Baldassar Castiglione

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

Baldassar Castiglione

Produzione letteraria: produzione per lo più di carattere ecomiastico e celebrativo che consiste, oltre che di alcune poesie volgari e latine, soprattutto dell’egloga Tirsi, altra testimonianza del periodo più felice della corte urbinate.
Libro del Cortegiano: Opera principale di Baldassar Castiglione, iniziato nel 1513, con una prima redazione, rimasta incompiuta, apparve a stampa a Venezia nel 1528, dopo essere stata corretta da un letterato veneziano secondo i criteri di toscanità. E’ un testo che è piena espressione della tendenza del periodo rinascimentale a creare modelli ideali a cui ispirare la vita e i comportamenti quotidiani. Nel Cortegiano viene tracciato il ritratto dell’intellettuale-tipo del Rinascimento, che è appunto un cortigiano, cioè un nobiluomo che presta servizio a corte e che all’ideale cavalleresco medievale, fatto di valore guerriero e senso dell’onore, unisce le doti della raffinatezza culturale, dell’eleganza, di un decoroso equilibrio fra immediata espressione delle passioni e razionalità. Questo ritratto ideale, che ha le caratteristiche del simbolo di una civiltà, è però vivo, perché contiene molti elementi autobiografici e trae materia dall’esperienza dell’autore come uomo di corte. Nato da una nobile famiglia a Casatico presso Mantova nel 1478, Baldassarre Castiglione, dopo aver avuto una solida formazione umanistica, entrò al servizio prima di Ludovico il Moro a Milano e poi di Francesco Gonzaga a Mantova. Il periodo più felice e fecondo della sua vita incominciò nel 1504, anno in cui entrò al servizio, a Urbino, prima di Guidobaldo di Montefeltro e poi del suo successore Francesco Maria della Rovere. In questa città, la cui corte era forse la più elegante del tempo, iniziò a comporre e ambientò la sua opera maggiore, ricostruendo un’atmosfera ideale di intelligenti e raffinate conversazioni, di feste, balli, intrattenimenti poetici e musicali. Per conto dei Montefeltro e dei Della Rovere, Castiglione compì numerose missioni diplomatiche, recandosi tra l’altro in Inghilterra. Nel 1513 lasciò Urbino prima per Roma e poi di nuovo per Mantova, dove nel 1516 si sposò. Quando gli morì la moglie, abbracciò lo stato ecclesiastico e fu al servizio del papa Clemente VII, che lo inviò come nunzio apostolico alla corte di Carlo V in Spagna. Nel 1527 fu ingiustamente accusato di non aver saputo prevenire il sacco di Roma da parte delle truppe spagnole. Morì di peste a Toledo nel 1529. La composizione del Cortigiano lo accompagnò per molto anni della sua vita: ideata nel 1508, l’opera fu conclusa nel 1518 e pubblicata solo dieci anni dopo. E’ un trattato in forma di dialogo che presenta una conversione tra gentiluomini di corte che si svolge in quattro sere successive. Oltre che delle qualità morali e fisiche del perfetto cortigiano e degli usi che egli ne deve fare , si parla delle qualità della perfetta dama di corte e dei rapporti che devono intercorrere tra il cortigiano e il principe.
Il perfetto cortigiano deve essere preferibilmente di nobile famiglia, non perché una persona di origini non nobili non possa acquisire alte qualità, ma perché il nobile più facilmente sarà stimato da tutti e avrà l’eleganza e la naturalezza necessarie. Il perfetto cortigiano deve essere forte ed elegante nel fisico, abile nel maneggio delle armi, coraggioso, colto, piacevole nella conversazione, deve coltivare la musica, le lettere e le arti, abile nel ballo, nel nuoto e nella caccia. Ciò che soprattutto deve evitare è l’ostentazione delle proprie qualità e la lode di se stesso, che sempre disgusta chi sta ad ascoltare. E’ il ritratto di un tipo ideale, che non può trovarsi nella vita quotidiana, un modello di vita estetico e morale che ci si deve sforzare di raggiungere. Del resto il profondo contrasto fra i valori ideali di eleganza e armonia da una parte e la realtà politica e sociale spesso violenta e spietata dall’altra, è uno dei limiti della civiltà rinascimentale. Parte del primo libro è dedicato alla questione della lingua: il cortigiano deve avere una lingua che sia viva, aperta a neologismi e a parole straniere; allo stesso tempo però deve essere raffinata ed eletta ( Prima parte ).

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