Niccolò Machiavelli

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

Niccolo Machiavelli

Vita
La vita Niccolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469 da una famiglia borghese di modesta agiatezza e di buone tradizioni culturali: il padre, Bernardo, era uomo di legge, amante degli studi e possessore di una buona biblioteca; la madre, Bartolomea de' Nella, era autrice di rime sacre.La formazione Ebbe un'educazione umanistica, basata sui classici latini, ma non apprese il greco. Gli incarichi politici I suoi incarichi gli conferivano grandi responsabilità nel campo della politica interna, estera e militare della Repubblica; la sua posizione implicava missioni diplomatiche presso Stati italiani e stranieri.Le missioni diplomatiche Nel 1498 concorse alla segreteria della seconda cancelleria del Comune e nel luglio divenne anche segretario di un'altra magistratura, i Dieci di libertà e pace. Nel 1499 fu a Pisa, per seguire le operazioni militari relative alla riconquista della città. Tra il luglio e il dicembre del 1500 fu in Francia presso il re Luigi XII.Cesare Gorgia Nel giugno del 1502 compì una missione presso Cesare Gorgia, il duca Valentino, restò molto colpito dalla sua figura di politico audace e spregiudicato, che aspirava a costruirsi un vasto Stato nell'Italia centrale. Tra l'ottobre del 1502 e il gennaio 1503 fu di nuovo presso Cesare Gorgia in Romagna. In ottobre Machiavelli é a Roma per seguire il conclave. da qui uscirà papa Giulio II, e può assistere alla rovina della costruzione politica di Cesare Gorgia.La Germania e la Francia "Tra 111507 e il 1508 compì una lunga missione in Tirolo, presso l'imperatore Massimiliano d'Amburgo. Durante il viaggio attraverso Svizzera e Germania restò ammirato dalla compattezza delle comunità di quei popoli e dalle loro forti tradizioni civili e guerriere. Le sue osservazioni furono affidate al Ritratto delle cose della Magna (1512). Tra il luglio e il settembre 1510 fu di nuovo presso il re di Francia Luigi XII, e ne ricavò un Ritratto delle cose li Francia.Il rit dei Medici e il ritiro della vita politica La Repubblica cade, i Medici tornano a Firenze e Machiavelli viene licenziato da tutti i suoi incarichi. L'esclusione dalla vita politica fu per lui un colpo durissimo. nel febbraio 1513 fu sospettato d'aver preso parte ad una congiura antimedicea, torturato e tenuto in prigione per quindici giorni. Liberato si ritirò, in una sorta di esilio forzato, nel suo podere dell'Albergaccio.Il riavic ai Medici In questo periodo scrisse il Principe(1513), i Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio e una commedia, la Mandragola(1518). Cercò un riavvicinamento alla vita politica attraverso i Medici così dedico il Principe a Lorenzo DM. ma questi continuarono a guarì con diffidenza. Si avvicinò ad un gruppo di giovani intellettuali aristocrati e a 2 di essi dedicò i Discorsi. Il successore d Lorenzo, Giulio gli procurò l'incarico d stand una storia d Firenze. Dedica alcune opere a Giulio purtroppo i Medici vengono nuovamente scacciati e Machiavelli viene guarì cn sospetto x il suo seri ai Medici ed ascluso. Muore il 21 giugno 1527.
Le lettere
Le lettere "familiari", scritte da Machiavelli ad amici e conoscenti, non sono lettere composte in vista della pubblicazione: stese con grande immediatezza, intessono un colloquio autentico e libero con i destinatari. Vi si ritrovano serie riflessioni di teoria politica ed analisi dei problemi contemporanei, ma anche scherzi, motti, facezie, sfoghi di umore, descrizioni di figure e macchiette, spunti di novelle, un materiale a volte giocato su un tono beffardo o sull'allusione oscena. Tra tutte queste lettere spicca il blocco di quelle scritte proprio a Francesco Vettori posteriormente alla perdita degli incarichi politici, tra 111513 e 111515. Spesso sono l'occasione per la riflessione sulla situazione politica, ma non mancano spunti autobiografici e resoconti della propria vita quotidiana.
Gli scritti ufficiali
Gli scritti ufficiali sono connessi con la carica di segretario della seconda cancelleria, le cosiddette Legazioni e commissarie. Dalle quali si può delineare del pensiero di Machiavelli. Anche in quelli che dovrebbero essere documenti ufficiali, asettici e impersonali, emerge la vigorosa personalità intellettuale dello scrittore. Oltre a queste relazioni ci sono giunti anche, del periodo della cancelleria, altri brevi scritti politici, dal carattere meno ufficiale, seppur sempre destinati a fornire suggerimenti politici al governo della Repubblica. Vi sono poi gli scritti in cui Machiavelli raccoglie le riflessioni suscitate dalla sue missioni in Germania e in Francia.
Il Principe
In un primo momento Machiavelli intendeva dedicare il trattato a Giuliano de' Medici, figlio del Magnifico; più tardi invece la dedica fu dedicata a Lorenzo. La dedica sembra testimoniare la volontà da parte dello scrittore di cercare un avvicinamento ai Medici e di offrire la sua collaborazione in un momento in cui la famiglia; aveva acquistato una posizione di grande potere e mirava a costituire un forte dominio nell'Italia centrale. Il Principe si può collegare ad una precedente tradizione di trattatistica politica. Machiavelli proclama di voler guardare alla «verità effettuale della cosa» e non all' «immaginazione di essa», quindi propone al principe quei mezzi che possono consentirgli effettivamente la conquista e il mantenimento dello Stato. Il Principe è un'operetta molto breve, scritta in forma concisa e incalzante, ma densissima di pensiero. Si articola in 26 capitoli, di lunghezza variabile, che recano dei titoli in latino, secondo la consuetudine trattatistica dell'epoca. I capitoli I-XI esaminano i vari tipi di principato e mirano a individuare i mezzi che consentono di conquistarlo e di mantenerlo, conferendogli forza e stabilità. I capitoli XII-XIV sono dedicati al problema delle milizie. Machiavelli giudica negativamente l'uso degli eserciti mercenari, per lui la forza di uno Stato consiste nel poter contare su esercito composto dagli stessi cittadini in armi. I capitoli XV XXIII trattano dei modi dl comportarsi del principe con i suoi sudditi e con gli amici. Il capitolo XXIV esamina le cause per cui i principi italiani, nella crisi hanno perso i loro Stati. Il capitolo XXV analizza il rapporto tra virtù e fortuna. L'ultimo capitolo, il XXVI, è invece un'appassionata esortazione ad un principe nuovo, accorto ed energico, che sappia porsi a capo del popolo italiano e liberare l'Italia dai «barbari».

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