Guittone d'Arezzo - ahi lasso, or è stagion

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Categoria:Letteratura

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Testo

Commentare la canzone “Ahi lasso, or и stagion..” di Guittone D’Arezzo.
Con la battaglia di Benevento, nella quale trova la morte Manfredi, figlio di Federico II, Carlo D’Angiт estende il suo dominio su Napoli e sulla Sicilia, si dissolve l’ambiente di raffinata cultura della corte siciliana e la Toscana diventa il nuovo centro d’irradiazione della poesia in volgare. Ma mentre и legittimo parlare di “scuola siciliana” non si puт parlare di “scuola toscana” in quanto essa, non essendo localizzata in un’unica sede ma fiorendo in parecchi centri, quali Lucca, Pistoia, Pisa, Arezzo e Siena, non presenta quella omogeneitа propria della lirica siciliana: i poeti toscani operano in un contesto storico-politico molto diverso da quello dei loro predecessori: infatti al posto della corte, i cui poeti erano funzionari al servizio di un monarca accentratore, ora c’и la libera e dinamica organizzazione del Comune, gestito dalla borghesia, da cui i poeti toscani provengono.
Essi riprendono i modi dei provenzali e dei siciliani, anche se, riprodurre in una societа comunale e “borghese”, la raffinata sensualitа cortigiana della lirica provenzale, и difficile per cui si basano su una concezione dell’amore piщ “spirituale”, nella quale risulti meno evidente il dissidio, tipico della letteratura cortese, fra matrimonio e “servizio amoroso”. Inoltre la realtа comunale in cui essi operano favorisce in loro la ripresa di temi, quali la riflessione, gli interessi e le aperture verso le tematiche morali, come la virtщ, il valore ed i comportamenti umani. In questi rimatori si puт cogliere poi un interesse vivo per la politica, per la loro cittа, per le lotte cui partecipano e ciт fa sм che fatti di costume, accenni a personaggi del tempo ed esperienze vissute animino le loro liriche. Dal punto di vista della lingua, essi esercitano sul loro volgare lo stesso processo di affinamento lessicale, stilistico e metrico che i siciliani avevano esercitato sul loro.
Il loro linguaggio fatto di suggestioni colte, latine, siciliane e provenzali appare talvolta disarmonico in quanto possiamo notare l’abuso di certi procedimenti stilistici, quali la “replicatio”, cioи la ripetizione di parole e l’uso di un linguaggio ermetico, il “trobar clus”, che essi intendono emulare dai provenzali.
La figura piщ notevole di questa corrente fu Guittone D’Arezzo (1235 - 1294) che, dopo essersi sposato e aver partecipato alle lotte politiche contemporanee, nel 1265 entrт nell’ordine dei Milites Beatae Virginis Mariae. Tra le sue opere, particolare importanza rivela la canzone “Ahi lasso, or и stagion...” dove Guittone testimonia la sua passione politica per aver assistito a Montaperti, il 4 settembre 1260, alla sconfitta dei Fiorentini guelfi da parte dei ghibellini di Firenze, alleatosi con quelli di Siena e di altre cittа ghibelline della Toscana, sotto la guida di Farinata degli Uberti e con l’aiuto delle truppe di re Manfredi, figlio Federico II. Il fatto destт molta emozione poichй, sul momento, sembrт che ciт avesse definitivamente rialzato le sorti del partito imperiale e prostrato la potenza del libero Comune fiorentino, ormai in mano dei Senesi e dei Tedeschi alleati.
Questa canzone и composta di sei strofe (stanze) e un congedo: ogni strofe и costituita da una fronte che ha due piedi simmetrici (ABBA, CDDC) e da una sirma che include due settenari col seguente schema (EFGg FfE); il congedo и uguale alla sirma.
In essa, Guittone, esprime il suo sentimento ed il suo pensiero , di stanza in stanza, con un robusto e saldo svolgimento concettuale e affettivo dando al discorso ampiezza, complessitа, forza e vigore di costruzione. Il canto , piщ che da spirito di parte, и mosso da una piщ ampia visione e da un cosм grande interesse politico che la sconfitta di parte si muta in sconfitta nazionale ed il suo ideale di libertа e di indipendenza gli fa sentire nell’ ”Alamanno” lo straniero non solo di Firenze ma dell’Italia. Nella prima stanza si dichiara con impostazione solenne il funesto evento di Firenze con un sentimento accorato e lagnoso, che si esprime con il pianto, l’esclamazione e l’invocazione a Dio. Nella seconda la sua grandezza passata, rievocandola in modo entusiastico piщ che nostalgico e la missione storica esercitata, considerando, infatti, Firenze come la capitale fondatrice di un impero al pari dell’antica Roma e se ciт puт sembrare un esagerazione, dettata dall’amore per la cittа e per la passione politica in realtа possiamo dire che in quel periodo essa gettava i fondamenti di una potenza economica, commerciale e culturale, espandendosi in tutta l’Europa. Nella terza la sua decadenza, nelle sue cause e nel suo svolgersi, fino alla sconfitta presente e nel far ciт si accora e si sdegna considerando l’attuale stato di Firenze e l’ingratitudine dei suoi cittadini, alludendo alla pace effimera tra guelfi e ghibellini. Nella quarta il significato e gli effetti politici della sconfitta con versi solenni e desolati. Nella quinta la follia malvagia dei cittadini colpevoli che ora signoreggiano in Firenze e lo sprezzo per i fiorentini che si sono rassegnati alla sconfitta, mettendo in evidenza il tradimento dei primi e la viltа dei secondi. Questa stanza si puт considerare divisa in due parti: la prima (vv 61-66) contiene un robusto ammonimento morale, alto e solenne, nella seconda (vv 67-75) il tono и di un sarcasmo tagliente e doloroso . Nella sesta le conseguenze politiche all’esterno, nella Toscana, mettendo in evidenza la rivalitа tra Siena e Firenze, e qui l’amara ironia giа presente nella strofa precedente acquista vigore. Nel congedo , infine, la polemica si realizza attraverso un rovesciamento della situazione reale, quindi continua a dominare il sarcasmo espresso nei versi finali della stanza precedente: Firenze, fiore che sempre si rinnova, invita alla sua splendida corte i baroni d’Italia, lei che vuol diventare regina della Toscana, ora soprattutto, che ha conquistato con la sua potenza Tedeschi e Senesi.
La passione politica, espressa nelle forme dell’amore e dell’odio, nel pianto e nello sdegno, nell’ammirazione , nell’invettiva, nell’ironia e nel sarcasmo, domina in tutta la canzone, conferendole una viva efficacia.
Questa poesia, espressione di un genere alto, ripreso da altri autori della letteratura italiana (canzone politica ) si segnala sia per la metrica che per il livello elevato dello stile che per la presenza di figure retoriche.
Notiamo innanzitutto a livello metrico alcuni dati che testimoniano la perizia retorica con la quale questa poesia и costituita:
-tutte le stanze, eccetto il congedo, che normalmente fa parte a sй, sono collegate dalla ripresa, realizzando perfettamente la tecnica delle “coblas capfinidas” nei punti “altezza/Altezza”,vv 15-16,”Leone/Leone”, vv 30-31.......
-la tecnica della rima presenta una notevole varietа: rime ricche, “Ragione/guerigione”, vv 2-3....; rime uguali, “...che non se ne pensava per pro tanto,.......si trasse avanti tanto”...,vv 25-28; parole -rima identiche, vedi le ripetizioni di tanto, vv 1-25-28, di Ragione, vv2-24, di valore, vv 19-32, di morte, vv 40-44. Tutte queste tecniche hanno una grande rilevanza dal momento che contribuiscono a collegare tra loro sia le strofe che le argomentazioni e a dare maggiore risalto, grazie a certi termini chiave, alla poesia stessa. I termini chiave, quali: ragione, valore, morte, riescono a ribadire in modo importante i concetti espressi da Guittone d’Arezzo. La parola “ragione, usata nel significato di intelletto, ignoranza, follia, giustizia serve a mettere in forte risalto sia la follia dei ghibellini che si fanno ammazzare, fidandosi dei mercenari, che l’atteggiamento di giustizia dei guelfi rispetto ai ghibellini. La parola “valore” assume il significato di vigore, virtщ, prestigio e serve mirabilmente a rafforzare il concetto sia dell’alto prestigio di cui godeva Firenze finchй i suoi cittadini furono leali fra loro, sia la forza e la virtщ che ora gli и stata strappata a causa della morte dei suoi abitanti piщ nobili, uccisi con dolore o crudelmente imprigionati. Anche il termine “morte” ha valore connotativo all’interno della canzone ed allude al comportamento scorretto dei ghibellini nei confronti di Firenze. Infatti, incuranti del fatto che questa cittа gli avesse conferito grande importanza, insuperbirono a tal punto da ferirla a “morte” nel 1248 e, poi, nonostante fossero stati perdonati, questi congiurarono di nuovo alle sue spalle squartandola e conquistandola nel 1258 con la battaglia di Montaperti, che il 4 settembre 1260 si concluse con la disfatta dei guelfi.
Analizzando, poi, lo stile, possiamo sottolineare il ricorso a tecniche della tradizione retorica, che la cultura medievale aveva preso da quella classica. Vi troviamo, infatti, l’uso della enumerazione tramite il “polisindeto”, come ...”e li denti e lo valore, e il gran ....”,vv 32-33, ....”e nati....e avanzati “,vv 35-37,.......;l’interrogazione, ...”Oh lasso, or quale dia fu mai tanto crudel dannaggio audito? Deo, com’hailo sofrito, deretto pиra e torto entri’n altezza?...”, vv12-15; la figura etimologica, che consiste nella ripetizione della stessa radice in parole diverse..”sfiorata/Fiore” ,v 16,” Fiorenza/fior”, v 93; l’iperbato, che consiste nell’invertire l’ordine normale della frase contribuendo ad uno stile sostenuto, “alto”,....”Altezza tanta ella sfiorata Fiore fo, mentre ver’se stessa era leale,....”, vv 16-17,....”E ciт gli ha fatto chi?....”, v 35,...; l’antifrasi che и un artificio retorico tendente a rovesciare la situazione attuale, presentando come positivi tutti gli aspetti che sono invece negativi, vv 91-97. Quest’ultima figura retorica si riscontra nella poesia politica in genere
Concludendo la canzone “Ahi lasso or и stagion...” di Guittone d’Arezzo и una delle sue poesie piщ significative in quanto testimonia la sua passione politica che diviene tutt’uno con la sua passione morale, esprimendo mirabilmente lo stile, la lingua, la metrica ed il contesto storico, culturale e politico del periodo.

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