Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
Voto: | 1.5 (2) |
Download: | 205 |
Data: | 24.09.2001 |
Numero di pagine: | 1 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
Caserta 03/05/2001
Commento pag. 1240
Non recidere, forbice, quel volto. (E. Montale)
Quando Montale scrisse questa lirica, in lui era ancora molto forte il ricordo di Drusilla, della sua amata che ora perт era morta. Poichй il tempo di solito rimedia ad ogni dolore, Montale prega alle forbici del tempo di risparmiare quest’ultima immagine piacevole che ancora ha nella sua mente. Implora di non far diventare quel dolce viso una nebbia, che lo avvolgerа per sempre. I termini che usa Montale sono davvero efficaci poichй sia le forbici, che la nebbia provocano, a mio avviso, nell’animo del lettore la stessa angoscia che provava il poeta in quel momento. Poi, all’improvviso c’и tutto un freddo, forse inteso come quello delle gelide lame delle forbici, che con un solo colpo, deciso, stacca la cima di un albero, di un acacia che ora и ferita proprio come lo stesso Montale. E, quest’acacia ferita, lascia cadere dal ramo un guscio di cicala che rotola nella fanghiglia autunnale. Anche in questa metafora Montale esprime tutti i suoi sentimenti poichй allo stesso modo in cui la cima, cadendo, porta con sй il guscio nel fango, anche l’immagine di Drusilla (il guscio di cicala), venendo dimenticata, porta via al poeta l’unico barlume di felicitа, svanendo nella desolazione di una vita priva di ricordi dolci.