Shakespeare

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Testo

120901 180400Biografia
Drammaturgo e poeta inglese (Stratford-on-Avon 1564-1616)
. Terzo degli otto figli di John Shakespeare (membro della
corporazione dei pellai e guantai di Stratford e sindaco della
cittadina nel 1568) e di Mary Arden, frequentт per qualche
tempo – finchй i rovesci finanziari del padre non lo obbligarono a
interrompere gli studi – la grammar school locale e nel 1582
sposт Anne Hathaway, di otto anni piщ anziana di lui, che gli
diede tre figli. Una tradizione lo vuole quindi maestro di scuola,
ma di sicuro si sa solo che, abbandonata Stratford e la famiglia,
nel 1592 si trovava a Londra a fare l'attore e il drammaturgo,
come risulta da due passi contemporanei, uno di Robert Greene
che lo attacca, definendolo "un villan rifatto di corvo, abbellitosi
con le nostre penne", e l'altro di Henry Chettle che lo difende,
dichiarandolo artista meritevole della stima accordatagli da
uomini di rango. Tra questi figurava anche il conte di
Southampton che, a giudicare dalla dedica dei poemetti Venus
and Adonis(1593) e The Rape of Lucrece(1594; Lucrezia
violata), deve essere stato per un certo periodo suo patrono
nonchй – come vogliono gli studiosi che identificano in lui il
"giovane amico" dei Sonetti – fortunato rivale in amore. Gli anni
dei poemetti potrebbero anche coincidere, data la concomitante
disorganizzazione dei teatri per un'epidemia di peste, con un
soggiorno di S. in Italia, poichй molti dei drammi composti negli
anni successivi mostrano una certa dimestichezza con la scena
italiana. Comunque sia, nel 1595, forse per intervento del conte
di Southampton, S. divenne azionista dei "Lord Chamberlain's
Men", una delle piщ note compagnie drammatiche dell'epoca. Il
sodalizio fu duraturo ed estremamente fruttifero per S. anche
economicamente, considerate le numerose testimonianze
d'archivio che parlano, a partire dal 1597, di acquisti di case e
proprietа a Londra e a Stratford. Intorno al 1599 il riferimento di
un contemporaneo lo dimostra coinvolto nella "guerra dei teatri",
ma a parte ciт e la congetturata partecipazione alla congiura del
conte di Essex (1601), i dati biografici continuano a essere molto
scarsi e dal 1603 il suo nome non figura nemmeno piщ negli
elenchi degli attori, circostanza indicativa, se non altro, di una
raggiunta prosperitа. Conseguenza di questa fu, verso il 1610, il
ritorno a Stratford, che si prolungт, in un clima di pace e
tranquillitа e pur con frequenti visite a Londra, fino alla morte,
avvenuta il 23 aprile 1616. Aveva smesso di scrivere per il teatro
intorno al 1613.
Le opere: generalitа
Se documenti e archivi sono avari di notizie biografiche, non
molto piщ illuminanti sono le opere, e invano vi si cercherebbe
un'indicazione precisa sulle circostanze dell'uomo. Tutto ciт che
ci и dato di apprendere и che dopo un periodo di generale
spensieratezza egli attraversт una fase di turbamento e di
sconforto per poi approdare a una visione di serena e matura
accettazione, ma al di lа di questo S., drammaturgo e poeta,
rimane un mistero impenetrabile e il distacco tra artista e opera
d'arte и netto e completo. Di arte vera non и ancora il caso di
parlare a proposito dei poemetti giovanili Venus and Adonis e
The Rape of Lucrece: ispirati a vicende mitologiche e pseudo-
storiche, essi rappresentano piщ che altro il pedaggio di un
esordiente alla moda rinascimentale del poemetto licenzioso e
manieristico. Ben altra validitа hanno i 154 Sonetti pubblicati nel
1609 (ma composti giа prima della fine del secolo), che
costituiscono uno dei massimi canzonieri di ogni tempo. Dedicati
a un mai identificato Mr. W. H., si possono dividere indue gruppi
distinti, secondo che siano indirizzati a un non meglio definito
"giovane amico" (la maggioranza) o a una misteriosa "dama
bruna" (una trentina). Tra questi due personaggi, che il poeta
ama in maniera diversa – il legame con il "giovane amico" и
soprattutto, ma non sempre, di carattere idealistico-platonico, e
quello con la "dama bruna" nettamente passionale – nasce una
relazione i cui sviluppi lo sconvolgono profondamente. La
diversitа dei sentimenti si riflette sulle caratteristiche dei due
gruppi: il primo, articolato su una sottile varietа di temi e motivi
(professioni di amicizia, promesse di immortalitа nella
dimensione eterna dell'arte, sfoghi di gelosia perchй gli viene
preferito un "poeta rivale", ecc.), partecipa di modi espressivi in
cui la nota personale si fonde con le forme della convenzione
poetica vivificandone le immagini e lo stile; il secondo, meno
aperto a variazioni tematiche, и invece piщ vibrante di umana
passione, soprattutto nel linguaggio, che raggiunge vertici di
inusitata franchezza. Al di lа delle differenze regna perт su tutti la
magia irripetibile di un'altissima poesia. Nella produzione lirica
shakespeariana si include generalmente anche l'oscuro, e forse
apocrifo, poemetto allegorico The Phoenix and the Turtle(1601;
La fenice e la tortora). L'opera drammatica comprende
trentasette tra commedie, tragedie e drammi storici. Benchй la
datazione dei singoli drammi sia tutt'altro che sicura – diciotto
apparvero in spesso poco attendibili edizioni in-quarto mentre S.
era ancora in vita, trentasei furono riuniti in un grosso in-folio
dagli attori Heminges e Condell nel 1623 e un ultimo, il Pericles,
fu riconosciuto come suo soltanto piщ tardi – la critica и piщ o
meno concorde nel dividerli in quattro grandi periodi.¶
Le opere: il primo periodo
Nel primo, o dell'apprendistato (1590-95 ca.), S. и impegnato in
una serie di tentativi sperimentali nelle forme allora piщ in voga,
come il dramma-cronaca, la tragedia di vendetta di derivazione
senechiana, la commedia plautina, la farsa, la commedia cortese
e cosм via: spesso risultato di una collaborazione con altri
scrittori, questi primi drammi sono caratterizzati da una certa
sproporzione tra lo splendore della veste verbale e la tenuitа del
sostrato tematico. Al filone senechiano appartiene Titus
Andronicus(ca. 1590), acerba tragedia di orrori e di sangue
ambientata nella Roma imperiale, che sfrutta il gusto popolare per
il macabro e l'orripilante in una successione impressionante di
delitti e violenze d'ogni genere. Anche The Taming of the Shrew
(ca. 1594; La bisbetica domata) и opera immatura e di carattere
popolaresco, specie nell'intreccio principale, che sviluppa in toni
robustamente farseschi il motivo della pettegola ridotta alla
ragione da un corteggiatore energico e virile. Di derivazione latina
и The Comedy of Errors(ca. 1592-93; La commedia degli
equivoci), che ricalca il modello dei Menecmi di Plauto,
complicandone l'intreccio con l'aggiunta di una seconda coppia
di gemelli. Si tratta di un dramma di scarso interesse, e lo stesso
vale per The Two Gentlemen of Verona(ca. 1593-94), pallido
tentativo di commedia cortese imperniato sul motivo di due amici
fraterni che si innamorano della stessa donna. Piщ valida, almeno
dal punto di vista del linguaggio, che sfrutta, tra il serio e
l'ironico, le raffinatezze dello stile eufuistico, и Love's Labour's
Lost(1594-95?; Pene d'amore perdute), commedia dall'intreccio
molto tenue e destinata a un pubblico di cortigiani. Le tre parti di
Henry VI(1589-91; Enrico VI), tratte, come le altre opere di
argomento affine, dalla Cronaca di Holinshed e costituite da una
successione di scene prive di uncentro drammatico,
appartengono alla tradizione del dramma-cronaca e non
presentano qualitа di rilievo. Confuse e frammentarie, non
riescono a comunicare quell'esigenza di un ordine civile, politico
e morale che viene invece affermata in Richard III(ca. 1593;
Riccardo III). Questo dramma, che conclude la prima tetralogia
ispirata alla storia inglese, muove giа verso le forme del vero
dramma storico, presentandoci nella figura del torvo e
machiavellico usurpatore un protagonista in grado di offrire
coesione allo sviluppo dell'azione e di incarnare con la sua
sconfitta quella nemesi che la concezione elisabettiana vedeva
destinata ad abbattersi su sovvertitori e violatori. A cavallo tra la
fase dell'apprendistato e quella successiva si colloca la tragedia
romantica Romeo and Juliet(1591 o 1595; Giulietta e Romeo).
Derivata da fonti italiane, questa celeberrima storia di amore e di
morte и caratterizzata da un'intensissima carica lirica e da un
linguaggio a tratti persino troppo prezioso, ma non riesce ad
assurgere a vera dignitа tragica perchй la fine dei due innamorati
avviene piщ per circostanze accidentali che a causa di un'intima
necessitа e perchй lo spirito che la pervade и quello, tutt'altro che
tragico, di un giovanile inno alla vita e all'amore.
Le opere: le commedie romantiche del secondo
periodo
Al secondo periodo (1595-99) appartengono le commedie
romantiche e i grandi drammi storici. S. vi si avvicina con mano
sicura e in possesso di una tecnica altamente perfezionata:
complessitа di pensiero, ricchezza immaginativa e varietа di stili
si fondono in una sintesi che si fa sempre piщ matura e profonda,
anche se le commedie continuano a riflettere una visione gaia
della vita e i drammi storici a partecipare di un esuberante
entusiasmo patriottico. Non scevro di zone d'ombra и comunque
The Merchant of Venice(ca. 1594-96; Il mercante di Venezia):
imperniato sulla vicenda della libbra di carne che l'ebreo Shylock
pretende dal mercante Antonio come rimborso di un prestito in
denaro, e del corteggiamento della bella Porzia da parte di
Bassanio, il dramma risulta perfettamente compatto dal punto di
vista dell'intreccio ma non altrettanto da quello tonale; la
malinconia di Antonio e la tormentata complessitа di Shylock
fanno fatica a fondersi con l'atmosfera fiabesca del resto della
vicenda, che rimane perciт sospesa tra commedia romantica e
tragedia. In bilico tra il mondo della fiaba e quello ugualmente
magico dell'amore giovanile e irresponsabile и invece A
Midsummer-night's Dream(ca. 1595; Sogno di una notte d'estate)
. Ambientata nell'incanto di un bosco ateniese popolato da
fate e folletti che coinvolgono nei loro litigi amorosi due coppie di
innamorati-rivali e un gruppo di villici intenti a provare un
dramma da recitare per le nozze di Teseo e Ippolita, la commedia
si snoda con ritmi di balletto, svolgendo e avviluppando i fili dei
vari intrecci in un gioco di effetti fantastici che la rendono la piщ
festosa tra le opere di Shakespeare. Di ambientazione cortigiana e
perciт di carattere diverso, anche Much Ado about Nothing
(1598-99; Molto rumore per nulla) и commedia effervescente e
vivace, specie nel brio dei dialoghi che punteggiano la tenzone
amorosa di Benedetto e Beatrice, spiriti brillanti e arguti che si
nascondono i reciproci sentimenti dietro uno schermo di battute
pungenti e mordaci. Se farsa pura и la contemporanea The
Merry Wives of Windsor(1600?; Le allegre comari di Windsor),
opera minore incentrata sulla figura del cavaliere Falstaff
innamorato e beffeggiato, all'amore gentile si ritorna con As You
Like It(ca. ¶
1599; Come vi garba), che tratta il tema del contrasto tra
l'artificiositа dellacorte e la magia purificatrice della natura. Vi si
narra la vicenda di un gruppo di personaggi costretti dall'inganno
e dal tradimento a cercare rifugio nella foresta di Arden, la cui
idillica bellezza li induce a una vita di tranquilla serenitа che
raggiunge il suo culmine nel felice scioglimento di alcuni intrecci
amorosi e nella conversione dei malvagi, anch'essi toccati
dall'incanto rigeneratore della foresta. Costellata di leggiadre
canzoni e variegata dalla presenza di una vena di corposa
comicitа e di personaggi dalla caratterizzazione indimenticabile
(soprattutto il solitario Jacques, la cui enigmatica malinconia fa
un po' da correttivo alla spensieratezza dell'arcadia), questa
deliziosa commedia puт considerarsi il primo vero capolavoro del
drammaturgo. Piщ o meno sullo stesso livello и The Twelfth
Night or What You Will(ca. 1599; La dodicesima notte), derivata
da un dramma italiano. Si tratta di una commedia spumeggiante,
il cui intreccio riprende motivi di lavori precedenti (ci sono
naufragi, coppie di gemelli, ragazze che si vestono di panni
maschili, scambi di persona), fondendoli in una magistrale
ricapitolazione in cui episodi di irresistibile comicitа si succedono
a momenti di musicale malinconia e pause romantiche attenuano
l'effervescenza di situazioni chiassosamente satiriche. Famoso и
rimasto il personaggio di Malvolio, il maggiordomo puritano e
vanesio vittima delle beffe crudeli di alcuni scapestrati
buontemponi.
Le opere: i drammi storici del secondo periodo
Con l'eccezione di King John(1596-97), che tratta di un lontano
conflitto tra monarchia e papato, i drammi storici di questo
periodo (la seconda tetralogia) si riferiscono agli avvenimenti che
precedettero le guerre civili della prima tetralogia, interpretati, al
pari di quelle, in chiave etico-religiosa e finalistica, e cioи come
preparazione all'aureo periodo Tudor. Richard II(ca. 1595;
Riccardo II) ci mostra cosм la deposizione di quel re – monarca
per diritto divino – da parte di Enrico IV Bolingbroke: ma se l'atto
и presentato come sovvertimento dell'ordine cosmico, il dramma
ha un interesse che supera il semplice intento didascalico, e nel
contrasto tra le personalitа dei due avversari (ieratica, lirica e
ritualistica quella del debole Riccardo, aggressiva, pratica e
vigorosa quella dell'uomo nuovo Bolingbroke) adombra il
trapasso dall'Inghilterra medievale a quella moderna. Di questa il
successivo Henry IV(1597-98, in due parti; Enrico IV) ci dа un
quadro vivacissimo nella vicenda – il capolavoro dell'arte comica
di S. – che si accentra sull'immortale figura di Falstaff, il grasso
e scapestrato mariolo della cui banda fa parte anche lo scapigliato
principe Hal. И costui il trait-d'union con l'altro intreccio del
dramma, quello storico-politico, che vede Enrico alle prese con i
disordini intestini causati dall'usurpazione. Il sodalizio con
Falstaff (che alla fine viene rinnegato: i suoi difetti gli
conferiscono genuinitа e simpatia sul piano umano ma non su
quello etico-storico) и necessario a Hal per acquistare quelle doti
di responsabilitа sociale e morale che, unite alle virtщ politiche e
militari di cui dа prova sconfiggendo i ribelli, faranno di lui il re
ideale di Henry V(1599; Enrico V). In questo dramma, ricco di
afflato epico e patriottico e celebrante la vittoria di Azincourt, S.
si scosta perт dalla rigiditа della sua visione e, sospendendo la
nemesi, concede piщ libero gioco alla personalitа individuale dei
personaggi, avviandosi cosм verso le indagini e la problematica
delle grandi tragedie. A metа tra queste e i drammi storici – e a
cavallo tra il secondo e il terzo periodo dell'opera drammatica – и
la tragedia Julius Caesar(1599; Giulio Cesare), tratta, come i
drammi romani che seguiranno, da Plutarco. Alle prese con un
materiale meno rigidamente codificato e favorito dall'esistenza di
una duplice interpretazione di Bruto – assassino e traditore per il
Medioevo e tirannicida per il Rinascimento – S. ha modo, pur
mantenendo immutato lo sfondo ormai tradizionale del disordine
come conseguenza del rovesciamento dell'autoritа, di esplorare la
complessitа morale dell'individuo che agisce nella storia: dibattuto
tra l'intransigenza del suo idealismo e il dubbio sulla giustezza e
l'efficacia pratica della sua azione, Bruto compie la sua scelta e
uccide Cesare, il possibile tiranno. L'individuo in tal modo
influisce sulla storia, che diventa essa stessa problema e puт,
come nel caso appunto di Bruto sconfitto dall'opportunista
Antonio, ritorcersi contro di lui e condannarlo.
Le opere: le grandi tragedie del terzo periodo
Nel terzo periodo, o periodo delle grandi tragedie e delle
commedie amare (1599-1608 ca.), l'indagine shakespeariana si
allontana dal piano della storia, che pure l'ha propiziata, e si
concentra su quello individuale. Lasciatosi alle spalle il senso di
un universo ordinato e benefico e sprofondato nell'abisso di una
visione profondamente pessimistica – indubbiamente parte di una
crisi piщ generale, collegata a fattori quali il sorgere della nuova
scienza, l'inasprirsi dei conflitti religiosi e la fine della dinastia
Tudor – il drammaturgo, ora al culmine della sua maturitа
artistica, ci presenta in note cupe e possenti il quadro di
un'umanitа alla deriva in mezzo allo scatenarsi delle forze del
male. Lacerati nel loro intimo da passioni contrastanti e incapaci
di affermare una visione morale coerente, i protagonisti di questi
drammi – in cui lo stesso linguaggio и violentato dalla prepotenza
di emozioni che si esprimono in immagini di straordinaria e
allusiva complessitа – riflettono nelle loro tragedie l'apprensione
di catastrofi di portata metafisica. ¶
In una situazione di questo genere si trova Amleto, principe di
Danimarca ed eroe della tragedia omonima ( Hamlet, ca. 1600),
basata su un'antica leggenda scandinava. Giа turbato per il
disordine che regna nel Paese e che ancora non sa essere il
riflesso del sovvertimento morale che ha portato lo zio Claudio
ad assassinargli il padre onde usurparne il trono e sposarne la
vedova Gertrude, egli vede crescere il suo disorientamento
quando lo spettro del vecchio re gli svela l'accaduto e gli impone
di vendicarlo. Dubbi sulla veritа della rivelazione ma soprattutto
sull'efficacia di ogni forma d'azione in un mondo decaduto e
corrotto gli fanno procrastinare il castigo e meditare il suicidio,
finchй, costretto da ultimo ad agire, provoca, oltre che la
propria, la morte di colpevoli e innocenti (tra cui Ofelia, sua
promessa sposa). Incerto, forse, nella struttura e aperto ai giudizi
e alle interpretazioni piщ contrastanti, il dramma rimane
comunque l'espressione di una visione in cui predominano
amarezza, delusione e smarrimento di fronte al male esistenziale.
Dramma passionale per eccellenza, anche Othello(1604; Otello)
– la celeberrima storia del Moro di Venezia che, accecato
dalla gelosia e dalle menzogne di Iago, uccide l'ingiustamente
calunniata Desdemona – и tragedia che investe sia l'individuo (il
nobile ma troppo poco accorto Otello) sia l'essenza stessa delle
cose, sconvolta da potenze tenebrose di cui Iago, che agisce
all'inizio per vendetta ma poi per puro gusto del male per il male,
и la diabolica incarnazione. Nel poderoso Macbeth(1605-06)
l'intelligenza malefica che si scatena ha le sembianze delle tre
streghe (in parte anche una proiezione delle passioni del
protagonista) che con equivoche promesse inducono l'ambizioso
generale a commettere, dapprimacon l'appoggio e l'istigazione
della moglie, i delitti piщ raccapriccianti onde impossessarsi della
corona di Scozia. Perseguitato dal rimorso e da orrende visioni e
mentre la moglie, all'inizio piщ forte, finisce folle e suicida,
Macbeth ritrova da ultimo il coraggio della disperazione e
affronta con sinistra determinazione l'inevitabile nemesi, che non
potrа comunque cancellare il male che и stato commesso. In
King Lear(ca. 1606; Re Lear), malvagitа e perfidia dominano
sovrane. Diviso il regno tra due figlie e rinnegata la terza,
Cordelia, che la presunzione gli impedisce di riconoscere come la
piщ sinceramente attaccata a lui, il vecchio Lear и respinto
dall'ingratitudine delle beneficiate e ridotto a vagare per la
brughiera sotto l'infuriare degli elementi scatenati. Folgorato dalla
rivelazione della crudeltа dell'uomo e della natura e della propria
insignificante futilitа di fronte al generale disordine, ne ha la
mente sconvolta e perde la ragione. La riacquista brevemente
soltanto per assistere alla morte dell'innocente Cordelia, uccisa
proprio mentre le forze del bene hanno il sopravvento: il cuore
non gli regge e muore di dolore. Il destino и beffardo e spietato,
l'umanitа nasconde abissi di ferocia, le tenebre del caos e della
follia si accaniscono su buoni e malvagi ugualmente: nella piщ
tremenda delle grandi tragedie, culmine del pessimismo
shakespeariano, il cataclisma и cosmico e metafisico. Su arie piщ
respirabili si libra la tragedia successiva Antony and Cleopatra
(1606; v. Antonio, Marco), in cui il motivo individuale della
caduta di Antonio и connesso, tramite il personaggio di
Cleopatra, con il motivo storico del conflitto tra lui e Ottaviano
per il dominio del mondo antico. Dotato di struttura ariosa e di
una straordinaria carica lirica, questo dramma, grandioso come
lo sfondo su cui si svolge, riesce a conciliare la condanna degli
amanti sul piano storico e morale con l'esaltazione del loro amore
quale superamento di valori materiali e proiezione verso
l'assoluto. Con Coriolanus(1607-08; Coriolano), ultimo dei
drammi romani, S. procede ancora piщ a ritroso nel tempo per
presentare, in toni questa volta di sobrio e pacato equilibrio,
un'altra potente visione d'assieme, quella delle lotte tra patrizi e
plebei, dalla quale si stacca con statuario rilievo l'orgogliosa
figura del generale romano traditore. Di interesse molto minore и
la tragedia che conclude il periodo, Timon of Athens(1607-08),
che ripropone nel personaggio del solitario e misantropo
protagonista un quadro cupo e sfiduciato dell'ingratitudine umana.
Le opere: le commedie amare del terzo periodo
Un uguale pessimismo ispira le tre commedie amare di questa
fase, cui solo un accomodante lieto fine impedisce di essere
definite tragedie. La prima, Troilus and Cressida(1601-02), di
derivazione chauceriana e omerica, и un parodistico e sferzante
ridimensionamento dei temi dell'amore cortese e dell'eroismo
epico, in cui la donna и ridotta a essere lascivo e corrotto e
l'epopea dei grandi capitani a una serie di risse e di alterchi
all'insegna della stoltezza, del cinismo e della sbruffoneria. Nella
successiva All's Well that Ends Well(1602-1603; Tutto и bene
quel che finisce bene), opera minore basata su una novella del
Boccaccio (la storia di Giletta di Narbona), il clima di sospetto e
amarezza и inasprito da crudezze psicologiche e di linguaggio.
Ma и nella terza, Measure for Measure(1604-05; Misura per
misura), tratta da una novella di G. B. Giraldi Cinzio, che nausea
e disgusto si esprimono in tutta la loro devastatrice intensitа. Vi
si narra la sordida vicenda di un magistrato apparentemente
austero che, investito del potere, si rivela invece un mostro di
lussuria e, fatto condannare un giovane per fornicazione, gli
promette poi salva la vita se la sorella acconsente a sottostare alle
sue voglie. Le cose si accomodano nel finale, ma l'impressione
che ne deriva и quella di un mondo in cui non esistono piщ nй
rettitudine nй sinceritа nй coraggio, mentre le passioni piщ turpi
regnano incontrastate su un'umanitа in disfacimento.
Le opere: l'ultimo periodo
Un'atmosfera di pace e serena accettazione spira invece nei
romances o drammi romanzeschi dell'ultimo periodo (1608-13),
imperniati su vicende spesso fiabesche e inverosimili ma ricche
di significati simbolici e caratterizzati da un linguaggio piщ pacato
e disteso ma sempre potentemente allusivo. ¶
Anche se non tutti ugualmente meritevoli sul piano dell'arte, essi
costituiscono comunque l'incomparabile proiezione sul piano
fantastico di una maturitа e consapevolezza superiori e di un
senso di ritrovata armonia dopo il travaglio del dubbio. Ciт vale
anche per Pericles(1608-09), il piщ fiacco dei romances, che giа
presenta, nel ricongiungimento finale del protagonista con la
figlia e la moglie dopo un'odissea di vent'anni, il motivo, in
seguito ben altrimenti approfondito, della riconciliazione. Con la
stessa nota positiva si chiude Cymbeline(1609-10; Cimbelino),
tragicommedia di argomento storico-leggendario e dall'intreccio
ancora piщ sensazionale, imperniata sulle peripezie a lieto fine
della virtuosa Imogen, ingiustamente sospettata e perseguitata dal
marito. In The Winter's Tale(ca. 1611; Racconto d'inverno), un
re ripudia senza ragione la moglie e abbandona la figlia su una
spiaggia deserta; la moglie sembra morire ma ricompare dopo
sedici anni sotto le spoglie di una statua che vive e la figlia ritorna
da complicatissime vicissitudini per essere riconosciuta e riunita
ai genitori: i motivi della riconciliazione e del tempo che sana le
offese riappaiono insistenti e con una compiutezza poetica che
giа prelude agli altissimi livelli di The Tempest(1611-12; La
tempesta), lo stupendo ultimo dramma shakespeariano. Lineare e
compatto pur nel suo carattere fantastico e fiabesco, questo
capolavoro svolge la vicenda dell'esiliato duca Prospero, ritiratosi
assieme alla figlia Miranda su un'isola dove sbarca naufrago il
fratello usurpatore. Invece di vendicarsi con le sue arti magiche,
egli le impiega (aiutato da Ariel, gentile spirito dell'aria che gli
ubbidisce) per costringere il fratello al pentimento e alla
riappacificazione, consacrata anche dal matrimonio di Miranda
con il figlio di un cortigiano. Immerso in un'aura di generale
purificazione e rigenerazione, il dramma acquista, specie nei
momenti conclusivi che vedono la liberazione di Ariel e la
rinuncia di Prospero alla magia – simboleggianti forse l'addio di
S. al teatro e la liberazione della sua immaginazione creatrice – il
significato di un glorioso canto del cigno. A esso infatti, prima
del silenzio, non seguм che il modesto Henry VIII(1612-13),
frutto di una collaborazione con John Fletcher.
Letteratura: il "genio" e la critica
Massimo genio della letteratura inglese e artista tra i sommi di
ogni tempo e Paese, S. fu essenzialmente uomo di teatro, anche
se la sua opera drammatica vibra di una tale intensitа lirica che la
definizione, al pari di qualunque altra gli si attribuisca, risulta
inevitabilmente riduttiva. Cimentandosi in ciascuna delle forme
che la tradizione di quell'arte gli metteva a disposizione e
inventandone di nuove con innesti e sperimentazioni arditissime,
se ne servм per esplorare, in una serie di intuizioni grandiose,
tutto l'aggrovigliato mondo delle passioni e delle emozioni
dell'uomo nei suoi rapporti con la societа, la natura e il suo
destino. Suscettibile a ogni sollecitazione del suotempo e perciт
radicato in esso ma pronto anche a sfruttarne ogni potenzialitа
poetica fino a trascenderlo nell'immortalitа dell'arte, egli seppe
conferire alla sua opera ineguagliabile il crisma supremo
dell'universalitа. Attaccandolo per la sua mancanza di cultura, di
originalitа e di sapienza letteraria, ma esaltandolo poi come "genio
naturale" che nella sua universalitа trascende la sua opera, giа alla
morte di S. Ben Jonson stabiliva i due principali indirizzi della sua
fortuna. Vedendolo come "poeta di natura" il Seicento credette di
doverlo riscrivere – come fece p. es. Dryden – per conferirgli
grazia ed eleganza e attenuarne gli eccessi. La tendenza a
riscriverlo perdurт per tutto il secolo successivo. Il primo
Settecento neoclassico e razionalista considerт S. una scomoda
presenza con cui misurarsi. In nome delle regole di compostezza
e decoro, Thomas Rhymer e Voltaire lo attaccarono
apertamente, vedendo in lui la negazione di ogni principio
classico e aristotelico, e fu l'italiano Giuseppe Baretti a
rivendicare il valore fantasioso e immaginifico della sua
ispirazione. D'altro canto in quest'epoca furono curate le prime
edizioni (di Nicholas Rowe, Pope e Samuel Johnson), e sia Pope
sia Johnson dovettero temperare le loro tendenze neoclassiche
con una genuina valutazione del genio poetico e drammatico di
Shakespeare. Particolarmente importante in tal senso и stata la
prefazione di Johnson, che ne ha illustrato organicamente e ne ha
rivalutato i motivi di grandezza, ponendosi come spartiacque
della critica settecentesca, per altri versi molto interessata alla
critica dei caratteri. Questa tendenza a vedere i personaggi di S.
come persone vive e autonome continuт per tutto l'Ottocento. La
transizione storica fra neoclassicismo e romanticismo si attuт
invece nel secondo Settecento inglese anche nel nome e tramite
la riscoperta di Shakespeare. Il concetto di arte come
immaginazione creatrice ed esuberanza espressiva, la scoperta
del sentimento e del sublime, con il corollario che privilegia il
genio poetico libero da ogni regola, trovarono un presupposto e
un modello in Shakespeare. In quell'epoca, passando da Lessing
a Rousseau, e poi da Goethe agli Schlegel, da Kant a Hegel, da
Schiller a Coleridge, da Lamb a Hazlitt, avvenne la
canonizzazione di S. come genio irregolare, superiore perт a ogni
regola e in grado di attingere insuperate vette poetiche. Gli
scrittori dello Sturm und Drang lo videro come poeta incolto e
rivoluzionario, i pensatori tedeschi se ne servirono per fini
speculativi; gli inglesi ne privilegiarono il valore poetico su quello
drammatico. Contemporaneamente all'affermarsi della critica
filologica che ne ristabiliva i testi, l'Ottocento (da Carlyle a
Emerson a Swinburne) ne fece una specie di semidio,
moralizzandone perт il messaggio e il linguaggio. ¶
Il culmine della critica idealistica si ha in A. C. Bradley,
attentissimo all'analisi dei personaggi. Il primo Novecento (come
nelle influenti prefazioni di H. Granville-Barker) rivalutт
decisamente lo S. autore di teatro, realizzatore di trame e vicende
che solo sulla scena acquistano pienezza artistica. La nuova
consapevolezza psicanalitica trovт in lui un fertile campo di
indagine (da Freud stesso a E. Jones). Tale interesse si
ricollegava, nel periodo fra le due guerre, alle indagini sui sistemi
di immagini ( imagery) che sostengono i drammi e ne rivelano i
piщ profondi significati (C. Spurgeon, W. Clemen, E. A.
Armstrong). S. si espresse cosм a vari livelli di consapevolezza e
profonditа, e questa critica che combina l'interesse psicologico
con l'attenzione prestata al linguaggio ha dato i suoi frutti
miglioriin critici come D. Traversi e L. C. Knights (quest'ultimo
con qualche tendenza sociologica). Permangono certe
opposizioni all'indiscriminata valutazione di S. (T. S. Eliot), ma si
fa strada la percezione dei diversi livelli di realizzazione e
significato presenti nella sua opera, che ne fanno un grande poeta
e al tempo stesso un grande uomo di teatro. La sua ricchezza
linguistica e semantica si и particolarmente prestata a indagini di
tipo linguistico-strutturale, mentre si vanno riscoprendo, specie
nelle commedie, i legami con la tradizione folcloristica locale e
popolare. Conferma della sua grandezza и proprio la capacitа di
prestarsi e sottostare a quasi ogni tipo di indagine critica senza
scapitarne.¶

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