Dr.Jekyll e Mr. Hyde

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

R. L. STEVENSON
(Edimburgo, 1850 - Isole Samoa,1894)
Nasce a Edimburgo nel 1850, dove studia giurisprudenza e scrive sui giornali locali. La malattia polmonare lo costringe a lasciare la Scozia per climi più caldi: a Parigi conosce Fanny Osbourne, americana, divorziata e per questo osteggiata dalla famiglia di Stevenson, che comunque la sposa in California, nel 1879. Dopo alcuni mesi torna in Scozia per riconciliarsi con il padre; costretto nuovamente ad andarsene, viaggia tra Edimburgo e il centro Europa fino a quando la perdita del padre, ultimo legame con il paese natale, gli fa decidere di trasferirsi definitivamente in America. Nel 1888, influenzato dai racconti delle isole selvagge dei romanzi di Melville, si sposta con tutta la famiglia sulle isole Samoa, dove resta fino alla morte, nel 1894.
Principali opere
An Inland Voyage, 1878
Travels with a Donkey, 1879
Treasure Island, 1883
Dr.Jekyll and Mr. Hyde, 1886
Kidnapped, 1886
The Master of Ballantrae, 1889
Catriona, 1893
Weir of Hermiston, frammento forse del 1894; pubbl. 1896
Stevenson è stato considerato per lungo tempo un narratore di storie per ragazzi, subendo in questo senso la sorte di Dickens. Se in tale classificazione, intesa quale genere in cui è predominante il racconto, possono rientrare The Black Arrow (La freccia nera, 1888) e la raccolta di novelle The New Arabian Nights (Le nuove notti arabe, 1882), lo stesso non può dirsi per Treasure Island (L’isola del tesoro, 1883), la cui raffinatezza di linguaggio e il profondo scavo psicologico meritano maggiore considerazione. La psicologia diventa addirittura psicopatologia in The Strange Case of Dr Jeckyll and Mr Hyde (Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hyde, 1886), noto a tutti come la storia di un uomo che si procura un incontrollabile sdoppiamento di personalità, ma che in realtà, grazie alla capacità stilistica di Stevenson, è una vera allegoria morale all’interno di una storia horror. Il male, contrapposto alla noia della virtù, continua ad affascinare l’autore, che ne esplora i lati più seducenti in The Master of Ballantrae (Il signore di Ballantrae, 1889). La lunga serie di avventure che costituisce questo romanzo racconta l’odio tra i due fratelli della nobile famiglia scozzese dei Duries di Durrisdeer e Ballantrae (avventuroso, cinico e amorale il primo, mite e introverso il secondo), che si trovano l’uno contro l’altro quando il pretendente al trono Stuart sbarca in Gran Bretagna per tentare di riconquistare la corona dei suoi antenati. Come spesso accade nella storia inglese, per salvare la casata ed avere così almeno un erede dalla parte giusta, i due figli devono militare nei due opposti partiti, scelti in base al lancio di una moneta: il maggiore sosterrà il pretendente Stuart, il minore rimarrà a casa professandosi fedele alla casa regnante. Dato per scomparso il più grande, il giovane ne eredita la primogenitura, ma la ricomparsa improvvisa del fratello dà inizio ad una sequela di avventure tra Inghilterra e America. Stevenson, pur non riuscendo a completare quello che poteva essere il suo capolavoro, Weir of Hermiston, lascia comunque delle opere che dimostrano una profonda passione per la scrittura e un’accurata conoscenza delle tecniche narrative, ammirate anche da Henry James. L’autore ha infatti la straordinaria capacità di trasformare un evento banale in qualcosa di leggendario, creando dei miti che ancora oggi appassionano i giovani lettori e che, attraverso uno stile pulito ed essenziale, affascinano anche i critici più esigenti.
RIASSUNTO
Storia di una porta
Passeggiando per Lodra, il signor Utterson, un legale dall’aspetto ruvido ma che lascia trasperire un senso di calda umanità, ed il signor Richard Enfield, un suo parente alla lunga nonché grande amico, si trovano per caso in una via fuori mano, dove Utterson nota una porta estremamente rovinata e dimessa. Enfield racconta allora di uno strano fatto accaduto in quel luogo, una mattina d’inverno, cui aveva assistito. Un uomo dalle strane fattezze si era scontrato con una bambina che correva per la via. Preso dalla collera l’uomo aveva crudelmente calpestato la piccola. Enfield a quel punto era intervenuto, sostenuto dalla folla che si era subito formata, riuscendo ad ottenere un risarcimento da parte del losco individuo. Quest’ultimo entrò nella porta per poi uscirne con delle monete ed un assegno che portava la firma del dottor Henry Jekyll. La firma era risultata autentica. Enfield riferisce ad Utterson il nome del misterioso individuo: Hyde. I due giurano di non parlare più di quella brutta faccenda.
Alla ricerca del signor Hyde
Tornato a casa, Utterson rilegge il testamento lascatogli dal dottor Jekyll, che dispone che tutti i suoi beni vadano ad Hyde in caso di decesso o pi scomparsa per più di tre mesi. Decide allora di chiedere lumi ad un amico, il dottor Lanyon, che però non è in grado di aiutarlo. Utterson prende quindi di trovare e conoscere il signor Hyde di persona. I suoi sforzi vengono premiati davanti alla porta dalla quale era partito tutto: Utterson prova, nel vedere Hyde, la stessa repulsione descrittagli dall’amico. Si reca quindi a casa di Jekyll e parla con Poole, il maggiordomo, che spiega che Hyde è ormai un ospite abituale del dottore, e che tutti gli inservienti della casa hanno l’ordine di obbedirgli. Utterson teme che se Hyde venisse a conoscenza del testamento di Jekyll non esiterebbe a toglierlo di mezzo.
Il dottor Jekyll è la tranquillità in persona
Tempo dopo Utterson viene invitato a cena dall’amico dottore. L’avvocato cerca di esporre le proprie preoccupazioni riguardo il testamento dell’amico,che però sembra non preoccuparsi minimamente della cosa, e prega Utterson di lasciare perdere l’argomento e di limitarsi ad accettare il testamento.
L’orribile caso Carew
Dopo quasi un’anno una cameriera che vive sola non lontano dal fiume assiste ad un delitto atroce. Vede in un vicolo due persone che si incrociano scambiandosi informazioni. Di colpo uno dei due, che regge nelle mani un pesante bastone, assale brutalmente l’altro uomo, uccidendolo. La descrizione dell’assassino non lascia alcun sospetto: si tratta di Hyde. La vittima teneva una busta intestata ad Utterson. Vengono avviate le indagini, ma dell’uomo non ci sono tracce. Utterson si reca a casa dell’omicida, ma neppure la sua domestica riesce a fornirgli informazioni utili.
L’incidente della lettera
Nel pomeriggio Utterson trova il coraggio di recarsi da Jekyll.Parlando con l’amico il dottore mostra all’amico una lettera scritta da Hyde, nella quale l’assassino cede i propri averi a Jekyll. Il dottore tranquillizza Utterson dicendogli che nessuno sentirà parlare più di Hyde. Uscendo dalla casa Utterson si ferma a parlare con Poole, il quale rivela che è oltremodo sicuro che quella lettera non è mai stata recapitata: quel giorno, spiega, era arrivata solamente la consueta corrispondenza del dottore. L’avvocato si reca quindi da Guest, un amico nonché accurato grafologo, che confrontando la calligrafia della lettera di Hyde con quella del testamento di Jekyll sentenzia, non senza suscitare orrore in Utterson, che si tratta di documenti scritti dalla stessa persona.
Il grave incidente del dottor Lanyon
Passano due mesi, e proprio quando Utterson è convinto che le cose siano tornate alla normalità, Jekyll si rinchiude nel suo studio in un totale isolamento. L’avvocato cerca invano di incontrarlo, quindi, dopo una quindicina di giorni, si reca da Lanyon. L’amico appare assai deperito ed afferma di essere sul punto di morire, a causa di un terribile shock. Consegna una busta ad Utterson. Questi gli chiede di Jekyll, ma Lanyon va su tutte le furie dicendo che non ha più niente a che vedere con lui. Giorni dopo l’uomo muore. Utterson apre la lettera e all’interno ne trova una seconda che reca la scritta “Da aprire solo dopo la morte o la scomparsa di Henry Jekyll”.
L‘incidente della finestra
Un giorno Utterson, passeggiandop con Enfield, capita sotto la finestra di Jekyll e riesce a vederlo. Insieme ad Enfield chiede all’amico di raggiungerlo, ma il dottore rifiuta: di colpo sul suo volto si dipinge una smorfia di terribile sofferenza, che lo costringe a ritirarsi dalla finestra gemendo e i due amici in strada restano pietrificati dal terrore.
L’ultima notte
Una sera Poole piomba a casa di Utterson. L’inserviente spiega che ultimamente la situazione del suo padrone è precipitata: chiede in continuazione che vada a procurargli una certa sostanza, ma una volta avuta, la rifiuta lamentandosi della sua impurezza. Dal laboratorio giungono strani rumori e Poole sospetta che Jekyll sia stato assassinato da qualcuno che ha preso il suo posto nel suo rifugio; anche la voce che proviene da quel luogo non è quella del dottore. I due decidono di giungere alla soluzione del mistero irrompendo nella stanza, dove trovano il corpo senza vita del dottore. Una lettera intestata ad Utterson chiede di leggere il memoriale del dottor Lanyon, e in caso questo non fosse bastato a chiarire il mistero anche le confessioni di Jekyll, colui che aveva scritto la lettera.
Il memoriale del dottor Lanyon
La lettera che Lanyon ha lasciato ad Utterson riporta un fatto sconvolgente: spiega di una lettera mandatagli da jekyll nel quale egli chiedeva all’amico di irrompere nel proprio studio e di impadronirsi di un cassetto della scrivania e del suo contenuto. Lanyon avrebbe poi conservato in casa propria quale cassetto fino all’arrivo diHyde, che avrebbe ritirato il tutto per conto di Jekyll. Lanyon scrive di avere fatto ciò che gli era stato chiesto. Hyde si era quindi presentato a casa del dottore e, davanti ai suoi occhi, aveva preparato e bevuto una pozione che lo aveva tramutato in Jekyll.
Relazione completa di Henry Jekyll sul proprio caso
La relazione stesa dal dottore risolve definitivamente ogni mistero. In essa spiega come da sempre egli fosse alla ricerca di qualcosa che rivelasse la doppia natura dell’uomo. Dopo lunghi periodi di studi mise a punto una pozione in grado di trasformarlo in Hyde, che altri non era che l’incarnazione della parte istintiva e animalesca che costituiva la personalità di Jekyll. Se inizialmente il dottore fosse entusiasta della propria scoperta, presto si rese conto che le mutazioni diventavano sempre più permanenti, tanto che spesso esse avvenivano spontaneamente, senza bisogno della pozione. Jekyll, una volta realizzato cosa gli sta succedendo, scrive con un ultimo sforzo il testamento nel quale lascia tutto ad Utterson, quindi muore, lacerato dalla sua molteplice personalità con le sembianze di Hyde.
CONTESTUALIZZAZIONE
La turbolenta età delle rivoluzioni appena superata e, per dirla con Dickens, della caduta delle "grandi speranze", ha prodotto un diffuso desiderio di stabilità e decoro che, unito al nazionalismo (a sua volta sostenuto dall’economia basata sullo sfruttamento coloniale), crea una specie di immobilità, l’avversione verso ogni tipo di riforma e l’affermazione di rigidi codici sociali: il vittorianesimo (regina Vittoria, 1837-1901). Le caratteristiche di questo periodo sono lo spiccato senso delle distinzioni sociali, il culto della riservatezza e quello della propria immagine-reputazione, il rispetto critico delle leggi, l’amore per le istituzioni, l’orgoglio nazionale estremamente accentuato, il senso del decoro ed una sorta di diffuso perbenismo portato all’estremo forniscono un’immagine alquanto ipocrita della borghesia intermedia. La storia della letteratura inglese diventa così la storia delle reazioni contro il “compromesso vittoriano”, dato che gli autori o reagiscono all’artificiosità tipica dell’epoca o la subiscono con tormentati tentativi di cambiamento. Questi conflitti determinano una varietà di forme, di contenuti e di tendenze, dai romanzi ai saggi critici di tema sociale, politico, letterario o scientifico. Il romanzo si presta quale mezzo privilegiato per descrivere le caratteristiche e le abitudini della nuova classe emergente, la borghesia, che ora si pone come modello per istruire ed educare la gente comune, nonché per svelarne ipocrisie e falsità. Mai come in questo periodo si crea una frattura fra poesia e narrativa, con i poeti depositari dei valori morali, diventando degli esteti e i romanzieri sempre più tendenti a scavare nella coscienza umana alla ricerca di una verità individuale.
IL TEMA DEL DOPPIO
Dal punto di vista antropologico, il tema del “doppio” è presente fin dall’antichità:l’ombra, ovvero l’identificazione in essa del proprio io, perdendo l’ombra si perde se stessi, la propria vita; lo spirito tentatore, l’incarnazione dei desideri più reconditi ed inconfessabili, che da sempre tentano l’uomo; l’alter ego, il personaggio antitetico, una delle figure del doppio più utilizzate, basti pensare che fiabe, favole, ma anche romanzi di avventura, gialli, thriller, propongono spesso coppie antitetiche; il sosia, la copia che crea problemi e confusioni, ne è un esempio eclatante il racconto “William Wilson” di Edgar Allan Poe; la metamorfosi, reversibile o irreversibile, che consiste nel mutamento del personaggio in un qualcosa di diverso, spesso orribile ed oggetto di rifiuto degli altri (esempio “La metamorfosi” di Kafka); il quadro, l’immagine, lo specchio, sono un altro tipo di doppio estremamente sfruttato: il ritratto che ruba la vita al personaggio (“Il ritratto ovale” di Poe), il ritratto che invecchia per il personaggio che rimane invece giovane (“Il ritratto di Dorian Grey” di Oscar Wilde) sono esempi di questo tipo di sdoppiamento di persona. Queste sono alcune delle espressioni di questo “altro da sé” che mantiene col soggetto un legame forte, spesso rappresentandone il contrario o il lato oscuro inespresso. I doppi o le copie sono anche degli opposti che si completano o si affrontano, vivendo però fisicamente divisi l’uno dall’altro: il ritratto di Dorian Gray, dell’omonimo romanzo di Oscar Wilde (1891), subisce il decadimento del soggetto vivente finché questi, decidendo di distruggerlo, non riversa su di sé i guasti del tempo e degli eccessi che erano assorbiti dal dipinto. In The Master of Ballantrae di Stevenson (1889), due esseri distinti, James e Henry, due fratelli uniti nell’odio e divisi dalle casate, si inseguono per tutta una vita; l’esistenza dell’uno è specchio di quella dell’altro anche nel momento della morte, come osserva giustamente Antonella Riem: moriranno entrambi, nel medesimo istante, costretti dal destino a dividere la stessa tomba, lontani da quei territori così strenuamente difesi. Oltre agli opposti e alle coppie, sempre molto frequenti in narrativa anche perché utili all’azione drammatica, si ritrova il tema dello “sdoppiamento di personalità” in uno dei capostipiti della tradizione del romanzo gotico, The Monk, Il monaco, di M.G.Lewis (1796). Ambrosio, un monaco spagnolo abbandonato da bambino sulla porta di un monastero di Madrid, vive per trent’anni senza conoscere il mondo esterno, passando le sue giornate immerso nello studio e nella preghiera. Soprannominato “uomo di santità”, è un raro esempio di perfetta virtù, fino al giorno in cui Matilda, “un agente del male”, non si intrufola di nascosto nel monastero: da quel momento il religioso vive una doppia identità, mantenendo l’apparenza di perfezione con i confratelli, ma arrivando addirittura a stuprare e uccidere una fedele che si rivelerà poi essere la sorella.
Per quanto riguarda il romanzo di Stevenson la psicologia del doppio riguarda la sruttura molteplice dell’animo umano, sottoponendo allo studio del lettore istinti, pulsioni, manie e comportamenti spregiudicati contrapposti alla parte razionale, controllata e comunemente accettata. Queste caratteristiche di uniscono a creare la complessità della psiche umana. Attenzione però: Jekyll e Hyde non sono riconducibili a bene e male. Hyde è il nascosto, il represso, e può tutto sommato essere ricondotto al male, anche se è distinto da caratteri più complessi e una parte razionale comunque permane(tant’è vero che dopo la prima metamorfosi involontaria, Hyde allo specchio ha la stessa reazione degli altri personaggi che lo vedranno in seguito); Jekyll tuttavia non corrisponde al bene, ma all’uomo nella sua interezza, all’interno del quale la parte razionale è progredita atrofizzando e vincolando la parte più istintiva, che anche se presente non può e non deve essere espressa, esternata.
AMBIENTE
Nel romanzo anche lo spazio, gli ambienti, assumono caratteristiche simboliche e quindi forniscono un’ennesima chiave interpretativa del testo. Anche negli ambienti infatti si riflette il tema della duplicità: i luoghi in cui i personaggi si muovono avranno così caratteristiche ben definite e distinte da quelle di altri.
Il risultato è una ambientazione gotica: in essa prevalgono il freddo, la notte, la nebbia, il vento, l’intricato labirinto di strade.
Prima di tutto giorno e notte: il primo e teatro della società vittoriana perbenista, la seconda è l’elemento che introduce la logica onirica del romanzo, logica del mistero, del irreale, dell’assurdo e dell’orrore (l’incontro tra Hyde e la bambina, che potrebbe addirittura essere interpretato come un simbolico stupro, e lo stesso delitto Carew sono esempi lampanti).
Le abitazioni dei personaggi riflettono le loro caratteristiche: Jekyll ha una casa grande, raffinata ma allo stesso tempo accogliente, che si affaccia su una via principale molto trafficata, rispecchiando la personalità del dottore immerso nella vita della borghesia vittoriana; Hyde e relegato nel laboratorio, affacciato in un quartiere povero e sinistro, anche l’ingresso e consumato e rovinato. IL laboratorio comunque, altro non è che il retro della casa di Jekyll, e ne esprime il lato demoniaco.
Interni ed esterni sono altrettanto importanti:i primi sono gli spazi in cui si muove ed agisce Hyde, gli interni, che danno un senso generale di sicurezza e riservatezza sono i prediletti dal dottore.
Nonostante la grande inportanza degli spazi e degli ambienti Stevenson tende ad evitare di descrivere la città di Londra: egli non ha mai visto Londra con i suoi occhi e non può quindi lasciarsi andare in descrizioni dettagliate; alcuni particolari inoltre (il vento ad esempio) fanno pensare non a Londra, bensì ad un adattamento della città che lo scrittore conosceva meglio, ovvero Edimburgo.
PERSONAGGI
A prima vista sembra chiaro come sia organizzato il sistema dei personaggi; in realtà però esso è molto più complesso di quanto sembri. Molti personaggi costituiscono vere e proprie coppie antitetiche, che vale la pena di analizzare.
Naturalmente la coppia antitetica principale è quella costituita da Jekyll e Hyde. Ciascuno dei due può essere considerato vittima e carnefice dell’altro, in un rapporto estremamente particolare: entrambi vogliono eliminare l’altro, ma tutti e due contengono, anche se in percentuali diverse, le stesse personalità, il che dà luogo ad un paradosso autodistruttivo. Hyde vorrebbe distruggere Jekyll, unico freno rimasto alla sua regressione allo stadio puramente istintivo, ma allo stesso tempo lo utilizza come scudo protettivo; Jekyll d’altra parte comprende la pericolosità di Hyde ma non se ne libera perché in lui vede concretizzate le sue pulsioni a cui può dare libero sfogo senza essere vincolato da nulla. Inoltre se il dottore teme che la sua parte malvagia prenda il definitivo sopravvento, anche Hyde teme il suo creatore, perché a lui è legata la sua sorte. Inoltre, come nella stragrande maggioranza dei romanzi dedicati a “mad doctors” esiste anche un rapporto estremamente paterno tra creatura e creatore, che contribuisce a rendere complessa la rete di rapporti tra i due.
Un’altra coppia antitetica è quella rappresentata da Utterson e Jekyll. Il primo è il simbolo del medio borghese vittoriano perfettamente in linea con la cultura dominante e ben visto da tutti; Jekyll indossa la maschera di Utterson e spesso ne recita la parte, ma in realtà è molto diverso, perché in lui c’è un barlume dell’istinto primitivo dell’uomo non represso (porta nel suo io il seme di Hyde), che lo tormenta e gli causa una sorta di estraniamento rispetto all’ambiente socio-culturale in cui si trova.
Hyde e Utterson sono invece agli antipodi, ma proprio per questo il distinto borghese si sente assai attratto dal troglodita, come se quest’ultimo lo possa in qual modo completare. Utterson infatti è un uomo di ottime maniere, ma di fronte al mistero di Hyde non trattiene la propria voglia di scoprire, comportandosi in modo disdicevole per un uomo come lui.
Lanyon rappresenta poi la scienza ufficiale, razionale, contrapponendosi a quella inattendibile, blasfema e trascendentale di Jekyll. La scoperta del mistero che si cela dietro Hyde sarà per lui fatale.
Anche Enfield incarna il borghese medio dell’età vittoriana; la sua curiosità per il profano contribuisce, assieme ai ritratti degli altri personaggi a dipingere anche con una certa ironia una società in cui dominano le maschere sulle vere identita delle persone, ossia estremamente ipocrita.

SCELTE STILISTICO NARRATIVE
Anche lo stile narrativo ha natura doppia.
Nella prima parte il narratore è esterno, ma il punto di vista è focalizzato su Utterson ed è quindi limitato: non vi sono anticipazioni di alcun tipo, ed il lettore segue al fianco di Utterson lo sviluppo della vicenda, immedesimandosi così nel ruolo di investigatore. C’è una puntualizzazione da fare: all’epoca questa scelta stilistica risultava sicuramente più efficace di oggi, poiché ormai tutti sanno qual è la trama del romanzo e la suspance viene pregiudicata. Essa comunque contribuisce a dare al libro l’impronta della storia di detection.
La seconda parte è costituita dallo scritto lasciato da Jekyll: il narratore è quindi interno, ed il punto di vista, seppur limitato alla visione di Jekyll, è di carattere onnisciente, poiché il dottore conosce tutti gli aspetti della vicenda. Quest’ultima parte ha infatti una funzione esplicativa, colma le ellissi seguendo l’ordine cronologico degli eventi e chiude definitivamente il caso Hyde.
INTERPRETAZIONE
Naturalmente la prima interpretazione che viene fatta e quella riguardante l’eterna lotta tra il bene ed il male. Attenzione però: questa interpretazione è estremamente limitata, e forse di secondaria importanza rispetto ad altri aspetti che Stevenson voleva rappresentare nel suo romanzo.
Uno di questi aspetti è la natura duplice dell’uomo: da sempre il progredire della società e l’istinto sono in contraddizione, tuttavia una società convinta di poter eliminare completamente l’istinto non giungerà a nulla se non all’ipocrisia. La parte istintiva è la parte più forte all’interno dell’uomo(se fosse stato il contrario, l’esperimento di Jekill avrebbe generato una sorta di uomo-angelo, libero da ogni istinto per essere pura razionalità), reprimerla significa soltanto amplificarla, con il rischio che esploda con conseguenze catastrofiche.
Si arriva quindi alla critica alla morale vittoriana, crogiuolo di ipocrisie maschere che nascondono la vera faccia della società dell’epoca.
Il romanzo è stato quindi interpretato attraverso il mito di Apollo e Dioniso (mitografia): il primo è il dio dell’armonia, dell’arte e della forma, l’altro (imparentato con il primo) era il dio del vino, dell’ebbrezza, e quindi, dell’istinto. Esistevano dei riti legati a Dioniso (riti dionisiaci) che venivano celebrati per liberare istinti repressi tramite il vino. Il vino, nonché il colore rosso, sono elementi ricorrenti nel romanzo.
Infine,non meno importante, vi è l’interpretazione psicoanalitica, basata sulle teorie freudiane, precedute da Stevenson proprio con questo romanzo. Freud è colui che teorizza l’esistenza di una zona della psiche che sfugge al controllo della coscienza ma che condiziona comunque il comportamento dell’individuo: l’inconscio. L’inconscio viene chiamato “ES” (pronome neutro di terza persona). Secondo la teoria di Freud molte espressioni artistiche altro non sono che l’espressione dell’inconscio. Secondo la teoria freudiana la personalità di ogni individuo può essere tripartita in “ES”, “IO” e “SUPERIO”. Il primo è l’istinto, che tende all’immediata soddisfazione del desiderio; il “SUPERIO” è l’istanza morale, ovvero la parte conscia (comprende anche una parte di inconscio); l’”IO” è la mediazione “ES” e “SUPERIO” ed è la parte più legata alla realtà. A questo punto è facile capire che le tre parti della psiche umana vengono rappresentate con altrettanti personaggi nel romanzo di Stevenson. Hyde coincide con l’”ES”, il “SUPERIO” è associato ad Utterson e l’”IO” si incarna in Jekyll.
COMMENTO
Trovo che l’opera di Stevenson sia molto importante, e il lavoro svolto mi ha aiutato a comprenderla in tutte le sue sfumature, tanto che mi sembra limitativo esprimere un commento di poche righe; voglio tuttavia sottolineare che in qualche modo il messaggio dello scrittore è ancora un argomento attuale: ancora oggi infatti l’ipocrisia è spesso protagonista, dalla politica alla tv alla religione. Questo romanzo è talmente intriso di significati che toccano tutti perché riguardano l’animo umano, ed ogni tentativo di elogio risulterebbe banale, visto anche il fatto che di questo romanzo è già stato detto tutto.
Per questo il mio commento (naturalmente positivo) si rivolge, come invito alla lettura, a tutti quelli che non lo hanno ancora fatto.

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