Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 20.12.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Gli Argonauti e Giasone
Gli Argonauti devono superare l’ostacolo delle Simplegadi, due rupi semoventi che cozzano tra loro nello stretto dei Dardanelli, e che nessuno è mai riuscito a superare. Gli Argonauti possono però contare sui consigli dategli dal veggente Fineo, grato di essere stato salvato dalle Arpie. Il consiglio di Fineo è di lanciare una colomba verso le rupi: se la colomba le supera indenne, possono superare le Simplegadi senza timore, altrimenti conviene desistere dall’impresa.
Al momento di riprendere il viaggio si alzano i venti del nord, gli Etesi, che impediscono per giorni e giorni la partenza. Prima di partire, dopo che il vento scende, gli Argonauti erigono un altare agli dei dell’Olimpo e prendono la colomba consigliata da Fineo. Eufemo era costretto a tenere stretta la colomba, per paura che volasse. La dea Atena, vedendoli partire, li seguì su una nuvola. Quando gli eroi arrivarono allo stretto, un vortice colpiva la nave da sotto, ma gli Argonauti, seppur con timore, proseguirono. Quando le rupi si aprirono, Eufemo prontamente liberò la colomba. La colomba riuscì a passare indenne, rimettendoci solo le piume della coda. Allora Tifi ordinò di remare velocemente. Prima che la nave venisse sommersa, Tifi riuscì ad alleggerirla gettando in acqua tutto ciò che pesava troppo. Ma ogni volta che la nave si muoveva, la corrente la riportava indietro. Atena spinse la nave con la mano destra e questa riuscì a superare lo stretto.
Dopo aver raccolto sull’isola di Marte i quattro figli di Frisso e Calcione, gli Argonauti si dirigono verso la Colchide. Giasone si dirige al palazzo reale in compagnia di Augìa, Telamone e dai figli di Frisso. Qui Medea vede Giasone e s’innamora subito di lei.
Il re non approva la ragione che ha spinto fin lì Giasone e pensa addirittura di ucciderlo all’istante, ma rinvia la strage. Dice a Giasone che avrà il Vello d’oro solo se riuscirà a domare i due tori dagli zoccoli di bronzo e a seminare con denti di drago quattro iugeri di campo in un sol giorno. Giasone acconsente, seppure con paura e titubanza. Medea guarda il giovane mentre si allontana. In camera sua, Medea piange, dando sicuramente per morto l’amato Giasone. Questi, tornato alla nave Argo, racconta le condizioni poste da Eeta. Ida, Castore, Alluce e altri ancora si offrono di affrontare la prova al suo posto, ma Argo, figlio di Frisso e Calcione, propone di chiedere aiuto alle arti magiche di Medea, sua zia. Calcione ci aveva già pensato, ma si era trattenuta per timore di essere scoperta. Medea intanto non riusciva a decidere se vede la sorella o no. Un’ancella la vide piangere e riferì a Calciope, la quale stava meditando il modo di chiedere a Medea l’aiuto necessario. Calciope corse immediatamente nella stanza della sorella, la quale le disse che aveva visto in sogno loro padre che uccideva i quattro figli di Calciope. Medea accetta e le dice che lei non è solo sua sorella, ma anche sua madre.
Quella notte però Medea non riuscì a dormire, non sapeva infatti se dare retta all’amore per Giasone, a quello per i genitori, o se suicidarsi. Cercò il cofanetto dove teneva i suoi filtri, benefici e malefici, e fu tentata di prendere i secondi, ma si trattenne pensando alle gioie che toccavano ai vivi e alle tristezze dei morti.
La mattina successiva Giasone inumidì lo scudo, la lancia e la spada con il filtro preparato da Medea. I compagni saggiarono tutte le sue armi ma nessuno riuscì a piegare nemmeno un po’ la lancia. Ida provò a percuotere l’impugnatura con la spada, ma questa si ritrasse. Allora gli eroi furono più speranzosi della vittoria.
Giasone si unse e improvvisamente diventò enormemente più forte e intrepido. Non riusciva a rimanere fermo, per la voglia di combattere. Si diressero verso il luogo dello scontro, dove trovarono Eeta. Giasone versò dall’elmo lucente i denti del drago e cinse la spada. Guardò il giogo di bronzo e l’aratro di acciaio e si fece avanti piantando nel terreno la lancia e l’elmo. I tori uscirono dalla loro grotta e spirarono fiamme. Tutti tremarono, tranne Giasone. Il filtro della fanciulla lo proteggeva dal fuoco dei tori. L’eroe riesce a battere i tori e, dopo averli fatto arare il terreno, vi deposita i semi di drago, come un contadino che semina i semi.