Costituzione della Grecia

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Testo

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA GRECA
(9 giugno 1975)

DISPOSIZIONI FONDAMENTALI
Sezione I. Forma di governo

Art. 1. - 1) La forma di governo della Grecia è quella della Repubblica parlamentare.
2) La sovranità popolare costituisce il fondamento del regime politico.
3) Tutti i poteri emanano dal popolo, esistono per il popolo e la Nazione, e sono esercitati come è prescritto dalla Costituzione.

In turchi invasero e conquistarono la Grecia nel 1460, dividendola in sei province costrette a pagare un tributo. La dominazione fu mantenuta per 400 anni, nonostante le ribellioni interne e i tentativi esterni di cacciare i turchi (principalmente furono incursioni condotte da Venezia, ansiosa di assicurarsi un territorio strategico per il commercio con l’Oriente). Solo nel 1718, la pace di Passarowitz consacrò l’integrazione della Grecia nell’impero ottomano.
Nel 1821 una sollevazione greca riuscì a liberare Tripolitza, dove un’assemblea nazionale scrisse una Costituzione e dichiarò l’indipendenza. Il tentativo fu represso nel sangue dai turchi che, aiutati dall’Egitto, nel 1825 recuperarono il dominio della città.
Desiderose di allontanare i turchi dalle proprie frontiere, Russia, Francia e Gran Bretagna firmarono nel 1827 il Trattato di Londra che esigeva l’autonomia della Grecia. La Turchia rifiutò e, in quello stesso anno, la flotta alleata sconfisse quella turco-egiziana. Nel 1830, il Patto di Londra dichiarò la totale indipendenza della Grecia che, tuttavia, dovette cedere il territorio della Tessaglia.
Nei decenni seguenti le potenze europee intrapresero una sorda lotta per il controllo della penisola e interferirono nei suoi affari interni, appoggiando re compiacenti ai loro interessi. Così si succedettero Ottone di Baviera (1831-1862), favorevole alla Russia, e Giorgio I (1864-1913), sostenuto dagli inglesi.
Il colpo di stato capeggiato dal generale Eleutherios Vinizelos nel 1910 diede luogo alla firma di una Costituzione (1911) che istituì una monarchia parlamentare. Durante le due guerre mondiali, golpe militari successivi portarono al governo simpatizzanti dell’una o dell’altra parte in conflitto.
Sconfitta l’occupazione tedesca nel 1944, una parte importante del paese rimase nelle mani della guerriglia comunista, diretta dal generale Markos Vifiades, che aveva avuto una parte rilevante nella resistenza al nazismo. Con l’appoggio di britannici e nordamericani, il governo attuò una repressione contro i comunisti fino a giungere allo sterminio nel 1949.
La Grecia rimase sotto l’influenza degli Stati Uniti. Nel 1949 entrò nel Consiglio d’Europa e nel 1951 nella NATO. Nelle elezioni del 1956, le donne votarono per la prima volta. Con l’eccezione della presidenza di Konstantinos Karamanlis (1955-1963), la Grecia visse nell’instabilità politica permanente.
Nell’aprile del 1967, un gruppo di colonnelli fece un colpo di stato. Entrò in vigore la legge marziale, la Costituzione fu sospesa e scoppiò una dura repressione contro i movimenti democratici. Il leader socialista Andreas Papandreu fu condannato a nove anni di prigione. In dicembre, il re cercò di rovesciare la giunta militare, ma fallì e si recò in esilio a Roma. I militari nominarono presidente il generale Zoitakis e primo ministro Papadopulos.
Il regime dei «colonnelli», come fu chiamato, continuò a ricevere aiuti dagli Stati Uniti e dai grandi magnati greci come Onassis e Niarchos. Nonostante il tentativo di mascherare la dittatura mediante la creazione, nel 1968, di un Parlamento unicamerale, la giunta militare governava per decreto.
Tra il 1973 e il 1974 il governo militare fu colpito da un logorio molto rapido. In novembre represse brutalmente le manifestazioni studentesche nel Politecnico dell’Università di Atene, lasciandosi alle spalle centinaia di vittime, il che gli valse una condanna internazionale.
Nel luglio del 1974, la giunta militare greca promosse un colpo di stato a Cipro, in collaborazione con la Guardia Nazionale di quel paese. Il golpe ottenne la deposizione dell’arcivescovo presidente Vaneziz Makarios, che fu costretto ad andare in esilio a Londra, e nominò un primo ministro favorevole all’annessione alla Grecia. Immediatamente l’esercito turco invase Cipro con il pretesto di difendere la minoranza turca del paese. La perdita di prestigio dei militari greci fu notevole e di fronte a una nuova condanna internazionale e alla prospettiva di una guerra con la Turchia, abbandonarono immediatamente il potere.
In quello stesso mese Makarios ritornò dall’esilio e si fece carico del governo. Nelle elezioni del 1974 il suo partito ottenne la maggioranza parlamentare e il successivo referendum consacrò l’abolizione della monarchia. Nel giugno del 1975, il Parlamento adottò una nuova Costituzione e Constantinos Tsatsos, fedele a Karamanlis, fu eletto primo presidente della Repubblica.
Dal 1974 la Grecia decise di non partecipare alle esercitazioni militari della NATO, in seguito al conflitto con la Turchia, anch’essa membro dell’organizzazione.
Nelle elezioni parlamentari del 1981, il PASOK (Movimento Socialista Panellenico), condotto da Papandreu, ottenne un’ampia vittoria. In questo modo, si installò il primo governo socialista nella storia della Grecia. In quello stesso anno, il paese diventò il decimo membro della Comunità Economica Europea (CEE).
Il governo socialista si avvicinò ai paesi del Sud del mondo, in particolare a quelli arabi, riconobbe l’OLP e condusse una campagna mondiale per la restituzione ai loro paesi d’origine degli oggetti d’arte saccheggiati durante la dominazione coloniale.
Nel 1983 il congelamento dei salari generò un’ondata di proteste e scioperi indetti dai sindacati, i quali ebbero maggiora partecipazione nel settore pubblico, ma videro limitato il diritto di sciopero.
Il censimento del 1983 rivelò che le donne costituivano un terzo del totale della popolazione attiva del paese: la maggior parte era impiegata nel settore terziario, con salari inferiori a quelli percepiti dagli uomini. Le donne contadine costituivano il 40% della popolazione femminile attiva, senza contare le 400 mila donne che si dedicavano a compiti non remunerati all’interno della proprietà familiare. Il movimento femminista è stato per lo più confinato ai settori intellettuali delle grandi città.
Nelle elezioni del 1984 il PASOK tornò a trionfare, questa volta con un margine superiore a quello raggiunto nel 1981. L’emendamento costituzionale del 1986 diede maggiori poteri al Parlamento a scapito della presidenza. I successivi piani di austerità e i blocchi salariali generarono nuove proteste e scioperi sindacali.
Nel dicembre del 1988 vennero alla luce alcuni particolari riguardanti la truffa del Banco di Creta, nella quale erano implicati vari membri del governo. Lo scandalo provocò successive crisi ministeriali. Nel giugno dell’anno seguente il Partito Greco di Sinistra e il Partito Comunista crearono la Coalizione di Sinistra (Synaspismos).
Nelle elezioni del 1989 il PASOK perse la maggioranza e il conservatore Nuova Democrazia (ND) fu il partito più votato. Senza la necessaria maggioranza parlamentare e senza un accordo per la formazione del governo, la presidenza restò nelle mani del leader del Synaspismos, il comunista Charilaos Florakis, il quale formò un governo di transizione con la ND, con il proposito di investigare circa gli scandali finanziari.
I risultati delle elezioni del novembre 1989, così come quelli delle elezioni seguenti, non permisero a nessuno dei tre grandi partiti di ottenere maggioranze significative, il che originò la formazione di un governo di coalizione.
Tra il 1983 e il 1989, la Grecia e gli Stati Uniti firmarono vari accordi di cooperazione che inclusero, tra gli altri aspetti, il mantenimento delle quattro basi militari statunitensi nel paese in cambio di assistenza economica e militare, così come l’appoggio diplomatico degli Stati Uniti alla Grecia nelle sue dispute con la Turchia, in particolare per quello che riguardava Cipro.
Tuttavia, nel gennaio del 1990, Washington e Atene resero noto un nuovo accordo, che stabilì la chiusura di due basi militari, come parte del piano statunitense di riduzione della propria presenza militare nella regione.
Il 7 marzo 1990 fu approvata una legge sui contratti collettivi di lavoro per l’attività privata, così come per le imprese e i servizi pubblici. La nuova legge stabilì la libera negoziazione tra lavoratori e imprenditori, mettendo fine a 50 anni di intervento dello Stato; inoltre, prevedeva norme per l’organizzazione dei comitati d’impresa e dei sindacati, oltre a quelle sulla partecipazione dei lavoratori nelle decisioni aziendali.
Dopo il trionfo di Karamanlis nelle elezioni presidenziali dell’aprile 1990, fu formato un nuovo governo condotto dal conservatore Constantinos Mitsotakis. Nel 1991, Mitsotakis diede il via a una politica di riduzione della spesa pubblica, liberalizzazione dei prezzi e privatizzazioni.
Il costo sociale di queste misure fu una delle cause della sconfitta del governo conservatore nelle elezioni politiche del 1993. Il 12 ottobre dello stesso anno, il PASOK di Papandreu ottenne il sostegno di quasi il 47% dell’elettorato - contro meno del 40% ottenuto da Nuova Democrazia - e la maggioranza assoluta in Parlamento.
L’indebitamento pubblico e le pressioni dell’Unione Europea perché si applicasse una politica economica più «rigorosa» complicarono la gestione Papandreu. Nelle elezioni europee del 1994, il PASOK e, soprattutto, Nuova Democrazia, persero voti a vantaggio dei piccoli partiti come Primavera Politica, il Partito Comunista o la Coalizione di Sinistra Progressista.
Nel 1995, nel mezzo di persistenti indiscrezioni sul ritiro di Papandreu per ragioni di salute e per nuove accuse di appropriazione indebita di fondi pubblici contro di lui, il ministro delle Finanze, Alexandros Papadopulos, realizzò una rigida politica di «rigore» finanziario.
Malato e sempre più criticato, persino all’interno del proprio partito, Papandreu rinunciò alla carica nel gennaio del 1996. Il capo storico del socialismo greco - che morì in giugno, pochi mesi dopo aver abbandonato il potere - su sostituito dal suo ex ministro dell’Industria, Constantinos Simitis. In settembre, il Partito Socialista, diretto dal nuovo primo ministro, vinse le elezioni politiche con il 41,5% dei voti.
Le tensioni tra Grecia e Turchia continuarono, come conseguenza, tra le altre cose, della situazione di Cipro. Ciò non impedì a entrambi i paesi di partecipare, insieme agli altri governi dei Balcani, a un incontro regionale, a Atene. Simitis disse che scopo dell’incontro era quello di intaccare l’immagine di «disordine» che impediva l’integrazione della regione al resto d’Europa.
Nel gennaio del 1998, per confermare la propria volontà di integrazione regionale, Atene decise di abolire un articolo costituzionale che permetteva di togliere la nazionalità ai cittadini «non etnicamente greci» che volessero abbandonare la Grecia. Questo articolo era stato usato principalmente contro la minoranza musulmana, per la maggior parte di origine turca. Circa 60.000 persone persero la nazionalità greca da quando si cominciò ad applicare questa criticata misura, durante la cosiddetta «dittatura dei colonnelli».

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