L'Ermetismo

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Testo

ERMETISMO
Termine con cui viene designata la civiltà letteraria (soprattutto poetica e critica) svoltasi in Italia nella prima metà del Novecento, e culminata nel periodo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale. In origine il nome di Ermetismo fu introdotto con un’intenzione polemica e dispregiativa, come sinonimo di oscurità, di incomprensibilità. In seguito è andato assumendo un significato esclusivamente storico e designativo.
Le origini dell’ Ermetismo risalgono alla polemica contro l’ultima tradizione ottocentesca, esemplatasi sulle esperienze carducciane e dannunziane, di cui i crepuscolari già avevano respinto la retorica nazionalista o storica o sensuale.
L’Ermetismo italiano fa propria la crisi sociale europea della seconda metà dell’Ottocento, giunta tardi in Italia per ragioni storiche (l’unità recente, il tardo sviluppo industriale, ecc.), trasferendosi nella poesia come senso della precarietà dell’uomo e della sua esistenza come terrore della solitudine in un universo ostile, in una natura non più considerata come spazio per l’esperienza e la ricerca scientifica (come aveva fatto l’ottimismo romantico e positivista), ma avvertita come incombente presenza di simboli da interpretare o da esorcizzare. Questa visione del mondo e dell’uomo si traduce nell’idea della poesia come autonomia. Testimonianza di questa situazione sono, all’inizio, le poesie di guerra di G. Ungaretti, in cui è abbandonata ogni retorica eroica, ogni consolazione di solidarietà con l’uguale soffrire degli altri uomini, ogni rifugio nella speranza o nella contemplazione della natura: l’uomo è solo, ha distrutto le illusioni e gli inganni guardando fino in fondo nella sua condizione disperata in un mondo ostile e spietato.
La poetica della crisi caratteristica dell’Ermetismo raggiunge una più complessa elaborazione e una più profonda coscienza negli anni fra le due guerre:
si fissano i principi essenziali della poesia intesa come atto puro, esercizio assoluto di linguaggio, che in tanto vale in quanto riesce a esprimere l’intuizione lirica nella sua originaria purezza, senza l’intervento di preoccupazioni strutturali, tecniche, metriche, di comunicabilità, di chiarezza. Ogni motivo logico, narrativo, esplicativo, è rifiutato come attentato all’intatta purezza della lirica. Non esiste altra realtà che abbia un significato oltre quella interiore del poeta. nella poetica ermetica la parola tende a perdere ogni contenuto di socialità, di tradizione, di cultura, diviene pura metafora lirica.
L’oscura meditazione ermetica sul negativo conclude alla dichiarazione della necessità di prendere coscienza della crisi dell’uomo, della vanità delle sue speranze, della realtà del suo essere solo, in un mondo ostile, prigioniero di una necessità che lo stringe; e sarà la voce altissima di Montale a proclamarlo (« Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, / sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. / Codesto solo, oggi, possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo ») contro ogni retorica ottimista.
La critica ermetica è giunta a fissare alcuni punti fondamentali:
• essenziale attenzione al linguaggio, che della poesia costituisce il fondamento concreto;
• indagine sul farsi della poesia, cioè sul processo per il quale il poeta traduce in parola l’intuizione lirica;
• concezione della letteratura come coscienza del mondo, come guida spirituale.

Fondamentale funzione esercitarono le riviste dell’Ermetismo: soprattutto quelle fiorentine, come Solaria, che dal 1926 al 1936 costituì il centro della nuova letteratura italiana, Letteratura, che successe a Solaria nel 1937 e continuò la sua azione fino alla crisi definitiva della guerra (1943), e Frontespizio (dal 1929 al 1940) che, nel suo cattolicesimo, accolse anche voci estranee all’Ermetismo.
Teso alla purezza assoluta dell’intuizione lirica, l’Ermetismo ha avuto minore influenza sulla prosa narrativa.
Con la guerra, la lotta per la resistenza e la liberazione dal fascismo tutti i principi su cui era fondato l’Ermetismo sono posti in crisi: la sua visione dell’uomo e del mondo è rifiutata in nome di un nuovo realismo, di un nuovo impegno morale e sociale.
Sui due nomi centrali, pur così diversi, di Montale e di Ungaretti, l’Ermetismo fonda la sua testimonianza di poesia: soprattutto in Montale si raccoglie la più alta espressione della crisi dell’uomo contemporaneo.

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