F. Gucciardini

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Testo

Francesco Guicciardini

Francesco Guicciardini nasce a Firenze nel Marzo del 1483 da una famiglia che da una perenne fedeltà ai Medici aveva ricavato uffici,onori e benessere.
Nel 1508 sposa Maria Salviati, figlia di Alamanno, uno dei più influenti esponenti del partito degli ottimati. Inizia la redazione delle Storie fiorentine.
Nel 1512, nominato ambasciatore della Repubblica fiorentina presso Ferdinando il cattolico, parte per la Spagna, dove scrive il Discorso di Logrogno.
Nel 1527 il Guicciardini perde credo e autorità a Roma e viene messo sotto processo nella Firenze repubblicana per la sua attività al servizio dei papi medicei; viene infine escluso dalle cariche pubbliche e si ritira a vita privata.
Nel 1529 viene ulteriormente processato e condannato. A Roma porta a termine la redazione definitiva dei Ricordi.
Nel 1538 si ritira a vita privata e attende alla redazione della Storia d’Italia, che resta interrotta perché la morte lo coglie nel maggio del 1540.

- La figura e il ruolo dell’intellettuale subiscono un mutamento in quanto vi è un intellettuale sempre meno cortigiano e sempre più tecnico della letteratura, al servizio dello Stato.

Pensiero politico
Il Guicciardini è profondamente interessato al problema del buon governo, dell’efficienza della gestione della cosa pubblica, e appunto perciò rifugge dagli atteggiamenti e dalle soluzioni populistiche, teorizza una democrazia meritocratica e nel contempo studia, sul piano specifico, tecnico, i meccanismi del governo, cioè le istituzioni sulle quali esso si regge e le competenze di ognuna di esse e i rapporti di ognuna con le altre. Gli interessi e le competenze del Guicciardini sono quindi di ordine costituzionale (“ingegneria costituzionale”). Si presenta così questa tendenza alla mediazione che cerca di avvicinare il parere popolare a quello della nobiltà, anche se le decisioni più importanti spettano sempre ai savi. Guicciardini pensa quindi alla figura del Senato contrariamente a Machiavelli, il quale vedeva solo e unicamente la figura del Principe.

I Ricordi
Il genere di quest’opera appartiene alla produzione moralistica, ovvero studio dei mores (costumi).
La particolarità di quest’opera è il fatto che sia costituita non da lunghi saggi, ma da brevi periodi.
I Ricordi sono costituiti da 221 pensieri sugli argomenti più diversi. Il problema della redazione dei Ricordi è molto complesso:
il primo nucleo dei Ricordi risale al 1512, uno di 12 e l’altro di 29 ricordi.
Seguì a questa una seconda redazione, molto più ampia, che comprendeva 161 ricordi.
La terza redazione è del 1528, rielabora i ricordi precedenti e ne porta il numero a 181; è quella che viene indicata come “serie B”.
La redazione definitiva è del 1530, e contiene 221 ricordi, (“serie C”).

La discrezione
Un tema fondamentale affrontato dal Guicciardini è quello della discrezione.
Discrezione significa capacità di distinguere tutti gli aspetti e le componenti di una situazione e di un evento storico, di cogliere, all’interno delle costanti che accomunano certe situazioni, le variabili che le distinguono, di percepire le varietà delle circostanze che c’è nelle cose del mondo.
Questo metodo che il Guicciardini sottolinea significa anche rifiuto delle regole e dei modelli esemplari; il Guicciardini, infatti, non crede, come Machiavelli, ai modelli esemplari e non ritiene praticabile ormai l’imitazione/emulazione, ha vivissimo il senso della complessità del reale e non si stanca di suggerire, nel giudizio storico o nel comportamento quotidiano, discrezione, cauto discernimento, fredda valutazione dei molteplici aspetti della realtà, diffidenza verso gli ideali sbandierati con belle parole.

Natura dell’uomo e del destino
Un altro tema frequentemente presente nei ricordi è quello della natura umana. Qui nelle posizioni del Guicciardini c’e qualche oscillazione: prima afferma che la maggior parte degli uomini sono
“o poco buoni o poco prudenti” poi dice che gli uomini per natura sono inclinati più al bene che al male. Insiste però sulla fragilità dell’uomo vanificando l’iniziale inclinazione al bene. Sostanzialmente l’opinione che il Guicciardini ha della natura umana è negativa e non differisce molto da quella del Machiavelli.
Collegata alla riflessione sulla natura umana è la meditazione sul destino dell’uomo.
Dall’analisi di parecchi ricordi emerge una visione della vita tutt’altro che fiduciosa e vitalistica; non c’è, nelle opere del Guicciardini, nemmeno una volta l’entusiasmo per l’azione o un momento di fiducioso abbandono. Ne deriva un atteggiamento che più che pessimistico potremmo definire stoico, fatto cioè di fredda consapevolezza dei limiti della condizione umana e di rassegnata accettazione.

Concezione della fede e visione della chiesa
La polemica contro la gente di chiesa è un tema, frequente nei Ricordi, che il Guicciardini ha in comune con il Machiavelli. Ci sono però, tra i due autori, alcune particolari differenze: la polemica del Machiavelli non è indirizzata solo contro al corruzione, il lassismo morale, l’inosservanza del precetto evangelico, ma abbraccia un orizzonte più vasto, in quanto investe sia l’aspetto sociologico sia l’aspetto storico. La polemica del Guicciardini, che ha una violenza verbale maggiore di quella del Machiavelli, non ne ha per così dire lo spessore culturale, è contenuta entro i confini della riprovazione morale ed è anche motivata da una sorta di disagio umano, dal disappunto di aver dovuto far carriera lavorando con e per gente del genere, di essere stato necessitato a far coincidere i suoi interessi con la “grandezza loro”.

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