"Sono una creatura" di Ungaretti

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
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Testo

Sono una creatura
Il poeta vede, nelle immagini del paesaggio che è teatro dei combattimenti della prima guerra mondiale, una corrispondenza con il suo sentimento. Così, la pietra del monte San Michele, nella sua totale e assoluta aridità, diventa per Ungaretti un punto di riferimento, un simbolo della sua condizione di uomo, agghiacciato dal dolce.
Lo scrittore accumula aggettivi e participi aggettivali, a dire, con quell’accumulo e con quel crescendo, tutta l’aridità di quella pietra, e tutta l’aridità dell’animo suo, quale, almeno, appare all’esterno, perché dentro, invece, vi è un pianto che “non si vede”, ma che pure esiste. La lirica si apre con un paragone nel quale viene messo in primo piano il secondo termine (“come questa pietra”), mentre il primo compare alla fine del periodo.
L’uso dell’anafora (“così … così …”) mette in risalto la serie di aggettivi e participi. La ripresa retorica dell’anafora “come questa pietra” insiste sul paragone e, quindi, sulla somiglianza fra l’uomo e quella roccia montana.
Gli ultimi tre versetti sono fra le espressioni più dolorose dell’angoscia moderna: la morte è tale un bene, che bisogna pagarlo con la sofferenza della vita.
Si osservi qui quale forza derivi dalla scansione in tre brevi versetti di eguale misura: le parole sono isolate e sillabate, sicché acquistano peso e rilievo.

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