Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 20.06.2005 |
Numero di pagine: | 7 |
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Testo
La vita
Italo Svevo è lo pseudonimo di Aron Hector Schimitz; Svevo nasce a Trieste nel 1861, quando la città è ancora sotto il governo austro-ungarico, da una famiglia benestante di origini ebraiche. Dopo aver compiuto gli studi in un collegio tedesco e all’Istituto Superiore di Commercio di Trieste, Svevo comincia a scrivere novelle e opere teatrali sotto lo pseudonimo di Ettore Samigli, senza successo. Nel 1880 l’attività commerciale del padre fallisce, e Svevo è costretto a cercare lavoro presso la Banca Union della città natale, dove lavorerà per 19 anni.
Nel 1896 sposa una cugina, Livia Veneziani. La famiglia della moglie è molto ricca, e ciò gli consente di lasciare il suo lavoro in banca per entrare nell’azienda dei suoceri. Ha così la possibilità di viaggiare all’estero e di riprendere la sua attività letteraria: pubblica due romanzi, “Una vita” e “Senilità”, che però vengono ignorati dalla critica. Addirittura, nel 1902 Svevo manifesterà, nelle pagine del suo diario, la volontà di lasciar perdere l’attività letteraria.
A questo punto accadono però tre eventi fondamentali:
➢ Incontro con James Joyce (Joyce è esule a Trieste e Svevo prende lezioni d’inglese da lui);
➢ Incontro con la psicanalisi (tramite il cognato Bruno Veneziani, omosessuale, che, per tale motivo, era in cura dal dottor Freud ma che, nonostante ciò, non guarisce). Svevo rimane sfiduciato nei confronti delle possibilità terapeutiche della psicanalisi, pur apprezzando le teorie freudiane che riguardano la diagnosi dei comportamenti;
➢ Scoppio della prima guerra mondiale (la ditta dei suoceri viene requisita dagli austriaci, e ciò gli dà modo di dedicarsi completamente all’attività letteraria).
Nel 1923 viene pubblicato il nuovo romanzo “La coscienza di Zeno”, ma anch’esso inizialmente è un insuccesso: questo libro è troppo avanzato e complesso per la cultura italiana dell’epoca, e per questo non viene capito (lo stretto rapporto del libro con la psicanalisi non è ben visto); inoltre, i critici rimproverano Svevo di scrivere male, non avendo avuto una formazione classica.
Esasperato da questo ennesimo insuccesso, Svevo manda una copia del libro a Joyce per avere un suo giudizio; Joycve apprezza moltissimo l’opera, e la fa pubblicare a Parigi. All’estero, “La coscienza di Zeno” riscuote grande successo, e solo allora in Italia si comincia da apprezzarla (famosa è una critica entusiastica scritta da un giovane Eugenio Montale).
Svevo conosce finalmente il successo in campo letterario, ma può apprezzarlo per poco tempo: infatti, muore in un incidente stradale nel 1928.
I romanzi di Svevo
Una vita - Viene pubblicato nel 1892, e il titolo originale era “Un inetto”; narra la vicenda di Alfonso Nitti, impiegato presso la ditta Maller, con una certa cultura umanistica e ambizioni di scrittore. Egli vive in una camera in affitto e soffre per la monotonia e lo squallore della propria esistenza. L’occasione di cambiare gli si offre quando Annetta, figlia del suo principale , consigliata dal cugino Macario, prima invita Alfonso a partecipare alle serate letterarie che tiene in casa propria, poi lo sceglie per scrivere un romanzo insieme. Alfonso riesce a sedurre Annetta, ma si accorge ben presto di non provare nella relazione quella gioia che lui immaginava. Così fugge al paese natale col pretesto di assistere la madre malata (che poi scoprirà davvero malata e che morirà). L’assenza gli è fatale: Annetta, stufa di aspettarlo, si fidanza con Macario. Al suo ritorno, Alfonso oscilla tra orgoglio (per aver rinunciato a un amore d’interesse), rassegnazione e delusione (perché viene di nuovo risucchiato nella vita di tutti i giorni). In ditta viene osteggiato e punito col trasferimento a un incarico meno redditizio. A questo punto, perde il controllo della situazione: affronta il Maller con vaghe minacce, cerca di rivedere Annetta coll’unico risultato di vedersi respinto e sfidato a duello dal fratello di lei. Prima del duello si suicida.
Senilità – E’ il racconto dell’avventura amorosa del trentenne Emilio Brentani con Angiolina. Egli è un impiegato che gode, nei circoli cittadini di una piccola fama letterarie e che si duole di aver sprecato (e non aver goduto) tanta parte di vita. Vorrebbe vivere come fa lo scultore Balli, suo amico, che è indennizzato dell’insuccesso artistico con un grande successo personale, specie con le donne. La sorella di Emilio, Amalia (non più giovane, e niente affatto bella) è preoccupata di vedere il fratello così dedito al gioco pericoloso e proibito dell’amore, ma si convince, in seguito alle teorie del Balli e all’esempio del fratello, che l’amore dovrebbe essere diritto di tutti. Intanto, l’avventura con Angiolina diventa sempre più importante per Emilio e anzi, ogni bassezza e tradimento di lei non fanno altro che farlo affezionare di più. Non sapendo imitare il Balli, ne invoca l’aiuto. L’intervento del Balli si risolve in un disastro: sia Angiolina che Amalia si innamorano di lui.
Emilio tenta di allontanare Angiolina e la sorella da lui, ma ci riesce solo nel secondo caso. Amalia però, invece che tornare alla primitiva inerzia, si procura l’oblio con l’etere profumato. Emilio si allontana ancora dalla sorella malata in seguito all’ennesimo tradimento di Angiolina, ma poi ritorna da lei e la assiste fino alla morte.
La coscienza di Zeno – L’opera è composta da otto capitoli; il primo è una prefazione dello psicanalista S. che dichiara i motivi per cui pubblica le memorie di Zeno Cosini, un suo paziente, il secondo è un breve preambolo di Zeno alle proprie memorie, i capitoli dal terzo al settimo sono le sue memorie vere e proprie, che si fingono scritte tra il 1913 e il 1914, prima della terapia; il capitolo ottavo è un diario, tenuto da Zeno dopo la terapia (datato maggio 1915 – marzo 1916), in cui sono esposte fra l’altro anche le ragioni della sua interruzione.
Le memorie di Zeno (che coprono gli anni tra il 1870 e il 1914) e il diario (che copre gli anni tra il 1857 e il 1916) procedono per temi e non per rigida successione cronologica. Il capitolo 3 parla del vizio del fumo: Zeno narra di come abbia contratto il vizio e di come abbia cercato di liberarsene, ma soprattutto di come questo vizio sia divenuto per lui un alibi per crogiolarsi nella propria condizione di malattia.
Il capitolo 4 narra la morte del padre; Zeno, dopo un conflitto col dottor Coprosich che cerca a tutti i costi di tenere in vita il padre moribondo, augura al padre di morire in fretta senza riprendere coscienza; il padre, prima di morire, in un sussulto forse inconsapevole schiaffeggia Zeno, che ne prova vergogna e rimorso.
Il capitolo 5 narra storia del suo matrimonio. Zeno frequenta la casa di Giovanni Malfenti, che inconsciamente vede come un secondo padre, e conosce le sue 4 figlie, tra cui ammira la bella Ada.; quando scopre che sposandone una diverrebbe quasi un figlio del Malfenti (e ne deriverebbe la sicurezza che cerca) decide di innamorarsi di Ada e le fa la corte; ha una grave crisi, quando la signora Malfenti gli chiede di diradare le proprie visite, e comincia a zoppicare; conosce anche Guido Speier, fidanzato di Ada, che gli appare un uomo dotato di perfetta salute e sicuro di sé (al contrario di lui); dopo varie vicende, una sera chiede la mano di Ada, ma viene respinto; quindi in rapida successione chiede la mano di Alberta, con uguale risultato, e quella di Augusta, cui confessa le precedenti richieste: questa accetta.
Il capitolo 6 narra le vicende di vari anni di matrimonio e in particolare il rapporto con Augusta, che rappresenta per lui la salute personificata e che perciò scopre di amare, e quello con Carla, prima oggetto di beneficenza, poi sua amante; a lei si lega con un rapporto contraddittorio, oscillando tra il gusto e il peccato, il senso di colpa e i propositi di redenzione. Quando però Carla lo lascia, egli fa di tutto per impedirlo, finché è costretto a rassegnarsi al fatto che Carla sposi il suo maestro di canto.
Il capitolo 7 narra la storia di un’associazione commerciale in collaborazione con Guido, divenuto nel frattempo marito di Ada: l’impresa è fallimentare, perché il “perfetto” Guido negli affari è un inetto, tanto da arrivare alla perdita del capitale. Guido è costretto a inscenare un primo finto suicidio per ottenere soldi dalla famiglia della moglie, e poi un secondo, che però finisce casualmente in tragedia. Zeno cerca in tutti i modi di aiutare e consigliare Guido (mostrandosi più accorto di lui) e dopo la morte di questi, giocando in borsa, riguadagna quasi tutto il capitale perso dal cognato. Paradossalmente, dopo il suicidio Guido viene lodato da tutti e Ada interpreta la vincita di Zeno come un atto di ostilità verso la memoria del marito.
Le novità e gli elementi caratteristici de “La coscienza di Zeno”
NOVITA’
➢ Il narratore interno: Svevo adotta la tecnica del narratore interno, cioè di un narratore che narra in prima persona la propria storia;
➢ Una nuova struttura del romanzo: ogni capitolo ha un titolo, manca una successione cronologica degli eventi, è diviso per temi (il tempo di Svevo è un tempo soggettivo, e non oggettivo);
➢ Nella prefazione non è il narratore a parlare, bensì il suo psicanalista, il dottor S., il quale ha dato a Zeno (nell’ambito di una terapia) il compito di scrivere un diario; siccome Zeno ha interrotto la terapia, per vendetta egli pubblica tale diario;
➢ Viene meno la figura del narratore oggettivo: Zeno non è infatti un narratore attendibile, perché il suo io tende a giustificare i suoi comportamenti sbagliati; anche il dottor S. non è molto attendibile: il suo carattere vendicativo e ricattatore fanno prendere le distanze anche da lui;
CARATTERISTICHE
➢ I temi de “La coscienza di Zeno” sono la salute e la malattia (non a livello fisico, ma della psiche);
➢ Presenza di molti personaggi femminili;
➢ Importanza della città (Trieste);
➢ Ironia con la quale Zeno descrive sé stesso.
IL TEMA DELL’INETTITUDINE
L’inettitudine (presentata espressamente come nevrosi), ne “La coscienza di Zeno” non è associata alla tragicità (come nei precedenti romanzi di Svevo): la vita di Zeno è solo relativamente fallimentare, anzi, alla fine Zeno è addirittura uomo di successo, un vincente. A Zeno, nonostante tutto, le cose vanno bene: teme il fumo, ma non ne ha conseguenze; sposa Augusta per ripiego, ma poi scopre di amarla; tradisce la moglie con Carla, ma il suo tradimento non viene mai scoperto; trae profitto dal commercio, e crede di trovare negli affari la soluzione ai suoi problemi psicologici. La morale (e la conclusione a cui giunge il narratore stesso nella pagina conclusiva del romanzo) è che la malattia di Zeno in fondo non è una condizione eccezionale e anormale, ma è forse una condizione comune e inalienabile dell’uomo, che solo una catastrofe inaudita che lo facesse scomparire dall’universo potrebbe definitivamente eliminare.