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ROMANTICISMO
Il Romanticismo italiano ha caratteristiche diverse dagli altri d’Europa, addirittura alcuni studiosi sostengono che il Romanticismo in Italia non sia mai esistito.
I termini cronologici in Europa sono:
– Congresso di Vienna del 1814 –15, perché chiude l’età napoleonica ed avvia l’età della restaurazione;
– Il Romanticismo termina idealmente nel 1848 –49, perché è l’anno in cui i moti culminano, ma bisogna intenderli con cautela per quanto riguarda la situazione italiana poiché vi è una strettissima relazione tra il Romanticismo ed il Risorgimento, per questo la data di chiusura in Italia può essere il 1861, anno della nascita del Regno d’Italia, ma lo stesso discorso si può fare in Germania che si conclude nel 1871.
Il termine ROMANTICISMO
Venne usato per la prima volta in Inghilterra nel 1600 in accezione negativa che indicava il mondo falso e di maniera dei romanzi medioevali. Solo nel corso del 1700, tende a perdere quest’accezione negativa e già con J.J.Rosseau inizia ad indicare il rapporto sentimentale che l’uomo intrattiene con la natura ed il paesaggio. Romanticismo fu utilizzato per il nuovo movimento nel 1798 da Friederich Schlegel, romantico tedesco, per indicare la corrente inglese, in seguito fu usato per indicare il gruppo di Iena, il punto più avanzato del romanticismo tedesco. Già Schlegel e poi molti altri tedeschi vollero riconoscere una fortissima identità anti-illuminista ed anti-classicista, che può essere dimostrata a tutti i livelli (filosofico, religioso, letterario, politico).
– Sul piano filosofico si contrappone il dominante sensismo illuminista con l’idealismo dei romantici.
– Sul piano religioso l’ateismo od il deismo (Voltaire) illuminista è contrapposto al deciso ritorno al Cristianesimo (Manzoni, ma non Leopardi).
– Sul piano politico il cosmopolitismo dell’illuminismo è opposto all’idea di nazione e popolo.
– Sul piano letterale il ‘700 aveva una letteratura ardua con i principi d’ordine, misura e razionalismo (movimento dell’Arcadia, Rococò), mentre i romantici del NORD oppongono altri valori, come la passione, la sensibilità, il sentimento, l'attrazione verso ciò che è irrazionale.
I romanzi tedeschi sono anche responsabili anche del mito di GENIO e SREGOLATEZZA. Schlegel sottolinea come l’arte precedente era sottolineata dal senso di misura, armonia che invece ora è opposta a quello del vuoto, della mancanza e della disarmonia (Seehnsucht).
Il Romanticismo assume tempi e modi diversi nel diffondersi in tutta Europa. C’è una sfasatura nei tempi. In Germania ed Inghilterra, che data 1798, anno in cui in Germania esce la rivista “Ateneum”, mentre in Inghilterra la “Preface to Lyrical Ballads” di W.Wordsworth.Si hanno date diverse se dal mondo nordico si va a quello latino in cui si attende alcuni anni, fusione tra i due mondi operata dalla baronessa De Staël che, prima in Francia nel 1813, pubblica l’“Alemagne” (La Germania), che contribuisce alla diffusione letteraria degli autori tedeschi, e poi in Italia nel 1816 quando un articolo della De Staël sulla rivista “Biblioteca Italiana” accusa la letteratura italiana di essere arretrata rispetto agli altri paesi europei e d’essere desueta e perciò invita gli italiani a adattarsi al modello tedesco.
Dopo questa lettera inizia la polemica fra classicisti e romantici. La sfasatura è evidente anche nelle opere prodotte in questo periodo: il Foscolo pubblica le “Grazie”, opera neoclassica nel 1815 –16, nel 1811 Manzoni, invece, pubblica gli “Inni Sacri” che svecchiano la letteratura italiana poiché presenta degli aspetti nuovi. Nel 1809 Manzoni scrive un poemetto classico l’“Urania”, ma non ne rimane soddisfatto dalla poesia neoclassica.
DATE DI RIFERIMENTO
1848→ vale come termine d‘arrivo per buona parte dei romantici d‘Europa.
1861→ fine del Romanticismo in Italia perché esso era collegato al risorgimento italiano, più in là la fine in Germania. Alcuni romantici appoggiarono la restaurazione (stranieri), mentre altri erano liberali e democratici, come ad esempio in Italia Silvio Pellico. Anche sul piano culturale si ha una differenza fra i romanticismi perché alcuni, come quello tedesco, ed anche il romanticismo in generale, avevano un atteggiamento di rottura con gli illuministi, invece, altri, come quello italiano, si ebbe una linea di continuità.
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ROMANTICISMO ITALIANO
Nell’Ottocento e fino all’unità d’Italia, le vicende della nostra letteratura sono strettamente intrecciate con la vita politica. Se consideriamo questo intreccio ci appare emblematica nel 1871, anno del trasferimento della capitale, la pubblicazione della “Storia della letteratura italiana” di Francesco De Sanctis che è letteralmente costruita sul mito di nazione, patria, libertà ed indipendenza che recupera percorrendo a ritroso la storia della letteratura italiana, ritrovando quei valori già a partire da Dante. Il De Sanctis stesso è un uomo emblema, con un’irresistibile vocazione civile, dal momento che fu scrittore patriota, ma anche ministro e militante, tutta fondata sui valori del Risorgimento che sono gli stessi del romanticismo italiano, ma in questa vocazione si ritrovano sia i meriti che i difetti. Sembra trascendere i contenuti dalla forma, tanti approfondendo delle lezioni dell’illuminismo lombardo e del Parini.
Fra tutti i grandi miti del Romanticismo, quello italiano sviluppa quello di NAZIONE, poiché il Romanticismo italiano organizza e sviluppa la letteratura intorno ai valori positivi della classe borghese.
Nei primi decenni dell’800 la nostra letteratura rifiuta quella vecchia ed accademica per privilegiarne una più moderna ed attenta alla realtà, ma proprio per questo essa si provincializza perché si chiude e si arrocca nei problemi specifici italiani perdendo quella caratteristica d’universalità che fin dal ‘300 le avevano permesso di esportare i propri capolavori, dal momento che l’ultimo grande poeta esportato dall’Italia è stato Metastasio. Da ciò deriva un eclissi della letteratura italiana in Europa che riguarda anche i maggiori letterati italiani, quali Manzoni e Leopardi, che sono poco conosciuti nel vecchio continente. Anche la polemica tra classicisti e romantici è un fatto assolutamente modesto, di modesta portata intellettuale, a riprova della natura oscura e provinciale della nostra letteratura.
Il luogo a cui ci dobbiamo riferire è la Milano d’età napoleonica ed è rappresentativo di questa cultura il personaggio del Foscolo, dapprima entusiasta della rivoluzione, poi deluso da Napoleone con il trattato di Campoformio, ma comunque un componente dell’esercito napoleonico. Nel momento in cui Napoleone manifesta più chiaramente il suo imperialismo da un lato produsse adulazione, da un altro invece favorì la nascita di valori nazionalisti patriottici (es. Foscolo: l’“Ortis” ed il “Bonaparte Vincitore”). Napoleone portò con sé anche l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia, che fornisce proprio il modello di una possibile unificazione per i patrioti del Risorgimento. Proprio a Milano dall’arrivo dei Francesi alla Restaurazione si assiste al formarsi di una massa di letterati che trasformano i loro precedenti in miti.
A Milano avviene la svolta, significativo è il fatto che l’Ortis e le Poesie del Foscolo siano state pubblicate proprio qui, in seguito ci lavorerà Manzoni, nascerà la poesia dialettale di Carlo Porta, poi si formerà il circolo dei Romantici ed infine qui sono attivi i più importanti esponenti del Risorgimento (Borsieri, Pellico).
A Milano la nuova cultura romantica si pone sulla linea di continuità con la cultura illuminista cioè con quella vocazione verso l’impegno civile dei Verri, Beccaria e Parini. Forse per questo motivo si è arrivati ad affermare che il Romanticismo non è esistito perché i nostri autori non si sono mai messi in rottura con i precedenti: Manzoni mantiene viva l’eredità dell’illuminismo lombardo, Leopardi si dichiarò sempre un neoclassicista convinto con una polemica senza fine. Manca, invece, rispetto ai nordici, l’attrazione verso il sogno, l’illusione (da voce alle parti della psiche sottratte alla ragione), invece il Romanticismo, come più volte detto, tende col sovrapporsi al problema nazionale. Manzoni va in direzione addirittura opposta rispetto ai nordici, al punto che, dopo aver rinunciato alla lirica ed aver scritto i Promessi Sposi, rinuncia e sconfessa il romanzo storico bollandolo come romanzo misto di storia e fantasia, che per lui è una cosa negativa, perciò il resto delle sue opere sono di carattere saggistico. Anche il Leopardi che è arrivato per una strada personalizzata ad ascoltare l’altro, aveva dichiarato che la poesia d’immaginazione era morta e ribadiva che l’unica forma di poesia era quella sentimentale. Tuttavia ci furono dei letterati romantici, ma già dalla loro scarsa popolarità si può vedere che portata ha avuto qui in Italia.
Nel 1816 venne pubblicato sulla “Biblioteca Italiana” l’articolo che innesca la polemica classico-romantica, ma ci fu anche un lungo periodo più complesso che non può essere limitato alla polemica, la cui genesi la si può identificare con la Restaurazione perché dal 1813 comincia la contrapposizione tra il governo austriaco restaurato e gli intellettuali liberali.
Tutti gli illuministi lombardi avevano collaborato con il governo, così inizialmente gli austriaci cercarono di ripristinare la collaborazione precedente, proponendo, ad esempio, al Foscolo la direzione della “Biblioteca Italiana”, il quale molto titubante alla fine rifiuta l’incarico. Dall’esempio del Foscolo si arriverà all’equazione tra liberali e romantici, come il Pellico. I nuovi compiti della letteratura dovevano essere pedagogici, civili, politici (contro i governi restaurati). Questo segna la fine del letterato cortigiano che vede nel Monti il suo ultimo esponente. Tutto questo fenomeno è limitato quasi interamente all’area lombarda che era già stata la punta di diamante dell’illuminismo e del classicismo italiano.
Gli intellettuali italiani si sentono chiamati a ridefinire i compiti della letteratura e facendo ciò fu attaccato ferocemente il classicismo che aveva ulteriormente ritardato lo sviluppo italiano, quindi c’era bisogno di una nuova letteratura. Tutte queste considerazioni sono già presenti prima dell’articolo della De Staël che funge da miccia, ma verranno anche in seguito riproposte.
RIVISTE MILANESI
Contemporaneamente a questa polemica si assiste alla diffusione di molte riviste tra cui “Il Conciliatore” e “La Biblioteca Italiana”
LA BIBLIOTECA ITALIANA
Comincia la pubblicazione nel 1816 con l’articolo della De Staël che appare sul primo numero. È un giornale di governo finanziato dagli austriaci che vogliono organizzare il consenso dell’intelligenza milanese e stringere i rapporti culturali tra l’Italia e l’Austria. La scelta del direttore fu tormentata poiché dapprima si chiese al Foscolo, ma questi rifiutò, infine ci fu l’assegnazione dell’incarico a Giuseppe Acerri. Gli argomenti trattati furono vari.
L’esito finale sarà una rivista politica austriaca che sul piano letterario propone il classicismo, su quello ideologico un atteggiamento reazionario, ma questi risultati si devono attribuire all’inasprirsi del dibattito che culminerà nei moti del ’21, si può dire ciò perché inizialmente la rivista era aperta, duttile, accoglieva anche articoli di letterati che poi passarono al Conciliatore.
Polemica classico-Romantico
Come già detto sulla “Biblioteca Italiana” comparve l’articolo della baronessa De Staël che innesca la polemica, anche perché il clima è favorevole, infatti a Milano ci sono gruppi di discepoli ed amici del Foscolo che si erano proposti di difendere le conquiste della rivoluzione borghese del ‘700, ma le loro aree sono per lo più culturali che si spiega sia con l’oppressione austriaca, ma anche e soprattutto con l’immaturità politica del popolo. La letteratura è divulgatrice d’idee formative delle conoscenze , arte nuova, socialmente e civilmente impegnata, ne segue l’esempio del Foscolo il suo amico Silvio Pellico. La De Staël polemizza con la letteratura italiana a proposito della maniera e dell’utilità delle traduzioni poiché avverte che la letteratura italiana si deve mettere al passo con i tempi ed abbandonare l’imitazione dei classici, che è pur sempre un mondo grandissimo, ma non più attuale e perciò che devono entrare in colloquio con le nazioni moderne, leggendo e traducendo quei testi, affinché l’Italia possa uscire dal suo isolamento che coincide con la sua arretratezza culturale. Non per ultimo invita i letterati italiani a promuovere nuovi generi letterari moderni come il teatro, suggerimento che venne accolto subito dal Manzoni con la stesura dell’“Adelchi”. Particolarmente singolare è il comportamento del Manzoni che si astenne sempre da interventi pubblici su questa questione, poiché realizza più che teorizzare, come una specie di anti-Foscolo.
L’articolo suscitò le ire dei classicisti che accusarono l’articolo di voler togliere loro l’unica arte rimasta. Pietro Giordani, difende il classicismo, Vincenzo Monti, nove anni dopo nel 1825 tardivamente accusa la scuola romantica e pone l’estrema difesa al classicismo e anche un giovane Giacomo Leopardi intervenne scrivendo alla “Biblioteca Italiana”, che però non pubblicò il suo articolo. Il maggiore esponente della difesa del classicismo fu Pietro Giordani che sottolineò come nei classici greci e latini risiede tutta la bellezza e la poesia, che sono cose immutabili nel tempo.
I Romantici difesero la De Staël riconoscendo la decadenza italiana, schierandosi per una letteratura nuova ed attuale. Nel giro di pochi mesi uscirono diversi interventi importanti. Pietro Borsieri, nel 1816, con “Avventure letterarie di un giorno“ descrive con vivacità l‘ambiente letterario milanese e sottolinea la missione sociale della letteratura ed infine afferma che solo due generi possono direttamente parlare al popolo e sono il teatro ed il Romanzo, quest‘ultimo è un genere che in Europa si è già sviluppato da un secolo, invece qua in Italia non è ancora ben radicato. Ludovico di Breme, sempre nel 1816, con “Intorno all‘ingiustizia di alcuni giudizi letterari“ sostiene la teoria dell‘unità tra poesia e natura, che per la poesia è spontaneità dei sentimenti, immediatezze, da ciò deriva la polemica nei confronti di tutto il repertorio classico, come le unità aristoteliche di spazio, luoghi, tempi e miti. Ma il testo più noto ed importante è quello di Giovanni Berchet, che con “Lettere semiserie di Grisosto al Figlio” sostiene che la vera poesia sia quella popolare e definisce chi sia il popolo capace di aprire le orecchie ed il cuore. Per far ciò distingue i parigini e gli ottentotti. I Parigini sono gli aristocratici che hanno già conosciuto tutto e non si commuovono più davanti a nessuna poesia. Invece gli Ottentotti rappresentano uomini rozzi, incolti, sordi alla voce della poesia. Il pubblico ideale è il popolo, più specificatamente la nuova borghesia che a Milano finalmente comincia ad esistere.
IL CONCILIATORE
Molti intellettuali crearono una rivista alternativa alla “Biblioteca Italiana” che chiamarono “Il conciliatore”, una rivista già diversa per il formato, poiché al contrario della prima che era in fascicoli da raccogliere alla fine in volumi da poi essere disposti in biblioteche, questo era più agile, addirittura veniva chiamato il foglio azzurro. Veniva finanziato da alcuni giovani aristocratici. Il redattore era Silvio Pellico. La rivista fu massacrata dalla censura austriaca e venne chiusa dopo un anno e mezzo.
Sotto il finanziamento di due aristocratici, con in redazione Silvio Pellico, Pietro Borsieri, Ludovico di Breme e Giovanni Berchet essa era una rivista alternativa già dalla sua veste editoriale, poiché non usciva in fascicoli, ma come un agile foglio azzurro, come un giornale contemporaneo, fatto per essere letto. Era nuovo anche il pubblico e non a caso i redattori stesero nel primo numero un programma d’intenti a modo di proemio. Ha un taglio enciclopedico che ha come modello “Il caffè” poiché le discipline prese in esame sono le più varie e le più attuali. Nel primo numero c’è un elenco: scienze morali, statistiche, letteratura, economia, manifattura, agricoltura, arte, scienze e varietà.
Il programma è opera del Borsieri che afferma che sono stati due i criteri della scelta:
– Preferisce in prima quelle che sono ritenute utili al maggior numero di persone, quelle che sono immediatamente riconosciute utili per la gente. Segue un criterio di utilità, impegno pedagogico per perseguire un utile sociale. Ciò segue la natura del Romanticismo che privilegia una letteratura reale e concreta;
– In seguito intendono unire queste materie a delle altre perché non vengano scartate le discipline dilettevoli, ciò nonostante devono abituare gli uomini ad avere attenzione su se stessi con moralità.
Obiettivo socialmente e politicamente impegnato. Ovviamente gli esiti de “Il Conciliatore” sono opposti a quelli de “La Biblioteca Italiana”. Sul piano letterale si schierano per il nuovo, contro il classicismo, per l’impegnato, con nuove aperture alle letterature straniere. Sul piano ideologico e politico con orientamento liberale. Molto esponenti vennero imprigionati dopo i moti del ’21, la rivista venne chiusa nel 1819 dopo un anno di pubblicazioni dal governo austriaco.
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