guerra dentro la coscienza, alla guerra nei soggetti.
La guerra è la condanna della condizione umana, e la sua assurdità viene amplificata dai tragici scenari delle tecniche belliche moderne. E’ però solamente dentro questa condanna che il destino umano può realizzarsi, e il pericoloso conflitto interiore può oggettivarsi e risolversi.
La dimensione del conflitto è connaturata alla condizione dell’uomo, e anzi connaturata all’esistenza: è cioè ontologica. Alla guerra può contrapporsi solamente una prospettiva di soluzione radicale dei conflitti. Inoltre come alternativa utopica alla guerra viene scelto il tema dell’amore.
LO STILE, LA LINGUA E LA METRICA.
La Gerusalemme liberata si colloca all’incrocio di vari generi letterari collaborando di fatto a fondare la narrativa moderna e costituisce anche un punto di riferimento importante per la nascita del melodramma. La varietà si definisce anche come compresenza di diversi registri espressivi e formali riproponendo dunque una prospettiva stilistica plurima. E’anzi questo uno degli aspetti in cui più netto risulta il distacco dal modello formale di Petrarca.
Il pluristilismo della “Liberata” si nutrì senza dubbio anche della lezione dantesca. Ma la distanza dalla Commedia è significativa: il pluristilismo di Dante risponde a un’istanza prevalentemente realistica. In Tasso la compresenza di diversi registri stilistici invece è il segno di una lacerazione, di un’impossibilità di mediare dimensione distinte o stati d’animo contradditori. Il pluristilismo ruota attorno ai due registri dell’epica e della lirica. L’epica e la lirica corrispondono alle due istanze fondamentali della scrittura di Tasso: quella eroica e quella intimistica.
Da una parte il linguaggio epico tassesco si costruisce sui maggiori modelli classici, dall’altra la classicità di tale linguaggio è di continuo minacciata da qualcosa di eccessivo, di sproporzionato , di turbato.
La frequenza di simmetrie e di antitesi, di chiasmi e inversioni, di perifrasi e anafore testimonia l’agitarsi, nella scrittura tassesca, di quelle stesse tensioni manifestate dalla miscela lessicale.
L’endecasillabo è nella Liberata spesso sonoro e avvolgente, ma la sua autosufficienza musicale è sempre minacciata dalla scarsa o mancante corrispondenza tra respiro metrico e logico – sintattico. Ne consegue una presenza eccezionale di enjambement, nella cui valorizzazione Tasso risentì certamente della lezione de Della Casa. Attraverso l’enjambement, Tasso arricchisce di effetti patetici e intensi la sonorità della propria pagina.
TASSO E I REVISORI. LA RICEZIONE DEL POEMA: IL DIBATTITTO AI TEMPI DI TASSO.
La ricezione della Gerusalemme liberata si presenta per molti aspetti eccezionale, grazie alla forma nella quale da secoli viene letto il poema. La Liberata, venne pubblicata contro la volontà dell’autore e ottenne straordinario successo in una stesura che Tasso non riconobbe mai come legittima. L’autore si era impegnato per gestire personalmente il rapporto con la ricezione. Il paradosso volle che Tassò si trovò invece depredato proprio dai suoi lettori, anche di quei diritti legittimi di revisione e di approvazione del testo solitamente di pertinenza dell’autore.
Tasso dovette far circolare varie copie del poema prima della sua ultimazione e revisione. Ciò rese inevitabile che da queste copie venissero tratte stampe, soprattutto allorché l’autore era prigioniero a sant’Anna poiché ritenuto pazzo.
Un altro paradosso riguarda però in modo diretto la scelta stessa di Tasso di sottoporre la propria opera a revisori che ne verificassero la validità artistica e la correttezza morale e religiosa. Egli era del tutto consapevole delle soluzione artistiche adottate, e la Liberata nasceva ricca di riflessioni teoriche e di lucidità di poetica.
Ultimato il poema, Tasso entra in una fase di profonda instabilità psichica, nella quale il desiderio di successo convive con la tendenza vittimistica, e la coscienza della propria grandezza si accompagna a sentimenti di indegnità e di colpa.
I revisori cui Tasso si rivolse furono numerosi. Le critiche che essi rivolsero a Tasso riguardarono soprattutto due aspetti: la struttura del poema e la sua moralità, che pareva in più occasioni minacciata dalle scene erotiche.
A entrambe le critiche il poeta cercò di resistere e controbattere. In particolare Tasso si impegnò nel difendere la validità dell’organizzazione strutturale e narrativa del poema.
Pubblicata, benché contro al volontà dell’autore e senza il controllo, la Gerusalemme liberata ebbe vasto e immediato successo. Le edizioni nuove e le ristampe furono numerose. Inevitabile fu il confronto con l’altro grande capolavoro rinascimentale, l’orlando furioso di Ariosto. L’opera di Tasso si mostrava assai più vicina ai precetti della poetica aristotelica, che dal punto di vista linguistico risultava ben più lontana dal fiorentino illustre, al quale Ariosto si era avvicinato. In tal modo ci fu un confronto con l’orlando furioso di Ariosto, animando un dibattito, nel quale Tasso intervenne scrivendo nel 1585 un Apologia per difendere il suo poema.