Mini Riassunti delle novelle del Boccaccio

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Italiana
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Data:17.04.2007
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Testo

Ser Cappelletto
(Ig, I)
no tema
Ser Ciappelletto viene assunto per la riscossione di alcune tasse in Italia, dove trova ospitalità presso due usurai e qui lo coglie un malore. I due, preoccupati per cosa la gente avrebbe potuto dire se tale malo uomo fosse morto in casa loro senza l’estrema unzione, chiamarono il più santo dei preti. Durante la confessione, alla quale parteciparono di nascosto, Ser Ciapelletto con bugie e sotterfugi si mostrò un uomo santo e pio, cosicché alla sua morte il prete indisse una solenne cerimonia per il suo funerale e i cui partecipanti adoravano la salma come se davvero si fosse meritato, in vita, tanta lode e attenzione.
Saladino e Melchisedech
(Ig,III)
Saladino aveva bisogno di soldi perciò cercò di ottenere con l’inganno una giustificazione per espropriare i beni di Melchisedech, un saggio usuraio. Perciò alla domanda “Qual è la migliore tra le religioni cristiana, saracena o giudaica?” M. rispose con una novellina, raccontando di un re che aveva ricevuto per eredità un anello d’oro, che doveva esser dato al figlio più fedele e maturo; egli però, poiché aveva 3 figli con tali requisiti, face fare altre due copie dell’anello, e distribuì ai figli. Resta tuttora il dubbio su quale anello fosse quello vero. Così per le religioni. Tuttavia M. prestò il denaro a S. e alla restituzione diventarono buoni amici.
Landolfo Rufolo
(Ig, IV)
LR è un mercante ricchissimo che desidera moltiplicare la sua ricchezza. Va così per vendere a Cipri, ma la concorrenza è alta e ben presto diventa spiantato. Non può tornare povero ad Amalfi, così vende la sua barca grande epr comprarne una piccola e agile, per piratare. Arricchitosi nel giro di poco tempo, si affretta a tornare a casa ma viene colto da una bufera e viene costretto quindi e ripararsi su un’isola, sulla quale ci sono altri mercanti che lo imprigionano e lo rapinano. Sulla via del ritorno vengono tutti ricolpiti da una bufera, che fa naufragare LR aggrappato ad un baule su un’isola, sulla quale viene curato da una donna. Rigenerato, LR torna a casa col baule, aiutato anche da alcuni abitanti di una costa. Così quando, dopo aver aperto il baule, si rende conto di aver il doppio delle ricchezza di quando era partito, distribuisce beni agli abitanti e alla donna che lo avevano aiutato, e lui visse felicemente senza lavorare.
Andreuccio da Perugia
(IIg, V)
lieto fine
[caso/ingenuità-> maturità/3prove]
A. si trova al mercato di Napoli con 500 fiorini, che ingenuamente mostra a tutti. Il suo comportamento attira una prostituta siciliana, che si finge sua sorella e lo invita a casa sua. Lui accetta e lascia incustoditi i suoi soldi, così la donna furbescamente lo fa cadere in un chiassetto e gli ruba il denaro. Uscito dal chiassetto, A. si lamenta per la perdita di sorella e soldi, così due ladri che approfittando della sua ingenuità, gli chiedono di partecipare ad un colpo. A. accetta, e chiede di esser calato in un pozzo per lavarsi; all’arrivo di alcuni gendarmi, i ladri fuggono a lasciano A. I gendarmi sollevano il secchio e scappano alla vista di A. I ladri, si riavvicinano ad A. per i colpo. Così fanno entrare A. in una tomba per saccheggiarla, ma A. che ha capito l’inganno dei due, approfitta di un altro gruppo guidato da un prete (con le stesse intenzioni, ignote però ai ladri). Così i ladri fuggono, ma A. afferra il prete per una gamba e spaventati fuggono anch’essi. A. soddisfatto, esce dalla tomba con le ricchezze tutte per se.
Tancredi a Ghismonda
Tancredi era principe di Salerno, fu un sovrano molto buono, ma già in vecchiaia si sporcò le mani di sangue. Egli aveva una figlia Ghismonda la quale era tutto per lui. La ragazza restò presto vedova e torno dal padre. Ella era cosciente che il padre le voleva troppo bene e che difficilmente si sarebbe separato da lei, infatti egli non le cercò un nuovo marito. Così Ghismunda che era ancora piuttosto giovane si cercò un amante. Lo individuo in Guiscardo, un servitore del palazzo, innamorato anch'esso di lei. Questi si incontrarono per molto tempo nelle camere di lei, ben attenti a non essere scoperti. Un giorno, Tancredi , che era solito andare nelle stanze della figlia per parlare e intrattenersi con lei, non la trovò così si sedette e si addormentò . Proprio quel giorno la giovane aveva fatto venire Guiscardo, i due amanti non si accorsero di Tancredi e si intrattennero per lungo tempo. Quando se ne andarono Tancredi uscì senza farsi vedere e fece far prigioniero il giovane . Si recò quindi dalla figlia con la quale ebbe un lungo discorso, al quale lei seppe rispondere con cuore e intelletto. Il padre le fece così portare il cuore dell'amato in una ciotola d'oro nella quale lei versò dell'acqua avvelenata, la bevve e morì.
Lisabetta da Messina
(IVg, V)
amore senza esito felice
L. viveva a Messina con 3 fratelli ed ed amava con un operaio dei 3, Lorenzo, che la ricambiava. Un giorno furono scoperti dai tre fratelli, che per la reputazione, uccisero Lorenzo, di nascosto a L. Questa si disperava sempre di più per il non ritorno di Lorenzo, fino a quando questo le apparve in sogno per svelarle l’accaduto e dove si trovava la salma. L. corse sul posto e non potendolo seppellire, staccò la testa e la nascose sotto la terra di un vaso, in cui piantò del basilico. I vicini, vedendo con che
morbosità essa si prendeva cura della pianta, confidò le sue abitudini ai fratelli che le sequestrarono la pianta e , avendo scoperto la testa, per paura della reputazione, si trasferirono a Napoli con L, che morì di disperazione.
Nastagio degli Onesti
Un giorno, camminando e pensando alla sua donna crudele, N. si ritrovò in un boschetto. In quel momento, vide arrivare verso di sè una bellissima giovane nuda e graffiata dai rovi. Vide due grossi mastini che inseguivano la donna e ad ogni sua fermata, i due cani la mordevano e la dilaniavano. Dietro a questi, N.vide infine arrivare un cavaliere con una spada in mano. Alla vista di ciò, il giovane N. decise di intervenire, ma il cavaliere glielo impedì, perché era quello il destino della giovane. Il cavaliere raccontò a N. che lui amava questa donna come N. amava la giovane. Ma la giovane non ricambiò mai il suo amore, ed il cavaliere si tolse la vita con la stessa spada che oggi brandisce. In seguito anche la giovane morì, e per questo suo peccato fu mandata nell'inferno, a subire questa triste pena. Il cavaliere raccontò inoltre che questa pena sarebbe durata tanti anni quanti furono i mesi in cui la giovane rinnegò il cavaliere, e che questa fuga si sarebbe ripetuta tutti i venerdì alla stessa ora nello stesso luogo. Così N. un venerdì invitò tutti al bosco compresa l'amata, che assistette alla scena e lo sposò.
Federigo degli Alberighi
(Vg, IX)
Federigo è un nobile innamorato di monna Giovanna, per la quale spende tutti i suoi averi. Rimasto spiantato, si trasferisce in una casetta di campagna, accanto alla villa di mG. MG è vedova e con un figlio grandicello, che, dopo il trasferimento alla villa, desidera ardentemente di possedere il falcone di F., fino ad ammalarsi. MG per amore del figlio si mostra in casa di F. per chiedergli il falcone , e F., invitandola a pranzo e non avendo cibi degni, cucina il falcone. Al termine del pranzo mG fa la sua richieste, ma Federigo spiega il perché non la può aiutare. Il figlio di mG presto muore, e mG si sposa con Federigo, consapevole del fatto che esso sarà capace di guadagnare abbastanza.
Cisti fornaio
(VIg,II)
A Firenze, alcuni ambasciatori del Vaticano vanno a discutere da Geri ogni mattina, passando difronta alla bottega di Cisti, che è un fornaio molto ricco, ma, a causa della sua professione umile, non può invitarli per far loro assaggiare il suo buon vino. Trova il modo per farli autoinvitare, mettendosi una mattina fuori dalla bottega e bevendo il vino con enfasi tale da far venire sete a chiunque. Il 3 giorno, Geri chiese di assaggiare il vino, e complimentandosi per la bontà, per molti giorni andò a bere da Cisti. Geri, per la partenza degli ambasciatori, organizzò una festa alla quale invitò anche Cisti, che rifiutò. Così Geri mandò un servo con un grande recipiente per prendere del vino, e per ben due volte Cisti rifiutò. Geri, poiché aveva capito il perché dei suoi rifiuti, mandò il servo con un fiasco, che Cisti riempie con piacere. Al termine della festa Geri si avvicina alla bottega del fornaio e questo stesso gli dice che non agì così per avarizia ( in seguito gli dona tutto il suo vino), ma solo eprchè era una bevanda preziosa. “Il vino buono sta nella botte piccola” Da quel giorno Geri tiene in favore Cisti.
Guido Cavalcanti
(VIg, IX)
I nobili fiorentini usavano riunirsi in brigate per il pranzo e la discussione. Un capo di queste aveva più volte tentato di invitare Guidi Cavalcanti per le sue virtù, invano. Così i nobili iniziarono a pensare che GC fosse un epicureo e che fosse quindi sempre occupato a provare l’inesistenza di dio. Un giorno lo colsero passeggiando tra alcune tombe, e, schernendolo gli chiesero perchè cercasse di dimostrare l’inesistenza di dio. Egli rispose che siccome si trovavano a casa loro erano liberi di chiedere e parlare, epr poi dileguarsi tra le tombe. Alla risposta apparentemente insensata, essi lo schernirono ma il loro capo, l’unico ad aver capito, spiegò loro che li aveva insultati nel peggiore dei modi, perché loro stavano nel cimitero e come i morti, loro (ignoranti, si nascondevano nelle tombe).
Frate Cipolla
(VIg, XI)
Intelligenza/uso di ingegno e parola
FC per aumentare le entrate in una chiesa di Certaldo, decise di mostrare ai fedeli una falsa reliquia: una piuma dell’angelo Gabriele. Due giovani, ingannati anch’essi, rubarono la piuma dall’urna che la conteneva perciò, quando FC aprì l’urna durante la cerimonia per mostrare la reliquia ai fedeli, vi trovò solo due carboni. Così, inventando una storia ingegnosa e fantastica, mostrò i due carboni come se fossero i residui del rogo di San Lorenzo. Grazie a quest’astuzia riuscì ad aumentare le entrate.
Calandrino e l’elitropia
Beffa = capolavoro intellettuale
A Firenze c’era un pittore molto credulone e ignorante chiamato Calandrino. Maso del Saggio, giovane bello e capace decise di fargli uno scherzo. Così, aiutato da un amico, iniziò a parlare di pietre preziose magiche proprio affianco a Calandrino, che subito si mostrò interessato. Si fece così indicare il luogo dove l’avrebbe trovata, e si fece accompagnare da due amici, che conoscevano la beffa in atto. I due, mentre C. era carico di pietre varie, finsero di non vederlo e lanciarono pietre accusandolo di averli lasciati lì dopo aver trovato la pietra magica. C. soffriva in silenzio, per non farsi scoprire. Ritornando in città, fecero proseguire la beffa grazie al fato e alcuni abitanti ma, quando C. tornò a casa, la moglie chiaramente lo salutò e lui, incolpandola di sminuire ogni valore, la picchiò con forza. I due amici, accorsi per il chiasso, lo calmarono dicendo che avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità e, trattenendo a stento le risate, se ne andarono.

Esempio



  


  1. maria

    il testo ke si chiama:la carriera di un intraprendente avventuriero landolfo rufolo corsaro