La Gerusalemme Liberata, di Torquato Tasso

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

La Gerusalemme Liberata di T. Tasso
• I Discorsi dell’arte poetica
Accanto alla stesura delle sue opere, Tasso affiancò anche la riflessione teorica intorno alla poetica.
Nel corso della vita aveva scritto tre Discorsi della’arte poetica e in particolare del poema epico.
La creazione in concomitanza di opere tendeva ad arricchire la teoria, e viceversa, la teoria tendeva a stimolare la stesura.
Più tardi Tasso riprese questi discorsi, pubblicandoli con il nome di Discorsi del poema epico, senza apportare sostanziali modifiche.

• La poetica: il verisimile, il giovamento e il diletto
Il verisimile
Tasso ha un idea di poema “eroico” più vicino ai valori precettistici del suo tempo e quindi un poema diverso da quello ariostesco, ritenuto troppo libero e irregolare. Partendo da Aristotele, Tasso afferma che al contrario della storiografia, che narra di fatti realmente accaduti, la poesia tratta di ciò che sarebbe potuto accadere.
Per ottenere l’effetto del verisimile, il poema deve ispirarsi alla storia, ma affiancando elementi di finzione, per cui non deve trattare né di fatti troppo recenti, né troppo remoti, per non causare distacco nel lettore.

Il giovamento e il diletto
Nell’età della Controriforma, alla poesia era affidato un compito pedagogico e morale.
Tasso però sostiene che dalla poesia non possa essere separato il diletto. Per risolvere la questione, dunque, Tasso parla di un diletto finalizzato al giovamento, ovvero cerca di rendere gradevole al lettore i discorsi morali e religiosi, facendo anche riferimento all’”utile” e al “dilettevole” di cui parla Orazio. Il compito del diletto è affidato al meraviglioso. Ma quello di Tasso non è il meraviglioso del poema cavalleresco, poiché comprometterebbe il verisimile, bensì il meraviglioso cristiano (interventi da parte di Dio, degli angeli, di potenze infernali, …).

• La poetica: unità e varietà, lo stile sublime
Per la costruzione formale del poema, Tasso respinge il modello ariostesco, per la molteplicità di azioni intrecciate tra loro che comprometterebbero il principio dell’unità dell’opera.
Riconosce, però, che la varietà è indispensabile per il diletto. Trova quindi un compromesso: il poema sarà vario e ricco di realtà differenti, ma il tutto deve essere legato in una struttura unitaria (Tasso paragonerà in un verso dell’opera il poema al mondo, che, nonostante sia vario, è comunque il risultato della mente unificatrice di Dio).
Per quanto riguarda lo stile, Tasso userà, tra quello sublime, mediocre ed umile, ovviamente il primo, cioè uno stile che possa addirsi a temi come quelli di Dio, degli eroi, delle gesta straordinarie.
Tasso userà anche il mezzo dell’”asprezza”, che consiste in pause nel verso, enjambements, contrasti di consonanti e vocali.

• L’argomento ed il genere
Tasso si discosta dai temi cavallereschi e romanzeschi adottati da Ariosto, per fare spazio ad una materia storica, ovvero la conquista del Santo Sepolcro ad opera dei crociati nel 1099.
La prima crociata, inoltre, consente al Tasso di introdurre un meraviglioso che sia più credibile, a differenza di quello fiabesco dei romanzi.
Inoltre, essendo una materia storica lontana, consente più libertà al poeta nell’invenzione, ma una materia non troppo lontana da non interessare il lettore.
Con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel XV secolo, era sentita la necessità di una nuova crociata, ancor di più con l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo nella seconda metà del 500.
La materia della prima crociata affrontata da Tasso, quindi, stimolava anche il lettore a nutrire maggiore coscienza davanti a problemi seri e urgenti come quello e, trattando la vittoria dei fedeli cristiani sugli infedeli, cercava di spingere l’Occidente ad una riscossa.
Tasso, per la stesura della Gerusalemme liberata, non guarda ai poemi moderni, ma a quelli classici dell’Iliade e dell’Eneide, abbandonando quindi lo stile “medio” del Furioso e puntando al sublime, sia nell’argomento, che nello stile.
Oltre ad avere il fine di celebrare la Chiesa e la religione, questo poema mira anche ad avere un fine didascalico e pedagogico, per uniformarsi ai canoni della sua epoca.

• L’organizzazione della materia
Possiamo notare il carattere tradizionalistico dell’opera anche dalla sua struttura che è chiusa. La struttura chiusa è in pratica tipica dei poemi tradizionali e consiste nel conoscere, da parte dell’autore, già all’inizio della composizione, quale sarà l’inizio, lo svolgimento e la conclusione delle vicende narrate.

• Gli intenti dell’opera

Gli intenti di Tasso sono prevalentemente pedagogici.
Tasso si presenta come il perfetto poeta cristiano, fedele agli ideali della Controriforma, che celebra la religione, il potere della Chiesa e quello regale donatole da Dio.
Questa celebrazione dà vita all’interno del poema a scene sfarzose e magnifiche, proprie del gusto controriformistico.
Ma Tasso non si adegua solo dal punto di vista della materia ai canoni della sua epoca, bensì anche nella forma: con quest’opera non vuole solo offrire il perfetto poema cristiano, devoto alla religione, ma anche il perfetto poema epico in virtù di Aristotele e delle leggi della sua Poetica.

• La realtà effettiva del poema

Nel poema sussiste un’ambivalenza per quanto riguarda gli atteggiamenti di Tasso nei confronti della corte.
Se da un lato celebra la sfarzosità di questo ambiente e la maestà del potere, dall’altro egli si dimostra contrario nei confronti della falsità, dei conflitti e degli intrighi della corte.
Questo atteggiamento di contrarietà si concretizza nell’episodio di Erminia, la quale incontra un pastore che le parla della sua esperienza all’interno della corte e dell’iniquità che sussiste in essa. Questo episodio, in concomitanza con quello della guerra, apre una parentesi distaccata e introduce una nota di quiete.

In secondo luogo in contrapposizione con l’esaltazione della fedeltà dei guerrieri nel raggiungere i loro fini, abbiamo l’attrazione per il voluttuoso, per un amore rivolto solo ad un piacere dei sensi.
L’episodio cardine è quello del giardino di Armida, dove si avverte una nostalgia per l’edonismo, impossibile nel clima della Controriforma.
In altri casi troviamo anche l’amore come sofferenza, rappresentato dagli amori impossibili (Erminia per Tancredi, Tancredi per Clorinda, Armida per Rinaldo).
La sofferenza d’amore tuttavia non è rappresentata con tragicità, ma con un leggero patetismo.
In entrambi i casi comunque, l’amore compromette il poema epico, perché allontana i guerrieri dai loro doveri.

La stessa ambivalenza si trova nel tema della guerra, da un lato vista come manifestazione di eroismo, ma dall’altra, vista in modo più doloroso, portatrice di sofferenza e morte.
I personaggi stessi, come Solimano e Argante, nel poema, fanno considerazioni sulla guerra e sui danni che essa porta e, nell’ultimo assalto, anche il poeta dimostra compassione per i vinti.
Si pensi invece all’Orlando Furioso in cui le stragi compiute dagli eroi sono contemplate, come se volesse far percepire al lettore, attraverso lo straniamento, che ciò che racconta è pura finzione e che solo attraverso tale straniamento si arriva a riflessioni più serie.

• Religiosità esteriore e inquietudine intima
Contraddizioni si rivelano anche dal punto di vista religioso. Alla celebrazione della maestà religiosa, si contrappone una religiosità più intima e sofferta, a causa dell’avvertimento della precarietà dell’esistenza causata dal peccato e del bisogno di purificazione (episodio collegato è quello di Rinaldo sul Monte Uliveto nell’atto di penitenza per purificarsi, collocato in antitesi con la fastosità della processione che si svolge nello stesso luogo).
Poi, alla religione fondata su verità teologiche, si contrappone un’attrazione per un sovrannaturale magico e demonico, come negli episodi in cui intervengono forze infernali.

• Il “bifrontismo spirituale” di Tasso
Queste ambivalenze si trovano anche a livello formale: se Tasso aspira ad un’opera stilisticamente sublime, ciò è comunque negato dalle note idilliche e da forze che, dal centripeto, tendono al centrifugo, come nelle vicende di Rinaldo e Tancredi, i quali si allontanano dalla guerra per seguire i loro impulsi.
La struttura unitaria, perciò, sembra sul punto di dissolversi, proprio come accadeva nei poemi cavallereschi, che Tasso si proponeva di superare.
Ciò va sotto il di “bifrontismo spirituale”, ovvero contraddizioni che non riguardano esclusivamente il Tasso, ma sono di tutta un’epoca, che sta vivendo un periodo di transizione.

• L’opposizione tra visione rinascimentale e visione controriformistica
Questo “bifrontismo” si rileva anche nello scontro tra pagani e cristiani.
In realtà non si tratta dello scontro tra due religioni diverse, ma tra due codici morali diversi.
I pagani sono portatori dei valori rinascimentali: l’individualismo, la forza dell’uomo, che è artefice del proprio destino, esclusione di un’ottica trascendente, pluralismo delle concezioni, edonismo.
I cristiani invece sono portatori dei valori controriformistici: ogni cosa ha un fine religioso, imposizione di un’unica verità, respinta del pluralismo, repressione dell’edonismo.
L’antagonista quindi della religione cristiana non è tanto la religione musulmana, ma il male in sé. Infatti, contro Dio non vi è Maometto, ma Satana, e i valori rinascimentali vengono visti come prodotti di forze demoniache, che minacciano il mondo cristiano.
Infatti, questi valori sono presenti anche nel campo cristiano: alcuni eroi si allontanano dai loro scopi primari, per perseguire gli scopi individuali al fine del piacere dei sensi.
A riportare sulla retta via i cristiani cosiddetti “erranti” vi sono i rappresentanti dei valori religiosi cristiani, Goffredo, che aiuta Rinaldo a difendere il suo onore dopo un omicidio e che lo perdona per perseguire la missione cristiana, e Pier l’Eremita, che aiuta Tancredi sofferente a rimettersi in sesto dopo aver ucciso Clorinda.
Cedendo ai loro impulsi, i cristiani si collocano in un certo senso nel campo della paganità.

• Uno e molteplice nella struttura ideologica della Gerusalemme
Nel poema è in atto uno scontro che si svolge su tre piani:
1) Cielo contro Inferno
2) Cristiani contro pagani
3) Il “capitano” contro i “compagni erranti”: Goffredo che riporta sulla retta via i “devianti”
Il rapporto che si stabilisce tra questi piani è un processo di riduzione dal molteplice all’uno.
Il mondo pagano e quello dei cristiani “erranti” rappresenta il campo del vario e del diverso; a questa molteplicità si contrappone l’unità rappresentata da Goffredo, ovvero il personaggio in cui si incarnano gli ideali controriformistici di autorità e unità.
La contrapposizione molteplice-uno ha radici profonde nel poeta. In Tasso sussiste un convinto atteggiamento conformistico, di adeguazione ai canoni politici, religiosi e letterari della sua epoca, che negano ogni tipo di devianza e diversità, ma si contrappongono anche atteggiamenti insofferenti nei confronti dell’autorità.
Tasso, anzi, è attratto dalla devianza, quindi da quelli che sono i valori rinascimentali, la molteplicità, l’individualismo (affermazione di sé), l’edonismo.
Questa attrazione si manifesta anche con un atteggiamento di simpatia verso i “devianti”, ovvero i nemici e gli sconfitti, ma che sono ricchi di dignità, come ad esempio gli eroi “erranti” Rinaldo e Tancredi.
Insomma, anche se il Tasso condanna questi valori, la condanna pesa comunque su quelli che rappresentano le forze dispersive del poema, unico modo per ammettere quei contenuti nell’opera.

• La struttura narrativa
La struttura narrativa è uguale a quella ideologica: vi è una tensione tra molteplicità e unità.
Tasso respinge la struttura del poema cavalleresco, per costruire, in virtù della poetica aristotelica, un’opera unitaria; ma in realtà dalla vicenda principale divergono molto altri fili narrativi, costituiti dalle forze individuali di desiderio da parte dei personaggi.
Tuttavia la struttura unitaria non si disgrega mai veramente.
Come Goffredo riesce a contrastare le forze dispersive, così il poeta fa dal punto di vista narrativo.
Il rapporto molteplicità-unità della Furioso è diverso da quello del Gerusalemme: nel primo la molteplicità delle azioni è prevista fin dall’inizio ed è comunque alla base di un equilibrio armonico, mentre nella Gerusalemme questa molteplicità è negata, ma non è alla base di nessun equilibrio ed è in continua tensione con l’unità.

• Il punto di vista
Il “bifrontismo” è presente anche nel punto di vista. Anche se il poema vuole celebrare la religione cristiana, più che quella pagana, il punto di vista non è unico, ma si alterna sia nel campo cristiano, che in quello pagano.
Anche il punto di vista degli eroi si alterna tra cristiani e pagani, a riprova di come Tasso conferisca a questi ultimi un profondo spessore psicologico e un’alta dignità.
Questa alternanza di punti di vista conferma ancora una volta che il codice controriformistico non è assoluto e si traduce con quella “simpatia” che il poeta rivolge per i nemici e gli sconfitti, quindi come un’accettazione di quelli che sono i valori laico-rinascimentali.
Quindi nel poema il ruolo che ha il codice cristiano-controriformistico assume circa lo stesso valore di quello laico-rinascimentale.

• L’organizzazione dello spazio
Il “bifrontismo” è presente anche nella struttura spaziale: si alternano uno spazio orizzontale, ovvero il campo dello scontro tra cristiani e pagani, e uno verticale, diviso in due piani contrapposti, il cielo e l’inferno, che rappresentano il bene e il male, Dio e Satana.
Questa contrapposizione tra bene e male rappresenta quello tra uno e molteplice: il cielo è portatore dei codici cristiani e unificatori, l’inferno rappresenta la dispersione e la molteplicità.
Lo spazio orizzontale è dato da Gerusalemme, dove risiedono i pagani, e il campo dei crociati, che anche qui rappresenta una contrapposizione tra bene e male, uno e molteplice.
Lo spazio terrestre è limitato: non si ha più, come nel Furioso, lo spazio labirintico, ma uno spazio ristretto, come a voler indicare la tendenza del poeta all’unità. Ma a queste tendenze si oppongono le forze centrifughe: gli spazi centrifughi sono quei luoghi dove si dirigono i personaggi spinti dal desiderio individuale e che quindi si allontanano dal centro della guerra.
Maggiore è la trasgressione del personaggio, maggiore è la distanza del luogo dove si dirige il personaggio “deviante” rispetto al teatro della guerra.
Lo spazio della devianza, oltre ad essere lontano fisicamente, è diverso da quello della guerra, come quello di Erminia o Armida, che sono spazi idillici e ameni.
Questi spazi, però, come anche le azioni centrifughe, a differenza del Furioso, non disgregano l’unità spaziale e finiscono per essere neutralizzati o eliminati.

Esempio



  


  1. sara

    sto cercando unita' e varieta dei poema eroico. mi potete aiutare.

  2. anonimo

    devo commentare la definizione del critico lanfranco caretti in merito al bifrontismo spirituale di tasso

  3. Anonimo

    Sto cercando il riassunto di "Gerusalemme Liberata". Mi potete aiutare.

  4. Zanin Gianluca

    Bifrontismo Tassiniano nella crisi del cinquecento

  5. chiara

    parafrasi gerusalemme liberata

  6. ana maria allievi

    Sto cercando perche Rinaldo si deve di andare

  7. giorgia

    meraviglioso pagano e cristiano(ariosto e tasso) liceo classico marconi conegliano