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Categoria: | Letteratura |
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- STURM UND DRANG -
Verso il 1770, o meglio, fra il 1748 ed il 1752, in Germania nacque un movimento culturale e letterario, come reazione all’intellettualismo illuministico, che rappresentò l’ultima fase del preromanticismo: lo Sturm und Drang.
Il nome stesso, XXX, attribuito al movimento solo trent’anni dopo la sua fine, suggerisce già di per sé il suo carattere impetuoso e rivoluzionario.
Gli Sturmer (erano infatti così chiamati gli aderenti al movimento) erano quasi tutti all’incirca coetanei Gli Sturmer (erano infatti così chiamati gli aderenti al movimento) erano quasi tutti all’incirca coetanei, ed avevano vissuto la loro adolescenza in un particolare clima sociale, che contribuì ampiamente alla formazione della comune base ideologica; in particolare erano cresciuti leggendo le opere di Rousseau, ed avevano assistito alla proclamazione di indipendenza americana.
Lo Sturm und Drang raccolse quindi i fermenti di una nuova gioventù, ribelle alle tradizioni, e all’ordine sociale esistente, ed avversa più in generale ai rigidi schemi razionalistici imposti dall’Illuminismo.
Per sommi capi possiamo ricondurre il movimento dello Sturm und Drang, innanzi tutto ad un rifiuto del razionalismo, e pertanto ad una netta separazione dai canoni ideologici illuministici, e quindi ad una riaffermazione prepotente dell’istinto naturale e dell’azione, che verranno ad assumere un ruolo di primo piano, condizionando soprattutto la letteratura dell’epoca.
In particolare, si seguì l’appello di Rousseau, per il “ritorno alla natura”; nel nuovo clima spirituale, esso si determinò da una parte come sentimento della divinità della natura, forza generatrice senza freni o regole, e dall’altro come concetto dell’inevitabilità degli istinti naturali e delle passioni, quali sua manifestazione: motivo dominante e ricorrente dello Sturm und Drang fu appunto il diritto dell’uomo a dare soddisfazione alle sue intime aspirazioni.
Lo Sturm und Drang vagheggia quindi forme di vita primitive e selvagge, come conseguenza della riaffermazione del cosiddetto Diritto del Cuore, che prevedeva la libertà dei sentimenti delle passioni e degli istinti. Ci troviamo anche qui a contrastare la Gelassenheit (l’imperturbabilità), tipica espressione Illuministica che nasceva dall’eccessiva fraddezza razionalistica.
Per quanto riguarda più precisamente gli aspetti letterari dello Sturm und Drang, è importante soffermarsi innanzi tutto sugli autori più importanti del periodo in questione, e più ancora su un fenomeno alquanto singolare, ma decisamente di primo piano.
Parlando degli autori, dobbiamo infatti citare Goethe, che senza dubbio alcuno è il primo, e forse unico autentico autore sturmeriano nel senso stretto del termine.
Lo Sturm und Drang, infatti potrebbe essere definito altresì efficacemente come “Età Goethiana” proprio perché fu lui a dare nuovo impulso alla letteratura dell’epoca portando tutta la serie di innovazioni che furono successivamente definite come facenti parte di un movimento a se stante.
Tutti gli altri esponenti non erano altro che una cerchia di amici poeti attratti dalla personalità molto forte di Goethe, e talvolta si riducevano a semplici imitatori suoi succubi.
Tra i nomi di spicco tuttavia ricordiamo Lenz, Klinger, Wagner, Stolberg, tutti personaggi secondari rispetto alla figura offuscante di Goethe.
La poetica Sturmeriana si riconduce inequivocabilmente a due temi non nuovi della letteratura precedente: la Nature ed il Genio.
Sono questi due elementi centrali, fondati l’uno sull’altro, indivisibili e complementari al tempo stesso, che si fusero traendo spunto dalla concezione naturalistica di Rousseau, e dal culto del Genio di Hamann e Shaftesbury, trasformandosi a vicenda in qualcosa di diverso e superiore rispetto ciò da cui avevano tratto origine.
Caratterizzante è anche il ruolo dell’azione, che determina l’andamento e gli avvenimenti dei drammi (che sono il genere per eccellenza in cui l’azione trova la sua pienezza).
Dalla riaffermazione degli istinti, e dal culto del movimento e dell’azione, in opposizione alla passività e all’indifferenza, non poteva non conseguirne un interesse vivo e attivo per i problemi della società, e quindi un’accesa polemica sociale, espressa più o meno esplicitamente attraverso i drammi.
In particolare, vediamo come fosse caro agli Sturmeriani il teme del fratricidio. Nelle loro opere troviamo spesso lo stereotipo dei due fratelli (nobili o regnanti), uno dei quali malvagio (caratterizzazione tale da giustificare l’omicidio da parte del fratello buono senza intaccare la figura del protagonista). All’interno di questa scena stereotipica, troviamo ancora una terza persona che gioca un ruolo primario nelle vicende, e chiude così il triangolo: generalmente si tratta dell’amata dal fratello malvagio, il quale è d’intralcio nella storia d’amore fra questa e il fratello buono, che sarà quindi portato ad uccidere per un “giustificato” motivo passionale.
Il triangolo filadelfico, del quale si avverte ancora negli sturmeriani l’influsso, rappresentava però l’ideale opposto: i due amici fra i quali esiste un rapporto tale da poter essere definiti quasi fratelli, e la sorella di uno dei due, la quale si sposerà, o si fidanzerà con l’amico del fratello. Un quadro questo riflettente la mentalità benpensante dell’epoca: il triangolo filadelfico rispecchia in tutto una società ideale, pervasa da buoni sentimenti, e palesemente condizionata dall’etica, dalla morale e dalla religione.
Nella nuova caratterizzazione sturmeriana, invece compare prepotentemente l’omicidio (e l’omicida diviene un eroe, grazie ad un espediente letterario sul movente), che precedentemente non era quasi contemplato, se non nel caso il protagonista decidesse di morire, e si facesse aiutare da qualcuno (sempre un personaggio secondario), il quale tuttavia lo doveva fare senza la propria volontà.
Collegato al tema del fratricidio, che, oltre rappresentare una tematica a sfondo sociale, ne rappresentava anche una a sfondo politico, in particolare se l’omicidio in famiglia lo spostiamo dal fratello al padre, magari regnante.
Altro tema sfruttato era quello dell’infanticidio, peraltro molto frequente all’epoca, dato l’alto livello di libertinaggio, e di ragazze sedotte ed abbandonate, che rimaste incinte, uccidevano poi per disperazione il frutto del loro amore.
Il libertino era rappresentato in stereotipo quale cavaliere, e la ragazza sedotto, una povera ragazza del popolo.
Gli Sturmer condannavano ferocemente il libertinaggio date le conseguenze tragiche alle quali poteva condurre, e si impegnavano in tal senso nella lotta sociale, anche e soprattutto in quanto l’infanticidio era punito con la morte.
Nei drammi, la ragazza infanticida, assume la grandezza dell’eroina, in quanto a suo tempo si lasciò andare all’istinto, cedendo così ai diritti del cuore. Pertanto anche successivamente, il lettore non riuscirà a vederla quale colpevole, ma la vedrà sempre nella sua intatta dimensione eroica.
Anche questo tema, come quello del fratricidio, appare rivoluzionario per l’epoca, e sconvolge i canoni etico-regigiosi, nonché morali, non solo perché si porta in scena l’omicidio, che in certo senso è anche implicitamente giustificato, ma anche perché la ragazza si lascia sedurre contravvenendo alle regole, e perché si ribella all’autorità, ai genitori, e disubbidisce loro, reclamando il diritto di poter decidere per suo conto chi amare.
Dopo aver perlato delle tematiche sfruttate dallo Sturm und Drang, è infine necessario spendere qualche parola sullo stile e sul linguaggio usati dagli Sturmer nelle loro opere; la sola forma che appare adeguata alla nuova visione introdotta dallo S D, appare il rapido, incalzante succedersi di situazioni senza uscita, ciascuna in sé conchiusa, eppure tutte precipitanti verso la catastrofe: e il linguaggio, aderente al precipitoso prorompere delle passioni e degli affetti, si fa esclamazione, grido, imprecazione, o assume, nei momenti di alto pathos l’andatura solenne dello stile profetico.