Il ruolo dell'intellettuale

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Testo

La figura dell’intellettuale nel corso dei secoli

Premessa
Il ruolo dell'intellettuale nella società contemporanea è uno dei nodi maggiormente studiati in tutte le epoche. Si presenta storicamente in modo differenziato ed ha avuto notevole influenza in tutte le società.
Scorcio Storico
Prendendo in considerazione i primi anni del '900 italiano,dominati dalla cultura del Decadentismo, ci accorgiamo che tale ruolo presenta notevoli diversità rispetto ai decenni precedenti. Il quadro dell' Europa nell'ultimo scorcio dell' Ottocento, che si complicherà sempre più durante il Novecento, fino a sfociare in due guerre mondiali presentava già non pochi e non gravi motivi di inquietudine.
L’intellettuale Romantico
L'800 italiano, infatti ha, visto l'intellettuale partecipare attivamente alla vita politica e sociale del proprio tempo. L’intellettuale nel contesto sociale del Romanticismo è l’uomo che meglio coglie le profonde mutazioni del periodo, in quanto dotato di una maggiore sensibilità e di una coscienza obiettiva, libera da pregiudizi di comodo.
Nel periodo Romantico decadono definitivamente le vetuste strutture che, seppur con parziali modifiche, avevano caratterizzato il panorama culturale europeo nei secoli precedenti. Ciò determina un profondo cambiamento della figura stessa dell’intellettuale. Infatti, se precedentemente l’uomo di cultura aveva operato all’interno della società aristocratica identificandosi con gli ideali della classe nobiliare, l’Ottocento romantico, figlio delle trasformazioni provocate dalla Rivoluzione francese, vede assurgere una nuova classe all’apice della scala sociale, quella borghese. Tale classe disdegna usi della tradizione aristocratica, ed imprime una matrice utilitaristica alla società. E l’intellettuale è privato dei privilegi passati, ed è costretto ad occupare un ruolo lavorativo che spesso ne mortifica l’estro, costringendolo quindi ad una situazione d'emarginazione. Da ciò il sistematico rifiuto della realtà da parte dell’intellettuale, il quale oltre a non condividere gli ideali borghesi, è offeso dal sistema che assegna un valore definito alla propria produzione artistica. Pertanto egli proietta nelle proprie opere il dissidio con la società, e s'identifica col tipico eroe romantico, teso alla perenne ricerca della libertà.
Foscolo e Leopardi
I principali intellettuali italiani sono naturalmente Foscolo e Leopardi.
Già Foscolo è la testimonianza agli inizi dell'800 di un grande impegno : egli infatti sognava la diffusione degli ideali della rivoluzione francese in tutta Europa, compresa la sua Venezia, dominata da secoli da una oligarchia;non si è limitato alla predicazione di tali ideali, ma ha combattuto attivamente al fianco di Napoleone, da lui considerato il portatore e il diffusore di una società basata sulla libertà, fraternità e uguaglianza; nonostante le delusioni animatrici del romanzo autobiografico "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", rimarrà sempre al fianco di Napoleone fino alla sconfitta definitiva. Per Leopardi,il compito dell’intellettuale è quello di comunicare le mete che ha raggiunto per poterlo trasmettere agli altri. Per lui rappresenta quasi un obbligo,poiché il male esiste e il poeta lo mette in evidenza.
Carducci e i Veristi
Dopo di lui gli intellettuali romantici saranno ancora più decisi nel porsi quali educatori del popolo e costruttori dell'indipendenza d'Italia. Tutti gli scrittori, i poeti, i musicisti ecc, saranno i fari del nostro Risorgimento. Anche nella seconda metà dell'800, l'intellettuale italiano, pur se non in modo deciso,
conserverà una funzione di guida e di punto di riferimento, vedasi Carducci e i veristi. Questi ultimi in verità non si proponevano come guida del popolo ma non c'è dubbio che, nel rappresentare "veristicamente" la condizione di vita delle masse diseredate del sud, ne emergeva anche una qualche forma di denuncia delle ingiustizie sociali; come si può infatti non porsi delle domande,leggendo ‘Rosso Malpelo’ di Verga,o ‘I Malavoglia’?
Il Novecento storico
Tale ruolo positivo viene invece completamente scardinato nei primi anni del '900. Sono anni dominati dall'imperialismo e cioè dalla colonizzazzione di interi continenti da parte di alcune grandi potenze europee; l'ottimimismo legato alla facoltà dell'uomo di dominare attraverso la scienza l'universo intero e le sue leggi è crollato di fronte al barbaro sfruttamento di centinaia di milioni di uomini in Africa, in Asia e nelle Americhe. In Europa la grande trasformazione industriale ha sfaldato gli assetti sociali e ha fatto diventare protagoniste due nuove classi sociali, la borghesia e il proletariato, ovvero i proprietari delle industrie e le masse dei lavoratori. Lo scontro tra queste due classi, che si è avvalso anche di grandi sistemi filosofici come il Marxismo, ha schiacciato gli intellettuali che si sono sentiti sradicati e senza ruolo.
Il Trecento
Oltre all'atteggiamento già ricordato dei romantici, possiamo ricordare l'atteggiamento Nella seconda metà del Trecento che vi è tra il rapporto tra letteratura e realtà sociale e politica contemporanea, che era stato possibile rilevare in Dante. Esso infatti,intriso di cattolicesimo,con la sua “Divina Commedia” vorrebbe narrare del suo viaggio purificatore nei tre mondi,dichiarandosi un prescelto a cui è stato affidato il compito di presentare agli uomini la sua impresa anche ‘se la tua voce sarà molesta nel primo gusto,vital nodrimento lascerà poi,quando sarà digesta’.Egli dunque effettuerà il suo viaggio assistito dalla ragione e poi dalla grazia divina. Ciò diventerà improponibile per scrittori come Petrarca e Boccaccio.
Viene quindi a profilarsi un distacco tra studi giuridici e letterari, l’intellettuale ora è un letterato che intende il suo operato al di fuori di ambiti pratici, politici o religiosi, egli chiede quindi solo il riconoscimento del suo valore e si propone ai posteri e all’umanità come modello, dando di se stesso un’immagine ideale e monumentalizzata,come farà Petrarca con la stesura dell’Epistolario in latino,che non avrà lo stesso successo del ‘Canzoniere’.
Il 500
Nel Rinascimento la funzione dell’intellettuale muta,designandolo come cantore delle corti,il cui compito è allietare il signore,un esempio ne è l’Ariosto che narra avventure di paladini; sua antitesi è certamente il Machiavelli,autore del “Principe”,in cui egli delineerà i contorni del perfetto reggente che dovrà assicurare un buon assetto politico sociale all’Italia.
L’Illuminismo
Gli illuministi del '700 invece, si proposero in nome del lume della ragione, di diffondere le conoscenze tra le masse.; non è un caso che nacquero in quel periodo diversi giornali e l'enciclopedia con l'obiettivo di rivolgersi a strati sempre più ampi e quindi non più soltanto all'elite. Un aspetto essenziale dell'Illuminismo fu il suo grande impegno divulgativo. Spariscono infatti le figure dei filosofi e degli scienziati chiusi nelle loro specializzazioni e fruitori di un linguaggio a molti incomprensibile per dar vita ad una nuova figura di studioso, che estende le certezze matematiche a tutti i campi dello scibile umano.
La Latinità
Simile atteggiamento possiamo trovarlo anche nella storia della letteratura latina parlando di Cicerone che fu contemporaneamente filosofo, educatore e uomo politico. Si a vivere durante il secolo della Repubblica Romanza,in cui,ogni buon civis romanus,per adempiere perfettamente ai suoi compiti,non poteva tralasciare la bios politikos per dedicarsi all’otium e viceversa. Egli infatti,quando si allontanò dalla vita privata,si dedicò all’otium letterario,ossia allo studio della filosofia.
E, seppur Cicerone,riusciva ad essere binomio tra società e stato,con autori successivi,quali Giovenale,questo viene a mancare. Lo scrittore si sente impotente,capace solo di adattarsi al volere dell’imperatore.
L’intellettuale oggi
Nel corso nei secoli il ruolo dell’intellettuale ha subito forti cambiamenti,mutamenti e adattamenti che hanno contribuito alla nascita di coscienza sociale,soprattutto grazie a coloro che si sono sentiti in grado,attraverso le loro opere,di porre problemi,denunciare abusi e proclamare svolte,di contribuire ad un vero cambiamento socio-culturale e altresì politico. L’intellettuale dovrebbe conservare il suo ruolo di denunciatore,per la propria categoria e per quella delle masse,soggette sempre ad un ruolo subordinato a quello governativo.

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