Galileo Galilei

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Testo

Galileo

1564: Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio da Vincenzo e Giulia Ammannati. Il padre era una personalitа eminente come musicologo e socio della "Camerata de’ Bardi"
1581: Studia medicina all’universitа di Pisa per obbedire al padre, ma la sua maggiore attenzione и rivolta agli studi di matematica e fisica.
1590: Ottiene la cattedra di matematica presso l’universitа di Pisa. Scopre le leggi dell’isocronismo del pendolo (osservando le oscillazioni di una lampada conservata nel Duomo della cittа).
1609: Costruisce, su modello olandese, un cannocchiale con cui inizia a scrutare i moti dei pianeti, scoprendo cosм i crateri i e le montagne della Luna.
1610: Scopre i 4 satelliti di Giove che denomina "Pianeti Medicei". Pubblica il "Sidereus Nuncius". Nello stesso anno и nominato primario matematico e filosofo del granduca Cosimo II.
1615: Lettera di Galilei a Benedetto Castelli (suo allievo e successore sulla cattedra di matematica a Pisa) dove Galilei, non tanto si difende personalmente dagli attacchi dei gesuiti del Collegio Romano, quanto afferma vigorosamente l’indipendenza della Scienza dalla Fede. Egli proclama il massimo rispetto per l’autoritа religiosa delle Sacre Scritture, ma respinge energicamente ogni confusione fra ciт che и di materia di Fede e quello che и veritа scientifica, prodotto di Ragione. Tale lettera, di cui copia autenticata giunge al S.Uffizio, gli procura una denuncia per eresia.
1616 febbraio 23: Il S. Uffizio condanna la teoria copernicana. Il cardinale Bellarmino ingiunge a Galilei di non professare nй pubblicamente nй privatamente tale dottrina.
1623: Esce il "Saggiatore", in cui Galilei polemizza col gesuita Orazio Grassi sull’origine delle comete (le tesi del Grassi risultarono piщ prossime al veri di quelle di Galilei). Nello stesso anno viene eletto al soglio pontificio Maffeo Barberini, papa Urbano VIII, da cui Galilei si attende tolleranza per le teorie copernicane, riprende cosм a sostenere il copernicanesimo.
1632: Scrive il "Dialogo dei massimi sistemi", dove delinea i principi aristotelici del METODO SPERIMENTALE.
1633: Processo e condanna del S. Uffizio. Viene portato davanti agli strumenti di tortura, ma non sottoposto a tormenti. Decide di ritrattare le sue idee. Viene confinato ad Arcetri dove continua studi e ricerche.
1642: Muore ad Arcetri
IL CANNOCCHIALE
Keplero e Porta si erano avvicinati al cannocchiale ma non avrebbero mai potuto costruirlo in quanto non credevano nell’organo della vista e diffidavano degli artifizi ottici.
1604 Notizia sicura di cannocchiali visti e adoperati.
Giovanni Zaccaria dice che suo padre costruм il primo telescopio nel 1604 imitandone uno pervenuto dall’Italia con sopra scritto 1590.
1610 stampato con urgenza il Sidereus Nuncius ("ambasciatore celeste" o "Avviso celeste") dove Galileo comunica le prime grandi scoperte fatte con il cannocchiale. Nella seconda pagina scrive :"Circa 10 mesi fa arrivт alla nostre orecchie la notizia che da un certo belga era stato consegnato un occhiale, per beneficio del quale gli oggetti visibile molto lontani dall’occhio dell’osservatore si vedevano distintamente come vicini;..."
1609 ha le prime notizie di "alcune esperienze del meraviglioso effetto alle quali alcun prestavano fede, altri la negavano"
1609 24 Agosto: presenta uno strumento da lui costruito al Doge di Venezia.
Amicizia di Galileo con Girolamo Magagnati inventore di procedimenti per la fabbricazione di vetri speciali, nonchй proprietario di forni a Murano.
Il cannocchiale и dovuto a tentativi e non a ragionamenti, nessun ragionamento ottico porta al cannocchiale divergente piuttosto che a quello convergente, casuale deve essere il metodo utilizzato per lo strumento ottenuto nel 1590, ma и strano che a distanza di 20 anni, per via casuale, si arrivт al medesimo risultato.
Nessuno mise mai in discussione l’originalitа di Galileo, tranne alcuni maligni, inoltre Galileo nelle prime settimane del 1609 aveva giа costruito 2 cannocchiali che superavano in potenza quelli "oltremontani".
Giustificazione di quel tipo di Cannocchiale si trova nel "Magia Naturalis" che spiega che componendo opportunamente una lente una lente concava ad una convessa si poteva vedere distintamente da lontano. L’edizione di tale libro con questa frase и del 1589 e il cannocchiale arrivato in Olanda и del 1590 ed и una coincidenza interessante perchй и naturale che i tentativi venissero fatti appena uscito il volume, ed и naturale che avvenisse in Italia dato che qui uscм il libro, che Galileo probabilmente conobbe.
G. aveva una cultura ottica molto modesta e infatti nelle discussioni sulla sua invenzione combatte per sostenere la sua validitа ma resta nel superficiale senza addentrarsi in particolari tecnici (il Sagredo gli inviт una lettera chiedendo le dimostrazioni del C. ma non ebbe risposte).
Fine estate 1609:sempre piщ occhialai costruiscono cannocchiali dozzinali; il pubblico generico li acquista senza troppo entusiasmo, senza prospettive, alcuni ci trovano diletto ma nulla di piщ; I militari che in un primo tempo ne sembravano interessati non se ne preoccupano. L’ambiente colto non se ne interessa. Galileo taceva e lavorava.
24 Agosto 1609 presenta il cannocchiale al Doge di Venezia, mise il segreto a disposizione della Serenissima e il Senato lo compensт portandogli lo stipendio da meno di 500 a piщ di 1000 fiorini all’anno. 1° Prova che il cannocchiale era strumento prezioso per chi lo sapeva usare.
Galileo continua a costruire cannocchiali per perfezionarlo, un giorno lo rivolge verso la luna, lavora senza sosta per 2 mesi e dopo riesce a vedere chiaramente le catene di montagne, le vallate, i continenti, i mari (contro Aristotele che la voleva limpida e liscia).
Comincia ad osservare i pianeti e la Via Lattea e ne trae prova che essa и formata da molte stelle, osserva le nebulose e il 7 gennaio 1610 vede Giove accompagnato da 3 stelle fisse che mai nessuno aveva notato, lo colpirono perchй erano allineate fra loro e con Giove lungo una parallela e per riconoscenza verso i Medici, e perchй aspirava a tornare in Firenze scrive subito della scoperta a loro.
La sera seguente vede che le stelle hanno diversa disposizione.
Vuole dimostrare che esse ruotano attorno a Giove come la Luna attorno alla Terra, come Mercurio e Venere attorno al sole.
Con il "Sidereus nuncius" voleva rivelare agli altri le sue grandi scoperte ben sapendo che toccare il cielo ai Gesuiti e alla Chiesa poteva costargli caro. Sapendo a che cosa va incontro chiama ad appello gli amici, intesta ai Medici i satelliti di Giove e si prepara ad una dura lotta contro la mentalitа generale dell’epoca.
Vastissima polemica tra il solo Galileo e tutto il mondo scientifico, la reazione dei dotti и: quello che и vero non и nuovo, quello che и nuovo non и vero.
Galileo vuole che il Granduca avalli le sue scoperte, sa che con solo i suoi cannocchiali si possono vedere e che se non mostrerа a tutti quello che ha visto lui, non gli crederanno, cosм manda ai regnanti e agli amici del Granduca un libro e un cannocchiale affinchй invitassero i matematici ai loro servizi a guardare.
Opposizione dello Studio di Pisa e di molti dotti che parlano di abbagli dovuti dallo strumento, stanchezza della vista ecc.
Keplero: sminuisce il lavoro di Galileo, ricorda che l’idea dei monti sulla Luna и vecchia di Plutarco, mette perт in risalto la differenza tra il cannocchiale costruito e adoperato da Galileo e quelli che circolavano comunemente; riconosce esatto il metodo indicato da Galileo per misurare l’ingrandimento del cannocchiale quello per eseguire le misure angolari nel cielo.
Galileo viene fortemente ostacolato dal Magini, matematico italiano, che vedeva oscurarsi la sua fama a causa delle di lui, in piщ era dello Studio di Bologna dominato dai Gesuiti, non и da escludere che da lм partissero lettere per tutto il mondo per sminuire l’operato di Galileo.
Agosto 1610: Keplero si dice ansioso di poter guardare le stelle con il cannocchiale di Galileo perchй i cannocchiali presenti a Praga o avevano troppo pochi ingrandimenti o non erano buoni.
30 Agosto 1610: arriva a Keplero un cannocchiale costruito da Galileo
11 Settembre: viene pubblicato il "Narratio de observatis a..." (Descrizione dell’osservazione personale dei 4 satelliti erranti di Giove, i quali Galileo Galilei, matematico fiorentino, col diritto dell’invenzione, ha battezzato Pianeti medicei)
Galileo aveva vinto, la sorte della filosofia classica era segnata, ma c’era ancora chi non gli credeva.
Sizi: "Dianoia astronomica, ottica e fisica" dice che le stelle fisse sono al massimo 7 come dice Pico della Mirandola e la maggior parte dei filosofi, ed и stato cosм per secoli e che quindi non puт cambiare improvvisamente.Poi esamina la ricorrenza del numero 7 in natura. Dice che i pianeti in cielo devono essere tanti quanti i metalli in terra e gli organi vitali nel corpo. Passa a dire che i 4 pianeti sono frutto di rifrazione e illusione ottica. All’obbiezione che se i pianeti fossero illusione ottica si dovrebbero vedere anche attorno agli altri pianeti, lui risponde che non и vero perchй cambiano le condizioni dell’osservazione quindi le condizioni non si creano. Se una cosa si vede, si vede perchй esiste; ciт che non esiste non si vede. Ma continua dicendo che certe cose si vedono solo se ingrandite ma non bisogna fidarsi della vista.E continua con una serie di ragionamenti perfetti per la mentalitа dell’epoca, conclusioni perfette, ma il cannocchiale aveva ragione... la scienza classica dimostrava falso il cannocchiale, ma questo aveva ragione e quindi non poteva che portare alla distruzione questa.
Ora molti cannocchiale erano puntati verso il cielo e non tutti erano incerti della veridicitа di tale strumento. In caso di nuove scoperte, per andar cauto ma non perderne la paternitа Galileo cosм cominciт a ricorrere ad anagrammi. Egualmente cominciarono contestazioni di prioritа delle scoperte da parte dei Gesuiti del Collegio Romano, da parte del Mayer e del Peiresc.
Ciт indicava la vittoria di Galileo.
17 dicembre: Padre Clavio (dell’ordine dei Gesuiti) afferma di aver osservato i Pianeti Medicei. Il riconoscimento da parte del capo dei Gesuiti del Collegio Romano и decisivo.
24 aprile 1611
Lettera dei Gesuiti a Galileo dove vengono riconosciuti i seguenti punti:
La Via Lattea e le nebulose sono degli insiemi di stelle;
Saturno и composto da 3 stelle;
Le fasi di Venere;
La Luna non ha superficie piatta;
Attorno a Giove ci sono 4 stelle.
Ci vollero dunque 2 anni per riuscire a convincere della veridicitа della propria tesi le i colti, ci furono dei contrari ancora per circa una generazione, ma ormai il grosso della disputa era stato vinto da Galileo.

IL PIANO INCLINATO

И un grande apparecchio per riprodurre le esperienze di caduta lungo il piano inclinato. Esso permette di verificare la legge enunciata da Galileo Galilei sulla caduta dei corpi. Un canaletto di legno и fissato su di un massiccio telaio triangolare. A cavallo del canaletto sono poste cinque staffe recanti altrettante campanelle. Nelle staffe sono imperniati dei martelletti che percuotono le campanelle al passaggio di una biglia nel canaletto. Ad un'estremitа dell'apparecchio и appeso un pendolo. Tramite un apposito gancio esso viene posto in oscillazione nel momento in cui la biglia inizia la sua caduta lungo il piano. Posizionando convenientemente le campanelle e misurando i tempi tramite le oscillazioni del pendolo и possibile verificare che lo spazio percorso dalla biglia и proporzionale al quadrato del tempo di caduta. Lo strumento perт permette esperienze dimostrative piщ che misure rigorose. Non esistono documenti che consentano di affermare che Galileo compм questo esperimento.

Il piano inclinato и un modello che permette di verificare l'accelerazione dei gravi durante la discesa. Si deve a Galileo la formulazione delle leggi della caduta naturale dei gravi.

Oggi diciamo che lo spazio percorso da un corpo che cade lungo un piano inclinato и direttamente proporzionale al quadrato del tempo di caduta. L'equivalente galileiano di questa legge affermava che in tempi uguali gli spazi percorsi seguono la progressione 1, 3, 5, 7, ...
IL PENDOLO
Viviani, in una lettera a Leopoldo de' Medici del 20 agosto 1659, dа questo resoconto dell'invenzione dell'applicazione del pendolo all'orologio da parte dello scienziato pisano: "...Si pose il Galileo a speculare intorno al suo misurator del tempo; et un giorno del 1641, quando io dimorava appresso di lui nella villa d'Arcetri, sovviemmi che gli cadde in concetto che si saria potuto adattare il pendolo agl'oriuoli di contrapesi e da molla con valersene in vece del solito tempo, sperando che il moto egualissimo e naturale d'esso pendolo avesse a corregger tutti i difetti dell'arte in essi oriuoli. Ma perchй l'essere privo di vista gli toglieva il poter fare disegni e modelli, a fine d'incontrare quell'artifizio che piщ proporzionato fosse all'effetto concepito, venendo un giorno di Firenze in Arcetri il detto Sig.r Vincenzio suo figliolo, gli conferм il Galileo il suo pensiero, e di poi piщ volte vi fecero sopra vari discorsi, e finalmente stabilirono il modo che dimostra il quм aggiunto disegno, e di metterlo intanto in opera per venire in cognizione del fatto di quelle difficoltа, che il piщ delle volte nelle macchine con la semplice speculativa non si sogliono prevedere. Ma perchй il Sig.r Vincenzio intendeva di fabbricar lo strumento di propria mano, acciт questo per mezzo de gl'artefici non si divulgasse prima che fosse presentato al Ser.mo Gran Duca suo Signore et appresso alli Signori Stati per uso della longitudine andт differendo tanto l'esecuzione che indi a pochi mesi il Galileo, autore di tutte queste ammirabili invenzioni, cadde ammalato et a gl'8 di Gennaio 1641 Ab Inc.ne mancт di vita, per lo che si raffreddarono tanto i fervori del Sig.r Vincenzio, che non prima del mese di Aprile del 1649 intraprese la fabbrica del presente oriuolo, sul concetto somministratoli giа, me presente, dal Galileo suo padre. Procurт dunque d'avere un giovane, che vive ancora, chiamato Domenico Balestri, magnano in quel tempo al Pozzo dal Ponte Vecchio, il quale aveva qualche pratica nel lavorar grandi oriuoli di muro, e da esso fecesi fabbricare il telaio di ferro, le ruote con i loro fusti e rocchetti, senza intagliare, et il restante lavorт di propria mano, facendo nella ruota piщ alta, detta delle tacche, n.° 12 denti, con altrettanti pironi scompartiti in mezzo tra dente e dente e col rocchetto nel fusto di n:° 6, et altra ruota che muove la sopradetta di n:° 90. Fermт poi da una parte del bracciuolo, che fa la croce al telaio, la chiave o scatto che posa su detta ruota superiore e dall'altra impernт il pendolo, che era formato d'un filo di ferro nel quale stava infilata una palla di piombo che vi poteva scorrere a vite, a fine d'allungarlo o scorciarlo secondo il bisogno d'aggiustarlo con un contrapeso. Ciт fatto, volle il Sig.r Vincenzio che io (come quegli che era consapevole di quest'invenzione, e che l'avevo ancora stimolato ad effettuarla) vedessi cosм per prova e piщ d'una volta, come pur vedde ancora il suddetto artefice, la congiunta operazione de contrapeso e del pendolo: il quale stando fermo tratteneva il discender di quello, ma sollevato in fuori e lasciato poi in libertа, nel passare oltre al perpendicolo, con la piщ lunga delle due code annesse all'impernatura del dondolo, alzava la chiave che posa e incastra nella ruota delle tacche, la qual tirata dal contrapeso, voltandosi con le parti superiori verso il dondolo, con uno dei suoi pironi calcava per disopra l'altra codetta piщ corta, e le dava nel principio del suo ritorno uno impulso tale che serviva d'una certa accompagnatura al pendolo che lo faceva sollevare fin all'altezza donde s'era partito; il qual, ricadendo naturalmente, e trapassando il perpendicolo, tornava a sollevare la chiave, e subito la ruota delle tacche in vigor del contrapeso ripigliava il suo moto seguendo a volgersi e spignere col pirone susseguente il detto pendolo, e cosм in un certo modo si andava perpetuando l'andata e tornata del pendolo fino a che il peso poteva calare a basso. Esaminammo insieme l'operazione, intorno alla quale varie difficoltа ci sovvennero, che tutte il Sig.r Vincenzio si prometteva di superare: anzi stimava di potere in diversa forma e con altre invenzioni adattare il pendolo all'oriuolo: ma da che l'aveva ridotto a quel grado, voleva pur finirlo su l'istesso concetto che n'addita il disegno, con l'aggiunta delle mostre per le ore e minuti ancora: perciт si pose ad intagliar l'altra ruota dentata. Ma in questa insolita fatica sopraggiunto da febbre acutissima, gli convenne lasciarla imperfetta e nel giorno XXII del suo male, alli 16 di Maggio del 1649, tutti gl'oriuoli piщ giusti, insieme con questo esattissimo misurator del tempo, per lui si guastarono e si fermarono per sempre, trapassando egli (come creder mi giova) a misurar, godendo nell'Essenza Divina, i momenti incomprensibili dell'eternita".
Isocronismo del pendolo

Princоpio intuito per primo da Galileo. Esso stabilisce che in pendoli di eguale lunghezza il tempo di oscillazione и costante (cioи le oscillazioni sono isocrone), qualunque sia l'ampiezza dell'oscillazione. In realtа, come dimostra Huygens, l'isocronismo vale solo per i pendoli cicloidali. L'attenzione di Galileo si concentrт sui moti pendolari in particolare nei primi anni del Seicento, quando propose il proprio metodo per determinare la longitudine sia in mare sia in terra; esso necessitava di un'esatta misurazione del tempo e Galileo applicт il principio dell'isocronismo all'orologio.
IV.3 Giovilabio - Metodo galileiano per stabilire la longitudine in mare

Per stabilire le longitudini occorre confrontare il tempo, o l'ora, locale, con l'ora riferita ad un certo meridiano. Tra Cinquecento e Seicento si cercarono vari sistemi per determinare questa importante misura, perchй era necessario osservare da luoghi diversi uno stesso evento che avvenisse ad un'ora determinata e nota. Occorreva, cioи, un orologio naturale accessibile ai naviganti. Il metodo ideato da Galileo consiste nell'individuare in Giove con i suoi quattro pianeti medicei questo orologio naturale. Infatti, gli istanti esatti delle sparizioni e riapparizioni dei quattro satelliti di Giove potevano essere calcolati in anticipo con sicurezza.

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