Ignazio Silone

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Testo

Ignazio Silone
(Pescina, L’Aquila, 1900 – Ginevra 1978)

Lo scrittore abruzzese Ignazio Silone (pseudonimo di Secondo Tranquilli) nato a Pescina, L’Aquila, nel 1900 è tra i fondatori del partito comunista nel 1921. Dopo un’adolescenza angustiata da lutti familiari e dure ristrettezze economiche, stabilitosi a Roma nel primo dopoguerra svolse intensa attività pubblicistica e politica aderendo al partito socialista e, dal 1921, al partito comunista. Nel 1930, dopo un’aspra polemica sulle degenerazioni dello stalinismo, è protagonista di un clamoroso distacco dal PCI; nello stesso anno, per sottrarsi alla persecuzione fascista, era espatriato stabilendosi in Svizzera, dove rimase sino al 1945.
Con la crisi politica ebbe inizio la sua attività di narratore, e negli anni dell’esilio videro la luce i primi, e forse i più significativi, romanzi: Fontamara (1930), Pane e vino (1936, in ingl.; 1937, in it., ristampato nel 1955 col titolo Vino e pane), Il seme sotto la neve (1942, in ted.; 1945, in it. ed. riveduta, 1961), pubblicati all’estero durante la dittatura.
L’opera di Silone seguì, soprattutto agli inizi, un itinerario atipico, perché scritta in tedesco e pubblicata fuori dei confini nazionali; essa quindi restò a lungo poco nota e isolata nel quadro complessivo della letteratura italiana, anche se rispecchiava fedelmente la concreta realtà nazionale. I suoi motivi essenziali, già espressi in Fontamara, ritorneranno costantemente anche nei romanzi successivi.
Rientrato in patria dopo la Liberazione, Silone aderì al partito socialista, diresse per qualche tempo l’Avanti!, fu eletto deputato alla Costituente e assunse nel 1956 con Nicola Chiaromonte la direzione della rivista Tempo presente.
Fontamara, libro di grande impegno civile, è un testo che, come Gente in Aspromonte di Alvaro, si incentra sulla condizione di vita della gente del Sud; in esso, insieme ad un’appassionata partecipazione alle sorti delle classi popolari, è presente l’aperta condanna del fascismo e della sua prassi di violenza e di sopruso. Tutta improntata al profondo senso di giustizia caratteristico dello scrittore e animata da un ideale evangelico di cristiana solidarietà, l’opera ritrae e denuncia con commossa efficacia l’avvilimento e la miseria in cui viveva la Marsica, terra d’origine di Silone, condannata da un’ancestrale abitudine alla sopportazione silenziosa; in questo quadro amaro e desolato si inserisce tuttavia una speranza di riscatto che nasce dalle radicate convinzioni ideali dell’autore e della sua ardente fede nella lotta politica. Lo stile asciutto, ammorbidito solo da una leggera vena umoristica, conferisce al racconto un ritmo solenne e un’epica drammaticità.
Il secondo romanzo, Pane e vino, si svolge nello stesso contesto e affronta gli stessi temi, ma con in più una vena avventurosa quasi da “romanzo d’azione”: il protagonista, infatti, è un giovane antifascista che, costretto a riparare all’estero, rientra in Italia clandestinamente e riprende la lotta sotto la falsa identità di un sacerdote.
A quelli scritti negli anni dell’esilio si sono aggiunti poi i romanzi Una manciata di more (1952), Il segreto di Luca (1956), La volpe e le camelie (1960), L’avventura d’un povero cristiano (1968). I principali scritti politici, morali e autobiografici sono raccolti nel volume Uscita di sicurezza (1951 e 1965), il cui titolo deriva da quello del saggio nel quale lo scrittore aveva spiegato le ragioni che lo portarono ad allontanarsi dal comunismo. E’ proprio partendo dal Silone saggista, di cui bisogna anche ricordare la partecipazione al volume Il dio che è fallito (1950), che si è avviata una rivalutazione dello scrittore, svincolandolo dall’ipoteca realistica per scoprirne invece le potenzialità simboliche. Infatti Silone, nel momento della crisi politica a seguito dell’uscita dal partito comunista, trasferì nella letteratura il suo disegno politico e utopico di una società più giusta. A differenza di altri che piegarono la letteratura alle esigenze politiche, Silone attuò l’operazione opposta. Dopo la morte sono stati pubblicati il Memoriale del carcere svizzero (1979), indispensabile per comprendere meglio la sua figura, e il romanzo incompiuto Severina (1981).

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