Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 15.02.2001 |
Numero di pagine: | 2 |
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GLI INNAMORATI
Una situazione di “incertezza e di tedio”: così Ludovico Zorzi ha riassunto lo stato d'animo di Carlo Goldoni al momento della stesura degli Innamorati. La stessa origine e la stesura della commedia invitano a pensare ad uno scrittore stanco e annoiato dal clima ostile di Venezia, in cui i Granelleschi di Carlo Gozzi e i chiaristi apparivano incapaci di comprendere la modernità di quella riforma teatrale. In questo senso si spiega il viaggio a Roma: una sorta di evasione e di fuga da quelle polemiche, forse anche alla ricerca di una protezione che doveva venire dal papa Rezzonico Clemente XIII, senza tuttavia nulla togliere alle collaborazioni teatrali con il Tordinona e il Capranica, dove venne rappresentata con successo la Pamela nubile.
La commedia nacque a Bologna, nel 1759, nel corso del viaggio di ritorno a Venezia; quindi venne stampata nel tomo II dell’edizione Pasquali, tre anni più tardi. La trama, molto semplice e in pratica priva di un intreccio complesso, riproduce uno schema del teatro dell’arte, con le due coppie di innamorati (Eugenia e Fulgenzio; Roberto e Flaminia) e con le quattro parti comiche degli zanni (Arlecchino e Brighella, qui trasformati in Tognino e Succianespole), e dei vecchi Fabrizio e Ridolfo. Vi sono poi i ruoli “fluttuanti” di Clorinda, la terza amorosa, e di Lisetta, la servetta che diventa qui cameriera brillante “ma facile ai pettegolezzi domestici”.
In sostanza la commedia testimonia come all’altezza delle prove più mature, il teatro goldoniano non rinunci al migliore e più efficace sostrato della commedia dell’arte, conservato nella memoria dello scrittore e nella propria biblioteca personale, in quella raccolta manoscritta di scenari e canovacci che Goldoni nei Mémoires (II, 24) affermava di possedere. Se la compiutezza e l’efficacia psicologica di Goldoni offrono negli Innamorati una considerevole prova di maturità, è vero peraltro che l’autore non rinuncerà nemmeno nelle prove più tarde agli effetti di sicura comicità conservati dalla “tradizione "artigianale" del teatro”.