I promessi sposi

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

Riassunto del capitolo 10 dei Promessi Sposi

Questo capitolo racconta la storia di Gertrude, che fin da piccola era indirizzata verso la strada del monastero.
In questo capitolo, Gertrude è costretta dal padre a mandare una lettera per essere ammessa al monastero, ma immediatamente né invia un'altra per ritirare l'iscrizione.
Il servo se ne accorge e dice al padre ciò che fece Gertrude, la quale pentita disse a tutti i familiari che non voleva essere esclusa dalla famiglia per ciò che aveva fatto.
Il padre continuò a convincere la figlia a diventare monaca. Così la famiglia decise di organizzare una festa per la bella decisione presa dalla ragazza.
Arrivata al monastero, si presentò un vicario, il quale aveva il compito di capire se la giovane Gertrude era stata condizionata da qualcuno o la sua scelta veniva dal cuore.
Dopo un pò di tempo Gertrude divenne finalmente monaca, ma era sempre contraria e ribelle alla decisione presa dal padre.

Riassunto del capitolo 12 dei Promessi Sposi

Il capitolo si apre con un'ampia digressione storica nella quale si analizzano le ragioni della carestia: raccolti scarsi, sprechi, pressione fiscale.
Il cancelliere Antonio Ferrer adotta un provvedimento molto criticato dal Manzoni: stabilisce per il pane un prezzo un prezzo troppo basso, il quale quasi non consente l'acquisto delle materie prime.
Il prezzo del pane viene aumentato e comincia a farsi sentire il malumore del popolo.
La folla blocca il garzone di un panettiere e lo deruba della cesta del pane: prende così avvio il tumulto di San Martino.La massa si dirige poi verso il forno "delle grucce" e, malgrado l'intervento degli alabardieri e del capitano di giustizia, dopo un breve assedio, dà l'assalto al forno stesso rubando pane, farina, denaro e distruggendo ogni cosa.
Renzo, incuriosito da tutto quel movimento, si muove inconsapevolmente verso il cuore del tumulto ascoltando i pareri contrastanti dei presenti.
Mentre il giovane assiste alla distruzione del forno e critica, dentro di sé, tutta quella furia, giunge la notizia di nuovi disordini al Cordusio. La folla si dirige là, passando sotto la statua di Filippo II, la quale offre all'Autore lo spunto per alcune riflessioni sui simboli del potere.
La voce si rivela però falsa e la massa, inferocita e delusa, decide di dar l'assalto alla casa del vicario di provvisione, ritenuto responsabile della scarsità di cibo. Renzo, pur non volendo farsi coinvolgere nella rivolta, viene vinto dalla curiosità e si lascia trascinare dalla folla.
Riassunto del capitolo 13 dei Promessi Sposi

La folla si dirige verso il palazzo del vicario. Quest'ultimo, aiutato dai servi, riesce a barricarsi in casa e a nascondersi in uno stanzino.
Alcuni rivoltosi tentano di scardinare e smurare la porta del vicario per catturarlo e ucciderlo e ciò sotto gli occhi dei soldati spagnoli, i quali non osano intervenire. Renzo, al centro del tumulto, è tra coloro che si oppongono a una giustizia sommaria. Per questo, dopo aver reagito con sdegno alle proposte sanguinarie di un vecchio, rischia il linciaggio.
Dal fondo della piazza fa la sua apparizione il gran cancelliere Antonio Ferrer, il quale, forte del sostegno popolare, interviene per salvar la vita del vicario.
Nella folla si creano due fazioni, l'una favorevole e l'altra ostile all'intervento di Ferrer; ciò offre all'Autore lo spunto per una riflessione sui meccanismi delle rivolte popolari .
Il cancelliere procede in carrozza attraverso la piazza gremita di gente. Alcuni, tra cui Renzo, si adoperano affinché egli possa avanzare, ma il cocchiere, ostentatamente cortese, è costretto a continue fermate. Ferrer promette alla folla di arrestare il vicario e di abbassare nuovamente il prezzo del pane, ma il lettore comprende che le sue promesse non verranno mantenute.
Ferrer riesce infine ad entrare nel palazzo del vicario e a trarre in salvo quest'ultimo. Fattolo poi salire sulla propria carrozza, si dirige verso il "castello" continuando a blandire la folla.
Scampato il pericolo di un linciaggio Ferrer comincia a temere per le reazioni dei propri superiori, mentre il vicario, ancora molto spaventato, annuncia di volersi ritirare in un grotta.

Riassunto del capitolo 14 dei Promessi Sposi

La folla che assediava la casa del vicario comincia a sciamare, ma senza disperdersi del tutto: gruppetti di persone continuano a formarsi lungo le vie. Per le strade, la gente commenta i fatti della giornata e prende accordi per il giorno successivo.
Renzo si avvicina ad un crocchio e tiene un piccolo "comizio" esponendo il proprio ideale di giustizia sociale. Nel suo discorso, le vicende personali si mescolano a considerazioni di carattere generale. Il suo discorso si conclude tra complimenti e critiche dei presenti; poi il gruppetto si scioglie. Il giovane montanaro chiede che gli venga consigliata un'osteria, ed uno sconosciuto si incarica di accompagnarlo.
Malgrado le proteste dello sconosciuto accompagnatore, che vorrebbe portarlo altrove, Renzo decide di fermarsi all'Osteria della Luna Piena.
I due entrano nella locanda e l'oste, pur senza darlo a vedere, riconosce nello sconosciuto un informatore della polizia. Renzo e il suo accompagnatore siedono ad un tavolo, tra giocatori di carte e bevitori, e ordinano un fiasco di vino che viene rapidamente svuotato. Il giovane esibisce uno dei pani rinvenuti per terra durante la mattinata e per questo egli viene ritenuto dai presenti uno degli assalitori del forno.
Renzo, alterato dal vino, si rifiuta di fornire all'oste le proprie generalità per la registrazione degli ospiti della locanda. Il giovane, parlando ad alta voce, inizia una nuova arringa contro la scrittura e contro l'amministrazione della giustizia. Alla fine, sostenuto dal consenso degli avventori, riesce ad evitare la registrazione.
L'informatore della polizia, che si spaccia per uno spadaio dalle idee egalitarie, riesce, con un espediente, a far dire a Renzo il proprio nome.

Riassunto del capitolo 15 dei Promessi Sposi

Renzo, ormai completamente ubriaco, abbandona la sala dell'osteria, tra saluti e risa. Accompagnato e sorretto dall'oste raggiunge poi la camera che gli è stata destinata
Giunto in camera, l'oste tenta nuovamente di far declinare a Renzo le proprie generalità, ma alle nuove proteste di quest'ultimo rinuncia. Fattosi poi pagare il conto, l'albergatore lascia la stanza del giovane, il quale, intanto, si è addormentato.
L'oste decide di andare al palazzo di giustizia per denunciare Renzo e, dopo molte raccomandazioni, affida la cura dell'osteria alla moglie. Camminando lungo le strade di Milano, si imbatte in personaggi dall'aria fosca e in drappelli di soldati. Inizia così un lungo soliloquio, durante il quale, alle espressioni di disappunto per quell'uscita fuori programma, si mischiano considerazioni di tipo politico.
Arrivato al palazzo di giustizia, l'oste denuncia al notaio criminale la presenza, nella sua osteria di un giovane che non ha voluto rivelare le generalità. Il funzionario, che ha già ricevuto il rapporto del delatore e che conosce già il nome di Renzo, mostra però di non accontentarsi delle informazioni fornite dal padrone dell'osteria e sottopone l'uomo ad un serrato interrogatorio.
Il notaio criminale e due birri penetrano nella camera di Renzo e gli ingiungono di seguirli. Intimorito dal rumore che viene dalla strada e che sembra annunciare nuovi tumulti, il notaio abbandona subito l'atteggiamento autoritario e, con le buone, cerca di indurre Renzo a seguirli. Il funzionario si mostra eccessivamente gentile ed afferma che si tratta di una pura formalità, ma il giovane non gli presta fede e comincia ad elaborare un piano per far intervenire la folla a suo favore.
Scesi in strada, i due birri danno una stretta alle manette di Renzo, il quale, con un grido di dolore, richiama l'attenzione dei passanti.

Approfittando della piccola folla che si è formata attorno al gruppetto, il giovane chiede aiuto. Per sfuggire al linciaggio, i birri e il notaio, abbandonano il prigioniero e si confondono tra la folla.

Riassunto del capitolo 16 dei Promessi Sposi

Renzo sfugge ai birri e, rifiutando l'ipotesi di chiedere asilo in un convento, corre via cercando di uscire dalla città e dallo stato.
Non sapendo orientarsi, Renzo, dopo aver esaminato attentamente alcuni passanti, chiede informazioni ad uno di essi che gli ispira fiducia.
Il giovane attraversa Milano e, superando con indifferenza un presidio di soldati, esce dalle mura diretto al paese nel Bergamasco dove vive Bortolo.
Renzo si allontana da Milano, ma, per il timore di percorrere le strade principali, e per il desiderio di non attirare su di sé sospetti chiedendo informazioni, sbaglia più volte direzione. Durante il suo cammino egli ripensa ai fatti del giorno precedente ed esamina la sua situazione.
Giunto ad un'osteria isolata, il giovane pranza. Con uno stratagemma, egli riesce poi a farsi indicare, dalla vecchia ostessa, la strada per il confine.
Verso sera, Renzo arriva nel paese di Gorgonzola, vicino al confine, e qui cena in un'osteria. Cerca, senza esito, di ottenere dall'oste delle indicazioni sul percorso da seguire per attraversare l'Adda e passare nella Repubblica veneta. Viene poi avvicinato da un cliente che gli chiede se egli venga da Milano e se abbia informazioni sulla rivolta: Renzo fornisce risposte evasive.
Al gruppo degli avventori, si aggiunge poi un mercante milanese. Si tratta di un conservatore, metodico e nemico di ogni disordine, che dà una propria personale versione degli avvenimenti. In particolare, egli dice che i capi della rivolta sono stati tutti arrestati, tranne uno che, fermato in un'osteria, è riuscito a fuggire.
Temendo di cadere nuovamente nelle mani della giustizia, Renzo lascia l'osteria di Gorgonzola e va, quasi istintivamente, verso l'Adda.

Riassunto del capitolo 17 dei Promessi Sposi

Uscito dall'osteria di Gorgonzola, Renzo prosegue il suo cammino nell'oscurità, lungo le strade che, secondo il suo senso dell'orientamento, dovrebbero condurlo all'Adda. Durante il tragitto, i suoi pensieri vanno al mercante e al suo resoconto distorto e calunnioso.
Dopo aver oltrepassato alcuni paesi ed aver scartato l'ipotesi di chiedere ospitalità, Renzo si inoltra in una zona non coltivata e poi in un bosco. Qui viene colto da un oscuro timore, ma, proprio quando sta per tornare sui suoi passi, sente il rumore dell'Adda e si precipita verso il fiume.
Non potendo attraversare il fiume, né potendo passare la notte all'aperto, a causa del freddo, Renzo si rifugia in una capanna abbandonata. Dopo aver recitato le preghiere della sera, il giovane tenta di addormentarsi, ma alla sua mente si affacciano ricordi dolorosi.
Verso le sei del mattino successivo, Renzo, sullo sfondo di una magnifica aurora, riprende il cammino verso l'Adda.
Traghettato da un pescatore passa sulla sponda bergamasca del fiume; di qui, il giovane procede a piedi verso il paese del cugino.
Renzo pranza all'osteria. Terminato il pasto, dona le ultime monete che gli sono rimaste a una famiglia ridotta, dalla fame, a mendicare; l'episodio gli offre lo spunto per alcune riflessioni sulla Provvidenza.
Giunto nel paese di Bortolo, Renzo individua immediatamente il filatoio e lì trova il cugino, il quale lo accoglie festosamente, dichiarandosi disposto ad aiutarlo, sebbene i tempi non siano dei più propizi. I due cugini si informano reciprocamente sulla rispettiva situazione e sulle vicende politiche dei propri paesi. Dopo essere stato avvertito dell'uso bergamasco di chiamare baggiani i milanesi, Renzo viene presentato al padrone del filatoio e assunto come lavorante.

Riassunto del capitolo 18 dei Promessi Sposi

La giustizia compie una perquisizione in casa di Renzo e interroga i suoi compaesani.
Don Rodrigo intanto, si compiace dei provvedimenti contro Renzo e dal conte Attilio riceve nuovi incoraggiamenti e stimoli a proseguire nel suo proposito. Ma il suo compiacimento è turbato dalle notizie su Agnese e Lucia, riferitegli dal Griso. Egli è dunque sul punto di abbandonare l'impresa, poiché il monastero e la presenza in esso della potente Gertrude costituiscono per lui un ostacolo insormontabile. Prevale però il timore dell'onta per la sconfitta, e don Rodrigo decide così di tentare nuovamente il rapimento di Lucia, avvalendosi dell'aiuto di un nobile tristemente noto per le sue imprese criminali: l'Innominato.
Lucia e Agnese vengono informate dalla fattoressa del convento che Renzo è ricercato per i fatti del tumulto, mentre un pescatore, incaricato da fra Cristoforo, nel confermare la relazione, aggiunge che il giovane ha trovato riparo nel Bergamasco.
Le due donne continuano la loro vita al monastero di Monza, confortate dalle notizie rassicuranti su Renzo, che il frate invia loro tramite i suoi messaggeri. Lucia, intanto, è entrata in maggior confidenza con Gertrude e passa con lei molto del suo tempo.
Non avendo più ricevuto notizie da fra Cristoforo, Agnese decide di abbandonare il convento e di passare da Pescarenico prima di tornare a casa. Nel suo viaggio è aiutata dal pescatore che aveva portato le prime notizie certe di Renzo.
Giunta a Pescarenico, Agnese apprende da fra Galdino che padre Cristoforo è stato trasferito a Rimini. La donna torna così al proprio paese in preda allo sconforto.

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