La mandragola

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Testo

ROMA, 15 SETTEMBRE 1999
LA MANDRAGOLA.
L’intreccio fonde su spunti plautini, obbligatori nella commedia erudita cinquecentesca, con il motivo della beffa a sfondo erotico, di antica tradizione novellistica. Lucrezia, proba moglie di messer Nicia, finisce per credere, prima ingannata poi consenziente, alla fervida passione sensuale di Callimaco, spalleggiata dalla madre Sostrata, dal corrotto fra Timoteo suo confessore e dallo scaltro Ligurio, regista dell’intrigo. I personaggi sembrano rappresentare la trasposizione comica della concezione tragica esposta nel Principe, ove l’umanità appare dominata dal calcolo economico ed è contemplata con lo sguardo disincantato e pessimista di chi in essa non riesce a scorgere altro che “vulgo”, incapace del bene come del male, privo di qualsiasi disposizione ideale e pronto a sacrificare i propri doni intellettuali alla realizzazione di progetti meschini e venali. Alla spietata analisi si adegua il dato stilistico, la prosa tagliente nella sua sobrietà, criticamente controllata anche attraverso il magistero dei classici (lettera di Giovanni Manetti al Machiavelli).
Proposte di lavoro su “La Mandragola”.
1. Analizzare le tecniche espressive della commedia: si usa la prosa o la rima? Il linguaggio è aulico e/o quotidiano? C’è uso del vernacolo fiorentino, dei proverbi popolari? Quale uso viene fatto del latino da parte dei vari personaggi? La lingua usata è comprensibile ad un pubblico contemporaneo medio-colto? Quali personaggi usano il vernacolo e che cosa rivela di essi questa scelta?
La Mandragola di Niccolò Machiavelli, massima espressione della commedia italiana del Rinascimento, è un componimento in prosa. Il linguaggio in esso contenuto si può definire sia aulico che quotidiano in quanto troviamo sia l’uso di un linguaggio colto, quale il latino, sia l’uso di un linguaggio dialettale, quale il vernacolo fiorentino. L’uso del latino viene soprattutto utilizzato da Callimaco: infatti, egli, rappresentante il linguaggio vuoto del dottorato, prendendo le vesti di un dottore, deve dimostrare di essere una persona colta ed il miglior modo per far credere che a quei tempi si era una persona colta, era quello di parlare il latino. Il vernacolo fiorentino, invece, viene usato soprattutto da messer Nicia, immagine di un linguaggio volgare e poco colto: questa scelta da parte dell’autore sta ad indicare la figura di “sciocco” del personaggio, ancora impiantato nelle sue radici, la figura del piccolo borghese attaccato al proprio prestigio di dottore in legge, attento al rispetto dei titoli accademici.
A mio parere la lingua usata potrebbe essere comprensibile ad un pubblico medio-colto, anche se troviamo una minoranza di espressioni antiche e di forme dialettali.
2. Analizzare lo spazio in cui si svolge l’azione: prevalgono gli esterni o gli interni? Quale parte della città viene privilegiata? Certi spazi hanno valore simbolico?
Per quanto riguarda lo spazio in cui si svolge l’azione possiamo riscontrare una presenza simultanea di spazi esterni e di spazi interni: la casa di Callimaco, quella di messer Nicia, la Chiesa dove operava fra Timoteo, la piazza dove si incontrano per la prima volta il finto Callimaco e messer Nicia, il mercato dove Ligurio fa finta di prendere un ragazzo destinato a giacere con Lucrezia. Viene privilegiata quella parte di città non vicina al popolo, in quanto messer Nicia aveva paura che la sua reputazione fosse rovinato se si fosse venuto a sapere sia che non poteva procreare, sia all’espediente a cui aveva dovuto ricorrere per riuscire nel suo intento. A mio parere la Chiesa è un luogo simbolico poiché è da qui che comincia l’intrigo, grazie all’aiuto di fra Timoteo, e qui si conclude con l’accettazione di Lucrezia di divenire amante di Callimaco, convincendo messer Nicia a farlo diventare loro compare.
3. Analizzare il tempo in cui si svolge l’intreccio: qual è la durata della vicenda? Nel testo ci sono precise indicazioni temporali? A quali unità di misura temporali si rifanno i personaggi? Prevalgono le azioni svolte di giorno o di notte? Le azioni assumono un diverso significato a seconda del momento in cui si svolgono?
La vicenda dura approssimativamente due o tre giorni: ciò non lo ricaviamo da espressioni dirette dei personaggi che non ci danno precise indicazioni temporali, ma si limitano ad indicare il giorno, la sera e la notte. Nella commedia prevalgono le azioni svolte di giorno, anche se non mancano quelle svolte di sera e di notte, quali la finta cattura del ragazzo e la notte di Callimaco passata con Lucrezia. L’intera vicenda, svolta per la maggior parte durante il giorno, acquista, secondo me, un particolare significato: ovvero quello di accentuare la beffa, l’inganno ai danni di messer Nicia, che viene attuato alla luce del giorno, davanti agli occhi della vittima.
4. Analizzare i seguenti personaggi:
Callimaco.
a) Individuare i punti del testo da cui si possono ricavare l’età, le caratteristiche fisiche, la classe sociale, la cultura.
Di questo personaggio non possiamo individuare molte informazioni, in quanto si parla di lui solo in quanto veste di dottore. Infatti, Ligurio presenta a messer Nicia questo dottore come un uomo di grande cultura. Poche informazioni possiamo ricavarle dal prologo:
…Un giovane, Callimaco Guadagni,
venuto or da Parigi,
abita là in quella sinistra porta.
Costui, fra tutti i buon compagni,
a’ segni ed a’ vestigi
l’onor di gentilezza e pregio porta…
b) Trovare i punti del testo in cui altri personaggi esprimono giudizi su di lui.
Come già detto in precedenza i giudizi espressi su Callimaco sono solo rivolti a quel dottore di cui il personaggio prende le vesti. Alcuni esempi sono: “…per presenzia, per dottrina, per lingua, uno uomo da metterli il capo in grembo…” (atto II, scena I); “…costui è el più degno uomo che si possa trovare…” (atto II, scena II); “…questo tuo padrone è un gran valente uomo…” (atto II, scena III); ecc.
c) Quale uso fa il personaggio del latino, delle sue conoscenze scientifiche?
Il personaggio fa uso del latino solo a scopo di immagine: infatti, come già precedentemente detto, usa il latino per far colpo su messer Nicia, per fargli credere di essere veramente un uomo di cultura, un dottore. Messer Nicia, da sciocco che è, rimane estasiato dalle conoscenze di Callimaco credendolo un dottore e cascando così nella trappola di Ligurio e Callimaco.
d) Qual è l’oggetto del desiderio perseguito e con quali mezzi lo persegue? Quale tipo di esperienza amorosa vive? E’ personaggio statico o dinamico, attivo o passivo?
L’oggetto del desiderio perseguito da Callimaco è Lucrezia, una giovane e bella donna sposata ad un uomo, messer Nicia, sciocco, un piccolo borghese: Callimaco, innamorato perdutamente di questa donna, anche se non l’aveva mai vista ma ne aveva solo sentito parlare (innamorarsi da lontano, “per udita”, vecchi motivo della commedia romanzesca e novellistica), è disposto a tutto, a ricorrere a qualunque mezzo pur di conquistarla. L’esperienza amorosa che vive Callimaco si può a mio parere suddividere in quattro fasi: la passione di Callimaco per Lucrezia; gli ostacoli che sembrano rendere impossibile la realizzazione del suo desiderio; il superamento di questi ostacoli grazie agli intrighi del parassita Ligurio; e, infine, il lieto fine. Callimaco si presenta inizialmente come un personaggio attivo, esprimendo sin dalla prima scena i suoi propositi attivi, il suo “fremente desiderio di azione”. Ma questa condizione non rimane per l’intera commedia: ben presto, infatti, l’azione viene delegata a Ligurio. In questo senso Callimaco è anche un personaggio dinamico: infatti, dal vagheggiamento dell’azione passa ad un’irrefrenabile esaltazione della passionalità.
e) Rivela padronanza e proprietà di linguaggio?
Il personaggio rivela proprietà e padronanza di linguaggio, anche se a volte questo suo parlare fluidamente viene offuscato dalla passione nei confronti di Lucrezia (soprattutto nei monologhi). Riesce molto bene nelle vesti di dottore, dove riesce a sfoggiare tutta la sua padronanza e proprietà di linguaggio per convincere messer Nicia di essere un autentico dottore.
f) Cercare i punti della commedia in cui Callimaco appare energico ed attivo; quelli in cui celebra l’eros in termini lirici e altamente intonati e dove allude all’eros in modo basso.
Callimaco appare energico e attivo nella scena I dell’atto I, dove confida al servo Siro la sua passione per Lucrezia e il suo piano iniziale per poter riuscire nella sua impresa di conquistare la donna:
[…] Siro: Infine, e che vi fa sperare?
Callimaco: Dua cose: l’una, la semplicità di messer Nicia, che benché sia dottore egli è el più semplice e el più sciocco omo di Firenze; l’altra, la voglia che lui e lei hanno di avere figliuoli, che sendo stata sei anni a marito e non avendo ancor fatti, ne hanno, sendo ricchissimi, un desiderio che muoiono. […].
[…] Callimaco: (Ligurio) ha promesso di persuadere a messer Nicia che vadia con la sua donna al bagno in questo maggio. […].
Un esempio in cui Callimaco celebra l’eros in termini lirici e altamente intonati lo troviamo nella scena I dell’atto I, in cui Callimaco spiega a Siro in che modo si è innamorato di Lucrezia:
[…] Callimaco: E nominò madonna Lucrezia, moglie di messer Nicia Calfucci, alla quale dette tante laude e di bellezze e di costumi che fece restare stupidi qualunque di noi, e in me destò tanto desiderio di vederla che io…mi messi a venire qui… […].
Infine il personaggio allude all’eros basso nella scena II dell’atto II, dove Callimaco nelle vesti del dottore sta discorrendo con messer Nicia sul suo problema di non riuscire a procreare:
[…] Callimaco: Potrebbe, oltre a di questo, causarsi questa sterilità da voi per impotenzia; e quando questo fussi, non ci sarebbe rimedio alcuno. […]
Ligurio.
a) Verificare se il testo contenga delle indicazioni sul suo aspetto fisico, sulle sue caratteristiche psicologiche e sociologiche.
Nella commedia non troviamo molti riferimenti all’aspetto fisico, alle caratteristiche psicologiche e a quelle sociologiche del personaggio di Ligurio. Possiamo riscontrare semplicemente due piccole affermazioni una fatta da Callimaco ed una presente nel prologo.
[…] Callimaco: Tu conosci Ligurio, che viene continuamente a mangiare meco. Costui fu già sensale di matrimoni, dipoi s’è dato a mendicare cene e desinari. E perché egli è piacevole uomo, messer Nicia tien con lui una stretta dimestichezza… […] (atto I, scena I).
[…] …un parassito di malizia el cucco… […] (prologo).
b) Analizzare il linguaggio usato dal personaggio (è elevato e/o quotidiano? Ricorre a metafore appartenenti a quali aree semantiche?).
Il linguaggio usato da Ligurio è sullo stesso piano di quello usato da Callimaco, anche se il primo si lascia a volte andare a proverbi popolari, ma pretende anche che messer Nicia non parli in dialetto. Si può quindi definire un linguaggio quotidiano in un contesto di linguaggio aulico. Il suo linguaggio rappresentante l’astuzia, il controsenso, l’ironia e la malizia. Una delle metafore a cui il personaggio ricorre durante i suoi dialoghi, la troviamo nella scena IX dell’atto IV, dove Ligurio sta organizzando la spedizione per la finta cattura del “garzonaccio” che dovrà giacere con Lucrezia:
[…] Ligurio: …Io voglio essere el capitano, e ordinare l’esercito per la giornata. Al destro corno sia preposto Callimaco, al sinistro io, intra le due corna starà qui el dottore, Siro fia retroguardo per dare sussidio a quella banda che inclinassi… […].
In questa metafora, inoltre, possiamo mettere in luce il volgare bisenso inserito: infatti, messer Nicia viene collocato tra le due corna dell’esercito, affermazione allusiva alla sua prossima condizione. Il travestimento, inoltre, è il tema culminante dell’azione, è la scena che ha un carattere più fortemente teatrale ed è introdotto e concluso da due monologhi del frate, due pause riflessive che incorniciano le altre scene più movimentate, con la funzione di esaltare la scena del travestimento. Comico è il buffo travestimento di Nicia: è simbolico, allusivo al carattere doppio, falso e ipocrita della vicenda. Infine, la scena si svolge di notte che conferisce al tutto il senso di un’avventura grottesca, dove non mancano battute comiche (gags).
c) Quale funzione assume rispetto a Callimaco e a Nicia? E rispetto all’intera vicenda?
Callimaco e Nicia, l’innamorato ansioso e lo sciocco beffato, sono i due personaggi più legati ai codici della commedia; il personaggio, invece, che va oltre i canoni preimpostati è proprio Ligurio, lo stratega dell’azione, la personificazione dell’intelligenza che mette insieme l’intrigo, della freddezza, della sicurezza, della spregiudicatezza, della prontezza nel far fronte all’imprevisto. È diciamo il fulcro attorno a cui girano i protagonisti della commedia: infatti, è proprio lui, anche se l’idea iniziale è di Callimaco, che dà inizio alla vicenda, è lui che pensa ad un espediente più veloce di quello a cui aveva pensato Callimaco. Rispetto all’intera vicenda, essendo un professionista dell’intelligenza pratica, finalizzata a scopi mediocri, rappresenta un universo degradato.
d) Esemplificare i punti del testo in cui si manifestano le qualità elencate nell’analisi del testo.
Nell’analisi del testo sono state elencate le seguenti qualità riguardanti il personaggio di Ligurio; accanto ad esse verrà fatto esempio di un punto nella commedia in cui queste qualità vengono espresse:
• la freddezza e la sicurezza nell’agire: si pensi semplicemente a come ha organizzato in poco tempo uno stratagemma per soddisfare Callimaco e alla sua sicurezza di riuscire nello scopo;
• la spregiudicatezza: non si è fermato neanche davanti ai principi morali di una donna come Lucrezia, donna di ferrei principi etici e religiosi;
• la prontezza nel far fronte all’imprevisto: ha provveduto subito a risolvere il piccolo particolare del travestimento tralasciato da Callimaco;
• lo stratega dell’azione: è lui che ha inventato l’intero intrigo ed è grazie a questo punto, come già detto in precedenza, che la storia ha potuto avere inizio, mettendolo al centro come motore della vicenda.
e) Trovare i punti del testo in cui altri personaggi esprimono un giudizio su Ligurio.
Nella commedia non si riscontrano altri giudizi sul personaggio di Ligurio oltre a quelli già trattati nella risposta a) delle domande riguardanti lo stesso personaggio. Per questa domanda si faccia quindi riferimento alla suindicata risposta.
Nicia.
a) -b) Trovare i punti del testo in cui vengono date informazioni sul suo aspetto fisico, sulla sua condizione psicologica ed economica, ed i punti in cui altri personaggi lo giudicano.
Su messer Nicia, essendo lo sciocco beffato dell’intera vicenda, non vengono mai dati giudizi positivi. Già dal prologo cominciamo ad avere notizie su questo personaggio:
[…] …un dottore poco astuto… […].
Proseguendo nell’analisi troviamo, in più battute, giudizi ed informazioni su questo personaggio nella scena I dell’atto I:
[…] Callimaco: …avere el marito ricchissimo…se non è giovane non è al tutto vecchio…la semplicità di messer Nicia, che benché sia dottore egli è el più semplice e el più sciocco omo di Firenze… […].
Nella scena II sempre dell’atto I, ci sono, in più battute, giudizi sul personaggio da parte di Ligurio:
[…] Ligurio: …io non credo che sia nel mondo el più sciocco uomo di costui…lui ricco…egli è un uomo della qualità che tu sai, di poca prudenzia, di meno animo […].
In tutta la commedia ci sono comunque numerose affermazioni e numerosi giudizi su questo personaggio: ciò si spiega facilmente pensando al fatto che messer Nicia è il bersaglio attorno al quale gira l’intera commedia.
c) Analizzare la funzione che ha l’uso del vernacolo da parte del personaggio.
Come già detto in precedenza il linguaggio di Nicia è ben diverso da quello degli altri personaggi: mentre questi ultimi si esprimono in una lingua povera di connotazioni espressive, messer Nicia usa una lingua fortemente dialettale, fittissima di espressioni gergali. L’insistenza da parte del Machiavelli su questa lingua dialettale, mette in luce la ristrettezza provinciale di questo personaggio, una scelta piena di significato, funzionale all’irrisione operata dall’autore nei confronti dei suoi contemporanei. Inoltre l’uso di questo linguaggio si uniforma al personaggio stesso, che è un presuntuoso, si crede bello, e volgare con un che di turpe, un personaggio che non ha rispetto della moglie, e che rappresenta l’apoteosi del cornuto.
d) Nella creazione di questo personaggio Machiavelli ha contratto debiti con la tradizione letteraria precedente?
Messer Nicia riproduce un tipo consacrato dalla tradizione comica, ovvero lo sciocco, il semplicione vittima dei raggiri dei furbi; questo personaggio ha però qualche ingrediente in più rispetto a quei personaggi del passato che rispettavano in pieno i canoni della commedia. Questo personaggio è portatore di una satira che va molto a fondo nel cogliere il male della società contemporanea, è innamorato del proprio prestigio di dottore in legge, ha un’attenzione puntigliosa per il rispetto dei titoli accademici. Oltre a queste doti positive, si fa anche portatore di caratteri negativi, estranei ai canoni della commedia antica: è disonesto, avaro, cinico, tutti vizi che il Machiavelli attribuisce ai Fiorentini del suo tempo.
e) Che cosa rappresenta il denaro per Nicia?
Messer Nicia è una persona molto avara, attaccata ai soldi: ciò lo si può riscontrare pensando alla sua reazione all’apprendere la somma da versare a fra Timoteo. Secondo me, il denaro per messer Nicia rappresenta semplicemente un mezzo per potersi fare un nome e soprattutto per ottenere i suoi scopi. Infatti, il primo aggettivo che Callimaco usa per riferirsi a messer Nicia, quando sta raccontando a Siro come si è innamorato di Lucrezia, è proprio “ricchissimo”.
Timoteo.
a) Trovare tutti i punti del testo in cui il personaggio, come ha indicato Davico Bonino, presenta degli indugi riflessivi.
Qui sotto sono elencati i punti del testo in cui fra Timoteo presenta degli indugi riflessivi:
• […] Fra Timoteo: Le più caritative persone che sieno son le donne, e le più fastidiose. Chi le scaccia, fugge e fastidii e l’utile; chi le intrattiene ha l’utile e fastidii insieme. Ed è el vero che non è el mele sanza le mosche… […] (atto III, scena IV);
• […] Fra Timoteo: …E tutte le donne hanno poco cervello; e come n’è una che sappi dire dua parole, e’ se ne predica, perché in terra di ciechi chi v’ha un occhio è signore… […] (atto III, scena IX);
• […] Fra Timoteo: …E’ dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono gli uomini alle forche, e molte volte uno capita male, così per essere troppo facile e troppo buono, come per essere troppo tristo… […] (atto IV, scena VI).
b) La scelta da parte di Machiavelli per il frate del nome Timoteo, che significa in greco “colui che onora Dio”, rivela qualche intento?
Fra Timoteo, come Ligurio, è portatore di una lucida intelligenza; come Ligurio, però, non considera le regole morali pur di raggiungere il suo fine. È quindi un personaggio negativo e viene usato da Machiavelli per rappresentare la corruzione contemporanea, quell’ipocrisia ecclesiastica rappresentata dal denaro che fra Timoteo finge di destinare ai poveri. L’unico motivo per cui si presta al raggiro è esclusivamente l’utile economico, il denaro che riceverà. La scelta del nome Timoteo, dal greco “colui che onora Dio” è quindi un titolo antifrastico, che assomiglia molto ad un’altra interpretazione che deriva sempre dal greco e che significa “il dio del denaro” un capovolgimento.
c) Al personaggio è affiancato costantemente il tema del denaro: ritrovare i punti del testo in cui questo avviene e riflettere sul suo significato. Confrontare l’atteggiamento di Timoteo con quello di Nicia rispetto al medesimo oggetto.
Il primo punto, in cui troviamo fra Timoteo affiancato al tema del denaro, è quando Ligurio e messer Nicia si recano presso di lui per proporgli di aiutarli a convincere Lucrezia a prestarsi all’inganno operato da Ligurio. Infatti, il frate, che inizialmente sembrava riluttante, cambia subito idea quando gli vengono proposti trecento ducati che lui finge di voler destinare ai poveri. In seguito, pur di ottenere i soldi, è disposto anche a travestirsi per prendere il posto di Callimaco che intanto si è travestito da garzone per poter giacere con Lucrezia. Il frate quindi va oltre la morale, è senza scrupoli pur di riuscire ad ottenere il denaro promesso. Sia fra Timoteo che messer Nicia sono molto attaccati ai soldi ed il loro comportamento nei confronti di esso è pressoché uguale: entrambi vogliono tenerlo e sono molto amareggiati nel doverlo dare. La loro posizione rispetto ad esso nella vicenda è, però, ben diverso: mentre uno è costretto a sborsarlo per raggiungere il proprio scopo, l’altro deve andare contro i suoi principi morali per poterselo guadagnare.
d) Trovare tutti i punti del testo in cui il personaggio affronta il tema della religione e riflettere su come questa sia vissuta.
L’unico punto, in cui fra Timoteo affronta il tema della religione, è quando si trova costretto a convincere Lucrezia a peritarsi all’unico rimedio per poter procreare. Per fra Timoteo la religione è qualcosa di interpretabile ed adeguabile a seconda della situazione: infatti, nel discorso con Lucrezia e gli va contro i suoi insegnamenti, contro la verità della Chiesa, contro quella morale a cui il Machiavelli indirizza l’invettiva contenuta nell’intera commedia. Fra Timoteo si può racchiudere nella categoria dei “causidici”, dal latino “causa dicere”, che rappresenta uomini di legge di scarsa capacità: ciò è esemplificabile facendo riferimento al fatto che per raggiungere il suo fine, ovvero convincere Lucrezia a tradire il marito, parte da un assioma generale per poi dedurne ragionamenti particolari. Inoltre nel monologo dell’atto V egli chiarifica al lettore e allo spettatore la sua idea di religione: ritiene l’atto di fede pura esteriorità ed il maggiore peccato che si può commettere, è il non tenere sempre pulite le immagini della vergine nella Chiesa, per lui la religione è “mercatanzia”.
Lucrezia.
a) Dopo aver catalogato tutti i punti del testo in cui si parla del personaggio, contare quante battute lo riguardano e analizzare quali giudizi vengono espressi e da chi.
L’unico personaggio che nella commedia parla di Lucrezia è Callimaco, che all’inizio della commedia la nomina spiegando a Callimaco come si è innamorato di lei, della sua bellezza, delle sue qualità. Le battute che la riguardano sono due e sono entrambe di Callimaco nella scena I dell’atto I: di lei Callimaco loda la bellezza, i costumi, la fama e ci racconta come si innamorò subito di lei.
b) Catalogare le battute pronunciate da Lucrezia.
Le battute pronunciate da Lucrezia si poterebbero suddividere in due gruppi: quelle pronunciate prima di conoscere Callimaco, caratterizzate da una certa ansia di non voler acconsentire alla finta cura, e quelle dopo aver conosciuto Callimaco, in cui Lucrezia accetta di tenere Callimaco come amante:
PRIMA
DOPO
[…] Io ho sempre mai dubitato che la voglia che messer Nicia ha d’avere figliuoli non ci faccia fare qualche errore: e per, sempre che lui mi ha parlato d’alcuna cosa, io ne sono stata in gelosia e sospesa, massime poi che m’intervenne quello voi sapete, per andare a’ Servi. Ma di tutte le cose che si son tentate, questa mi pare la più strana, di avere a sottomettere el corpo mio a questo vituperio, ad essere cagione che un uomo muoia per vituperarmi; chè io non crederrei, se io fussi sola rimasa nel mondo e da me avessi a resurgere l’umana natura, che mi fussi simile partito concesso […]
[…] Che s’ha egli a che fare, ora? […]
[…] Io sudo per la passione […]
[…] Che volete voi dire?[…]
[…] Parlate voi da vero o motteggiate? […]
[…] Che non andate? […]
[…] Padre, no; ma questa mi pare la più strana cosa che mai si udissi […]
[…] Egli è la grazia vostra! […]
[…] Dio el voglia! […]
[…] Dio el voglia! […]
[…] Che cosa mi pesuadete voi? […]
[…] Io l’ho molto caro, e vuolsi che sia nostro compare […]
[…] A che mi conducete voi padre? […]
[…] In ogni modo […]
[…] Io son contenta, ma non credo mai essere viva domattina […]
[…] Dategliene dieci […]
[…] Dio m’aiuti e la Nostra Donna, che io non capiti male! […]
c) Il nome Lucrezia presenta delle caratteristiche allusive?
Lucrezia è una donna senza mezze misure, che accetta o tutto o niente. È un personaggio buono, onesto, da cui deriva anche il suo nome che significa “donna onesta”, ha senso del dovere, un senso del dovere che la porterà a soddisfare il desiderio di Callimaco. Nella parte finale diventa un personaggio incerto e disorientato, portatrice di un linguaggio elevato della retorica, savio ed onesto, che pur decidendo di rassegnarsi, conserverà la sua moralità. Il nome Lucrezia è anche un titolo antifrastico: infatti, possiamo pensare alla Lucrezia di Livio, che si fece uccidere piuttosto che andare con un altro, mentre questa è disposta a tradire il marito pur andando contro i suoi principi morali.
Su questo personaggio ci sono state varie interpretazioni di critici. La prima è quella di Russo che paragona Lucrezia al Principe: per questo critico Lucrezia rappresenta l’eroina della moralità ed è figura del pensiero di Machiavelli, secondo il quale o si è totalmente buoni o totalmente cattivi; viene distinta dai personaggi di Boccaccio. Lucrezia, secondo Russo, accetta per rifiutare l’ipocrisia, è quindi una complicità passiva quella da lei espressa. È un personaggio virtuoso nel bene, perché esita ad accettare, e nel male, perché accetta fino in fondo.
La seconda è l’interpretazione di Ferroni, il quale arricchisce ciò che ha detto Russo: secondo lui Lucrezia ha la capacità di adattarsi alle circostanze imposte dalla Fortuna e quindi dimostra una certa saggezza, elementi che costituiscono la sua superiorità morale.
Terza, e ultima, è l’interpretazione di Sasso, il quale non ritiene valide le precedenti interpretazioni, ma, al contrario dei primi due critici, ci fa un quadro negativo del personaggio: secondo lui è un personaggio passivo, conformista, disposto a soggiacere alla volontà altrui. Per quest’ultimo motivo, Sasso la identifica come la Fortuna, poiché anch’essa soggiace alla volontà del più forte, soprattutto se il più forte è anche il più giovane.
Lucrezia, inoltre, rientra anche nell’allegoria politica riportata dalla commedia, dove lei rappresenta la città di Firenze, Ligurio rappresenta Solderini, fra Timoteo rappresenta Papa Leone X e Callimaco rappresenta Lorenzo de’ Medici.
d) La notte d’amore con Callimaco viene raccontata da Lucrezia? Come è costruito il discorso?
La notte d’amore con Callimaco non viene raccontata esplicitamente: messer Nicia narra la storia fino a quando ha introdotto il garzone nella stanza e quando lo è andato a riprendere per portarlo fuori. Callimaco, invece, narra la parte in cui lui le rivela il suo amore e Lucrezia decide di dare per sempre al marito, ciò che voleva fosse per una sola notte. Il fatto che Ligurio spinga messer Nicia a raccontare ciò che egli sa già benissimo, è semplicemente l’ingrediente indispensabile al completamento della beffa. La parte narrata da messer Nicia assume quasi un motivo di rovesciamento: infatti, il dottore in legge è orgoglio so di come ha operato e ne parla fiero; ciò crea ovviamente un momento comico poiché egli non sa che con la sua opera ha perso sua moglie. Il discorso di Callimaco invece è attraversato dalla felicità di aver raggiunto il suo scopo e di essersi anche conquistato l’amore di Lucrezia, che decide, prendendo in mano le redini della vicenda, di continuare a vederlo facendolo diventare suo compare.
e) Il personaggio è statico o dinamico? E' ”vittima” e/o “carnefice”?
Lucrezia è un personaggio dinamico: infatti, parte da una situazione iniziale di sottomissione alla volontà del marito, prestandosi alla strana cura; in seguito subisce una trasformazione finale, che si opera in lei quando, scoperto l’inganno, si adatta a divenire l’amante di Callimaco. Questa trasformazione è stata spiegata da Davico Bonino come un passaggio dal rifiuto “all’accettazione della fortuna, come di una forza troppo impetuosa perché ci si possa opporre”. Lucrezia passa inoltre da “vittima” a “carnefice” all’interno della vicenda: accettando di divenire amante di Callimaco, prende le redini della vicenda e la gestisce a suo piacimento, dando al marito ciò che avrebbe voluto durasse solo una notte.
5. Quale sistema di personaggi si crea nella commedia?
Nella prima parte della vicenda (prima che Lucrezia decide di diventare amante di Callimaco) potremmo impostare uno schema dove a capo di tutti troviamo Ligurio, responsabile dell’azione; al centro di questo schema c’è Lucrezia, personaggio a causa del quale nasce l’intrigo, con accanto, da una parte messer Nicia e dall’altra Callimaco, i due uomini innamorati della donna; infine, fra Timoteo e Sostrata posizionati come aiutanti, volontariamente o meno di Ligurio, e Siro aiutante di Callimaco.
Nella seconda parte della vicenda (dopo la notte d’amore tra Lucrezia e Callimaco) sono solo tre i personaggi da considerare: Lucrezia, Callimaco e messer Nicia, in quanto gli altri passano tutti in secondo piano. In questa parte della vicenda troviamo a capo Lucrezia, che ha preso le redini della storia e la gestisce a suo piacimento, con accanto Callimaco, suo complice ed amante: sotto di loro c’è messer Nicia, beffato fino in fondo non solo da Callimaco e Ligurio, ma anche dalla stessa moglie.
6. Confrontare la scena II e la scena IV dell’atto V: quale argomento viene affrontato e da quale punto di vista?
Nella scena II e nella scena IV viene trattato lo stesso argomento, ovvero quello della notte passata insieme da Callimaco e Lucrezia. Sono però narrate da due diversi personaggi e quindi assumono due punti di vista differenti. L’una è narrata da messer Nicia: questa parte viene narrata con soddisfazione del personaggio che crede di essere riuscito ad applicare la cura, portando a termine la sua missione ed essendone anche orgoglioso. L’altra è narrata da Callimaco: questa, invece, è narrata con felicità sia di essere riuscito a passare una notte con Lucrezia, sia di essere riuscito a conquistarla e a continuare essere il suo amante.
7. Cercare tutti i punti della commedia dove ci sono riferimenti precisi alla contemporaneità. La valutazione sulla realtà politica e sociale del tempo viene espressa esplicitamente e/o la si ricava indirettamente dal testo?
I punti nella commedia, in cui ci sono riferimenti alla contemporaneità, sono tutti quelli in cui si parla di messer Nicia e di fra Timoteo. Entrambi sono, infatti, il mezzo di una feroce irrisione che Machiavelli indirizza verso lo stesso pubblico, vittima inconsapevole; i vizi di messer Nicia ed il comportamento di fra Timoteo sono gli stessi di chi sta ridendo di loro. Nella scena III dell’atto II, Machiavelli mette in bocca allo stesso Nicia, rappresentante tipico della degradazione di Firenze, una violenta invettiva contro i fiorentini, qualificati come “cacastecchi”, che non apprezzano virtù alcuna, e stanno tutto il giorno ad ammazzare il tempo. Fra Timoteo, invece, è la personificazione della corruzione della Chiesa, di quella ipocrisia ecclesiastica che si esprime nella commedia attraverso il fatto che il frate finge il denaro, di cui verrà ricompensato da Callimaco e da messer Nicia, destinato ai poveri. Quindi la valutazione sulla realtà politica e sociale del tempo non viene espressa esplicitamente, ma implicitamente attraverso il personaggio di Nicia e di fra Timoteo.
8. Anche in quest’opera Machiavelli concilia il pessimismo sulla malvagità dell’uomo e la fiducia nella sua virtù che contrasta la fortuna?
Anche in quest’opera il Machiavelli rappresenta un’umanità dominata dal calcolo economico e incapace del bene come del male, priva di qualsiasi disposizione ideale e pronta a sacrificare i propri doni intellettuali alla realizzazione di progetti meschini e venali. Allo stesso tempo tratta anche della fortuna come una forza troppo impetuosa perché ci si possa opporre, venendo così a ricreare quell’immagine di eroe machiavellico, più volte elogiato in molti dei suoi scritti: la duttilità di fronte al variare della fortuna, la capacità di adattarsi alle varie situazioni che si presentano, di “riscontrare” il proprio comportamento coi tempi, tutte componenti fondamentali della “virtù” dell’uomo secondo Machiavelli.
9. Su quali elementi si fonda la comicità di questa commedia? Riflettere sui debiti che essa ha con la tradizione letteraria precedente.
La comicità di questa commedia si fonda essenzialmente sul meccanismo della beffa ideato da Ligurio ai danni di messer Nicia. Andando avanti, però, la commedia sui muove in una luce di livida amarezza, dove la comicità si trasforma in sarcasmo, aspra accusa, spietata irrisione.
La commedia presenta in Italia nel Cinquecento delle costanti facilmente individuabili, riscontrabili a grandi linee nella Mandragola, quali la contaminatio delle fonti classiche (soprattutto Plauto) con le novelle del Decameron, in particolare quelle della beffa; l’uso sistematico del prologo, usato no tanto come presentazione e riassunto dei contenuti, alla maniera plautina, quanto piuttosto come sede di discussione letteraria e poetica, alla maniera di Terenzio; la presenza di “tipi fissi”, che ritornano nei differenti testi, importanti non per la loro individualità, ma per la loro funzionalità rispetto allo sviluppo dell’intreccio. Questi “tipi fissi” compaiono nella Mandragola, ma arricchiti di una personalità propria e di una psicologia individuale, come il vecchio babbeo (messer Nicia) che si fa gabbare, ma perché in preda all’ossessione di diventare padre che ottenebra il suo buon senso e la sua logica; come il servo astuto, Ligurio che qui rappresenta l’intelligenza scissa dalla passione, rappresentata, invece, da Callimaco; come fra Timoteo, prete avido, non tuttavia di un rimasuglio di coscienza, che lo turba ma non tanto da impedirgli di abbassarsi a comportamenti incompatibili con la sua scelta di vita.
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Esempio



  


  1. Sassa

    Ottimo lavoro. Bravi bravi bravissimi.