Appunti su Dante.

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

VITA DI DANTE
Nasce a Firenze nel 1265. Beatrice muore nel 1290. 1285 si sposa.129395 studia filosofia e teologia. 1295 inizia ascesa politica. Si iscrive all’ arte dei medici e degli speziati, e viene eletto priore nel bimestre 15 giugno 15 agosto 1300. La tensione in città tra Guelfi Bianchi (autonomia Comune) e Neri (favoriscono ambizioni papali) esplode in scontro proprio nel priorato di Dante. Nel frattempo il Papa vuole fottere Firenze e mentre Dante è trattenuto a Roma dal papa manda Carlo di Valois che saccheggia Firenze. I Fiorentini si incazzano e condannano dante ad andarsene per due anni e a pagare. Dante non si fa vedere e si incazzano ancora di più e lo condannano all’ esilio perpetuo e se mai l’avessero trovato l’avrebbero bruciato vivo. Dante se ne va un po’ in giro per l’ Italia (Verona, Casentino) fino a stabilirsi a Ravenna e nel 1321, a 56 anni saluta.
LA VITA NUOVA
Prima composizione giovanile. Composta tra 1292-93. Viene contemplata Beatrice: essa è la donna angelo della poesia stilnovistica, ma sublimata ad una tale perfezione morale che attorno a lei splende un atmosfera di miracolo. E’ + che altro una storia della poesia giovanile, l’evoluzione della sua dottrina amorosa. Dante narra di aver incontrato la troia a nove anni, e averla rivista dopo nove anni e di essere rimasto estasiato dinanzi alla sua bellezza. Per lei compone i primi versi, e secondo le regole dell’ amor cortese li indirizza a un’altra donna che chiama Donna dello Schermo; Beatrice lo scopre e gli nega il saluto; Dante capisce che deve smetterla con le finzioni e tesse le lodi di Beatrice.
IL CONVIVIO
E la prima opera dottrinale in volgare italiano. Composta tra 1304-07 nacque dal desiderio di Dante di restaurare la propria fama ma anche dall’ aspirazione di farsi maestro di qelle persone a cui era affidato il benessere sociale, impossibilitate a formarsi un’ ampia cultura per la scarsa o nessuna conoscenza del latino. Fu interrotto al libro IV per l’urgenza creativa della Commedia. Si sente tuttavia in esso qualcosa di nuovo, perché accanto all’ insolita personalità che anima la fredda cultura enciclopedica del tempo sta il volto austero dell’ apostolo che si crede investito dall’ alto della missione di illuminare gli uomini e condurli alla virtù (ma vaff…).
IL DE VULGARI ELOQUENTIA
Il problema linguistico diventa oggetto di una trattazione specifica in quest’ opera composta tra 1304-07, scritta in latino era rivolta alla cerchia dei dotti, perché a loro non sfuggissero i meriti e le capacità espressive del volgare. Fu interrotto al secondo libro. Distingue tra lingua volgare, e parlata: la prima è appresa naturalmente, non conosce alcuna regola ed è soggetta ad infinite variazioni nel tempo; la seconda, soggetta a regole fisse e precise è inalterabile, non conosce differenze di luogo e deve la sua origine alla necessita di comprendere esattamente il pensiero di scrittori di tempi e luoghi diversi. Compito essenziale dello scrittore che intende esprimersi nel proprio volgare è pertanto quello di innalzare tale volgare da lingua parlata a lingua scritta, liberandolo da quando di incolto esso contiene. Nasce così l’esigenza di un volgare illustre e di una lingua nazionale. Questa lingua dovrebbe avere queste caratteristiche: essere illustre, cioè tale da guidare ed illuminare coloro che la coltivano; cardinale, per agire da cardine sugli altri dialetti e sollevarli dalla loro selvatichezza; aulica, cioè degna di essere parlata in una corte ideale di tutta la Nazione; curiale, perché possa servire all’ uso della curia nella quale si amministra, si guidica e si dettano le leggi.
LA MONARCHIA
E’ l unica delle opere dottrinali portate a termine. Composta tra 1310 e 1313. Ispirata dall’ ardente sete di giustizia. Queste profonde aspirazioni del suo spirito lo portano ad una nuova concezione della vita: l’ uomo, oltre che membro della Chiesa, è parte integrante della società: ne consegue che al duplice fine, soprannaturale e naturale, della sua esistenza corrisponde un’ insopprimibile inclinazione alla duplice felicità celeste e terrena. Questo riconoscimento dell’ importanza e del valore della vita terrena, mai fromulato così chiaramente prima d’allora, fa di Dante, un precursore del pensiero umanistico. Un altro principio è quello della separazione tra Stato e Chiesa. Altro principio il sogno poetico. cioè la monarchia universale: eliminata ogni ragione di cupidigia, il monarcam in quanto signore di tutta la terra, non avrà altro amore che quello del bene dei suoi sudditi, dei quali egli sarà il servitore e non il padrone.
SONETTO: TANTO GENTILE….
La donna che saluta, che sorride, è viva come in nessun altro componimentp. La sua bellezza esteriore è tutt’ una con quella dello spiritom e l’una e l’altra si fondono nella eccelsa creatura resa poeticamente sensibile e reale. In essa si incarna veramente quanto di idealità lo spirito gentile dei poeti del dolce stile poneva ne la loro donna. essa non ci da l’impressione, tante volte e da tanti rilevata riguardo alle donne del dolce stile, di alcunchè di inafferrabile, di vago e di aereio, ma c’è davanti in piena evidenza e realtà artistica.
GUDIO, I VORREI
In questo componimento troviamo l’ amicizia trasformata in poesia. Il poeta immagina di navigare con i suoi due amici Guido e Lapo, e con le tre donne da loro amati nell’ oceano. Una fantasia per far stare bene tutti, perché ognuno ha bisogno del suo nito, sennò la vita non è serena.
LA DIVINA COMMEDIA
Terzine a rime incatenate, per cento canti. Resoconto di un viaggio nei tre regni ultraterreni, che si immagina intrapreso nella primavera del 1200, il venerdi santo o secondo altri il 25 marzo, durato 7 giorni. Dante è al trentacinquestimo anno di età.
Nel mezzo del cammin di nostra vita – mi ritrovai per una selva oscura – che la dritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura – esta selva selvaggia e aspra e forte – che nel pensier rinnova la paura !. Tant’ è amara che poco è più morte; - ma per trattar del ben ch’ i’ vi trova, - dirò de l’ altre cose ch’ i’ v’ ho scorte.
CANTO I
Il poeta esordisce raccontandoci che giunto alla metà del cammino della vita umana, si accorse di essere capitato in una selva tenebrosa, avendo smarrito la strada maestra. E solo per trattare del bene che finì per trovarvi il poeta afferma di prestarsi a menzionare anche le spaventevoli visioni che lo visitarono in quella selva oscura. Dante non dice ne come fece a cacciarsi nella tenebrosa boscaglia, ne come fece a venirne fuori. Il racconto inizia proprio nel momento in cui dante pellegrino si affaccia su una piaggia spoglia e deserta, e scorge il crinale di un colle, vestito dalle preime luci dell’ alba. Appena si avvia, gli si para davanti, l’ immagine di una lonza, snella, svelta e di pelo maculato. E gli taglia la strada, tanto che lui è + volte tentato di ritornare sui suoi passi. Ma l’ora mattutina e la dolcezza della stagione lo rinfrancano e gli lasciano superare la bestia. Poi viene atterrito dalla vista di un leone, che gli si fa incontro a testa alta, furente di fame, così che l’aria stessa pare tremarne. Vede poi anche una lupa, che nella sua magrezza sembrava oppressa da bramosie d’ogni sorta. Con l’orrore che sprigiona il suo aspetto, la lupa trasmette a Dante una enorme carica di angoscia. Le tre bestie sono emblemi di un bestiario allegorico. La lonza elegante e screziata simbolizzerebbe la lussuria; il leone la superbia e la lupa l' avarizia. Davanti alla lupa dante scappa. All’ improvviso vede una figura di una persona, che appariva fievole, indefinita. Appena la scorge gli chiede aiuto. Questo si presenta con elementi sufficienti a farci capire che si tratta di Virgilio. Dante lo riconosce, e gli dici che gli è stato maestro. Dante supplica Virgilio di salvarlo dalla lupa, e questo lo conforta con la profezia dell’ arrivo di un veltro che salverà l’ Italia e ucciderà la lupa ricacciandola nell’ inferno. Virgilio comunica poi a Dante che ha deciso di condurlo attraverso gli spazi senza tempo. Dante vedrà coloro che soffrono nell’ inferno, che espiano le proprie colpe in purgatorio e le beate genti, ma per salire a questi Virgilio dice che Dante avrà bisogno di una guida + degna di lui. E così i due stronzi si incamminano.

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