Parini-Alfieri-Foscoloi

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Testo

PARINI
Esordio poetico con Alcune poesie di Ripano Pupilino, ispirate ai modelli letterari del petrarchismo e dell'arcadia; compone Dialogo sopra la nobiltа, in cui vengono gettate le basi della sua critica antinobiliare; scrive Il Mattino e Il Mezzogiorno, poemi dedicati a ritrarre i vizi della nobiltа che si sarebbero completati ne La Sera. Scrive le Odi, che si possono divedere in tre parti:
- temi sociali e civili-->dimensione pubblica
- funzione sociale della cultura e dell'educazione
- temi dell'interioritа esistenziale

L'ideologia e la poetica
La legge che regola in un difficile e spesso contraddittorio equilibrio gli atteggiamenti ideologici e artistici pariniani и quella della moderazione. Vivendo all'incrocio di tendenze e tradizioni diverse e spesso contrastanti, di tutte Parini risente l'influenza, senza in realtа aderire a nessuna. Puт per esempio scagliarsi contro il fanatismo e il dogmatismo controriformistici clericali, criticando l'oscurantismo della Chiesa e dei religiosi; e perт, al tempo stesso, respingere con nettezza le posizioni atee e materialiste di alcuni pensatori francesi. Oppure puт ingaggiare una interminabile battaglia contro la nobiltа per delegittimame i privilegi, sostenere l'egualitarismo e l'umanitarismo tipici della cultura dei Lumi; e perф, al tempo stesso, esaltare il valore speciale della cultura e dell'arte, facendone strumenti di distinzione individuale, attributi propri di un'йlite inteilettuale raffinata ed esciusiva. Oppure ancora puт criticare i vizi e la inutilitа dell'aristocrazia; e perф, a! tempo stesso, lavorare con convinzione entro l'amministrazione dell'Impero austriaco di Maria Teresa e di Giuseppe II, impegnarsi all'interno delle strutture sociali della nobiltа allo scopo di restituire loro una funzione di autentico prestigio, diffidare di ogni iniziativa "daT basso", cioи popolare o perfino borghese.
Si potrebbe forse sintetizzare la posizione ideologica di fondo di Parini con la formula seguente: egli vuole trasformare radicalinente i contenuti senza alterare le strutture. Da questo punto di vista, anzi, idee politiche e concezione artistica tendono a darsi la mano; cosI che la formula и in qualche modo valida sia che la si applichi alla societа, sia che se ne faccia una dichiarazione di *poetica
Parini non si allontanт mai da Milano, dove si era trasferito a dieci anni, spostandosi dal suo non lontano paesino. Se ciф comportava il rischio del provincialismo, и pur vero d'altra parte che nella Milano dei decenni tra la metа e la fine del secob Parini pote essere coinvolto in eventi politici e culturali ben adeguati alla tipologia europea.
La frequentazione degli ambienti aristocratici, negli anni (1754-'68) in cui hi a! servizio presso famiglie della nobiltа milanese, getta le basi della critica antinobiliare del poeta: questa tocca il suo punto pin netto nel Dialogo sopra la nobilth (cfr. T 1, p. 120), del 1757, ma costituisce anche la struttura portante del Giorno. D'altra parte il livello qualificato delle famiglie con cui il poeta и a piщ stretto contatto lo induce a riconoscersi in una prospettiva ancora largamente tradizionale, secondo la quale spetta alle vecchie strutture sociali di operare il rinnovamento promosso dalla nuova cultura; cosI che la nobiltа non deve essere soppiantata, ma solo perdere i propri vizi, divenire una classe propositiva e moderna in grado di guidare le necessarie riforme, una classe insomma meritevole dei privilegi che ha ereditato. Parini mira dunque a un rinnovamento delle strutture sociali dell'ancien rйgime, non a una loro messa in discussione.
Significativa, da questo punto di vista, и la diversa concezione delle strutture produttive che separa Parini dagli illuministi pin radicali. Questi ultimi sostenevano una nuova concezione economica, secondo la quale il ruolo-guida non spettava pin all'agricoltura ma all'industria e al commercio, sole garanzie di progresso e di ricchezza per tutti. Lo studio5lella societа inglese (e francese) determinava fra l'altro presso i pin rigorosi prosatori illuministi un collegamento tra trasformazioni produttive e trasformazioni sociali: l'unico modo per combattere la corruzione della vecchia classe nobiliare risultava insomma l'affermazione di una nuova classe produttiva e dinamica. Ben diversa era la posizione dell'amministrazione austriaca, che intendeva modernizzare ma non stravolgere le vecchie strutture sociali, e pertanto si impegnava in una difesa e in un rilancio della produzione agricola, benchй sotto ponendola a una serie di innovazioni di grande rilievo tecnico. E in linea con la posizione della politica ufficiale degli austriaci era anche Parini, che si riconosceva le teorie della scuola dei fisiocratici (cfr. cap. I, IL 1, p. 7).
La controversia su questo punto comporta una grave diversitа nella prospettiva politica (e anche culturale) di fondo: a differenza degli intellettuali del Caffи Parini non percepisce che la grande trasformazione in atto comporta di necessitа l'affermarsi di una nuova classe sociale (la borghesia) e Ia riconversione (cioи l'imborghesimento) dei vecchi ceti dirigenti, salvo essere travolti dalle nuove dinamiche produttive. II paradosso della posizione di Parini consiste nel fatto che egli vuole attuate una serie di trasformazioni abbastanza radicali, ma senza preoccuparsi delle forze, sociali e produttive, in grado di realizzarle.
Parini era inoltre disposto a riconoscere la validitа della scienza e a difendeme le ragioni contro l'oscurantismo e i pregiudizi ancora diffusi; ma rifiutava di sottomettere alle ragioni della scienza ogni aspetto della realtа e della vita, insofferente del pragmatismo e dell'utilitarismo che caratterizzavano il pensiero illuminista pin radicale.
In particolare era proprio sulla funzione e sui caratteri della letteratura (e dell'arte) che si accresceva Ia distanza tra Parini e i suoi interlocutori, benchй l'uno e gli a!tn si riconoscessero nella poetica del sensismo (cfr. cap. I, S 7). Gli illuministi lombardi tendevano a fare della letteratura uno strumento atto a diffondere cognizioni utili, a condurre battaglie socialmente progressive, demistificare pregiudizi e superstizioni; sostenevano insomma una finalizzazione pratica della letteratura. Panini accoglieva l'esigenza di rivolgere alla prospettiva sociale l'attivitа creativa dell'artista; ma rifiutava Ia riduzione della letteratura all'utile, sostenendo piuttosto che la poesia deve nascere dal difficile incontro tra finalitа sociali e bellezza, cioи tra utilitа e gratuitа.
Mentre l'utilitа della poesia deve esserle garantita dal rapporto vivo con Ia realtа stonico-sociale presente, nella quale il poeta и chiamato a prendere posizione, la bellezza risponde a un'esigenza piuttosto legata alla natura dell'uomo che non alla sua storia (noi diremmo perciт a un'esigenza antropologica). Questa seconda esigenza non puф essere trascurata, dato che solamente per mezzo di essa l'arte risulta in grado di agire sulla mentalitа degli uomini, dovendo essere la sua azione in ogni caso mediata attraverso i sensi (o la sensibilitа), cosм come aveva insegnato la poetica del sensismo. Ora, come costante risuha questa esigenza di bellezza, cosI costanti appaiono gli strumenti per dare soddisfazione, e Ia definizione di essi appartiene alla migliore tradizione classica, tanto antica quanto recente, e perciт sia a greci e latini sia agli italiani dei secoli esemplari (il Trecento e soprattutto il Cinquecento). E da questa teorizzazione che deriva la specifica, originate posizione di Parini, aperto alle nuove tematiche civili e sociali (l'utile), ma d'altra parte fedele alle forme della tradizione classica (la bellezza). La disillusione politica degli ultimi anni porta sempre pin sub sfondo la necessitа dell'impegno civile e storico nel presente, valorizzando l'altro ingrediente della formula pariniana, il culto dell'equilibrio e della bellezza; non senza un residuo di malinconia e non senza il sentimento di una sconfitta.

Vittorio Alfieri
Vittorio Alfieri nasce ad Asti il 16 gennaio 1749. Rimasto assai presto orfano di padre, a meno di dieci anni, net '58, entra nella Reale Accademia di Torino. Licenziatosi dall'Accademia nel '66, inizia una serie impressionante di viaggi, in Italia e soprattutto in molti paesi europei. Net '72 torna stabilmente a Torino. Tra il '74 e il '75 avviene la scoperta della vocazione letteraria. L'avvicinamento alla letteratura и reso difficile da una formazione culturale incerta e tardiva. A partire dal '75 Si apre il periodo piщ intensamente creativo di Alfieri. Net '76 si stabilisce a Firenze dopo aver conosciuto Ia contessa d'Albany, destinata ad essere Ia donna della sua vita. Dopo un soggiorno romano (1781-83), Alfieri, separatosi dalla contessa d'Albany, riprende a viaggiare, in Italia, Francia e Inghilterra. NeII'86, ricongiuntosi con la contessa d'Albany, e a Parigi, dove compone le ultime tragedie e inizia a scrivere Ia prima parte della Vita. A Parigi Alfieri resta fino at '92, quando Ia piega radicale assunta dalla rivoluzione lo induce a trasferirsi a Firenze. Qui Alfieri si dedica alla stesura delle commedie, di una parte delle Rime e di altre opere. Muore l'8 ottobre 1803.
L'intera produzione delle Rime vide la luce in un'edizione postuma del 1804. In Alfieri la forma lirica non aspira alla ricomposizione, ma alla raffigurazione del dissidio: di qui la ricerca della disarmonia, della radicalitа formale, della tensione irrisolta. Dai testi emerge la figura di un poeta-eroe combattivo e risentito.
II corpus del teatro alfieriano consta di sei commedie e di diciannove tragedie, ed и a queste ultime soprattutto che viene riconosciuta un'importanza centrale. II periodo creativo di Alfieri in campo tragico va dal 1775 al 1788. II modello adottato da Alfieri e quello classico della tradizione aristotelica. Lo stile e Ia metrica cooperano all'innalzamento della materia. II lessico и scelto ed elevato; la sintassi и ardua e irta di inversioni e di fratture. Tutte queste caratteristiche denunciano una concezione aristocratica ed elitaria del teatro. I capolavori teatrali di Alfieri sono il SauI (1 782) e la Mirra (1786).
La prima stesura della Vita risale al 1790; l'edizione definitiva dell'opera uscм postuma, net 1806. II testo di divide in due parti: Ia prima contiene un'introduzione e quattro segmenti corrispondenti a quattro diverse epoche della vita di Alfieri: Puerizia, Adolescenza, Giovinezza, Virilitа; la seconda parte и Ia continuazione della quarta epoca e giunge fino at maggio del 1803. La struttura narrativa e ideologica dell'opera ruota attorno al motivo centrale della scoperta delta vocazione letteraria. Il vero terna della Vita non и tanto il recupero di tutto il passato, o II racconto degli episodi romanzeschi e avventurosi di cui Alfieri e stato protagonista, quanto Ia rievocazione delle tappe che gli hanno permesso di diventare scrittore.

Che cos'и l'io? La scoperta dell'anima sensibile
La letteratura, nel Settecento, dal romanzo psicologico alla autobiografia, si interroga anch'essa sulla domanda del secolo: che cos'e l'uomo? E in particolare: che cos'e l'io?
II genere autobiografico si rinnova, non racconta piщ l'uomo pubblico, l'esemplaritа di una carriera intellettuale o professionale (cfr. te autobiografie di Vico o di Giannone), ma indaga la dimensione privata, diventa Ia storia di un'anima. Questo interesse nuovo per l'uomo come soggettivitа era stato sollecitato dall'attitudine all'autoanalisi, sviluppata dalla pratica della confessione, a cui Riforma e Controriforma avevano dato ampio spazio nella vita religiosa (cfr. SI 2).
L'esplorazione dell'io significa ricostruzione della sua storia, significa illuminare la genesi e lo sviluppo di una personalitа. Anche il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza, prima ignorato o citato solo a proposito degli studi, acquista un'importanza assolutamente nuova (cfr. lo spazio dedicato all'epoca prima e seconda nella Vita di Alfieri). Tuttavia i ricordi infantili non hanno nella Vita alfieriana un valore autonomo, come giа nelle Confessioni di Rousseau, ma sono la spia del futuro destino di scrittore dell'autore, che a tal fine orienta e razionalizza a memoria del passato.
II carattere и concepito come unitа coerente che emerge dalla natura dell'individuo e si costruisce su modelli ideali. Ed ecco l'importanza di Plutarco, amatissimo da Alfieri, come dalla successiva generazione romantica, per a capacitа di offrire, con le sue Vite Parallele, modelli di vita eroica a misura d'uomo.
L'io alfieriano ha come attributo essenziale il forte sentire, i boltenti furori, una passionalitа generosa e vibrante, che non tollera la mediocritа, rifiuta consuetudini e convenzioni, inclina alla malinconia e all'irrequietezza.
II referente gnoselogico e il sensismo lockiano: se attraverso i sensi l'uomo stabilisce il suo rapporto con il mondo, si capisce l'importanza che assume la sensibilitа nella vita intellettuale e affettiva. Ma la sensibilitа che Locke intendeva in modo materiale e organico subisce, alla fine del secolo, un processo di interiorizzazione e di sublimazione eroica, assumendo giа in Alfieri i connotati del modello di individuo che avrebbe affascinato i lettori dell'epoca romantica.
L'esplorazione dell'io individuale fa emergere una frattura tra interioritа e vita sociale. La tradizionale separazione tra anima e corpo si traduce nella moderna separazione tra interiore ed esteriore (cfr. cap. I, PAP 2). Tutte le opere di Alfieri presentano in atto un conflitto tra i sentimenti, le aspirazioni dell'io e Ia societа: "ma, non mi piacque il vit mio secol mai: / e dal pesante regal giogo oppresso, / sol nei deserti tacciono i miei guai" (cfr. T 2, "Tacito orrordisolitaria selva"). Ciт che opprime Alfieri non и solo la tirannide politica. Numerosi sono nella Vita gli episodi di insofferenza e di ribellione verso tutto do che e sottomissione ai rituali, al conformismo sociale e mondano o, peggio ancora, ubbidienza all'autoritа altrui. Il conflitto и tra la libera, assoluta affermazione dell'io individuale e un potere esterno, comunque limitante e oppressivo, si tratti del regal gioco o della viltа dei pщ.
Di fronte all'ostacolo esterno l'io и solo. Di qui la tendenza alla chiusura in sй, a evadere nella solitudine. La natura non e piщ quella arcadica, che conciliava natura e civiltа, ma una natura selvaggia, deserta, immense, tempestosa, che diventa rifugio e conforto dell'io, suscita emozioni e sentimenti sublimi, ignoti all'uomo comune. L'io stabilisce un rapporto nuovo con il paesaggio, di comunicazione emotiva ed empatica. Gli spazi solitari, immensi, senza confini danno ad Alfieri la sensazione di trovarsi in un altro globo, dove viene meno il senso del limite. II viaggiare frenetico, il continuo movimento nello spazio (cfr. viaggi nei paesi nordici) nasce da un'insoddisfazione nei confronti di una realtа avvertita come mediocre e limitata. Il viaggio materiale termina con l'inizio del viaggio letterario, con la sublimazione nella scrittura tragica di questo conflitto esistenziale, vissuto in forme eroiche.
La concezione sensistica e naturalistica aveva segnato nel Settecento la conquista di una dimensione integralmente terrena dell'uomo, premessa, negli illuministi, di un'etica nuova, liberale e rivoluzionaria. Ma questa, svuotata di ogni contenuto polemico costruttivo e trapiantata in una situazione ancien rйgime, come quella del Piemonte sabaudo, diventa per Alfieri il segno di un limite della condizione umana, della miseria e crudeltа del destino terreno dell'uomo (ci r. MD 1, Genesi del titanismo e del pessimismo alfieriano). Il senso del limite, accettato senza angoscia dagli illuministi, suscita una ribellione che non puт avere altro esito che la morte. Perciт il tema della morte ricorre, spesso come liberazione dell'anima eroica (cfr. T 3, Bieca, o Morte, minacci?), sfida ultima a una sorte oppressiva e senza scampo.
Questo risarcimento nella morte non esiste piщ nella Mirra. Il dissidio interno/esterno, in Mirra come in Saul, si interiorizza e diventa lotta tra forze psichiche opposte che minacciano l'unitа dell'io e la coerenza del suo rapporto con la realtа. Lo scrittore, toccando qui l'"ombra" dell'anima, si affaccia all'orizzonte di una concezione giа pienamente moderna dell'io (cf r. MD 2, Saul e Mirra: un esempio di scissione dell'io).
Ugo Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 a Zante. Dopo l'infanzia, trascorsa tra Zante e Spalato, nel 1793 raggiunge la madre a Venezia (il padre era morto nel 1788). La discesa di Napoleone in Italia accende l'entusiasmo politico di Foscolo, che si impegna per la causa rivoluzionaria. Quando Napoleone cede Venezia all'Austria con il Trattato di Campoformio (1797), la delusione del poeta и grande. Foscolo continuerа a seguire gli eserciti napoleonici, ma il suo atteggiamento diventerа sempre piщ nettamente antifrancese. Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia (1813), Foscolo rientra a Milano da Firenze, dove risiedeva dall'estate dell'anno precedente. Tornati gli austriaci, per non giurare fedeltа al nuovo potere prende la via dell'esilio (1815). Sara prima a Zurigo e poi a Londra (1816), dove rimarrа fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 1827.
La prima delle poche opere compiute ed approvate di Foscolo sono le U/time lettere di Jacopo Ortis, un romanzo epistolare che impegnт a lungo l'autore: i primi abbozzi sono del 1796, l'edizione definitiva и del 1817. L'Ortis и costituito da una raccolta di lettere inviate da Jacopo all'amico Lorenzo Alderani fra il 1797 e il '99. La vicenda, che si snoda tra delusione politica e delusione amorosa, si conclude con il suicidio di Jacopo.
Della abbondante produzione giovanile Foscolo non volle salvare nulla; e nulla scrisse di poesia lirica dopo il 1803. Pertanto il "Canzoniere" approvato assomma, nell'edizione definitiv del 1803, a dodici sonetti e due odi composti tra i venti e i venticinque anni. Quanto le odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, All'amica risanata) paiono lontane da clima appassionato dell' Ortis, tanto i sonetti ci portano nel vivo del mondo sentimentale ed espressivo del romanzo. Nei sonetti, soprattutto nei quattro aggiunti nel 1803 (Alla sera, A Zacinto, Alla Musa, In morte del fratello Giovanni), Foscolo dа il meglio della propria ispirazione giovanile.
L'elaborazione delle Grazie fu lunga e complessa. Foscolo lavorт all'opera soprattutto a Firenze fra il 1812 e il 1813, con l'obiettivo dapprima di comporre un lungo inno e poi di strutturare il testo in tre inni distinti ma correlati. Il primo inno, dedicato a Venere, descrive l'apparizione della dea e delle Grazie, sue compagne; il secondo, a Vesta, raffigura il passaggio delle Grazie dalla Grecia all'Italia; il terzo, a Pallade, rappresenta la fuga delle Grazie e il conseguente trionfo della barbarie. Dopo il ritorno a Milano alla fine del 1813 e il successivo esilio, il lavoro alle Grazie si blocca, cosм che il poema resta incompiuto e frammentario.
In Foscolo tanto il rapporto con la cultura classica (Omero), quanto quello con i moderni (Sterne), si concretizza in una inesausta attivitа di traduttore. Nel decennio londinese, Foscolo si dedicт alla critica letteraria, gettando le basi della disciplina modernamente considerata.

Le idee: letteratura e societа
Dall'illuminismo Foscolo deriva una visione laica e immanente della storia e della societа, nonchй una solida prospettiva materialistica. Ma dall'illuminismo Foscolo si rivela poi assai distante nella concezione dell'intellettuale e del sapere. Gli iluministi rinnegano la concezione tradizionale dell'intellettuale come letterato, facendone uno "scienziato" al servizio della societа attraverso le proprie competenze specifiche; Foscolo, al contrario, conferma la subalternitа del pensiero scientifico rispetto alla poesia e all'arte, e vede nell'intellettuale non un operatore sociale ma una coscienza collettiva.
Queste posizioni giungono a maturazione precocemente, e risultano giа ben delineate al tempo dei Sepolcri (1807). D'altra parte anche la giovanile maggiore contiguitа al pensiero illuministico si manifesta in termini piuttosto originali: il giovane Foscolo, seguace di Rousseau, assegna alla natura primitiva il valore piщ alto, e non all'intervento tecnico a scientifico della civiltа. Di qui deriva una radicalitа ideologica, attiva ancora nella composizione dell'Ortis, che assume, politicamente, i tratti di un inquieto giacobinismo e si configura quale carica pessimistico-negativa nei confronti delle convenzioni e delle strutture sociali esistenti. Questo momento negativo, a addirittura distruttivo, verso i miti sociali partoriti dalla ragione verrа alimentato in molti modi: dalle incerte, meschine esperienze dei fatti storici e dal comportamento degli intellettuali in essi; dalla inadeguatezza del nuovo ceto sociale, la borghesia, ai compiti assegnati a essa dal pensiero dei lumi; da letture come quella del romanziere inglese Sterne, incoraggiante una visione disincantata e relativistica della natura umana.
Nel rifiuto dei miti illuministici del progresso e della scienza, e nel primato assegnato alla forma artistica, Foscolo и l'erede di Parini; nella rappresentazione tragica dei conflitti sociali, di Alfieri; nel riconoscimento di una funzione sociale alla poesia, di Vico. D'altra parte non и assente l'influsso della riflessione politica di Machiavelli, considerata quale denuncia della natura inevitabilmente ferina dei rapporti sociali e del carattene comunque oppressivo del potere.
La valorizzazione della poesia si inserisce dunque all'interno di una concezione pessimistica della storia e della societа. Nи la poesia puт avere la forza di riscattarne la fatale negativitа. Foscolo si accontenta perciт di attribuire alla poesia la gestione eroica dei grandi valori della civiltа, la cui incarnazione storica non cancella l'iniquitа dei rapporti sociali ma al massimo le si sovrappone e la giustifica. La divisione della societа in padroni e servi и data per incancellabile; ma alla civiltа spetta di qualificare il dominio dei primi in nome di valori nobili, in nome di una virtщ che assuma la funzione della veritа (sia pure di una veritа storicamente determinata). La poesia deve essere l'interprete di questi valori e la forza capace di renderli, da parziali, universali; cioи, in qualche modo, la forza capace di trasformare la veritа espressa dalla classe dominante in veritа valida anche per le classi a essa soggette. E all'interno di questa concezione che va collocato anche un concerto come quello di patria, intesa come comunitа nazionale futura.
Sta poi di fatto che l'incarnazione concreta del potere parve sempre a Foscolo molto al di sotto di questa capacitа di universalitа, e i ceti dominanti gli risultarono inadeguati a questa funzione di trasformare valori particolari in valori generali. E pertanto la propria disorganicitа rispetto ai valori della borghesia in ascesa divenne uno strumento di accusa e di critica capace di svelare ipocrisie, opportunismi, debolezze; fino al punto di trasformare Foscolo in un anti-Monti.
Sparse in una miriade di scritti spessl frammentari e disorganici, le riflessioni di Foscolo riguardo al rapporto tra societа e letteratura trovarono una qualche sistemazione nei testi scritti tra il 1808 e il 1809 per un ciclo di lezioni tenute presso 1'Universitа di Pavia, consistenti in una orazione inaugurale (Dell'origine e dell'ufficio della letteratura) e in cinque lezioni.

Dei sepoicri
II carme Dei sepolcri и l'opera di Foscolo piщ compatta e conclusa. Scritto in pochi mesi, tra l'estate e l'autunno del 1806, и giа stampato ai primi di aprile del 1807. Й molto probabile che l'idea di scrivere i Sepolcri sia nata in Foscolo per suggestione della discussione avuta con Pindemonte (a cui poi il carme venne dedicato) e con la contessa Teitichi Albrizzi, sul tema delle sepolture. Una certa importanza avrа avuto anche l'estensione all'Italia dell'editto di Saint-Cloud, che regolamentava le pratiche sepolcrali ispirandosi a criteri igienici e di egualitarismo sociale. Ma ad essere innovativo nel carme foscoliano non и il tema sepolcrale, largamente dibattuto dalla poesia preromantica, nй il metro usato. L'innovazione sta nella salda struttura argomentativa e nella fortissima carica attualizzante dell'opera.
I Sepolcri sono costituiti da 295 endecasillabi sciolti. Il testo и suddivisibile in quattro parti, secondo il suggerimento offerto dallo stesso autore. La Prima parte (vv. 1-90) affronta il tema dell'utilitа delle tombe e del riti funerari. Da un punto di vista materialistico e laico, essi sono inutili; ma hanno un senso legato alla dimensione sociale dell'uomo, alla sopravvivenza dell'estinto nella memoria dei vivi. La Seconda parte (vv. 91-150) и dedicata ad una ricognizione delle vane concezioni e dei vani usi che si sono susseguiti, rispetto alla morte, nel corso della civiltа umana. Mentre viene esecrato il modello cattolico e medievale, sono esaltati il modello classico e quello inglese. Nella Terza parte (vv. 151-2 12) и trattato a fondo il rapporto tra significato privato e significato pubblico della morte e dei riti collegati. Le tombe dei grandi comunicano ai virtuosi il loro esempio e li stimolano a proseguirne l'opera; ne и prova ciт che accadde al poeta stesso visitando Santa Croce, a Firenze, dove sono sepolti molti dei grandi italiani del passato. Nella Quarta parte (vv. 2 13-295) oltre ad essere ribadito il valore morale della morte, che compensa le ingiustizie della vita, viene affermata la funzione centrale della poesia, il cui compito и quello di celebrare le virtщ e di conservarne nel tempo il ricordo. La poesia ha, dunque, la medesima funzione delle tombe, ma si rivela capace di esercitarla al di lа dei limiti di esse. Come esempio di questa concezione Foscolo introduce, nella parte finale del carme, la figura di Omero, che cantando la guerra di Troia ha preservato il ricordo del valore sia dei vincitori che degli sconfitti.
II tema dei sepolcri diviene in Foscolo un tema strategico perchй risulta in grado di convogliare e raccogliere i principali nodi problematici della sua ricerca. И un tema, cioи all'incrocio di altri temi importanti: il materialismo, il significato della civiltа e in particolare della poesia, la condizione storica dell'Italia e le possibilitа di riscatto, l'identitа individuale e sociale del poeta.

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