Marino e il barocco

Materie:Altro
Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

Il Barocco
La metafora, per Tesauro, non è una semplice figura retorica o un ornamento esteriore del discorso, ma possiede un autentico valore conoscitivo, in quanto istituendo nuovi rapporti con le parole, rivela nuovi rapporti tra le cose. La meraviglia che ne scaturisce è dunque un piacere di natura intellettiva, provocato dalla scoperta delle relazioni nascoste nella varietà caleidoscopica del mondo. E poiché la meraviglia è tanto più autentica quanto più il processo conoscitivo è frutto della ricerca personale, se ne deduce una concezione dell’arte come creazione originale, che supera ogni principio classicistico di imitazione di modelli e di obbedienza alle prescrizioni della retorica.

Il paesaggio naturale
Nel sonetto di Marino Onde dorate il paesaggio si affaccia entro la dimensione metaforica, che assimila i capelli ad un mare d’oro solcato da una navicella d’avorio. Si tratta quindi non d’un paesaggio naturale, colto nella sua immediatezza attraverso i sensi, ma di un paesaggio costruito attraverso un processo intellettualistico e fantastico insieme. Comunque lo scambio insito tra la realtà e la metafora rende il senso di quella visione metaforica del mondo che è propria della civiltà barocca. L’altro sonetto del Marino, invece, Amorosa animazione, dà l’idea di una natura intimamente pervasa dalla forza dell’eros, che attrae irresistibilmente tra loro tutte le creature viventi. Anche qui, attraverso l’analogia tra tutte le forme della vita animale, si propone una visione metaforica, a cui soggiace una visione materialistica e vitalistica del mondo naturale.

La lirica barocca
Nella lirica amorosa di Marino e dei marinisti si può ancora riconoscere un legame con la tradizione petrarchistica, per quanto concerne l'omaggio alla figura femminile, ma al di là di questo dato basilare, le novità introdotte nella rappresentazione della donna sono radicali. Mentre nei petrarchisti essa era ridotta a un figurino delineato con pochi tratti stereotipati (i capelli biondi, gli occhi azzurri, il viso candido e rosato), il poeta barocco, al fine di soddisfare l'ansia di rinnovamento e suscitare la «meraviglia», che è il tratto caratterizzante la sua poetica, celebra donne che sono individuate da particolari sorprendenti e sconcertanti, come la vecchia, la zoppa, la sdentata, la cieca, la sorda, la balbuziente, la mendica, l'acrobata, o comunque insiste su aspetti inediti ed esotici della bellezza, cantando donne di colore od orientali. La figura femminile non è più proiettata su uno sfondo astratto e vago, ma colta nei più diversi gesti della vita quotidiana, come il pettinarsi, remare o nuotare, innaffiare fiori: atti banali che il livello stilistico alto del genere lirico aveva rigorosamente escluso dalla rappresentazione. Così trovano spazio nei canzonieri marinisti gli oggetti legati alla donna, occhiali, ventagli, specchi, su cui l'attenzione del poeta si concentra per trasformarli, attraverso la metafora, in particolari allusivi a mondi più vasti e remoti.

La figura dell’intellettuale – Marino
L'immagine dell'intellettuale che a prima vista si delinea dai versi di Marino, il più significativo rappresentante del Barocco letterario italiano, sembra richiamare quella, nota da secoli, del poeta cortigiano, che trasforma la lirica in elegante pretesto per virtuosismi formali e frivoli giochi cerebrali. A tale immagine semmai si può aggiungere quella, se si vuole più "moderna", dello scrittore attento al mercato, che vuole programmaticamente adeguarsi ai gusti del pubblico, che offre ai lettori ciò che essi vogliono, strappandoli alla loro «svogliatura» con opere spregiudicatamente innovative («è del poeta il fin la meraviglia») ed invogliandoli così all'acquisto dei libri ( «Intanto i miei libri, che son fatti contro le regole, si vendono dieci scudi il pezzo a chi ne può avere e quelli che son regolati [fatti secondo le regole] se ne stanno a scopar la polvere nelle librarie»). In tal modo le innovazioni formali sembrerebbero solo rispondere ad esigenze di mercato e di profitto. In realtà, come più recenti interpretazioni hanno messo in luce, alla base della poesia di Marino, per lo meno dell'Adone, si colloca un impegno filosofico, la proposta di una teoria conoscitiva, fondata su una concezione materialistica e sull'esperienza delle sensazioni, ritenute superiori alle altre forme della conoscenza. Anche Marino, alla pari di Galileo (sia pure in campi e con strumenti diversi), non muove alla ricerca di una verità assoluta e immutabile, ma solo di un metodo che consenta di cogliere certezze parziali, superabili da acquisizioni successive fornite dall'esperienza sensibile, In tal caso, dietro alla figura del frivolo poeta cortigiano, si delineerebbe una figura intellettuale ben più seria e conoscitivamente impegnata, dominata da quell’ ansia di nuove prospettive di conoscenza che caratterizza il Barocco, nella crisi di ogni verità definitiva.

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