"Mandragola" di Machiavelli

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Testo

ELISA DENTI CL^E
La Mandragola
1. ANALISI DEL TESTO:
Dal punto di vista delle tecniche espressive:
La Mandragola, capolavoro teatrale di Machiavelli, fu scritta intorno al 1518 e rappresenta l’opera di maggior risalto del teatro comico cinquecentesco.
Questa commedia prende il titolo da un’erba medicinale “la mandragola” che avrebbe la capacità di combattere la sterilità nelle donne.
La mandragola è una commedia in prosa in cinque atti con una canzone iniziale, quattro canzoni che chiudono i primi quattro atti, e un prologo nel quale si narra agli spettatori la vicenda, ispirata alle novelle "VII-7, VIII-6 e III-6" del Decameron di Boccaccio.
Il linguaggio utilizzato da Machiavelli è quello quotidiano, comprensibile ad un pubblico contemporaneo medio-alto e cambia a seconda del personaggio definendone abbastanza precisamente la sua condizione sociale e il suo carattere.
Il latino, il vernacolo e i proverbi attribuiscono ai personaggi chi li utilizzano o espressioni di saggezza spicciola (Nicia), o, nel caso di fra Timoteo, il suo linguaggio religioso è uno strumento che serve da copertura per un personaggio che manca di vero spirito religioso.
Nella Mandragola sono rispettate le tre unità di tempo aristoteliche: l’unità di luogo (la vicenda si svolge in una sola città: Firenze); l’unità di tempo ( tutto si svolge nell’arco di una giornata) e l’unità d’azione (il tema della vicenda è l’inganno).
Prevalgono gli ambenti interni su quelli esterni che vedono privilegiati: la Chiesa dove fra Timoteo e Sostrata , madre di Lucrezia,convincono quest’ultima a bere la pozione(mandragola) e passare la notte con “qualcuno” che si presti a morire al posto del marito vista la pericolosità di questa bevanda medicinale ; la casa di Messer Nicia dove si svolge la parte finale della vicenda.
Analizzando il tempo durante il quale si svolge tutta la storia è chiaramente evidente che prevalgono le azioni diurne su quelle notturne: si svolge,infatti, di giorno l’incontro e il colloquio fra Messer Nicia e Callimaco e quasi tutti gli altri incontri e colloqui, mentre la notte è presente nella parte finale della vicenda con il colloquio fra Ligurio, messer Nicia, Siro e fra Timoteo; il monologo di quest’ultimo, nonché la scena finale nella casa di Lucrezia. Di contro le situazioni notturne conferiscono alla scena l’ambientazione di un’avventura grottesca.
2. ANALISI DEL TESTO
I personaggi:
Analizzando i personaggi non sono presenti nel testo indicazioni sul loro aspetto fisico: di Lucrezia, nel dialogo tra Callimaco e il suo servo Siro, si dice solamente che è bella, mentre di Nicia si dice che è vecchio come nelle commedie plautine il senex. Per quanto riguarda la condizione psicologica dei personaggi, Machiavelli lascia ai lettori il compito di capire fra le battute dell’opera i vari stati d’animo che i personaggi stanno presumibilmente provando e, sempre all’interno di questi dialoghi, si può comprendere la condizione sociale ed economica appartenente alle varie figure : di messer Nicia e di Callimaco si sa la loro professione (avvocato e presunto medico) e di conseguenza si può dedurre la loro felice situazione economica (maggiormente espressa dal comportamento di Nicia che non ha problemi ad elargire denaro a fra Timoteo).
3. ANALISI DEI PERSONAGGI
NICIA:
Nicia è il protagonista della vicenda nonché marito della bella Lucrezia; è un personaggio molto presuntuoso che si crede d’essere bello ed elegante tale da sedurre qualsiasi donna.
In realtà Nicia è una persona benestante, ma, semplice, volgare che non ha alcun rispetto per la moglie e che tenta con l’uso dei proverbi e modi di dire di fingersi saggio; per lui il denaro non costituisce un problema tant’è vero che elargisce denaro anche a fra Timoteo che avrebbe dovuto convincere Lucrezia a passare la notte con uno sconosciuto.
LIGURIO:
Ligurio è lo stratega della beffa, mediatore di matrimoni, poi mendicante di pranzi e cene( Callimaco), persona che ha il compito di far incontrare i due rivali in amore (Callimaco e Nicia); questi due personaggi si fidano di lui, ma il primo vuole assicurarsi il bene dell’amata e la buona riuscita del piano; l’altro verrà tradito.
Il possesso di un linguaggio ponderato, ricco d’allusioni anche sarcastiche è coerente con la figura di Ligurio il cui compito è illudere i personaggi con doppie verità ( finge di realizzare i desideri di Nicia quando, invece, realizza quelli del suo protettore Callimaco) nell’area semantica del tradimento. Nella scena nona dell’atto quarto, infatti, lo si vede ordinare i personaggi come se fosse un esercito, mettendo il dottor Nicia “ intra le due corna”, cioè fra le due ali, ma con l’allusione al suo carattere di prossimo cornuto. Inoltre il segno di riconoscimento, la parola d’ordine, sarà “San Coccù” (in francese “cocu=cornuto”), il più “onorato santo della Francia”.
CALLIMACO:
Callimaco è un dottore che s’innamora di Lucrezia e avvalendosi dei consigli di un sensale di matrimoni, Ligurio, riuscirà a passare la notte con lei.
Machiavelli nel prologo lo presenta come “amante meschino”; e nella scena prima è lui che si presenta: nasce a Firenze, ma viene mandato a Parigi a dieci anni dai tutori per l’inaspettata morte dei suoi genitori; Nicia, invece, lo vede come un giovane dalle “belle carni, morbide bianche e pastose”.
Sicuramente è un personaggio dinamico che in preda della sua passione per Lucrezia è cosciente del suo stato(“Meglio morire parassita che vivere così. Se io potessi dormire la notte, se io potessi conversare…), ma anche convinto di avere ben poche possibilità e soltanto “la voglia e il desiderio che l’uomo ha di condurre la cosa” lo fa sperare.
L’uso del linguaggio colto, gentile, misurato, e delle sue conoscenze scientifiche ha un fine ingannatore e stupefacente.
TIMOTEO:
Fra Timoteo è il personaggio meno caratterizzato di tutti; di lui si sa poco e può essere paragonato a Ligurio. I due personaggi sono omologhi e speculari, rappresentanti l’uno della società civile, l’altro di quella religiosa, ma uniti dallo stesso cinismo e dalla stessa astuzia.
Le considerazioni fatte dal frate nel suo monologo rivelano la sua capacità di ragionare freddamente sul calcolo economico: di qui il contrasto tra il suo nome e il suo comportamento pratico.
Timoteo, infatti, significa “colui che onora Dio”, ma, in realtà il frate ha un solo dio, i soldi, e per questa “divinità” usa la religione come strumento.
La religione di conseguenza è solamente un paravento dietro il quale il frate si può riparare per badare meglio ai propri affari.
La diversità sostanziale tra Nicia e Timoteo in merito al valore del denaro è che il primo non da ai soldi molto valore elargendoli abbondantemente; nel frate, invece, il denaro rappresenta l’unico scopo della vita.
LUCREZIA:
Lucrezia è la moglie di Nicia nonché l’amata di Callimaco; per Ligurio, invece, è “belle donna, savia, costumata e atta a governare un regno”.
Il nome “Lucrezia” allude alla moglie di Collatino; questa si uccise per non sopravvivere alle violenze che subì da Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo; episodio che causò la cacciata dei Tarquini.
Confrontando le due donne, Lucrezia di Machiavelli, al contrario dell’altra, è una figura in grado adattarsi alle circostanze e di mutare con esse. Prima restia a compiere l’adulterio impostole dalla madre, dal marito e da frate, per onestà e rettezza morale, poi, una volta che vi è stata costretta, prende per mano la situazione e relega per sempre il marito in quella parte che si era scelta per una notte (“quello che ‘l mio marito ha voluto per una sera, voglio ch’egli abbia per sempre”).
La sua straordinaria duttilità viene anche criticata da P. DAVICO BONINO che si domanda se questo suo atteggiamento sia uno strumento di suprema forza di saggezza: ella, con questo suo atteggiamento, passa dall’accettazione al rifiuto della Fortuna e può essere paragonata al principe machiavelliano soprattutto per la sua capacità di saper respingere le ipocrisie e le mezze misure(o si è tutti buoni, come cercava d’essere lei all’inizio, o si è del tutto cattivi, come finisce ella di essere alla fine).

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